Il paziente ragazzino
di
Biribissi
genere
gay
Il ragazzino aveva solo 18 anni ed era ricoverato in ospedale per intossicazione da inalazione di colla.
Si chiamava Salvo, era alto 170 e pesava sui 50 kg. Pallidino ed esile, bel visetto da monello, capelli medio-lunghi castano scuro, occhi castani e grandi, labbra sensuali, culetto sporgente, tondo e sodo.
Quando fu ricoverato aveva la febbre; gli fecero delle flebo e adesso cominciava a sentirsi meglio. I suoi genitori lo andavano a trovare ogni giorno in orario di visita e continuamente gli ricordavano che non avrebbe dovuto mai più fare sciocchezze come quella di inalare la colla cercando sensazioni strane.
Dopo i primi due giorni di cure intensive a base di flebo, la cura continuò per punture e Salvo era terrorizzato. Era di quei ragazzini che per un nonnulla dicono di farsi male e quindi la puntura per lui era una cosa quasi insopportabile.
Appena si avvicinò l’infermiere con la siringa, lui implorò di non fargliela, facendo storie come un bambino.
Anche il suo compagno di stanza, un uomo sui 40 anni, provò a convincerlo che la puntura non è poi una cosa così terribile, ma non ci fu nulla da fare. Si rifiutava!
Nella tarda mattinata venne a visitarlo il primario in persona e quando seppe che aveva rifiutato la puntura, chiamò il caposala e gli disse che le punture andavano fatte anche usando la forza. Il caposala annuì.
Subito dopo entrarono in stanza il caposala e altri due infermieri. Si avvicinarono a lui e uno di loro lo afferrò dicendogli che poteva frignare quanto voleva ma la puntura l’avrebbe avuta lo stesso, consigliandogli di rilassarsi ed accettare, ma il monello non ne volle sapere e sferrava calci. A questo punto l’infermiere si spazientì e gli mollò un paio di schiaffoni. Poi lo girò a pancia sotto mentre l’altro gli abbassò il pigiama e le mutandine. Il suo culetto spaventato roteava nella speranza di svincolarsi, ma l’altro gli teneva le gambe bloccate e il caposala con la siringa in mano si chinò per fargli la puntura.
Gridava come un ossesso il monellaccio! Si beccò pure alcune sculacciate sul suo tondo sederino che subito si arrossò. Poi il caposala strofinò sulla sua natica destra il cotone idrofilo con il disinfettante e dopo un po’ inserì l’ago. Quando ebbe terminato, disse al ragazzino: “dovresti vergognarti! Mica ti ho ammazzato! Come vedi è stato un attimo e non ti sei nemmeno fatto male.
Spero che domani mattina non farai le stesse storie!"
Salvo i giorni successivi accettò le punture facendo sempre un po’ di storie, ma tutto sommato era più remissivo.
Ma dopo qualche giorno intervenne un nuovo problema: Salvo non andava di corpo e il caposala decise di provare con una supposta. Disse al ragazzo: “Salvo, è da 3 giorni che non vai in bagno… proverò ad aiutarti con una supposta alla glicerina sperando che basti, altrimenti dovremmo passare al clistere.
Salvo impallidì; si vergognava tantissimo e disse che la supposta non la voleva proprio e che al suo posto avrebbe preferito un’altra puntura. L’infermiere capì che ci voleva un’altra lotta e andò a chiamare i suoi colleghi e colleghe. Disse loro in disparte che il ragazzino aveva rotto abbastanza ed aveva bisogno di una bella lezioncina.
Entrarono così nella stanza 4 infermieri. Il più robusto lo afferrò e lo mise a pancia sotto sulle sue gambe; tosto l’altro gli denudò il culetto! Il vicino di stanza intervenne dicendo che al posto loro lo avrebbe sculacciato come un moccioso visto il suo comportamento. L’infermiere che lo teneva sulle gambe rispose che infatti era loro intenzione dare una bella lezioncina al moccio una volta per tutte. Detto questo l’infermiere, dopo avergli immobilizzato le braccia, cominciò a sculacciare il bel sederino del ragazzo. Gli altri infermieri e il vicino di stanza se la ridevano. Il caposala disse che Salvo aveva un culetto fatto apposta per essere sculacciato: bello tondo e sodo!
Finite le sculacciate, intervenne l’infermiera che gli aprì a forza le natiche mettendo in mostra il buchino roseo del ragazzino. Aveva il guanto lubrificato e avvicinò il polpastrello al buchetto provocando un sussulto del ragazzo.
“Ora ti ficco tutto il dito nel culo, così impari a fare storie e mobilitare tutto il reparto” disse l’infermiera. Detto fatto, spinse e il suo dito entrò nel buchino del giovanotto che stringeva al massimo delle sue forze il sederino per non subire l’affronto. Ma si sa che il dito è più forte del culo e il buchino dovette cedere.
La donna si divertiva a usare il suo dito come uno stantuffo nel culetto del monello e tutti erano divertiti e non solo: i loro cazzi si erano rizzati alla vista di quel culetto violato. Quando la donna tolse il dito, gli ficcò la supposta e la spinse tutta dentro sempre accompagnandola col dito.
Salvo aveva il visetto bagnato da lacrime ed era rosso come un peperone dalla vergogna, ma, nonostante la vergogna, il suo pisello si era rizzato! Gli infermieri lo notarono e gli dissero che era un pervertito perché godeva attraverso il culo. Il ragazzo reagì a queste parole diventando ancora più rosso in viso! Sarebbe voluto sprofondare! Dopo un po’ andò in bagno accompagnato dalla infermiera che doveva verificare se evacuava.
Nonostante gli sforzi, il ragazzino non riuscì ad evacuare e si limitò semplicemente ad espellere la supposta. Così uscì preoccupato dal bagno assieme alla infermiera che lo tranquillizzava (si fa per dire) dicendogli che tutto si sarebbe risolto presto con un bel clistere.
Così si decise seduta stante di fargli un bel clistere da due litri che di sicuro avrebbe risolto il problema.
Il ragazzo fu portato in infermeria in una sala riservata dove avrebbe ricevuto il clistere. Sul tavolo di marmo c’erano in bella mostra perette di varie dimensioni, con cannula morbida e con cannula rigida. Ad un piedistallo erano appese alcune sacche con relativi annessi tubi di gomma che terminavano con cannule di varie dimensioni.
Salvo era troppo vergognato e in preda al panico e si mise a strillare. Ma presto gli infermieri lo afferrarono e lo denudarono. Uno di loro gli ficcò le sue stesse mutandine in bocca per farlo smettere di strillare. Lo misero a pancia sotto su un lettino da infermeria e gli legarono per bene le braccia e le gambe in modo da immobilizzarlo. Gli misero dei cuscini sotto la pancia per avere il culetto del ragazzo ben sollevato. Ormai Salvo non aveva scampo ed aveva smesso di fare sforzi per liberarsi. Il suo bel culetto era in bella mostra! L’infermiere prese dallo scaffale una cannula di notevoli dimensioni e la mostrò al giovanotto dicendogli: “Questa grossa cannula la usiamo per punizione sui ragazzini recalcitranti come te! Presto la avrai tutta nel culo! Così impari a mettere in subbuglio il reparto con i tuoi capricci.
Nel frattempo l’acqua e bicarbonato era pronta alla giusta temperatura… Gli infermieri si piazzarono in modo che il monello potesse vedere i preparativi. Fu inserita la cannula nel tubo e fu poi lubrificata con vasellina.
“Ecco, siamo pronti! Chi apre il culetto al monello?” disse l’infermiere che teneva in mano la grossa cannula. Si fece subito avanti l’altro che si avvicinò e pose le mani sul culetto spaventato del ragazzo; gli diede qualche pacca, poi separò le natiche per bene, vincendo la resistenza del monello che tendeva a chiuderle, e così il buchetto rosa del monello fu messo subito in evidenza.
“Così impari a sniffare colla e a fare impazzire il reparto! Sai che per colpa tua ci siamo beccati un rimprovero del primario che diceva che non eravamo capaci di domarti? Adesso sei bello e domato e non puoi far altro che beccarti questa grossa cannula nel culo!” disse l’infermiere che gli teneva il culo aperto.
Tutti gli infermieri maschi presenti avevano il cazzo duro e l’unica infermiera donna aveva la figa bagnata. Certamente la vista di quel culetto con le chiappe ben separate e di quella grossa cannula minacciosa era eccitante!
La cannula penetrò inesorabilmente nel retto del ragazzo. Il suo buchetto assunse così le stesse dimensioni della grossa cannula; tutti si avvicinarono per vedere meglio e con la scusa di controllare che la cannula fosse inserita bene, la roteavano e la facevano andare su e giù per il culetto di Salvo, il quale, nonostante la vergogna ed il dolore iniziale per le dimensioni della cannula, ebbe la sua erezione di cui si accorsero subito i presenti, vedendo che sollevava il culo e guardando dalla giusta prospettiva, si vedeva il suo pisello tutto duro!
Fu in questo contesto di eccitazione collettiva che al caposala venne un’idea: si sarebbe inculato il ragazzo la notte successiva!
Nel frattempo tutto il liquido entrò nelle budella di Salvo procurandogli dei dolori… Quando il clistere terminò il ragazzo si sentì sollevato per poter finalmente svuotarsi, ma lui stesso si sorprese a provare allo stesso tempo dispiacere per non aver più la grossa cannula nel culo che gli aveva procurato tanta goduria al limite della sborrata; ci mancava davvero poco.
Il ragazzo si recò dunque al bagno dove si svuotò non solo il culetto ma anche il pisello! Infatti dopo aver terminato di svuotarsi il budello, si fece una rapida sega e venne subito godendo come non aveva mai goduto con una sega. Quello che era successo poco prima era stato per lui molto eccitante!
Si rivestì del pigiamino, tornò poi nella sua stanza e si addormentò subito: era davvero stanco! Fu svegliato alle 18 dall'infermiere che gli portava la cena.
La notte non riuscì a prendere sonno sia per aver dormito prima, sia perché pensava sempre con eccitazione a quello che aveva provato nella sala degli infermieri. Ormai aveva realizzato che godeva tanto col culo. Aveva capito che era un frocetto e che gli piacevano gli uomini decisi come quegli infermieri che lo sottomettevano a loro piacimento.
Intorno alle 3 era ancora sveglio e col cazzo duro, quando entrò il caposala e si avvicinò al suo letto, tolse il lenzuolo e vide il pisello di Salvo in piena erezione. Lo afferrò per un braccio e gli disse di seguirlo. Il ragazzo accettò.
Lo portò nella stessa sala dove il giorno prima aveva sorbito il clistere e gli disse di spogliarsi.
Salvo obbedì questa volta prontamente!
“Ascolta Salvo, era chiaro oggi che tu hai goduto con la grossa cannula nel culetto! Adesso voglio farti godere ancora, avvicinati e mettiti sul lettino a pancia sotto e con le gambe divaricate. Salvo questa volta obbedì senza fiatare: si aspettava un altro clistere.
L’uomo si denudò e mostro il suo grosso cazzo al ragazzino dicendo: “Caro mio, vedi, stanotte invece della grossa cannula riceverai nel culetto questo grosso cazzone!”
Il ragazzo emise un piccolo grido che denotava sorpresa, emozione e goduria allo stesso tempo. Difficile da spiegare, ma il lettore capirà.
L’uomo lubrificò il suo grosso cazzo con la vasellina e ficcò un dito lubrificato nel culetto vergine del ragazzo che lo accettò senza fiatare. Poi ne ficcò due… poi tre… Tre dita corrispondevano pressappoco alla grossa cannula del giorno avanti e quindi Salvo li prese senza farsi tanto male. Poi il caposala puntò il suo grosso cazzo sul buchino ormai allargato del ragazzino. Cominciò a spingere. La cappella fu dentro e Salvo godette senza dolore e anzi incoraggiò l’uomo: “Dai si! ficcamelo tutto nel culo!!!!! Sbrigati, tutto dentro!!!!”
Il caposala non se lo fece ripetere troppo e con un grosso colpo di reni sfondò il culetto di Salvo che emise un grido di dolore, ma subito dopo cominciò a mormorare frasi oscene! Il ragazzino timido e pauroso stava tirando fuori tutto il porco che era in lui! “Fottimi – diceva – fottimi forte… lo voglio tutto dentro fino in fondo, uhm come è grosso il tuo cazzone, mi fai godere tanto, Il mio culo è tutto tuo! Sfondami,si sfondami, tutto dentro, si! Spaccami il culetto!!!!
L’uomo trapanò il culo di Salvo con vigore fino a venirgli dentro! E il monello venne allo stesso momento!
Il giorno dopo quando vennero a trovarlo i suoi genitori gli chiesero come stava e se aveva problemi. Salvo rispose: “Mi trovo benissimo qui, sono tutti tanto gentili, specialmente il caposala; la notte se non ho sonno lo chiamo e mi fa pure compagnia”.
Infatti le notti successive Salvo prese il cazzo in culo in quasi tutte le posizioni del Kamasutra. Il ragazzo era ormai svezzato e quando poi fu dimesso si diede subito da fare a cercare altri cazzi per il suo culetto non più vergine. Pensava tra di se che alla fine quella sua trasgressione iniziale (l’inalazione della colla) gli aveva aperto delle prospettive molto eccitanti!
Si chiamava Salvo, era alto 170 e pesava sui 50 kg. Pallidino ed esile, bel visetto da monello, capelli medio-lunghi castano scuro, occhi castani e grandi, labbra sensuali, culetto sporgente, tondo e sodo.
Quando fu ricoverato aveva la febbre; gli fecero delle flebo e adesso cominciava a sentirsi meglio. I suoi genitori lo andavano a trovare ogni giorno in orario di visita e continuamente gli ricordavano che non avrebbe dovuto mai più fare sciocchezze come quella di inalare la colla cercando sensazioni strane.
Dopo i primi due giorni di cure intensive a base di flebo, la cura continuò per punture e Salvo era terrorizzato. Era di quei ragazzini che per un nonnulla dicono di farsi male e quindi la puntura per lui era una cosa quasi insopportabile.
Appena si avvicinò l’infermiere con la siringa, lui implorò di non fargliela, facendo storie come un bambino.
Anche il suo compagno di stanza, un uomo sui 40 anni, provò a convincerlo che la puntura non è poi una cosa così terribile, ma non ci fu nulla da fare. Si rifiutava!
Nella tarda mattinata venne a visitarlo il primario in persona e quando seppe che aveva rifiutato la puntura, chiamò il caposala e gli disse che le punture andavano fatte anche usando la forza. Il caposala annuì.
Subito dopo entrarono in stanza il caposala e altri due infermieri. Si avvicinarono a lui e uno di loro lo afferrò dicendogli che poteva frignare quanto voleva ma la puntura l’avrebbe avuta lo stesso, consigliandogli di rilassarsi ed accettare, ma il monello non ne volle sapere e sferrava calci. A questo punto l’infermiere si spazientì e gli mollò un paio di schiaffoni. Poi lo girò a pancia sotto mentre l’altro gli abbassò il pigiama e le mutandine. Il suo culetto spaventato roteava nella speranza di svincolarsi, ma l’altro gli teneva le gambe bloccate e il caposala con la siringa in mano si chinò per fargli la puntura.
Gridava come un ossesso il monellaccio! Si beccò pure alcune sculacciate sul suo tondo sederino che subito si arrossò. Poi il caposala strofinò sulla sua natica destra il cotone idrofilo con il disinfettante e dopo un po’ inserì l’ago. Quando ebbe terminato, disse al ragazzino: “dovresti vergognarti! Mica ti ho ammazzato! Come vedi è stato un attimo e non ti sei nemmeno fatto male.
Spero che domani mattina non farai le stesse storie!"
Salvo i giorni successivi accettò le punture facendo sempre un po’ di storie, ma tutto sommato era più remissivo.
Ma dopo qualche giorno intervenne un nuovo problema: Salvo non andava di corpo e il caposala decise di provare con una supposta. Disse al ragazzo: “Salvo, è da 3 giorni che non vai in bagno… proverò ad aiutarti con una supposta alla glicerina sperando che basti, altrimenti dovremmo passare al clistere.
Salvo impallidì; si vergognava tantissimo e disse che la supposta non la voleva proprio e che al suo posto avrebbe preferito un’altra puntura. L’infermiere capì che ci voleva un’altra lotta e andò a chiamare i suoi colleghi e colleghe. Disse loro in disparte che il ragazzino aveva rotto abbastanza ed aveva bisogno di una bella lezioncina.
Entrarono così nella stanza 4 infermieri. Il più robusto lo afferrò e lo mise a pancia sotto sulle sue gambe; tosto l’altro gli denudò il culetto! Il vicino di stanza intervenne dicendo che al posto loro lo avrebbe sculacciato come un moccioso visto il suo comportamento. L’infermiere che lo teneva sulle gambe rispose che infatti era loro intenzione dare una bella lezioncina al moccio una volta per tutte. Detto questo l’infermiere, dopo avergli immobilizzato le braccia, cominciò a sculacciare il bel sederino del ragazzo. Gli altri infermieri e il vicino di stanza se la ridevano. Il caposala disse che Salvo aveva un culetto fatto apposta per essere sculacciato: bello tondo e sodo!
Finite le sculacciate, intervenne l’infermiera che gli aprì a forza le natiche mettendo in mostra il buchino roseo del ragazzino. Aveva il guanto lubrificato e avvicinò il polpastrello al buchetto provocando un sussulto del ragazzo.
“Ora ti ficco tutto il dito nel culo, così impari a fare storie e mobilitare tutto il reparto” disse l’infermiera. Detto fatto, spinse e il suo dito entrò nel buchino del giovanotto che stringeva al massimo delle sue forze il sederino per non subire l’affronto. Ma si sa che il dito è più forte del culo e il buchino dovette cedere.
La donna si divertiva a usare il suo dito come uno stantuffo nel culetto del monello e tutti erano divertiti e non solo: i loro cazzi si erano rizzati alla vista di quel culetto violato. Quando la donna tolse il dito, gli ficcò la supposta e la spinse tutta dentro sempre accompagnandola col dito.
Salvo aveva il visetto bagnato da lacrime ed era rosso come un peperone dalla vergogna, ma, nonostante la vergogna, il suo pisello si era rizzato! Gli infermieri lo notarono e gli dissero che era un pervertito perché godeva attraverso il culo. Il ragazzo reagì a queste parole diventando ancora più rosso in viso! Sarebbe voluto sprofondare! Dopo un po’ andò in bagno accompagnato dalla infermiera che doveva verificare se evacuava.
Nonostante gli sforzi, il ragazzino non riuscì ad evacuare e si limitò semplicemente ad espellere la supposta. Così uscì preoccupato dal bagno assieme alla infermiera che lo tranquillizzava (si fa per dire) dicendogli che tutto si sarebbe risolto presto con un bel clistere.
Così si decise seduta stante di fargli un bel clistere da due litri che di sicuro avrebbe risolto il problema.
Il ragazzo fu portato in infermeria in una sala riservata dove avrebbe ricevuto il clistere. Sul tavolo di marmo c’erano in bella mostra perette di varie dimensioni, con cannula morbida e con cannula rigida. Ad un piedistallo erano appese alcune sacche con relativi annessi tubi di gomma che terminavano con cannule di varie dimensioni.
Salvo era troppo vergognato e in preda al panico e si mise a strillare. Ma presto gli infermieri lo afferrarono e lo denudarono. Uno di loro gli ficcò le sue stesse mutandine in bocca per farlo smettere di strillare. Lo misero a pancia sotto su un lettino da infermeria e gli legarono per bene le braccia e le gambe in modo da immobilizzarlo. Gli misero dei cuscini sotto la pancia per avere il culetto del ragazzo ben sollevato. Ormai Salvo non aveva scampo ed aveva smesso di fare sforzi per liberarsi. Il suo bel culetto era in bella mostra! L’infermiere prese dallo scaffale una cannula di notevoli dimensioni e la mostrò al giovanotto dicendogli: “Questa grossa cannula la usiamo per punizione sui ragazzini recalcitranti come te! Presto la avrai tutta nel culo! Così impari a mettere in subbuglio il reparto con i tuoi capricci.
Nel frattempo l’acqua e bicarbonato era pronta alla giusta temperatura… Gli infermieri si piazzarono in modo che il monello potesse vedere i preparativi. Fu inserita la cannula nel tubo e fu poi lubrificata con vasellina.
“Ecco, siamo pronti! Chi apre il culetto al monello?” disse l’infermiere che teneva in mano la grossa cannula. Si fece subito avanti l’altro che si avvicinò e pose le mani sul culetto spaventato del ragazzo; gli diede qualche pacca, poi separò le natiche per bene, vincendo la resistenza del monello che tendeva a chiuderle, e così il buchetto rosa del monello fu messo subito in evidenza.
“Così impari a sniffare colla e a fare impazzire il reparto! Sai che per colpa tua ci siamo beccati un rimprovero del primario che diceva che non eravamo capaci di domarti? Adesso sei bello e domato e non puoi far altro che beccarti questa grossa cannula nel culo!” disse l’infermiere che gli teneva il culo aperto.
Tutti gli infermieri maschi presenti avevano il cazzo duro e l’unica infermiera donna aveva la figa bagnata. Certamente la vista di quel culetto con le chiappe ben separate e di quella grossa cannula minacciosa era eccitante!
La cannula penetrò inesorabilmente nel retto del ragazzo. Il suo buchetto assunse così le stesse dimensioni della grossa cannula; tutti si avvicinarono per vedere meglio e con la scusa di controllare che la cannula fosse inserita bene, la roteavano e la facevano andare su e giù per il culetto di Salvo, il quale, nonostante la vergogna ed il dolore iniziale per le dimensioni della cannula, ebbe la sua erezione di cui si accorsero subito i presenti, vedendo che sollevava il culo e guardando dalla giusta prospettiva, si vedeva il suo pisello tutto duro!
Fu in questo contesto di eccitazione collettiva che al caposala venne un’idea: si sarebbe inculato il ragazzo la notte successiva!
Nel frattempo tutto il liquido entrò nelle budella di Salvo procurandogli dei dolori… Quando il clistere terminò il ragazzo si sentì sollevato per poter finalmente svuotarsi, ma lui stesso si sorprese a provare allo stesso tempo dispiacere per non aver più la grossa cannula nel culo che gli aveva procurato tanta goduria al limite della sborrata; ci mancava davvero poco.
Il ragazzo si recò dunque al bagno dove si svuotò non solo il culetto ma anche il pisello! Infatti dopo aver terminato di svuotarsi il budello, si fece una rapida sega e venne subito godendo come non aveva mai goduto con una sega. Quello che era successo poco prima era stato per lui molto eccitante!
Si rivestì del pigiamino, tornò poi nella sua stanza e si addormentò subito: era davvero stanco! Fu svegliato alle 18 dall'infermiere che gli portava la cena.
La notte non riuscì a prendere sonno sia per aver dormito prima, sia perché pensava sempre con eccitazione a quello che aveva provato nella sala degli infermieri. Ormai aveva realizzato che godeva tanto col culo. Aveva capito che era un frocetto e che gli piacevano gli uomini decisi come quegli infermieri che lo sottomettevano a loro piacimento.
Intorno alle 3 era ancora sveglio e col cazzo duro, quando entrò il caposala e si avvicinò al suo letto, tolse il lenzuolo e vide il pisello di Salvo in piena erezione. Lo afferrò per un braccio e gli disse di seguirlo. Il ragazzo accettò.
Lo portò nella stessa sala dove il giorno prima aveva sorbito il clistere e gli disse di spogliarsi.
Salvo obbedì questa volta prontamente!
“Ascolta Salvo, era chiaro oggi che tu hai goduto con la grossa cannula nel culetto! Adesso voglio farti godere ancora, avvicinati e mettiti sul lettino a pancia sotto e con le gambe divaricate. Salvo questa volta obbedì senza fiatare: si aspettava un altro clistere.
L’uomo si denudò e mostro il suo grosso cazzo al ragazzino dicendo: “Caro mio, vedi, stanotte invece della grossa cannula riceverai nel culetto questo grosso cazzone!”
Il ragazzo emise un piccolo grido che denotava sorpresa, emozione e goduria allo stesso tempo. Difficile da spiegare, ma il lettore capirà.
L’uomo lubrificò il suo grosso cazzo con la vasellina e ficcò un dito lubrificato nel culetto vergine del ragazzo che lo accettò senza fiatare. Poi ne ficcò due… poi tre… Tre dita corrispondevano pressappoco alla grossa cannula del giorno avanti e quindi Salvo li prese senza farsi tanto male. Poi il caposala puntò il suo grosso cazzo sul buchino ormai allargato del ragazzino. Cominciò a spingere. La cappella fu dentro e Salvo godette senza dolore e anzi incoraggiò l’uomo: “Dai si! ficcamelo tutto nel culo!!!!! Sbrigati, tutto dentro!!!!”
Il caposala non se lo fece ripetere troppo e con un grosso colpo di reni sfondò il culetto di Salvo che emise un grido di dolore, ma subito dopo cominciò a mormorare frasi oscene! Il ragazzino timido e pauroso stava tirando fuori tutto il porco che era in lui! “Fottimi – diceva – fottimi forte… lo voglio tutto dentro fino in fondo, uhm come è grosso il tuo cazzone, mi fai godere tanto, Il mio culo è tutto tuo! Sfondami,si sfondami, tutto dentro, si! Spaccami il culetto!!!!
L’uomo trapanò il culo di Salvo con vigore fino a venirgli dentro! E il monello venne allo stesso momento!
Il giorno dopo quando vennero a trovarlo i suoi genitori gli chiesero come stava e se aveva problemi. Salvo rispose: “Mi trovo benissimo qui, sono tutti tanto gentili, specialmente il caposala; la notte se non ho sonno lo chiamo e mi fa pure compagnia”.
Infatti le notti successive Salvo prese il cazzo in culo in quasi tutte le posizioni del Kamasutra. Il ragazzo era ormai svezzato e quando poi fu dimesso si diede subito da fare a cercare altri cazzi per il suo culetto non più vergine. Pensava tra di se che alla fine quella sua trasgressione iniziale (l’inalazione della colla) gli aveva aperto delle prospettive molto eccitanti!
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