La Duchessa - Cap. 1
di
DarioSc
genere
etero
Nel cortile del Castello, Xerves diede per scontato che stare di sentinella, all’addiaccio, fosse quel che di peggio potesse capitargli. Quanto si sbagliava?
A un tratto, si accorse di non essere solo.
Proveniente da qualche parte, udì la voce raffinata di un giovane:
«Avete sentito gli ordini. Vengono direttamente dalla principessa.»
«Perché dovrei crederti? Sei il suo prediletto?» ribatté qualcuno in tono più brusco.
Poi un altro ancora: «Pagherei per assistere. Voi dite che la principessa… La principessa? Io, se non vedo, non credo.»
E un terzo. «Nelle vene della principessa scorre ghiaccio. Lei non si diverte.»
«Come osate parlare della principessa in questo modo? Scegliete la vostra arma, subito!» si scaldò la prima voce.
«Ti farai male, prediletto. Lo sai che preferisce la lingua del suo Lupo alla tua.» Risero tutti, sguaiatamente.
Xerves uscì da dietro l’angolo appena in tempo per vedere uno tirare indietro il pugno e poi vibrarlo con forza sul viso dell’altro; il prediletto, immaginò.
Il ragazzo barcollò all’indietro e andò a schiantarsi contro il muro, poi scivolò lentamente a terra, sbattendo le palpebre, sorpreso. Il sangue gli colava copioso dalla bocca.
«L’avete messo a tacere,» attaccò lui, con tono imparziale. «Suggerisco di chiudere qui la faccenda e lasciare che lo riaccompagni dalla Principessa.»
Quello che aveva colpito il prediletto annuì lentamente, poi tutti e tre si allontanarono, timorosi per quel che la Principessa avrebbe fatto di loro, sempre sotto il suo sguardo attento.
Quanto invidiava quel ragazzo, pensò Xerves: la sua lingua non era quella del Lupo, ma, quella lingua, la mela nobile l’aveva assaporata. La sua, no. Solo quelle, marce, delle baldracche di corte; donzelle di diciotto, vent’anni, già navi attraccate in cento porti.
«Quanti anni hai? Diciotto?» «Diciannove.»
I lineamenti che facevano da contorno alla bocca ferita erano eleganti ed aristocratici; aveva sopracciglia scure dalla forma perfetta e lunghe ciglia nere. Da vicino era ancora più attraente. Si notava la curva sensuale della bocca, nonostante fosse coperta di sangue. Un ragazzo che era femmina.
«Sei il prediletto della principessa. So tutto di te.»
Osservò il viso giovane e imbrattato di sangue del ragazzo e ricordò che era stato disposto a farsi picchiare da ben tre uomini per difendere l’onore della sua principessa. Avrebbe potuto attribuire quel comportamento a un’infatuazione adolescenziale.
«Gli sei molto fedele. Perché?»
«Perché non sono un Lupo opportunista e mi sa ricompensare.» rispose.
Circa un’ora dopo, Dov’è la principessa?»
«Nelle scuderie. Affondata sino alla vita.» lo informò l’altro.
«Il principe padre la aspetta. In effetti... mi ha incaricato di riferirti di recuperarla e portagliela.»
«Dalle scuderie?» chiese conferma lui, incredulo.
«Meglio tu che io,» replicò Bird. «Cercala verso il fondo.»
C’erano due cortili da percorrere. Xerves si augurò che la principessa avesse finito per quando l’avesse raggiunta, ma la sua si rivelò una speranza vana.
La costruzione era pervasa da tutti quei piccoli rumori che si producono durante la notte, ma anche in quel modo Xerves fu in grado di percepire, prima che vedere, i suoni ritmici che provenivano, come accuratamente previsto da Bird, dal fondo.
Xerves spinse la porta.
Dentro, la principessa era indubbiamente impegnata. Dei pantaloni giacevano in un mucchio disordinato sulla paglia accanto ai suoi piedi. La giovane aveva le gambe divaricate e la camicia aperta gli era stata spinta fino alle spalle. Il suo viso era premuto con forza contro il legno ruvido dalla mano con cui gli stringevano una manciata di capelli. Colui che l’accudiva, da parte sua, era ancora vestito: si era slacciato i pantaloni quel tanto che bastava a liberare il sesso.
Colui, di cui ancora non si conosceva il nome, uomo pericoloso, si fermò il tempo necessario a lanciare a Xerves un’occhiata in tralice ed esclamare: «Che c’è?», poi continuò come se nulla fosse.
La principessa, invece, ebbe una reazione contraria e cominciò ad agitarsi.
«Fermatevi,» supplicò. «Fermatevi. Non davanti a qualcuno che...»
«Stia calma, mia Prinicpessa. È solo Xerves.»
E, per ribadire il concetto, gli tirò indietro la testa di scatto, tirandola dai capelli.
«Il principe padre vuole vederla » disse Xerves
«solo dopo che avrò scaricato il mio seme in lei. Tu sai cosa accadrà, dopo.» disse colui che l’accudiva, penetrandola.
A un tratto, si accorse di non essere solo.
Proveniente da qualche parte, udì la voce raffinata di un giovane:
«Avete sentito gli ordini. Vengono direttamente dalla principessa.»
«Perché dovrei crederti? Sei il suo prediletto?» ribatté qualcuno in tono più brusco.
Poi un altro ancora: «Pagherei per assistere. Voi dite che la principessa… La principessa? Io, se non vedo, non credo.»
E un terzo. «Nelle vene della principessa scorre ghiaccio. Lei non si diverte.»
«Come osate parlare della principessa in questo modo? Scegliete la vostra arma, subito!» si scaldò la prima voce.
«Ti farai male, prediletto. Lo sai che preferisce la lingua del suo Lupo alla tua.» Risero tutti, sguaiatamente.
Xerves uscì da dietro l’angolo appena in tempo per vedere uno tirare indietro il pugno e poi vibrarlo con forza sul viso dell’altro; il prediletto, immaginò.
Il ragazzo barcollò all’indietro e andò a schiantarsi contro il muro, poi scivolò lentamente a terra, sbattendo le palpebre, sorpreso. Il sangue gli colava copioso dalla bocca.
«L’avete messo a tacere,» attaccò lui, con tono imparziale. «Suggerisco di chiudere qui la faccenda e lasciare che lo riaccompagni dalla Principessa.»
Quello che aveva colpito il prediletto annuì lentamente, poi tutti e tre si allontanarono, timorosi per quel che la Principessa avrebbe fatto di loro, sempre sotto il suo sguardo attento.
Quanto invidiava quel ragazzo, pensò Xerves: la sua lingua non era quella del Lupo, ma, quella lingua, la mela nobile l’aveva assaporata. La sua, no. Solo quelle, marce, delle baldracche di corte; donzelle di diciotto, vent’anni, già navi attraccate in cento porti.
«Quanti anni hai? Diciotto?» «Diciannove.»
I lineamenti che facevano da contorno alla bocca ferita erano eleganti ed aristocratici; aveva sopracciglia scure dalla forma perfetta e lunghe ciglia nere. Da vicino era ancora più attraente. Si notava la curva sensuale della bocca, nonostante fosse coperta di sangue. Un ragazzo che era femmina.
«Sei il prediletto della principessa. So tutto di te.»
Osservò il viso giovane e imbrattato di sangue del ragazzo e ricordò che era stato disposto a farsi picchiare da ben tre uomini per difendere l’onore della sua principessa. Avrebbe potuto attribuire quel comportamento a un’infatuazione adolescenziale.
«Gli sei molto fedele. Perché?»
«Perché non sono un Lupo opportunista e mi sa ricompensare.» rispose.
Circa un’ora dopo, Dov’è la principessa?»
«Nelle scuderie. Affondata sino alla vita.» lo informò l’altro.
«Il principe padre la aspetta. In effetti... mi ha incaricato di riferirti di recuperarla e portagliela.»
«Dalle scuderie?» chiese conferma lui, incredulo.
«Meglio tu che io,» replicò Bird. «Cercala verso il fondo.»
C’erano due cortili da percorrere. Xerves si augurò che la principessa avesse finito per quando l’avesse raggiunta, ma la sua si rivelò una speranza vana.
La costruzione era pervasa da tutti quei piccoli rumori che si producono durante la notte, ma anche in quel modo Xerves fu in grado di percepire, prima che vedere, i suoni ritmici che provenivano, come accuratamente previsto da Bird, dal fondo.
Xerves spinse la porta.
Dentro, la principessa era indubbiamente impegnata. Dei pantaloni giacevano in un mucchio disordinato sulla paglia accanto ai suoi piedi. La giovane aveva le gambe divaricate e la camicia aperta gli era stata spinta fino alle spalle. Il suo viso era premuto con forza contro il legno ruvido dalla mano con cui gli stringevano una manciata di capelli. Colui che l’accudiva, da parte sua, era ancora vestito: si era slacciato i pantaloni quel tanto che bastava a liberare il sesso.
Colui, di cui ancora non si conosceva il nome, uomo pericoloso, si fermò il tempo necessario a lanciare a Xerves un’occhiata in tralice ed esclamare: «Che c’è?», poi continuò come se nulla fosse.
La principessa, invece, ebbe una reazione contraria e cominciò ad agitarsi.
«Fermatevi,» supplicò. «Fermatevi. Non davanti a qualcuno che...»
«Stia calma, mia Prinicpessa. È solo Xerves.»
E, per ribadire il concetto, gli tirò indietro la testa di scatto, tirandola dai capelli.
«Il principe padre vuole vederla » disse Xerves
«solo dopo che avrò scaricato il mio seme in lei. Tu sai cosa accadrà, dopo.» disse colui che l’accudiva, penetrandola.
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