Edifici

di
genere
etero

Incipit
Ci sono storie di cui scrivo, storie di cui non scrivo e altre ancora di cui non posso scrivere. Di questa storia scrivo perché lo hai chiesto espressamente. Di questa storia scrivo perché con ogni probabilità, fino alla fine, non sarà chiaro chi è lo sconosciuto tra noi.
Possiedi un verbo vellutato ed elegante, e questa è sempre un’ottima premessa. Ottima premessa che si concretizza in un corpo lascivo, che non descriverò, perché mi hai chiesto di non inserire riferimenti che potrebbero far capire chi sei.
E’ stato un interessante scambio di battute, alcune al vetriolo, e poi mi hai spedito la scansione di un foglio. La qualità dell’immagine fa comprendere che si tratta di una carta dalla grana molto grossa, insolita, la dimensione è poco più grande di un biglietto da visita e il testo è un invito.
Mi inviti a venire in abito da sera in uno dei palazzi storici del nostro opulento capoluogo di regione, l’idea mi è piaciuta da subito e le informazioni che mi hai dato per rassicurarmi sono più che sufficienti.
Quindi stiamo per incontrarci…


Edifici di LordPreputio
[ - ] Stampante Capitolo or Storia
Indice
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Ho faticato non poco a trovare parcheggio, problema banale in un’occasione tanto particolare, ma sono comunque puntuale. Dopo un breve tratto a piedi raggiungo finalmente il civico che mi ha indicato. Davanti a me un imponente portone e un campanello da suonare. Come al solito procedo senza esitazioni, se mi fermo a riflettere tutto diventa più macchinoso. Suono.
Una voce femminile mi chiede: “Chi è?”, presumo sia la tua voce, è la prima volta che la sento, e davanti ad un portone di quelle dimensioni riesco a sentire una certa coerenza nel rispondere: “Lord”. Seguono un paio di secondi di silenzio: “Seconda scala a destra”.
Mi hai chiesto di non descrivere il luogo, perché ha caratteristiche troppo specifiche e potrebbe essere comodamente riconosciuto. Cercherò di rimanere sul vago.
Il primo pensiero va alla sproporzione tra le dimensioni del varco creatosi, a seguito dell’apertura automatica del portone, e me. Difficile dire chi dei due, nell’occasione, stia superando la soglia…
Trovo piacevole la luce del cortile interno, e vengo molto colpito da diversi elementi che contraddistinguono vari punti dell’edificio, anche le scale che sto percorrendo. Forse in un’altra occasione mi sarei fermato per osservare con più cura, ma ora sono concentrato nel risalire quella “seconda scala a destra”.
Gli scalini non sono molti, e presto giungo su un ballatoio in cui una porta semiaperta lascia uscire una lingua di luce. A questo punto mi pare chiaro cosa stai facendo, e apprezzo molto la teatralità con la quale stai riproducendo il mio sito, nasce spontanea la curiosità di sapere cosa c’è dietro la porta.
Osservo dallo spiraglio che lascia uscire la luce prima di aprire, si tratta di una sala, apparentemente molto grande, grande lampadario, grande tavolo, grande la voglia di entrare, dentro di te.
Apro, e nuovamente quella voce, che a questo punto sono sicuro essere la tua: “sopra al pianoforte, poi passa sotto l’arco e entra nella porta a destra”.
Sopra al pianoforte a coda nero, in evidenza, e in pieno contrasto, una maschera bianca.
Non resta che indossarla e continuare la caccia al tesoro, passando sotto l’arco, e entrando nella porta a destra. La apro lentamente e dietro trovo l’ambiente che proprio non mi sarei aspettato. Un bagno. Un bagno meraviglioso, come meravigliosa è la donna, seduta a bordo vasca da bagno di grandi dimensioni, con candele profumate qua e là. Indossi una maschera simile alla mia, ma colorata e con delle piume variopinte e a nascondere il tuo corpo solo una vestaglia trasparente nera che lascia intravedere i tuoi capezzoli e un perizoma molto ardito.
Il tutto mi ha già reso rigido, e con un po’ di fatica cerco di darmi un contegno, se seguissi il mio istinto ti sarei già addosso, ma è piacevole mantenere questa tensione.
“Buonasera” dico io.
“Benarrivato, mi stavo preparando per fare il bagno” dici tu.
“Posso insaponarti la schiena?” dico io.
“Mi faresti questo piacere?” dici tu, lasciando cadere gli unici due indumenti che indossavi a terra e infilandoti in modo sensuale dentro l’acqua.
Mentre mi avvicino, mi consigli saggiamente di togliere la giacca e la camicia, che altrimenti potrebbero bagnarsi, e io non posso far altro che essere d’accordo. L’acqua della vasca emana già un profumo particolare, ma l’odore speziato del bagno schiuma che mi passi assieme alla spugna è ancora più singolare. Le mia mano destra inizia delicatamente a passare la spugna sulla tua schiena con movimenti rotatori e tu rispondi chinandoti in avanti e facendo cadere i lunghi capelli corvini sul viso, così da lasciare in evidenza il collo. Teatrale e maliziosa, ma non cederò, non ancora, anzi continuerò la mia attività, sconfinando a volte a destra, e a volte a sinistra, per saggiare parzialmente la consistenza dei tuoi seni dal lato, senza essere troppo invadente.
“In questa posizione sono un po’ scomodo, posso entrare e mettermi dietro di te?”, nessuna risposta, ma solo uno spostamento in avanti che lascia proprio lo spazio necessario per sistemarmi.
Con grande sorpresa, noto che non mi guardi, mentre mi spoglio, così per farti capire come stanno le cose, nel sistemarmi dietro di te, l’unico contatto che faccio in modo di avere è quello del mio membro che delicatamente ti sfiora e scende lungo la tua schiena mentre mi siedo.
Ho visto il primo brivido. E capisco che le cose stanno per cambiare, il gioco sto per prenderlo in mano io. Lo spingo contro al tuo fondoschiena e dopo poco abbandono la spugna per afferrare tutti e due i tuoi seni, stringendoli con decisione, sentendo i tuoi capezzoli inturgiditi. Sento chiaramente come il tuo corpo risponde mentre ti bacio la schiena e il collo, mentre cerco di morderti i lobi delle orecchie. Ti giro, ti voglio di fronte e ti bacio stringendoti con forza e spingendoti verso il bordo ad angolo della vasca, e lì facendoti sedere. In antitesi con la forza con la quale ti ho collocato in quel punto, delicatamente ti divarico le gambe, e mentre con le dita delle mani tengo aperto il tuo fiore, ti bacio. Mi concentro dove sappiamo, e i tuoi mugolii parlano chiaro, ma non resisto alla tentazione di entrare in profondità con la lingua per meglio gustare il tuo sapore e la tua consistenza.
Sento chiaramente il tuo corpo dimenarsi, non hai più alcun controllo, non c’è più teatralità, c’è solo il piacere. Con energia mi allontani da te, per rientrare in acqua, mi baci, i spingi a tua volta contro il bordo e ti siedi su di me. Sento chiaramente come il tuo corpo scende lungo il mio membro, appropriandosene, facendolo suo. Scorro dentro di te, che ti sistemi nella posizione più verticale possibile, tenendo le mani appoggiate su di me. La vasca sembra promettere uno tsunami, ma noi siamo concentrati su altro, io sono concentrato sull’afferrarti i fianchi assecondando il ritmo sostenuto che detti, lo prendi con molta energia, quasi con violenza, sento chiaramente i tuoi muscoli che lo stringono come se te ne volessi appropriare e poi esplodi in un urlo liberatorio, cerco di trattenere i tuoi tremori. Quando ancora il tuo respiro è affannato e il tuo battito cardiaco è allo spasmo, ti giro, in ginocchio, con le mani sempre su quel bordo vasca, che sembra essere l’una cosa ferma. Il bagnoschiuma speziato servirà a ridurre l’attrito, mentre entro nuovamente dentro di te per un’altra via, tenendoti per quei capelli corvini, cavalcando i tuoi movimenti che mi assecondano.
Ed ecco che anche il mio battito cardiaco si fa spasmodico, le mie gambe e le mie natiche si irrigidiscono, nel desiderio di essere più profondi possibili nel momento del piacere.
Sfiniti ci abbandoniamo, e tu senza parlare finisci abbracciandomi con la testa sul mio petto. Non voglio pensare a questa situazione, non posso pensarci.
Mi dispiace per le tue splendide maschere che ne sono uscite proprio malconce e mi dispiace per il bagno che ne è uscito in condizioni pietose.
Da oggi quando passerò davanti a quel portone avrò certamente qualcosa in più a cui pensare.

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scritto il
2017-06-09
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