Terrazze
di
Lord
genere
etero
Nel bel mezzo di questa edilizia dozzinale, capace solo di ottimizzare il numero di posti letto qualcosa attrae la mia attenzione. Il terrazzo dell'appartamento in cui mi trovo sovrasta l'edificio accanto, un hotel, il cui tetto è usato dai dipendenti per stendere, riposarsi, cambiarsi e chiacchierare nei tempi morti. I dipendenti sono un gruppetto di donne di età differenti, i cui tratti somatici e i colori denotano la comune provenienza da paesi dell'est. Talvolta mi fermo a guardarle, incuriosito dalle dinamiche e anche dall'aspetto di una di loro. I lunghi capelli neri, diversi dalle bionde capigliature delle colleghe, raccolti in una coda legata in due punti e il fisico longilineo sono una calamita. Ogni tanto, per giorni, ho buttato l'occhio su quel tetto attrezzato, assolutamente convinto di non essere visto e di non aver in nessun modo suscitato alcun tipo di reazione. Ma l'animo, l'intelligenza e l'essenza femminile sa sempre andare oltre.
Dopo una giornata particolarmente calda il gruppo si riunisce nuovamente in terrazzo, lei entra vestita e esce avvolta in un lungo asciugamano legato sopra al seno, scherza, le colleghe ridono, a una scappa uno sguardo verso di me e diventa evidente che avevano capito tutto da tempo.
Nei giorni seguenti abbiamo incrociato sguardi e sorrisi, fino a giovedì, quando istintivamente mi è sfuggito un cenno con la mano per invitarti da me. Sorridi, ridi, fai cenno di no, ma è un tipo di 'no' che conosco. Poco importa se la tua collega ora si spinge in terrazza in reggiseno, rigorosamente girata verso di me, ma volgendo sempre lo sguardo in un'altra direzione. Poco importa se stringe i seni con le braccia per metterli in evidenza. Poco importa se le trasparenze sono importanti... ora ho in testa e fra le gambe solo il tuo pensiero.
La sera stessa, osservo la luminosità intermittente di chi si prende una pausa per la sigaretta, e vedo chiaramente il tuo profilo nell'ombra. I miei cenni adesso sono diversi, certamente più decisi, mentre i tuoi 'no', sono scomparsi. Col braccio ti indico dove si trova l'ingresso del palazzo... non rispondi, ma ti vedo scendere e percorrere la strada che ti ho indicato. Non puoi sapere il piano in cui mi trovo e quindi decido di venirti incontro, facendomi trovare davanti al portone. Il nostro non è un saluto, è l'incrocio di sguardi che prelude a quello che tutti e due abbiamo desiderato. Saliti in ascensore le nostre bocche si incontrano e le nostre mani iniziano la reciproca esplorazione, ininterrottamente, per quattro piani. È immediatamente evidente che entrati in casa non arriveremo molto lontano dalla porta, si tratta di qualcosa di troppo esplosivo. Prendi l'iniziativa, forte del leggero e comodo abbigliamento estivo. Nel piccolo ingresso, mi spingi contro la parete baciandomi, la mano destra appoggiata alla parete accanto al mio viso, mentre la sinistra in un tempo rapidissimo sta già prendendo il mio desiderio e lo sta appoggiando in modo deciso fra le tue gambe. Sento chiaramente quanto tu sia pronta, ti spingo dalla parte opposta, ora sei tu spalle al muro, ti bacio ininterrottamente e col braccio sinistro alzo la tua gamba destra. C'è una sosta nel nostro baciarci, c'è un lungo sguardo, che non si interrompe mai, neanche mentre lentamente mi gusto ogni centimetro del tuo ventre accogliete, neanche mentre il mio corpo comincia a prendere il ritmo che il tuo respiro mi dice essere quello giusto. Dici qualcosa in una lingua che non conosco, ti giro e con le dita ti apro per consentire un più agevole accesso alla bocca. Ti gusto, gusto i tuoi fremiti e gusto il tuo orgasmo. Ti giri con l'intenzione di ricambiare, ma la mia idea è diversa. Ti spingo in soggiorno e ti sistemo a sedere sul tavolo a gambe divaricate. Gioco un po' prima di affondare nuovamente dentro di te. È una lunga cavalcata la mia, che tu accogli ad occhi chiusi fino al mio orgasmo che con straordinario tempismo trattieni dentro di te, allungando una mano sulle mie natiche per non farmi allontanare.
Il tempo di ricomporsi, un bacio, un saluto e neanche un nome da pronunciare, solo un terrazzo da guardare, una storia che probabilmente non è ancora conclusa e una collega che continua a spuntare in reggiseno.
https://lordpreputio.weebly.com/blog
Dopo una giornata particolarmente calda il gruppo si riunisce nuovamente in terrazzo, lei entra vestita e esce avvolta in un lungo asciugamano legato sopra al seno, scherza, le colleghe ridono, a una scappa uno sguardo verso di me e diventa evidente che avevano capito tutto da tempo.
Nei giorni seguenti abbiamo incrociato sguardi e sorrisi, fino a giovedì, quando istintivamente mi è sfuggito un cenno con la mano per invitarti da me. Sorridi, ridi, fai cenno di no, ma è un tipo di 'no' che conosco. Poco importa se la tua collega ora si spinge in terrazza in reggiseno, rigorosamente girata verso di me, ma volgendo sempre lo sguardo in un'altra direzione. Poco importa se stringe i seni con le braccia per metterli in evidenza. Poco importa se le trasparenze sono importanti... ora ho in testa e fra le gambe solo il tuo pensiero.
La sera stessa, osservo la luminosità intermittente di chi si prende una pausa per la sigaretta, e vedo chiaramente il tuo profilo nell'ombra. I miei cenni adesso sono diversi, certamente più decisi, mentre i tuoi 'no', sono scomparsi. Col braccio ti indico dove si trova l'ingresso del palazzo... non rispondi, ma ti vedo scendere e percorrere la strada che ti ho indicato. Non puoi sapere il piano in cui mi trovo e quindi decido di venirti incontro, facendomi trovare davanti al portone. Il nostro non è un saluto, è l'incrocio di sguardi che prelude a quello che tutti e due abbiamo desiderato. Saliti in ascensore le nostre bocche si incontrano e le nostre mani iniziano la reciproca esplorazione, ininterrottamente, per quattro piani. È immediatamente evidente che entrati in casa non arriveremo molto lontano dalla porta, si tratta di qualcosa di troppo esplosivo. Prendi l'iniziativa, forte del leggero e comodo abbigliamento estivo. Nel piccolo ingresso, mi spingi contro la parete baciandomi, la mano destra appoggiata alla parete accanto al mio viso, mentre la sinistra in un tempo rapidissimo sta già prendendo il mio desiderio e lo sta appoggiando in modo deciso fra le tue gambe. Sento chiaramente quanto tu sia pronta, ti spingo dalla parte opposta, ora sei tu spalle al muro, ti bacio ininterrottamente e col braccio sinistro alzo la tua gamba destra. C'è una sosta nel nostro baciarci, c'è un lungo sguardo, che non si interrompe mai, neanche mentre lentamente mi gusto ogni centimetro del tuo ventre accogliete, neanche mentre il mio corpo comincia a prendere il ritmo che il tuo respiro mi dice essere quello giusto. Dici qualcosa in una lingua che non conosco, ti giro e con le dita ti apro per consentire un più agevole accesso alla bocca. Ti gusto, gusto i tuoi fremiti e gusto il tuo orgasmo. Ti giri con l'intenzione di ricambiare, ma la mia idea è diversa. Ti spingo in soggiorno e ti sistemo a sedere sul tavolo a gambe divaricate. Gioco un po' prima di affondare nuovamente dentro di te. È una lunga cavalcata la mia, che tu accogli ad occhi chiusi fino al mio orgasmo che con straordinario tempismo trattieni dentro di te, allungando una mano sulle mie natiche per non farmi allontanare.
Il tempo di ricomporsi, un bacio, un saluto e neanche un nome da pronunciare, solo un terrazzo da guardare, una storia che probabilmente non è ancora conclusa e una collega che continua a spuntare in reggiseno.
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