Gite in montagna
di
brownyelf
genere
bisex
Quando ero piccolo, spesso facevo delle scampagnate con i miei parenti tra le
montagne, si cercavano dei prati in cui ci si disponeva per fare il consueto
pic-nic e poi, verso una certa ora, tutti insieme si andava a cercare funghi
buoni per la cena.
Durante la giornata, c'era chi giocava a carte e chi prendeva il sole, da solo
invece io mi addentravo nel bosco, diciamo in avanscoperta, ma in realtà
perché era più forte di me la voglia di immergermi nella natura; la volevo
sentire da vicino, volevo sentirne l'odore, volevo viverla, ed il richiamo era
tale che mi addentravo parecchio per cercare zone isolate in cui potermi
veramente sentire a contatto con essa, se non addirittura sentirmi parte
integrante. Cosa intendo con questo? Che alla fine mi trovavo tra ceppi
ricoperti di muschio, radure, sottoboschi ricchi di fogliami o aghi di pino e
sassi, e dopo essermi liberato dei vestiti, mi sarei seduto, disteso,
rotolato, o addirittura strisciato tra tutto quello che c'era intorno, un po'
per sentire la ruvidità e la freschezza della materia che veniva a contatto
con il mio corpo e un po' per sentirmi libero. La sensazione è indescrivibile,
è tipo come fare il bagno in mare senza costume, il senso di libertà è forte,
ma in montagna è molto meglio.
Una volta, durante una mia passeggiata, mi trovai in una piccola radura con un
albero abbattuto disteso tra l'erba giusto al centro; sembrava un teatro
naturale e la tentazione fu la stessa di sempre e così tolti i vestiti e
messi lontano dalla mia vista, mi misi a cavalcioni tra il grosso albero e
nudo, completamente nudo, mi abbracciai ad esso, iniziai a dondolarmi, ad
avvinghiarmi ed entrare in contatto con il legno, la corteccia e la resina.
Ogni angolo del mio corpo doveva venire toccata, accarezzata da quella
materia, da quello che in quel momento era per me fonte di interesse. Mi
rotolavo contro quel corpo duro, prima con la pancia, e poi con la schiena, la
corteccia era ruvida e gli aghi pungevano, ma era proprio questo che mi
piaceva.
Dietro a me, un ramo mi strisciava il sedere, all'inizio era solo sui glutei,
poi muovendomi aveva iniziato a posizionarsi in mezzo, tra la fessura. A
pensarci non mi dava fastidio, anzi, iniziai a muovermi cercando di sentirlo
sempre piu forte, sempre più vicino, e più a contatto con il mio
buchetto. Con i glutei cercavo di bloccarlo, di trattenerlo, per poi muovermi
e farmi accarezzare e pungere sempre li.
Ad un certo punto mi venne in mente un'idea strana che non aspettò molto a
realizzarsi.
Presi dai miei pantaloni il coltellino e con cura iniziai a tagliare il ramo,
ma senza staccarlo dall'albero; gli arrotondai il vertice e lo pulii della
ruvida corteccia lasciandolo bianco e liscio. Il ramo si presentava così, come
una maniglia di legno liscia e bianca, dalla punta arrotondata e leggermente
curva sul tronco.
Senza tanto esitare mi rimisi cavalcioni sul tronco, poi lo riabbracciai e
piano piano mi avvicinai al rametto da me con cura lavorato. Il ramo era
parallelo al fusto ed ora puntava dritto verso il mio sedere. La sensazione
era diversa ma comunque sempre piacevole, il movimento di bacino, dall'alto
verso il basso, sempre lento, cercava di sentire la punta del ramo, che da una
parte all'altra, accarezzava ora il mio ano. Lo sentivo comunque
ancora ruvido, e così mi venne in mente di bagnarlo, e mettendo un po' di
saliva sulle dita, le passai sul buchetto che nei movimenti successivi lo
faceva così scivolare meglio ed anzi, un po' alla volta iniziava anche a
cedere alle spinte del ramo.
Questo infatti, a poco a poco cercava di farsi spazio, aveva una direzione ed
era fisso; nel movimento, l'unico ostacolo era il mio sedere e l'unico varco
era il mio buco. La saliva però durava poco, e più volte ho dovuto rifare la
stessa applicazione. Mi trovai eccitato, ed il mio pene si era indurito e già
aveva fatto fuoriuscire qualcosa. Mi alzai e deciso di me stesso, avvicinai la
bocca alla punta del ramo e cercai di umettarlo al meglio facendo scendere più
saliva possibile e distribuendola in parti uguali per tutta la lunghezza. In
un baleno razionalizzai che stavo leccando un legno, "ma cosa stavo facendo?"
Un'ultima bagnata al buchetto e via nella posizione di partenza cercando nei
movimenti successivi di spingermi il più possibile contro quella punta di
ramo. Lo sentivo, era li che baciava il mio buchetto, si faceva sentire anche
lui che spingeva, ma stavolta la saliva aveva fatto il suo effetto e in un
attimo sentii entrare la punta, cavolo! Mi sono fermato, volevo capire,
capire quello che stava succedendo. Devo smettere? Ma perché smettere? Ero
intrappolato, stringevo il buchetto che però non si stringeva. Il fiato era
spezzato e i movimenti iniziavano ad essere convulsi, ancora un movimento ed
ancora un pezzettino mi entrava dentro, ora un centimetro ora un altro e dopo
un altro centimetro ancora, ma quanto tempo sarà passato? ormai c'ero, e quasi
tutta la lunghezza mi era entrata. Non capivo più niente. Mi sentivo impalato,
e lo ero; ad ogni movimento laterale ero bloccato. Stavo tremando.
Due erano le direzioni, o avanti o indietro, così cercai di spostarmi
lentamente verso avanti come se fosse la via di fuga, e sentii il ramo che
faceva attrito, andai avanti ancora un pochino, bene, stavo per uscire, ma
subito tornai indietro,
. "Cosa sto facendo!?" mi sentivo frastornato, ubriaco, sudato, volevo
gridare, ma solo qualche verso soffocato è uscito dalla mia bocca, non
potevo farmi scoprire. Continuai a cercare la via di fuga, ma all'ultimo mi
sentivo portare indietro. Ma ero solo, chi era o cos'era che mi faceva fare
questo? Iniziai così a muovermi avanti ed indietro, prima piano, poi sempre
più veloce, ed il ritmo stava diventando regolare; l'attrito che sentivo nei
primi movimenti se ne era andato, e sentivo che mi piaceva quello che stavo
facendo, "ma cosa stavo facendo?" Non ci penso, non ci voglio pensare; ho
la bocca aperta, vorrei respirare ma non ci riesco, solo qualche sibilo esce
dalla mia bocca, sono praticamente in apnea, mi agito su questo ramo,
.. mi sto facendo penetrare da questo ramo ad una velocità praticamente
regolare, vado avanti ed indietro, mi muovo e mi viene da piangere, ma non
è per il dolore, non sento dolore, è per l'emozione che in questo momento è
fortissima. Non mi spiego nulla, sono in balia di me stesso, e sto cavalcando
questo albero con un ramo impiantato nel mio sedere.
Ancora movimenti convulsi, ancora sussurri, fino a quando non scoppio del
piacere ed inizio a bagnare l'albero e l'erba sottostante. Ero Stralunato.
Mi fermai, sfinito, spossato, ed il buchetto ora sentivo che mi faceva male;
lo sentivo caldo, anzi che bruciava, decisi così di togliermi da quella
posizione e lentamente mi sfilai dal ramo. Mi tremavano le gambe ed il fiato
era ancora spezzato, un pensiero solo mi passava per la testa:- " cosa ho
fatto?" Lentamente raggiunsi i vestiti e un po' alla vota mi rivestii. Era
ormai un pezzetto che ero in giro, e forse era meglio tornare in dietro. Un
ultimo sguardo al mio albero e poi via.
Appena i miei mi videro pensarono che avessi visto un orso o qualcosa del
genere, avevo infatti la faccia sfigurata, stanca e sudata.
Tornato a casa, mille pensieri e mille dubbi mi avvolsero e tanti me li porto
dietro ancora oggi, ma da quel giorno le mie visite al bosco presero un'altra
piega che secondo me diventata più completa dal punto di vista del contatto
con la natura ed i rami con i quali venni in contatto successivamente, furono
sempre più grandi.
Brownyelf
montagne, si cercavano dei prati in cui ci si disponeva per fare il consueto
pic-nic e poi, verso una certa ora, tutti insieme si andava a cercare funghi
buoni per la cena.
Durante la giornata, c'era chi giocava a carte e chi prendeva il sole, da solo
invece io mi addentravo nel bosco, diciamo in avanscoperta, ma in realtà
perché era più forte di me la voglia di immergermi nella natura; la volevo
sentire da vicino, volevo sentirne l'odore, volevo viverla, ed il richiamo era
tale che mi addentravo parecchio per cercare zone isolate in cui potermi
veramente sentire a contatto con essa, se non addirittura sentirmi parte
integrante. Cosa intendo con questo? Che alla fine mi trovavo tra ceppi
ricoperti di muschio, radure, sottoboschi ricchi di fogliami o aghi di pino e
sassi, e dopo essermi liberato dei vestiti, mi sarei seduto, disteso,
rotolato, o addirittura strisciato tra tutto quello che c'era intorno, un po'
per sentire la ruvidità e la freschezza della materia che veniva a contatto
con il mio corpo e un po' per sentirmi libero. La sensazione è indescrivibile,
è tipo come fare il bagno in mare senza costume, il senso di libertà è forte,
ma in montagna è molto meglio.
Una volta, durante una mia passeggiata, mi trovai in una piccola radura con un
albero abbattuto disteso tra l'erba giusto al centro; sembrava un teatro
naturale e la tentazione fu la stessa di sempre e così tolti i vestiti e
messi lontano dalla mia vista, mi misi a cavalcioni tra il grosso albero e
nudo, completamente nudo, mi abbracciai ad esso, iniziai a dondolarmi, ad
avvinghiarmi ed entrare in contatto con il legno, la corteccia e la resina.
Ogni angolo del mio corpo doveva venire toccata, accarezzata da quella
materia, da quello che in quel momento era per me fonte di interesse. Mi
rotolavo contro quel corpo duro, prima con la pancia, e poi con la schiena, la
corteccia era ruvida e gli aghi pungevano, ma era proprio questo che mi
piaceva.
Dietro a me, un ramo mi strisciava il sedere, all'inizio era solo sui glutei,
poi muovendomi aveva iniziato a posizionarsi in mezzo, tra la fessura. A
pensarci non mi dava fastidio, anzi, iniziai a muovermi cercando di sentirlo
sempre piu forte, sempre più vicino, e più a contatto con il mio
buchetto. Con i glutei cercavo di bloccarlo, di trattenerlo, per poi muovermi
e farmi accarezzare e pungere sempre li.
Ad un certo punto mi venne in mente un'idea strana che non aspettò molto a
realizzarsi.
Presi dai miei pantaloni il coltellino e con cura iniziai a tagliare il ramo,
ma senza staccarlo dall'albero; gli arrotondai il vertice e lo pulii della
ruvida corteccia lasciandolo bianco e liscio. Il ramo si presentava così, come
una maniglia di legno liscia e bianca, dalla punta arrotondata e leggermente
curva sul tronco.
Senza tanto esitare mi rimisi cavalcioni sul tronco, poi lo riabbracciai e
piano piano mi avvicinai al rametto da me con cura lavorato. Il ramo era
parallelo al fusto ed ora puntava dritto verso il mio sedere. La sensazione
era diversa ma comunque sempre piacevole, il movimento di bacino, dall'alto
verso il basso, sempre lento, cercava di sentire la punta del ramo, che da una
parte all'altra, accarezzava ora il mio ano. Lo sentivo comunque
ancora ruvido, e così mi venne in mente di bagnarlo, e mettendo un po' di
saliva sulle dita, le passai sul buchetto che nei movimenti successivi lo
faceva così scivolare meglio ed anzi, un po' alla volta iniziava anche a
cedere alle spinte del ramo.
Questo infatti, a poco a poco cercava di farsi spazio, aveva una direzione ed
era fisso; nel movimento, l'unico ostacolo era il mio sedere e l'unico varco
era il mio buco. La saliva però durava poco, e più volte ho dovuto rifare la
stessa applicazione. Mi trovai eccitato, ed il mio pene si era indurito e già
aveva fatto fuoriuscire qualcosa. Mi alzai e deciso di me stesso, avvicinai la
bocca alla punta del ramo e cercai di umettarlo al meglio facendo scendere più
saliva possibile e distribuendola in parti uguali per tutta la lunghezza. In
un baleno razionalizzai che stavo leccando un legno, "ma cosa stavo facendo?"
Un'ultima bagnata al buchetto e via nella posizione di partenza cercando nei
movimenti successivi di spingermi il più possibile contro quella punta di
ramo. Lo sentivo, era li che baciava il mio buchetto, si faceva sentire anche
lui che spingeva, ma stavolta la saliva aveva fatto il suo effetto e in un
attimo sentii entrare la punta, cavolo! Mi sono fermato, volevo capire,
capire quello che stava succedendo. Devo smettere? Ma perché smettere? Ero
intrappolato, stringevo il buchetto che però non si stringeva. Il fiato era
spezzato e i movimenti iniziavano ad essere convulsi, ancora un movimento ed
ancora un pezzettino mi entrava dentro, ora un centimetro ora un altro e dopo
un altro centimetro ancora, ma quanto tempo sarà passato? ormai c'ero, e quasi
tutta la lunghezza mi era entrata. Non capivo più niente. Mi sentivo impalato,
e lo ero; ad ogni movimento laterale ero bloccato. Stavo tremando.
Due erano le direzioni, o avanti o indietro, così cercai di spostarmi
lentamente verso avanti come se fosse la via di fuga, e sentii il ramo che
faceva attrito, andai avanti ancora un pochino, bene, stavo per uscire, ma
subito tornai indietro,
. "Cosa sto facendo!?" mi sentivo frastornato, ubriaco, sudato, volevo
gridare, ma solo qualche verso soffocato è uscito dalla mia bocca, non
potevo farmi scoprire. Continuai a cercare la via di fuga, ma all'ultimo mi
sentivo portare indietro. Ma ero solo, chi era o cos'era che mi faceva fare
questo? Iniziai così a muovermi avanti ed indietro, prima piano, poi sempre
più veloce, ed il ritmo stava diventando regolare; l'attrito che sentivo nei
primi movimenti se ne era andato, e sentivo che mi piaceva quello che stavo
facendo, "ma cosa stavo facendo?" Non ci penso, non ci voglio pensare; ho
la bocca aperta, vorrei respirare ma non ci riesco, solo qualche sibilo esce
dalla mia bocca, sono praticamente in apnea, mi agito su questo ramo,
.. mi sto facendo penetrare da questo ramo ad una velocità praticamente
regolare, vado avanti ed indietro, mi muovo e mi viene da piangere, ma non
è per il dolore, non sento dolore, è per l'emozione che in questo momento è
fortissima. Non mi spiego nulla, sono in balia di me stesso, e sto cavalcando
questo albero con un ramo impiantato nel mio sedere.
Ancora movimenti convulsi, ancora sussurri, fino a quando non scoppio del
piacere ed inizio a bagnare l'albero e l'erba sottostante. Ero Stralunato.
Mi fermai, sfinito, spossato, ed il buchetto ora sentivo che mi faceva male;
lo sentivo caldo, anzi che bruciava, decisi così di togliermi da quella
posizione e lentamente mi sfilai dal ramo. Mi tremavano le gambe ed il fiato
era ancora spezzato, un pensiero solo mi passava per la testa:- " cosa ho
fatto?" Lentamente raggiunsi i vestiti e un po' alla vota mi rivestii. Era
ormai un pezzetto che ero in giro, e forse era meglio tornare in dietro. Un
ultimo sguardo al mio albero e poi via.
Appena i miei mi videro pensarono che avessi visto un orso o qualcosa del
genere, avevo infatti la faccia sfigurata, stanca e sudata.
Tornato a casa, mille pensieri e mille dubbi mi avvolsero e tanti me li porto
dietro ancora oggi, ma da quel giorno le mie visite al bosco presero un'altra
piega che secondo me diventata più completa dal punto di vista del contatto
con la natura ed i rami con i quali venni in contatto successivamente, furono
sempre più grandi.
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