Non può essere passato inosservato

di
genere
etero

Ok, ci riprovo, alla prima siete stati gentili, quindi, why not?

Questo racconto è un po' diverso, ho provato a metterci l'anima, a farlo vivere così come io l'ho vissuto scrivendolo, è più sentimentale, lo so, ma credo possa essere qualcosa di decente. Spero.
Chiedo scusa anticipatamente per la conclusione, sapevo come sarebbe dovuta andare ma non sapevo come gestirla... Siate comprensivi, sono una novellina in fondo.
Buona lettura


Ho sempre amato la tua voce, quella voce profonda e pacata, mi dava sicurezza, mi attirava, come un canto lento e sensuale, la tua voce mi ha conquistata fin dal primo momento.
Ora è la tua voce che mi guida, seduti al tavolo del ristorante che hai prenotato, una serata tranquilla e fresca, di quelle in cui puoi sentire l'odore del caldo che c'è stato di giorno, delle onde e del sale; poca gente intorno a noi, è un tavolo un po' defilato il nostro, e la luce soffusa dell'ambiente aiuta a creare l'intimità necessaria.
Ti guardo, guardo i tuoi occhi, così chiari perfino con questa luce bassa, le tue lunghe ciglia quasi non si vedono tanto sono bionde, ma io le conosco, so quanto sono incurvate e folte, quanto stanno bene sul tuo viso; guardo il tuo naso sottile, una piccola colonna greca sopra due labbra decisamente statutarie, rosate, attraenti, leggermente screpolate per il troppo sole, come la tua pelle, naturalmente olivastra, ora quasi nera dopo una settimana di giornate passate in barca sotto a un sole cocente.
Io sono quasi il tuo contrario. Mi immagino il contrasto, tu alto, longilineo ma comunque muscoloso, di quei muscoli dati da sport aerobici, non di quelli da bodybuilder, io piccola, poco seno, gambe snelle e carnagione chiara sostituita dall'attuale leggero color miele durante i mesi d'estate.
Probabilmente formiamo una bella coppia.
Dicevo, è la tua voce che mi guida, calda, lambisce il mio corpo, carezzevole, sussurra alle mie orecchie e soffia leggera sulla mia pelle, mi attrae e mi allontana in un infinito gioco mentale che guidi abilmente, maestro. Il cibo non ha attrattiva, il vino, bianco e profumato, ne conserva poca rispetto al solito, l'ambiente scompare, tutto si riduce a me e te in un ambiente annebbiato di bollicine alcoliche e leggere, un po' come la mia testa causa vino e il mio stomaco, causa tua.
Una musica bassa e morbida si intromette silenziosa, ci solletica fino a farci alzare, mano nella mano, verso una pista da ballo tranquilla, in una penombra che sa di sicurezza e di privato, quasi invisibili se non per gli occhi dell'altro, fianco a fianco, mano nella mano, mente nella mente e cuore a cuore.
O per lo meno, tu il mio lo hai.
Balliamo così, sereni, astratti, per alcuni minuti, fino a che la musica non cambia, un ritmo più veloce stavolta, passionale, forte, un ritmo che non voglio e non so tenere, un ritmo che non mi si addice; allora allento la presa sulla tua mano e indietreggio piano, ma la tua mano sul mio fianco me lo impedisce, una pressione sicura, forte abbastanza da essere chiara: Resta.
Alzo lo sguardo, senza capire esattamente il perché del tuo gesto, sai che questa musica non la sento dentro, che non mi appartiene, tu sorridi, sorridi del sorriso del bambino pestifero che combina una marachella, e quasi mi viene da ridere a vederti così, come se avessi appena rubato della marmellata e nessuno se ne fosse accorto tranne io, tua complice involontaria; tu sorridi e strizzi un'occhio, in un occhiolino che urla "Fidati di me, ci sarà da divertirsi", e io mi fido, facendo spallucce rassegnata e con la mente che sorride dell'immagine di te grande e grosso che rubi marmellata.
Mi affido a te, cerco di seguire i tuoi passi senza esserti di impiccio.
Il tango, forte, passionale, decisamente non la mia danza, forse un po' la tua, ti sento vibrare sotto i polpastrelli, sento i tuoi muscoli flettersi e le tue mani guidarmi. Ci immagino, lì a danzare, e immagino come vorrei essere, come vorrei riuscire a farti sentire la passione che ho per te, come vorrei trasmettere in quei passi non miei tutta la mia mente, come vorrei farti sentire il mio corpo riverberare dell'eccitazione che perennemente mi pervade quando sono con te, quando incrocio il tuo sguardo, quando sento il tuo tocco o percepisco la tua voce; vorrei farti sentire l'effetto che mi fai.
Allora capisco che non si tratta di conoscere i passi, non si tratta di sapere la teoria, si tratta di metterci se stessi, di ballare con l'anima prima che con il corpo, si tratta di chiudere gli occhi e sentire, di chiudere gli occhi e vivere.
E li chiudo, stringo forte la tua mano e respiro profondo, e chiudo gli occhi, ascolto, sento le note, il crescendo e poi il diminuendo, il ritmo incalzante, mai rallentato, sento i piedi urtare il terreno insieme agli archi che vibrano, sento il tessuto del mio vestito strusciare contro i tuoi pantaloni, sento il tuo respiro leggermente affannato, e sento il mio cuore, accelerato all'idea di provare, di mettere a nudo un nuovo pezzetto di me, e la stretta della mia mano, allento un poco le dita attorno alla tua e mi lascio andare, ti seguo, gli occhi chiusi e l'anima aperta, in ascolto, sempre più in fiamme, il mio corpo vicino al tuo, sempre più attaccato, spalmati l'uno contro l'altro, in un susseguirsi di movimenti sincroni, come fossimo una cosa sola, io e te. È eccitante, sensuale, la tua mano sulla mia schiena mi spinge contro di te, il tuo fiato sul mio viso e il tuo bacino contro il mio, non ci avevo fatto caso, non avevo notato l'erezione che stava a poco a poco crescendo contro di me, ora decisamente evidente. Non mi stupisco, ti conosco e lo capisco, quella vicinanza, quella passione, e il tuo eccitarti, eccitano anche me.
Apro gli occhi alla ricerca dei tuoi, e li trovo dove li sapevo, ad aspettarmi, languidi di desiderio, umidi come le labbra che la tua lingua continua a tastare, labbra pulsanti desiderio come le mie, bagnate contro la stoffa dello slip nero, gonfie di voglia proprio come te.
Ci capiamo al volo io e te, mantieni il ritmo con la musica e la tua mano dalla mia schiena scivola leggera sui miei glutei e poi giù a sollevare l'orlo del vestito per poi risalire, solleticare e pizzicare, infuocando ogni lembo di pelle che tocchi, accendendo ogni cellula che ti percepisce, chiudo di nuovo gli occhi e mi godo il tuo tocco, beandomi della tua sensualità, andando a tastare la tua eccitazione, a percorrere l'asta da sopra il tessuto, ad accarezzarti e palpeggiarti, sentendoti crescere ancora e ancora.
I respiri forti, ansimanti, i piedi che ancora si muovono in sintonia con il tango, le mani che bramano pelle da stringere e le bocche che si cercano e divorano e riperdono e ritrovano in una danza continua, in un gioco continuo, con una carica erotica ormai alle stelle. La tua mano sull'interno coscia scosta lo slip e si immerge in me, senza preliminari, vogliosa, incitata dai miei umori che colano abbondanti, ancora ti seguo, e slaccio i tuoi pantaloni per infilare una mano a cercare l'asta, per impugnarla con decisione, vogliosa tanto quanto te. Chissà che staranno pensando gli altri clienti del ristorante. Già, il ristorante.
Freddo contro le spalle, una colonna probabilmente. Non mi interessa, ne approfitto e punto le spalle inarcando la schiena per far aderire meglio i nostri corpi, gli occhi ancora chiusi, le labbra tumide e umide, il respiro affannato, il petto veloce nel suo alzarsi e abbassarsi, il vestito salito irrimediabilmente, gli slip, ormai più che bagnati, arrivano sempre più in basso fino a rimanere sul pavimento, le mie braccia sul tuo collo e le tue mani ad abbassarti i pantaloni, poi ad afferrarmi le natiche, a sollevarmi di peso.
Le gambe si serrano attorno al tuo bacino e all'ingresso del mio sesso ti sento spingere, e ti invito, ti voglio e ti chiamo, e tu non te lo fai ripetere due volte, con un colpo secco entri in me, fino in fondo, fino a farmi sentire piena, e io gemo il mio piacere, lo sussurro sulle tua pelle, e prego per averne ancora, leccando e baciando ogni tuo lembo di pelle che mi capita a tiro, mentre tu inizi a stantuffare, avanti e indietro, dentro e fuori, a ritmo con la musica su cui fino a poco fa i nostri piedi si erano rincorsi. Mi afferri i polsi e li porti sopra alla testa, contro la stessa colonna su cui poggiano le mie spalle, e li inchiodi li, mentre mi impali con sempre maggiore forza, una mano sui polsi, l'altra stretta sul culo, probabile che resterà per un po' il segno, ho la pelle sensibile io, e la bocca sulla mia, famelica, passionale, senza alcun controllo, mentre la musica incalza il ritmo e tu con lei, e io con te, con i miei gemiti e i miei movimenti, sempre più forti, sempre più lunghi, quasi al limite.
E al limite mi ci porti, mi ci porti e mi ci tieni sospesa, facendomi implorare, per poi portarmi oltre, mentre tu stesso vai oltre, riversando fiotti di caldo sperma direttamente nel mio utero, riempiendomi con tutto te stesso, facendomi gemere tutto il mio godimento, facendomi sentire cosa sei, di cosa sei capace, facendomi sentire quanto io sia tua e tu sia mio, rendendomi palese ciò che siamo, facendomi vedere le stelle dietro le palpebre chiuse, spossata dalla potenza di quelle emozioni.
Esci da me, piano, e io barcollo, perdo l'equilibro, mi sento debole, sento le tue mani afferrarmi per le spalle, sorreggermi, e la tua voce chiamarmi, "Marta, Marta, apri gli occhi", devi essere dietro di me, ma che ci fai dietro di me? C'era la colonna dietro di me, almeno mi sembra, era dietro no?
Mi appoggio a te e lentamente apro gli occhi, piano metto a fuoco dei volti che non conosco, che ci fanno qui? noi abbiamo appena fatto sesso e tutti questi sono qui, perché? chi sono? Il ristorante, giusto... Mi sento confusa, e ho caldo, sono vestita, come posso essere perfettamente vestita? Mi volto alla ricerca del tuo viso, ho bisogno di capire. "Che è successo?" "Stavamo ballando, sul crescendo sei svenuta, ci hai fatti preoccupare..."
Stavamo ballando? E il sesso? Eppure sono ancora bagnata, lo posso sentire, è stato così intenso, non può essere passato inosservato.
No, impossibile, ragiona Marta, ragiona, non può essere passato inosservato, non può essere accaduto, ma non posso essermi immaginata tutto no?
scritto il
2017-07-30
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