In treno

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dominazione

Adoro i viaggi in treno, e adoro le stazioni, persone che si incontrano e si scambiano, chi parte e chi torna, chi si sta cercando e chi invece si trova. L'intercity notte 2213 da Torino a Reggio Calabria che mi sta portando a Bologna è quasi vuoto e totalmente silenzioso, siamo in pochi a viaggiare e quasi tutti quei pochi dormono.
Il mio compartimento è vuoto, cinque poltrone vuote e la mia, fastidiosamente irritante ma tutto sommato comoda, e comunque non dormirei lo stesso, ho portato un libro e mi sta appassionando parecchio.
Scorro i segni neri impressi per sempre sulla carta bianca e nuova, ma qualcosa non va, le parole che leggo scorrono nella mia mente e se ne vanno, volatili, non sono concentrata, mi sento osservata. Alzo gli occhi dalla riga che stavo rileggendo per la quinta volta e mi accorgo che il mio compartimento non è più vuoto, il posto di fronte a me sulla destra è occupato da un ragazzo giovane, che mi osserva attento.
Avrà circa cinque anni più di me, e io ne ho venti, è di bell'aspetto, capelli scuri e ordinati, occhi neri quasi più dei capelli, profondi, ipnotici, in contrasto con una carnagione chiara e due labbra rosse, spalle larghe dentro la camicia bianca alla coreana leggera.
Per un minuto quasi, lo guardo di rimando, fissa in quegli occhi profondi, senza neanche pensare a quanto possa sembrare strano, distogliendo lo sguardo imbarazzata e un po' rossa in viso quando entra il controllore per il suo biglietto.
Lui sorride, un sorriso gentile ma sensuale, direi provocante se non fosse che il controllore è un signore sulla sessantina, che infatti neanche lo guarda in faccia, ma io l'effetto di quel sorriso lo sento tutto e arrossisco ancora di più, a disagio mi alzo con la scusa di andare in bagno per potermi allontanare un po' e magari fumare una sigaretta alla prossima fermata.
Percorro il vagone nella penombra della notte fino in fondo, respirando forte e ancora accaldata, mi fermo di fronte la porta del bagno per alcuni secondi e poi la apro piano, per non disturbare gli altri viaggiatori addormentati.
La sto richiudendo quando da fuori qualcuno spinge forte per aprire, colta di sorpresa non oppongo resistenza balbettando piano "Occupato..." mentre i miei occhi riincontrano quelli scuri del ragazzo di prima, che non parla, ma ancora sorride, senza slegare i suoi occhi dai miei; continuando a guardarmi chiude la porta dietro di se e la inchiava, chiudendosi dentro con me.
Confusa continuo a guardarlo, senza capire, lui dice solamente "scusami" e allunga la mano verso il mio viso, accarezzandomi piano una guancia, poi avvicina il viso al mio, che indietreggio fino al muro e mi blocco, un po' spaventata e un po' eccitata, i suoi occhi sono a pochi centimetri dai miei, le sue labbra quasi mi sfiorano, indugia un momento in quella posizione, occhi negli occhi, sfiorando le mie labbra con il pollice, poi si abbassa ancora, e la sua bocca si posa leggera sul mio collo, morbida e delicata.
Un sospiro involontario esce dalle mie labbra e lui ne approfitta per riportare il pollice sul labbro inferiore, prendendolo fra due dita e stringendo piano mentre sento la sua lingua sfiorarmi la pelle, leggera e provocante e le sue labbra soffiare vellutate, risalendo lungo la linea del collo fino alla mascella, tornando di fronte al mio viso, per poi scendere sulla mia bocca e su quel labbro che stava torturando, piano, delicato, fino a che non rispondo al bacio, che allora diventa appassionato, forte, la sua lingua si intreccia alla mia, come se volesse dimostrarmi che non posso oppormi, i suoi denti si chiudono sul labbro inferiore, non troppo forte, ma quel tanto da fare male, mentre le sue mani scorrono sul mio corpo , sotto la canottiera e sulla schiena, graffiando la mia pelle chiara, percorrendo la linea della schiena dai glutei fino alle scapole per slacciare il reggiseno e passare davanti, ad accarezzarmi il seno, mentre le sue labbra di nuovo si staccano per andare sul mio collo, stavolta più decise, sicure, consapevoli che qualsiasi cosa farà a me starà bene.
La sua mano destra stringe un mio seno, stropicciandomi un capezzolo, mentre la sinistra scende sul fondoschiena afferrandolo e tirandomi il bacino in avanti verso il suo, a sentire il suo sesso eccitato e duro, che mi eccita ancora di più, tanto che non c'è più bisogno che la sua mano mi spinga verso di lui, perché sono io a cercarlo, a volerlo.
Ci baciamo, e stavolta sono io a spingerlo contro il muro opposto, ostentando una sicurezza non mia, ma a lui non piace, perché mi afferra per le spalle e mi allontana, girandomi di schiena e spingendomi con forza contro il lavello, facendomi piegare leggermente. Sento la sua mano sulla mascella che mi fa reclinare la testa, le sue labbra morbide e fameliche sul collo, sull'orecchio, i suoi denti sul lobo, e il suo sesso contro i miei glutei, che spingo indietro verso di lui, cercando di essere provocante, lui coglie al volo l'occasione e senza smettere di tenermi la testa mi sussurra all'orecchio in un soffio "spogliati", io abbasso le mani sulla canottiera ma le sue mi bloccano e ancora mi arriva quella voce bassa e vellutata, così invitante, "i pantaloni", slaccio i jeans che porto e piano li abbasso, un po' incerta, ma lui non sembra avere pazienza, il suo fallo spinge sempre più forte contro di me e la sua mano sulla mascella stringe più forte di prima mentre l'altra corre ai miei pantaloni e velocemente li abbassa, mentre mi fa piegare di più, spingendomi in basso, tanto che quasi mi ritrovo sdraiata sul lavello sporco, con i pantaloni e le mutandine abbassate e una sua mano stratta sui glutei, forte e vogliosa, padrona. Lo sento armeggiare con i suoi, di pantaloni, senza lasciare la presa su di me, stavolta con calma, sa che sono già bagnata e che facendomi aspettare non farà altro che farmi venire più voglia, e infatti il mio respiro si fa più pesante e comincio a sentire caldo tra le cosce, caldo e bagnato, e spingo verso di lui, eccitata. Percepisco il suo sorriso nel vedermi cosi, quasi deridente, e in effetti, penso per un attimo, non ho idea di chi sia, eppure lo voglio come non ho mai voluto nessun altro, voglio sentirlo entrare dentro di me e spingere, voglio sentirmi sua, voglio che mi prenda, li in quell'esatto momento, voglio che mi faccia sentire la sua troia, che mi faccia urlare il mio piacere, e voglio sentirlo venirmi dentro, inondare con il suo piacere il mio corpo, lo voglio.
La sua mano si poggia pesante sulla mia schiena spingendomi in basso mentre stringe più forte il mio sedere, poi mi riporta in posizione eretta, solo leggermente inclinata in avanti, ancora di schiena, e la sua mano torna sulla mia mascella mentre il suo viso si affianca al mio, "sei mia" sussurra, roco ma fermo sulle parole, annuisco forte e la sua stretta si stringe di più, "dillo, di che sei mia" ansima, "sono tua, ti prego", mi lamento, spingendo ancora il bacino contro il suo, gli occhi socchiusi, con gli umori che escono dalla mia figa e colano sulle cosce.
La sua mano scorre sul mio corpo, senza nessuna leggerezza, con forza, possesso, scende sul mio seno e poi su un fianco, sul bacino e sui glutei, stringendo forte, passa fra le mie cosce umide, mi tocca e io mi sento andare a fuoco, sospiro e gemo allo stesso tempo, scossa da un brivido, lui insiste, consapevole, scorre sulle mie labbra esterne e interne entrando di tanto in tanto, con forza, fino in fondo, per poi riuscire e stuzzicarmi ancora, facendomi bagnare ancora, e gemere e sospirare, poi la sua mano si stacca e sale fino alla mia bocca socchiusa, ficcando le dita bagnate del mio umore fra le mie labbra, facendomi sentire il mio sapore, e io non oppongo resistenza mentre la sua voce sussurra ancora "ti piace il tuo sapore? Ne vuoi ancora?" e io non rispondo, succhio quelle dita umide, avida di sentire qualcosa di lui entrare in me.
Finalmente sento il suo pene spingere contro la mia figa ormai colante umori caldi, e le sue labbra ancora al mio orecchio soffiare "dimmi che mi vuoi, dimmi che vuoi sentirmi entrare", allora annuisco, consapevole che quel gesto non basterà, così mi faccio forza, e cercando di controllare i gemiti e i brividi che mi scuotono apro la bocca per rispondere "ti voglio, ti prego, prendimi, fammi sentire tua, entrami dentro e fammi urlare, ti prego, sono tua".
Il suo pene si appoggia sulle labbra aperte e pronte per accoglierlo, mentre con una mano mi afferra il bacino e mi tira indietro verso di lui, mentre si spinge dentro di me, fino in fondo, fino a farmi male; riavvicina le labbra al mio orecchio "voglio sentirti urlare, urla per me piccola, sii la mia troia", e mi spinge in giù, a piegarmi a novanta gradi su quel lavello sporco, con una mano sulla schiena per tenermi giù e una sul bacino per tirarmi indietro, mentre lui entra ed esce lentamente ma con forza, fino in fondo, sbattendomi contro il lavandino e facendomi gemere.
All'improvviso mi risolleva e mi volta verso di lui, e ritrovo quegli occhi ipnotizzanti, ora ardenti di desiderio e voglia selvaggi, mi solleva di peso e mi mette a sedere sul bordo, sollevandomi una gamba sulla sua spalla, la figa esposta e aperta, grondante umori. Mi fissa per un attimo, una mano sui capelli che mi tiene ferma la nuca, si avventa sulle mie labbra vorace, e mi entra dentro, di nuovo, e ancora, e ancora, poi si stacca dal bacio e senza smettere di prendermi mi ripete "godi, urla per me, obbedisci" e mi tira indietro la testa mentre io impazzisco di piacere, persa fra le mani di quello sconosciuto che mi ha fatta sua, e urlo, urlo tutto il mio piacere, sapendo che nel treno chiunque non stia dormendo mi sta sentendo, ma non mi importa e neanche a lui, che comincia a spingere più con forza, a entrare e uscire ad un ritmo sempre più veloce, aggrappandosi ai miei capelli e stringendomi un seno fino a farmi male, sempre più forte, famelico. Quando riesco a riguardarlo negli occhi, in preda al piacere, la bocca aperta in un gemito rauco, lo vedo che mi fissa, uno sguardo sensuale, quasi inquietante per quanto è intenso, mentre sfonda la mia figa zuppa di piacere e si fionda sulle mia labbra e sul mio collo per poi ripetere piano "oh sì, sei mia, ti prendo come se non ci fosse un domani, ti scopo fino a che non ti fa male" e infila tre dita della mano nella mia bocca guardandomi fisso mentre ancora entra in me, una mano che masturba il mio clitoride con forza, violentemente come il suo pene dentro di me, la mia gamba sulla spalla e tre dita in bocca, mentre gemo e tremo, in preda a un orgasmo stupendamente selvaggio, sudata ed eccitata, fuori di me per il piacere mi aggrappo forte al piano del lavello e urlo mentre lui commenta compiaciuto "sì, brava, vieni per me, vieni per me troia" e mi schiaffeggia, forte, mentre esplodo tutta la mia gioia con un fiotto di umori e un altro ancora, che lui segue con lo sguardo piacevolmente sorpreso e soddisfatto, rallentando un attimo il ritmo e guardandomi venire per lui. Poi con la mano tocca il prodotto del mio piacere e se lo porta alle labbra leccandosi un dito e poi leccando il mio collo, per poi girarmi di nuovo, sbattermi con forza a novanta e uscire dalla mia figa per entrare a sorpresa dall'altro buco, senza delicatezza, forte, tutto d'un colpo. Io mi irrigidisco, presa alla sprovvista, ma lui mi costringe giù, "buona, ora fai godere me, da brava, sei mia ricordi?", non rispondo, abbandonandomi a lui, fidandomi senza motivo, ed è fantastico, le sue mani su di me, forti, il suo pene dentro di me e una mano sulla figa che mi masturba ancora il clitoride facendomi godere ancora e gemere e tremare contro il suo bacino, mentre entra ed esce velocemente, violentemente, per poi svuotare il suo piacere in me, restando dentro ancora un po' dopo essere venuto, per poi uscire e pulirsi con un fazzoletto e pulire me, tirarmi su, voltarmi, darmi un bacio veloce e voltarsi per andarsene, lasciandomi piacevolmente confusa e soddisfatta
scritto il
2017-07-27
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