Quei due

di
genere
etero

Ed eccoci a quota 4! Questo è un racconto scritto a quattro mani da me e Nebbia, che ringrazio per l'onore lasciatomi alla pubblicazione, riprendendo il suo "Ogni piatto è un vero orgasmo" e dedicato a due persone che, siamo sicuri, si sapranno riconoscere (speriamo con piacere) :)

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Gaia mi sta parlando dell'ennesimo collega rompiscatole quindi non c'è da meravigliarsi che la mia attenzione venga sviata da qualunque distrazione. Un paio di minuti fa è entrata una coppia e non ho potuto fare a meno di notare un sottile strato di ghiaccio fra di loro, quasi si conoscano appena.
Lei è una bella donna con due occhi azzurri profondi ed espressivi. Tirando ad indovinare direi che è in quel limbo fra i trenta ed i quaranta in cui le donne raggiungono la perfezione: non sono più mele acerbe ma l'appassimento è ancora lontano.
Nonostante i tacchi e la gonna corta l'ho vista sgusciare in mezzo ai tavoli con grazia. Quindi ha atteso che il suo accompagnatore le porgesse la sedia e vi si è accomodata regalandogli un sorriso che ha rizzato i peli anche a me. Un bello spettacolo, non c'è che dire.
Non so se Gaia si sia accorta della mia distrazione ma cerco di cancellare dalla mente l'immagine della bionda e torno a concentrarmi sul collega troppo espansivo.

Sto parlando a Luca di Daniele, un collega di lavoro che oggi, rispetto ad altri giorni, è stato piuttosto irruente nei miei confronti e dei miei tentativi di sgusciare via ogni volta che si azzardava ad allungare le mani in posti che solo lui aveva il permesso di toccare.
Noto con disappunto che si distrae quando una coppia fa il suo ingresso nel ristorante e che i suoi occhi seguono uno schianto dalla zazzera bionda. Dal canto mio mi vengono i complessi di inferiorità visto che ad occhio sarò più bassa di lei di una ventina di centimetri. Il mio sguardo si posa sull'uomo che la accompagna, altrettanto alto ma con capelli e occhi scuri. Sembrano luce e ombra. Sorrido a questo pensiero che mi attraversa la mente.
Riporto l'attenzione su Luca e i nostri occhi si incontrano nello stesso momento. Probabilmente si è reso conto che non è stato molto carino distogliere l'attenzione dalla sua donna mentre le parlava dei suoi problemi. E io che volevo mi dicesse quanto fossi stata brava. Sbuffo indispettita distogliendo lo sguardo e incrociando le braccia al petto. Nonostante la posa da persona offesa, l'ombra di un sorriso tradisce il mio viso.

Gaia ha notato la mia distrazione e finge di fare l'offesa. Ignoro volutamente questo atteggiamento e continuo ad ascoltare le sue lamentele su Daniele. Povero fesso, penso fra me e me.
Intanto la coppia che è appena entrata sta consultando il menu ma ho come l'impressione che entrambi siano ben poco interessati al cibo. Lo capisco dai loro sguardi, dal modo in cui lei si inumidisce continuamente le labbra, da come lui sembri faticare a trovare una posizione comoda.
Sorrido e vedo che Gaia sta facendo altrettanto. Probabilmente abbiamo avuto lo stesso pensiero ma per ora sto zitto.
Arriva il nostro antipasto e ringrazio il cameriere prima di versare ad entrambi un calice di vino. Iniziamo a mangiare ma la mia attenzione è catturata da quei due. Dopo che hanno ordinato, il cameriere lascia la saletta e ci ritroviamo solo noi quattro. Ringrazio il cielo per quella quiete.
"Salute" dico all'indirizzo di Gaia sollevando il bicchiere a mezz'aria.

"Salute" rispondo distrattamente.
Mangiucchio ma il mio sguardo continua a scivolare in direzione dell'altra coppia. Sono entrambi visibilmente inquieti e mi domando se sia la prima volta che si incontrano. Lui la guarda come se volesse mangiarsela al posto degli antipasti che il cameriere ha appena servito loro.
Mi viene da sorridere, conosco bene quello sguardo e non posso fare a meno di sentire un piacevole calore al basso ventre mentre un ricordo si insinua nella mia mente. Di colpo lei si alza ma il ragazzo la prende per un braccio, fermandola, la fa riaccomodare e le sussurra qualcosa che la fa avvampare.
La mia curiosità viene premiata da un movimento impercettibile della ragazza che, cercando di coprire il gesto con la tovaglia, avvicina entrambe le mani ai fianchi e dopo poco vedo un lembo di stoffa bianca cadere per terra. Mi costringo a concentrarmi sul piatto, ma ormai il cibo ha perso il suo sapore.
D'avanti ai nostri occhi si sta palesando qualcosa di meglio.

Appena riesco a concentrarmi sul cibo, lei mi assesta un paio di calcetti sotto il tavolo. Alzo gli occhi e la vedo indicare con la testa verso l'altra coppia. La bionda si è chinata a raccogliere qualcosa per terra ma non capisco cosa sia.
Guardo Gaia con aria interrogativa e lei sillaba mu-tan-di-ne. Afferro al volo la parola e cerco di sbirciare fra le cosce della donna in cerca della conferma. In effetti vedo solo lembi di pelle ma nulla che assomigli a tessuto.
Il movimento nei miei pantaloni è una risposta assolutamente istintiva ed incontrollata. La temperatura nella stanza si sta alzando e quasi inizio a boccheggiare.
Rivolgo a Gaia un sorriso enigmatico ed anche un po' sornione. Quasi quasi...

Il sorriso furbetto di Luca e la scena in svolgimento sotto i nostri occhi mi mandano il sangue alla testa. Lei ha iniziato a toccarsi ed è impossibile non vederla o almeno non intuire chiaramente cosa sta facendo.Il ragazzo si agita impercettibilmente e noto con la coda dell'occhio che anche Luca fa lo stesso mentre alterna lo sguardo fra me e la bionda.
Non resisto, sfilo il piede dalla scarpa e con la punta delle dita lo sfioro in mezzo alle gambe. Accarezzo il tessuto teso dei pantaloni e mi sento un po' infastidita dal fatto che la sua eccitazione sia stata causata da lei.
Vorrei biasimarlo ma anche fra le mie cosce divampa un incendio al solo pensiero di quello che sta accadendo. Rompo tutti gli indugi e sfrutto la lunghezza della tovaglia per massaggiare la sua erezione con più insistenza.
Sopra al tavolo incrocio le mani sotto il mento e cerco di guardarlo con l'aria più falsamente innocente possibile.

Sfrontata! Non saprei come altro definirla con quel suo piedino invadente ed irriverente che mi masturba attraverso il tessuto. Sono quasi tentato di allontanarmi solo per rovinarle il giochino, invece mi spingo ancora più vicino e mi sporgo verso di lei.
Con uno sguardo malizioso le dico di imitare la bionda ma di farlo in fretta perché se non viene prima di lei...
Lascio volutamente la frase in sospeso perché so quanto odia quando faccio così, soprattutto quando le taccio l'alternativa. Tuttavia non posso che compiacermi della situazione e di come si è improvvisamente infiammata trasformando una normale cena in qualcosa di speciale.
Rispetto alla bionda Gaia ha un vantaggio: non porta le mutandine e le basta alzare la gonna per arrivare al proprio sesso già bagnato.

Che mente perversa!
Mi mordo il labbro inferiore per soffocare un gemito mentre sento la mia figa contrarsi per la voglia. Non me lo faccio ripetere e le mie dita si tuffano fra i miei umori mentre spasmi di piacere mi attraversano il corpo. Mi piego leggermente su me stessa, l'altra mano stringe il tovagliolo.
Uno spettatore poco attento potrebbe pensare che io stia male. Cercando di non farmi notare troppo lascio che le dita danzino sulla clitoride sempre più veloci e altro piacere liquido inzacchera la mia pelle. Aumenta anche la pressione del mio piede fra le gambe di Luca ma faccio fatica a gestire entrambe le cose.
L'altra ragazza probabilmente è nelle mie stesse condizioni. La mano che stringe il tovagliolo si contrae, ho il labbro che sanguina per lo sforzo di trattenere i gemiti...

Mi gusto la visione delle due donne che si stanno masturbando contemporaneamente e non nascondo che vorrei saltare in piedi e affondare fra le labbra di Gaia.
L'uomo all'altro tavolo non sembra essersi accorto di noi e un po' mi spiace perché avremmo potuto... bah, lascio da parte questi pensieri e mi concentro su Gaia che sta arrivando al culmine. Con la bionda è un testa a testa e non sono sicuro di chi sarà la vittoria. Entrambe stentano a trattenere i gemiti e prego che il cameriere si faccia gli affari suoi ancora per qualche istante.
La mia preghiera viene esaudita e riesco a godermi in santa pace l'eccitante spettacolo offerto da due orgasmi quasi contemporanei. In effetti non mi è possibile dire con certezza chi delle due sia venuta prima ma entrambe finiscono per attingere a piene mani dalla cornucopia della lussuria.

Riesco a ricompormi prima che il cameriere rientri nella saletta. Guardo Luca soddisfatta ma non appagata e gli mostro candidamente la mano, con le dita impiastricciate di umori.
So che vorrebbe gliela avvicinassi ed i suoi occhi bramosi la seguono mentre tiro fuori un fazzolettino di carta dalla borsa e la ripulisco.
"Non ho dimenticato quell'altrimenti" gli dico mentre con estrema lentezza ripiego il fazzoletto.
Più tardi ne pagherò le conseguenze ma quando mi sfida in quel modo non riesco a resistere alla tentazione di prendermi una piccola vittoria di Pirro.
Il cameriere si avvicina al nostro tavolo e ci chiede se può sparecchiare. Faccio un cenno d'assenso nonostante il mio piatto sia stato appena toccato.
Il cibo ha perso tutto il mio interesse perché bramo alzarmi da lì e tornare a casa per finire quello che abbiamo iniziato.

Grazie alla coppia arrivata dopo di noi, la cena si è trasformata nell'antipasto di quello che verrà dopo. Evidentemente io e l'altro uomo abbiamo avuto la stessa idea o abbiamo la stessa fame perché lo sento chiedere il conto adducendo una qualche scusa.
Vorrei imitarlo ma mi trattengo. Entrambi decliniamo e ne approfitto per chiedere caffè e conto mentre il moretto e la bionda scompaiono nelle strade buie di Torino. Mi sarebbe piaciuto conoscerli meglio ma pazienza, sarà per un'altra volta.
Torno a concentrarmi su Gaia e l'interessante seguito della serata. Non ho ancora pensato a nulla di preciso ma ho un paio di idee che mi ronzano nel cervello e promettono bene, almeno per me. Già, proprio una bella serata allietata da un piccantissimo imprevisto.
Pago e ci tuffiamo anche noi nella notte semi deserta della città che fu capitale. Torino è bellissima anche se spesso siamo troppo indaffarati per accorgercene ed è un vero peccato. Tengo Gaia sottobraccio e mi sembra quasi di trascinarla tanta è la voglia di arrivare ma un movimento in un vicolo buio attira la mia attenzione.

Loro sono proprio li, nascosti nella penombra del vicolo, estraniati dal mondo, i corpi avviluppati in un abbraccio che odora di lussuria. Riesco quasi a sentire il rumore delle lingue che si intrecciano, i respiri spezzati, il fruscio del tessuto che rivela la pelle.
L'uomo le infila le mani sotto la camicetta sollevando la stoffa quanto basta per intravedere la pelle di lei. Faccio un passo verso di loro, quasi ipnotizzata, con il desiderio di morderla.
Luca mi afferra e trascina fuori da quella specie di trance. Deglutisco e lo guardo implorante, sento la mia vulva fradicia e gonfia per la troppa voglia che ho di lui.
"Ti prego" lo supplico.
Lo tiro a me costringendolo ad abbassarsi quel tanto che basta per avere le sue labbra all'altezza delle mie e lo bacio. Come una ventosa inarco la schiena e aderisco al suo corpo.

Restituisco quel bacio bruciante e la trattengo dall'interferire in un momento magico che non è nostro.
Poche centinaia di metri, qualche minuto a piedi, e potremo dare libero sfogo a qualunque voglia o desiderio per sporco che sia. Tiro Gaia per un braccio e finalmente mi segue, anche se di malavoglia e po' imbronciata. Percorriamo un paio di strade pressoché vuote e inizio a realizzare che non ne vale la pena.
Poco più avanti riconosco la rientranza completamente in ombra di un garage già chiuso. Spingo Gaia con il viso contro la serranda, le metto una mano sulla bocca e le mormoro di tacere mentre con l'altra mi slaccio i pantaloni quel tanto che basta.
Prima che possa realizzare davvero cosa sta succedendo, sono già dentro di lei con tutta la fame stuzzicata da quel misero antipasto al ristorante. Mi tuffo come un assetato in quel pozzo di piacere e inizio a muovermi dentro di lei con tutto il desiderio di cui sono capace.

L'eccitazione schizza al massimo quando mi prende e mi sbatte contro la serranda. In mezzo alle gambe divampa un incendio e non ho nemmeno il tempo di dire qualcosa perché Luca è già dentro di me.
So che mi ha detto di fare silenzio ma gemo contro la sua mano, ansimo per quell'amplesso tanto voluto e finalmente accordato. Stringo le pareti del mio sesso per sentire ogni affondo, ogni ondata di piacere che ci doniamo a vicenda.
L'orgasmo cresce in me squassandomi il corpo mentre stringo istintivamente le cosce. Lui aumenta il ritmo fino a quando sento il suo membro immobilizzarsi dentro di me.
"Lo vuoi?" mi sussurra al'orecchio.
Gemo.
"S-si...."
Mi morde il collo. Mugolo.
Pochi affondi e il suo piacere mi riempie a densi fiotti. Con un sospiro mi abbandono languida al suo petto. Lui mi abbraccia e appoggia il mento sulla mia testa.
"Sei una peste, lo sai?"
"Mai quanto te che ogni volta che usciamo mi sequestri le mutandine."
Scoppiamo a ridere entrambi mentre ci avviamo verso casa con il piacere di entrambi che cola fra le mie cosce.
scritto il
2017-07-31
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