Ritornato a vivere nella casa della mia infanzia con mamma - Capitolo 4

di
genere
incesti

Finalmente arrivò Luglio, la sera prima però avevo passato alcune ore con Melo nella sua baracchetta nel campo, gli spiegai cosa doveva fare una volta arrivato a casa da noi, anche lui non vedeva l’ora di guardare una donna di 70 anni ancora in gamba, prestarsi inconsapevole a tale spettacolino. Al mio risveglio avvertivo una certa tensione in me, le gambe erano molli, e i gesti incerti al limite del tremore, facevo di tutto per non pensare a quello che sarebbe successo da li a poche ore. Passò la mattina, pranzammo, passò il primo pomeriggio, l’ora dell’appuntamento si avvicinava rapidamente, mi misi a sistemare i libri di medicina nella mia biblioteca, quando arrivò il messaggio sul cellulare, “Sono sotto casa”, mentre mamma ascoltava uno di quei inutili talkshow in tv, io apri il portone di sotto e mi misi a guardare dallo spioncino in attesa che Carmelo si palesasse li davanti, avevo già girato il pomello della porta senza far alcun rumore, eccolo, aprii velocemente la porta e Melo entrò n casa, si tolse rapidamente le scarpe, richiusi la porta alle sue spalle. Io mi spostai in salotto cercando di intavolare un discorso con mamma per distrarla ulteriormente, mentre lui si diresse subito in camera mia, dove si sarebbe potuto togliere pantaloncini, camicia e maglietta se voleva, feci passare ancora mezzora e poi dissi a mamma che era della doccia, non so perché ma quella sera fece storie voleva sentire finire la discussione su non so quale storiella amorosa di un vip, feci finta di nulla le dissi che andava bene e che sarei andato un attimo in camera mia. Quando aprii la porta era seduto sul mio letto in mutande e canotta, ero abituato a vederlo così in studio, peloso col ventre leggermente gonfio e le mutande gonfie, ma in quella situazione mi fece strano, sentii la testa come girare e iniziai a sudare sulla fronte, lui pensava fossi venuto a dirgli che era il momento, ma invece gli dovetti dire di pazientare ancora un po’, e che per esperienza si togliesse la canotta per non inzupparla di sudore dopo, intanto anche io mi tolsi pantaloncini e la maglietta restando in boxer .
“Carlo, è finita la tv”, “arrivo mamma”, mi voltai verso Melo gli feci l’occhiolino e andai da mamma, come sempre l’accompagnai in camera da letto, le chiesi cosa volesse indossare per dormire e lo preparai sul letto, andai a prendere l’accappatoio e feci entrare Carmelo nel bagno, lui si sedette davanti alla doccia, gli feci segno di spostarsi un poco più in là per lasciarmi spazio, “mio genero ha fatto proprio un bel lavoro” mi sussurrò, feci si con la testa e poi con l’accappatoio in mano tornai da mamma. “Ecco l’accappatoio, te lo lascio qui di fianco”, “grazie Carlo” rispose lei. Torni in bagno per fare segno a Melo che saremmo arrivati tra pochi istanti, infatti pronta mamma con indosso l’accappatoio la presi sotto il braccio uscimmo dalla camera, attraversammo il corridoio e arrivammo in bagno, portai mamma vicino alla doccia, sempre tenendola per la mano, feci scorrere l’acqua in attesa che raggiungesse la giusta temperatura, mamma entrò nella doccia di spalle, si tolse l’accappatoio e me lo porse, “va bene mamma, ora siediti e chiudi la doccia per non fare laghi in terra, io esco e aspetto che tu abbia finito”, “si tesoro, grazie”. Melo alla sola vista del culone di mamma aveva già problemi a tenerlo nelle mutande, con la mano cercava di spostarlo di lato, io feci la solita finta con la porta e poi a passi leggeri mi andai a sedere vicino a Carmelo. Mamma in tanto si era già seduta e ci mostrava inconsapevole tutta la sua mercanzia, i grossi penduli, il pancione e la vagina con le labbra semiaperte e schiacciate sulla seduta in muratura, Melo era già in erezione che se lo massaggiava, non avrei mai detto potesse essere così dotato, per fortuna non sfiguravo, mi tolsi i boxer e anche lui fu sorpreso di me, entrambi ci stavamo massaggiando i peni in erezione, mamma iniziò il suo spettacolo.
Prese ad insaponarsi prima un seno poi l’altro, strofinandolo e percorrendolo interamente con le mani, spostandolo e lavandosi la parte inferiore, alzandolo, strizzandolo, per poi passare all’altro e riservargli lo stesso trattamento, belli insaponati cominciò con mani lavarsi i capezzoli, come sempre li massaggiava con i palmi delle mani, fino a renderli duri e arrossati, facendoli passare tra un dito e l’altro, strizzandoli tra pollice e indice, tirandoli, Melo era visibilmente in estasi, già sudato, si passava la lingua sulle labbra di continuo, ogni tanto mi lanciava occhiate, a metà strada tra il ringraziamento e la lussuria, io gli facevo gesti con la mano di aspettare che il bello doveva ancora venire.
Mamma si spostò sotto il getto d’acqua e si risciacquo, toccava ora al pancione, con la mano insaponata si strofinava quella bianchissima, le due mani percorrevano tutto la circonferenza della pancia da fianco a fianco, ancora sotto i seni e poi alzandosi con una mano la pancetta pendula si dava una prima insaponata al pube, nel farlo le grandi labbra si sollevavano, si allargavano ancora e lasciavano vedere le piccole labbra leggermente slabbrate e la testa della clitoride, temevo che Melo a tale vista sarebbe esploso subito perdendosi il meglio, ma così non fu, sapeva bene quello che doveva ancora far vedere mamma.
Fu proprio quando lei, dopo essersi risciacquata, si rinsaponò le mani e le appoggiò tra le sue cosce, che il massaggio divenne vera e propria masturbazione, mamma si strofinava, si massaggiava, le grandi labbra che si insaponarono, entrambi istintivamente allungammo le gambe e ci inclinammo all’indietro masturbando furiosamente i nostri peni. Mamma faceva rotare le mani sulle grandi labbra, i movimenti arrivavano fino all’inguine e poi tornavo indietro, cambia il movimento, ora se le insaponava dall’alto verso il basso, e in questi movimenti alcune dita si vedevano chiaramente sparire tra la schiuma, percorrevano l’interno della sua fessura, su e giù, leggermente reclinata all’indietro con la testa sotto il getto della doccia si strofinava per bene. Poi, come si fosse ripresa, si tirò avanti, allargò le cosce e con la mano sinistra si teneva aperta la vagina mentre l’altra iniziava a lavare la parte esterna tra le grandi labbra, le dita la percorrevano su e giù per tutta la sua estensione, prima due dita, poi tre, poi quattro, su e giù su entrambi i lati, non mancando di lavare bene anche le piccole labbra, inclinandosi ulteriormente in avanti, cercando di far spazio al braccio spostando un seno, cercò di allargare quanto più possibile le labbra insinuando la mano all’interno, mulinandola all’interno per pulirsi bene, la mano si infilò ancora più a fondo, sempre più a fondo i movimenti circolatori del polso lasciavano poco spazio alla fantasia, come sempre il pollice era l’unico dito a spuntare mentre le altre 4 dita erano scomparse in quella voragine capiente, con foga ravanava l’interno del suo corpo, le altre quattro dita mulinavano vorticosamente dentro di lei e la cosa era evidente anche guardandola in volto, il colore paonazzo delle guance e del collo, la bocca aperta e il respiro affannoso, ci provava gusto a lavarsi per bene, sicuramente l’unico momento di intimità vera che ormai poteva avere voleva evidentemente goderselo tutto.
Chissà se sapendo quale spettacolo ci stesse regalando a me a Melo si sarebbe comportata ugualmente. Mamma non aveva ancora finito quando gli sguardi mio e di Carmelo si incrociarono, sapevamo entrambi che saremmo venuti in pochi istanti, così avvenne, le gambe si irrigidirono, le schiene si inclinarono appoggiandosi al muro e fiotti e fiotti di sperma saettarono sulla parte alta del doccia, quasi lo schizzo di Melo superava le pareti della doccia, sarebbe potuto ricadere su mamma e la cosa fece sorridere ed eccitare entrambi. Ormai mosci continuavamo a masturbarci, finché mamma decidesse di essersi lavata per bene la vagina, feci segno a Melo di restare fermo immobile, mentre io come sempre mi spostavo silenziosamente verso la porta, eravamo entrambi completamente sudati, io cercai con una asciugamano di darmi una sistemata, mentre Carmelo appoggiato al muro sfinito, aveva ancora il pene che gocciolava, mamma si girò e chiuse l’acqua, si alzo apri lo scorrevole della doccia, spalmando sull’altra parte dello scorrevole il nostro sperma, a tastoni trovò l’accappatoio e lo indossò. Melo vedendola in piedi, con tutta la carne muoversi, con i grossi seni ciondolare sul pancione, rinvenne in una nuova erezione, temevo che volesse alzarsi e fare qualcosa di stupido, ma così non fu, mamma mi chiamò. Attesi qualche secondo e poi aprii la porta e avvicinandomi alla doccia dissi:” finito mamma? tutto bene? l’acqua era della giusta temperatura?”, “si grazie tesoro, tutto bene, ora sto molto meglio, profumata e pulita”, gli risposi che aveva ragione e che mentre lei si cambiava in camera io sarei andato in cucina a preparare la cena. Una volta portata mamma in camera, tornai in bagno Melo si stava masturbando ancora, gli chiesi di fare presto e poi senza far rumore di tornare in camera mia a rivestirsi. Sarei dovuto tornare in bagno a pulire perché diciamo che si era addensato uno “strano odore”. Mi sentii chiamare da mamma, mentre Carmelo, risistemato e rivestito mi ringraziava sulla porta di casa, gli dissi che l’indomani mattina ci saremo visti da lui al terreno per parlarne, di farsi trovare la per 9. Lo salutai chiusi la porta e andai da mamma, la presi sotto il braccio e la portai in cucina, facendola sedere e servendole la cena, mentre mangiavamo mamma mi disse; “sai che forse le pareti della doccia dovevamo farle fare di vetro”, chiesi il perché, lei mi rispose: “con il calore dell’acqua, forse con il vapore caldo, le pareti di plastica hanno fatto strani rumori mentre finivo di lavarmi, non vorrei che il calore le rovinasse o le crepasse”, leggermente preoccupato le risposi, “no stai tranquilla è normale, un po’ magari la plastica si flette e fa rumori come piccoli colpi, ma ora mangia dai che si fredda”.
Cavolo non vorrei che il fatto di non vedere ora le faccia recuperare l’udito di un tempo.
L’indomani con una scusa, scesi dalla vicina del piano si sotto le chiesi se poteva stare a guardare mamma un paio d’ore, il tempo per una visita urgente, mi disse che non c’erano problemi, così portai mamma con l’ascensore al piano di sotto e io volai da Melo, facemmo colazione con vino e salamelle, ripensammo al giorno precedente e presi da una fortissima erezione ci masturbammo, coperti dalla baracchetta, in mezzo ai campi, uno da una parte del tavolo e l’altro dall’altra, venimmo in copiosi fiotti, spruzzando direttamente sulla terra i nostri semi.
scritto il
2017-08-12
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