Ile, la ragazza che non aspettavo arrivasse. (MIA)
di
G, S.
genere
etero
Roma è un'inferno caotico, in certe zone sembra di ritrovarsi in un alveare di case con ronzii di motori e clacson.
Sarà anche per questo che Ilenia qualche tempo fa decise di scegliere un posto più in campagna per abitazione.
Io, qualche tempo fa per permettermi i miei amati cani e un po' d'aria più fresca in estate, sfruttando l'intenzione di vendere di due cari signori pensionati che m'hanno accolto benissimo quando mi trasferì dal mio paesino, presi con mutuo questa bella casetta rustica con annesso giardino di ampie dimensioni, poco distante da una fermata dei bus e dalla pontina. In realtà sembra che sia distante dalla città ma per le mie esigenze è assolutamente il meglio possibile.
Quando pubblicai su un noto sito l'annuncio di voler affittare la parte al primo piano della casa, non ero molto convinto che avrei avuto richieste, forse m'aspettavo giusto qualche ragazzo che lavorava in zona attirato dalla possibilità di avere un'entrata autonoma o comunque una famiglia giovane, dato che parliamo di un appartamento non proprio piccolissimo. Invece, nessuna famiglia, nessun lavoratore, ma tanti studenti. Addirittura due ragazzi pugliesi mi chiesero se potevo affittarla a loro che si sarebbero divisi la somma dei 450 euro dato che per loro, con auto a disposizione, era un piacere vivere in campagna e dividere un prezzo che compreso spese non avrebbero mai trovato in città. Io accettai, firmammo il contratto e dopo poco mi ritrovai ad avere come vicini o coinquilini questi due ragazzotti: Saverio e Luca di ventidue e ventitré anni (in fondo abbiamo nemmeno sette o otto anni di differenza).
Frequentano il secondo anno in una prestigiosa università privata capitolina e sono dei gran "Magnaccia", gli ho concesso di fare qualche festa (alle quali, non nego, partecipo volentieri quando non sono fuori casa di notte per lavoro) e con tutti i ragazzi e ragazze che vedo passare devo dire che insieme a loro mi diverto anche io.
Una mattinata d'autunno, m'arriva una chiamata da Luca, con il lavoro che faccio penso subito che Diana o Cesare avessero aperto il Kennel ed in qualche modo li stavano spaventando dato che proprio piccoli cani non sono, così mi affretto a rispondere:
- "pronto, Luca. Che è stato, i cani?"
- "Giò, ma no, stanno buoni come sempre, solo che volevo chiederti una cosa"
- "Dimmi, lo sai, a disposizione"
- " Ci sarebbe una nostra amica che..." si trattenne un poco.
- " Oh, dimmi, ma che paura tieni, non sarà che ha fatto qualche danno o l'avete fatto voi? lo sai quello che faccio, non vi copro"
- "No, Giò, semplicemente l'hanno cacciata di casa senza preavviso, non aveva contratto, e adesso sta in mezzo ad una strada"
- " e questo è? ne avete ospitante tante senza chiedere e niente vi ho detto, mi fido di voi. Lasciala venire"
- "va be, allora stasera parlate"
- "oh ma l'hanno picchiata, di cosa dobbiamo parlare?" domandai stizzito, trovai strano quell'atteggiamento di segreto, che Luca, con me, non aveva mai avuto.
- "Non ti fare fisse, è solo che so come sei, su certe cose potresti innervosirti"
- "oh, Luca. Senti: o mi dici che è, se tiene cose strane nella vita, gli diamo una mano, ma non la casa, sai quello faccio"
- "No, non e questo"
- "va bene allora, ci vediamo stasera e non fare il misterioso".
Passai la giornata di lavoro manco tanto preoccupato, ma sinceramente incuriosito e al massimo pensai si trattasse di un travesto (non m'avrebbe dato problemi peraltro) e che questi avessero timore che non gli avrei permesso un poco d'ospitalità. Volendo, poi, dirla tutta, erano loro a dargliela, avevano un regolare contratto.
Arrivai a casa e mi fiondai a dar da bere e a far giocare i cani, dopo poco sentii i ragazzi aprire il cancello, richiamai Diana e Cesare e li lasciai parcheggiare nel loro posto. Nella macchina intravidi dei capelli biondi, naturalmente era la ragazza di cui mi aveva parlato Luca. I ragazzi scesero:
- Luca - " ha visto i cani, ha paura, Giò"
- "Non preoccuparti sono addestrati, rimangono vicino a me-
- Saverio - "Ilè, scendi che fai solo figure di merda" rise
Aprii la portiera lentamente, credeva che qualcosa sarebbe corso nella sua direzione. Scese.
Diedi il "Plaz" ai due bestioni e m'avvicinai verso la fontanella per lavarmi le mani, vidi che si avvicinava con un passo tremante e un leggermenta stretta tra le spalle, non ne vedevo il viso tra il sole fioco e i capelli che, ai lati, ne coprivano lo coprivano. Mi domandai perché quel passo impaurito, pensai ai cani, solo dopo imparai a conoscere che quello era il suo modo di essere.
Più si avvinava e più potevo vederla meglio, appoggiai nel cestino la carta che avevo usato per asciugarmi le mani, il suo viso seppure con occhi che non mi guardavano fisso, s'aprì in un grosso sorriso: un misto da gioia ed un minimo di vergogna o apprensione. Comunque lo trovai molto bello e le fossette sotto gli zigomi rossi rossi e quegli occhi azzurro mare erano davvero dolcissimi.
-Luca- "lei è Ilenia" allungai la mano: -"Giovanni".
la sua mano era finissima sembrava scomparire nella mia, posso assicurarvi che non strinsi con decisione, ma mi sembrò di avergli fatto del male. Si dice che una stretta di mano fa capire molto, io capì davvero poco, ma ebbi una piacevole sensazione di gioia difronte ad una femmina ed una femminilità che mi piaceva.
- Allora, ragazzi, dato che mi avete fatto sta in pensiero, è lei la ragazza misteriosa di cui mi volevate parlare? non sembra così pericolosa..." sorrisi guardandola e lei con un movimento ampio del collo scosto i lunghissimi capelli e sorridendo se ne porto un ciocca dietro l'orecchio sinistro. Che occhi, Ragazzi...
- Saverio - " niente, Giovà. Lei ha perso casa, ha la sua auto, non ha paura dei cani- rise, non sembrava affatto così, continuava a fissare i cani che intanto avevo lasciato liberi di correre per il giardino (non sono un pazzo, solo che una è una cucciolotta, l'altro un "corso" che mi capisce davvero con uno sguardo).
- Luca - "vorrebbe chiederti se puoi affittargli casa".
- Io - "Ragà, scusate cosa dovrei affittargli se la parte di sopra l'avete già voi?" mi dispiacque dire questa cosa, la volevo conoscere, parargli, mi piaceva.
- Luca - "noi abbiamo un'altra stanza sopra, ma senza il tuo permesso non possiamo, come sei fatto tu ci chiudi in camera con Cesare" rise, aveva capito, il furbo, che non volevo farla andare via.
- "Ho capito, ma poi ce la fate con le spese?"
- Saverio - "se vuoi aumentare il prezzo, va bene a tutti e tre"
- "No, ragà quale prezzo devo aumentare?!?, solo che lei e donna e sta in mezzo a tre di noi" non volevo farla andare via, si era capito, e pure lei aveva già intuito che tempo mezz'ora saremmo andati a prendere la sua roba, e sarei stato io il primo caricarmi, aveva fatto centro, che bella che era!
- " come mai sta scelta, cioè nessuna amica, nessuna casa disponibile con donne?- Chiesi a lei, ormai dovevo sentirne la voce e pure sapere chi mi stavo mettendo in casa.
-Ilenia- "no, mi hanno casciato via di casa perché la signora doveva venderla e voleva ristrutturarla- un chiaro accento toscano mi colpì.
- Luca - "non ha potuto fa niente, ieri ha dormito dal suo ragazzo in albergo, ma adesso sta senza posto dove dormire". Il fatto che avesse un ragazzo non mi diede problemi, cercavo solo il suo sguardo.
- "Luca, fai parlare lei, qui non deve avere paura di nulla- sbottai, strano, non volevo, ma l'intenzione era dare a lei, con quel fare cosi delicato, l'impressione di trovarsi di fronte ad un "uomo" e con il quale sentirsi sicura, libera. Ebbi l'impressione, poi confermata che tutto ciò non l'aveva.
-Ilenia- "Ehh, Luca hai avuto 'na brutta risposta" - sorrise - " ho sempre pagato, ma qui funziona così, via subito se non hai il contratto".
-Io- "Senti, Ilè, senza che ci giriamo intorno, se non ti fai il problema che stai con due ragazzi, e con me nella casa sotto, per me va bene, si va a prendere la roba e domani modifichiamo il contratto a loro due ed è fatta - Non volevo sapere nulla più della vicenda, doveva restare con noi, con me.
Luca e Saverio andarono sparati verso la macchine e lei li segui. Che culo!sembrava disegnato da un'artista manga, dai jeans stetti apparivano due glutei perfetti leggermente distanziati alla gambe, due mezze angurie di pelle chiara.
Li segui con la mia macchina, li aiutai, anzi feci il grosso del lavoro, ma in fondo era poca roba.
Tornati a casa, dissi loro di portare giusto il materasso sopra in modo d'avere il letto pronto e poi scendere in modo da magiare, avrei cucinato io e si sarebbe mangiato da me (da allora e quasi un'abitudine che li chiami per mangiare insieme). I ragazzi si proposero di fare loro, l'avrebbero chiamata solo per le lenzuola.
Io, mentre preparavo, domandai lei da dove venisse, del suo ragazzo. Mi rispose che era di un paese in campagna in provincia di Siena, che lavorava in uno studio commerciale, e che il suo ragazzo era un professionista, ma su questo fu molto allusiva, distante. Si notava che qualcosa non andava.
Mangiammo tutti insieme.
Ero felice come un bambino, quella femmina mi faceva stare bene, sentirla ridere alle mie battute stupide era meraviglioso. Ogni tanto le guardavo il seno dalla shirt chiara, non era enorme dato la sua altezza (ex-pallavolista) una terza a pera. Quel reggiseno in trasparenza l'avevo imparato a memoria.
Lei se ne accorse, abbassava lo sguardo verso il seno tra un sorriso ed un altro, e muovendo la testa come a far dondolare i capelli sorrideva mostrando le fossette e quel rossore sulle guance normalmente chiare.
Erano ormai la mezza, io dovevo lavorare il giorno seguente, dovevo andare a dormire per forza di cosa,ma volevo avere qualcosa di lei, Luca mi venne in aiuto:
-"Ilè, rimani il numero a Giovanni, che se è qualcosa per le carte che dovete firmare, ti chiama"
-325XXX5x78" non l'ho più dimenticato.
- Ok, segnato. Ragazzi, non fate gli stupidi, è una bella ragazza fidanzata! Io vado a dormire."
- Luca- " Ma si Giovà, ma l'acqua del bagno che userà lei sta aperta?"
- Io - "No, e peraltro è impolverato, me ne sono dimenticato"...feci come a prendere la spugna e il sapone dal lavello ma lei mi fermò: - "Tu esci presto, no?"
-Io - "si sette massimo sto fuori casa"
- "Bene, io esco verso le otto e trenta, se per te va bene, e dato che mi sembri più signore di loro" rise ed io mi gonfiai "busso e la faccio da te dopo che hai finito"
Io non potetti che rispondere "sì" e già mi eccitai a saperla nuda nel mio bagno!
i Ragazzi salirono, l'indomani rimasi la porta aperta, scrissi un messaggio ad Ilenia:"dopo chiudi la porta, non preoccuparti di come lasci, me la vedo io, BUONGIORNO" fu semplicemente la scusa per mandargli un buongiorno.
Passò più di una settimana, in cui per una scusa o per un'altra la contattavo.
Mi fece conoscere anche il suo ragazzo: dico la verità, con tutto che faceva il buffone ebbi la netta sensazione che da li a poco si sarebbero lasciati, lui parlava e lei guardava me, sorrideva alle mie attenzioni.
Un Sabato notte verso le cinque, mi ritirai dal turno in notturna e come avevo preso l'abitudine di fare quando mi ritiravo, gli mandai un messaggio con il quale gli chiedevo se avesse voglia di venire giù e stare con i cani, l'unica cosa fu che non m'accorsi che si stava parlando delle cinque del mattino e non delle sei di sera quando entrambi, normalmente, rientriamo. Mandai un altro messaggio: - "scusa è l'abitudine"
- ma di quale abitudine stai parlando?- mi rispose
- Va be, dormi, ho sbagliato- avevo come l'impressione che qualcosa non girasse come sempre, forse Luca gli aveva riferito che mi piaceva da morire o che forse da sola, semplicemente non voleva.
- "Giovanni, esageri con me, perché mi tratti cosi bene?"
- "alle volte le donne le tratto bene, e con te mi piace farlo, poi non mi sembra sia un reato se questa è la prima volta che ti lamenti. Va bene, ti lascio perdere, dormi, vado a dormire".
- "Non mi dispiace e voglio che tu lo faccia sempre, ma non voglio che poi..."
- " voglio è una parola grossa, non faccio le cose a comando, e "poi" cosa?!?...credi di essere cosi bella e cosi interessante...." mentii, ma ero nervoso, mi piaceva, e mi stava allontanando.
- "Giò, non t' arrabbiare, ho a sensazione che quando t'arrabbi sei pericoloso, mi fai paura" stava giocando con me, sapeva che ci tenevo, come la guardavo era chiaro e sapeva che dicendomi che aveva paura di me, da un lato mi sarei gonfiato (mi piace una donna che ha un poco paura) e dall'altro mi sarei calmato.
- "la smetto, ma spiegami cosa c'è?...non è normale" piazzai la mia risposta.
- " scendo, dai!..non riesco a dormire...mi coccoli?"
- "prima mi richiami e poi vuoi le coccole?" mi sentivo preso in giro, ma la quell'ultima parola mi tirò su il cazzo.
-"scendi, certo. Scendi cosi mi spieghi che succede" cercai di darmi un tono e mi riproverai di dover essere più duro quando sarebbe stata giù.
- "Arrivo, SCé!"
Bussò, gli dissi che era aperto.
- Io - "Senti che tieni, adesso sei tu la padrona, sei entrata di secco e ti sei messa di chiatto?" la mia napoletanità si fece sentire, mi dava fastidio.
Non l'avevo ancora vista, quando entrò era in un Kimono corto da donna e miei occhi caddero sulle gambe ben torite e muscolose il giusto, mi sembravano infinite...ma dissi: "ma non hai freddo? va be che la casa è calda, ma è quasi Dicembre".
Lei guadandomi seduto a gambe divaricate sul divano mentre accarezzavo Diana - "Bhe nemmeno tu hai freddo, sei in pantaloncini"-
- "ma tu sei femmina, sei più deboluccia" cercavo di farla sentire femmina, era come se capissi che quello voleva
-"eh siiiiiii...come nooo" sorrise, ma in fondo mi diede ragione.
M'accorsi che continuava a guardarmi l'addome (tanti anni di sport sono serviti) e si sedette, vicino a me, accavallo le gambe, la guardai.
Rimanemmo in silenzio per un poco e la osservai aprire lievemente la bocca, non parlava, gli accarezzai il viso e la baciai, non si scostò, anzi, inizio a passarmi le dita sugli addominali come fossero scalini.
Non fu un bacio da troia, né un bacio da fidanzati che finalmente incontrano le lingue la prima volta. Quando si staccò e chinò il capo in giù a poca distanza dal mio naso tendomi la mascella in una mano, ebbi come l'impressione che si sentiva protetta.
-Senti sono le sei e passa, metto Diana (che si era appisolata ,la cucciola, ai miei piedi) nel kennel, e vieni a dormire con me, tanto domani non lavoriamo entrambi"
-No, dai!" con voce sottile, voleva farsi pregare un po'.
le presi la mano tirandola a me, già alzato e con Diana sotto l'altro braccio:
- "Allora?"
-"Si" leggero, chinando il capo e coprendosi con i capelli il volto che s'era sicuramente arrossito. Misi Diana a dormire.
Si sedette sul letto e mi strinse forte mentre io era ancora in piedi, mi riempì di complimenti: sul fisico, sulla barba, sugli occhi e inizio a baciarmi gli addominali, scendeva. Il cazzo dai pantaloncini leggeri gli era ormai alla gola,tirando l'elastico con i denti lo tirò fuori e inizio a leccarlo tutto intorno, si teneva i capelli con una mano e con l'altra mi segava.
Quella mano lunga e liscia era un sollievo per il mio cazzo che pompava sangue alla cappella.
Calandomi gli sciolsi il kimono e quello che vidi stava già facendomi venire: il seno nudo con capezzoli lunghi e turgidi d'un rosa chiaro, pancia piatta e fighetta con un solo filo di pelo biondo. sapeva che sarebbe finita a letto, era scesa con il semplice Kimono a coprire il copro nudo.
la stesi sulla schiena e inizia a leccarla ovunque, si stringeva le labbra mentre gli stringevo i capezzoli turgidi e le leccavo dal seno alle ascelle, che bella che è!
Mi tirò su di lei è accolse il mio cazzo tra le labbra ed io le leccavo la figa stretta e magra, strinsi il clitoride tra le labbra e iniziai a succhiarlo. Era un fiume, venne lanciando uno stridulo urlo di piacere, Cesare Abbaiò!
Si distese, forse credeva che avessi finito, mi girai - "che c'è?"
-" era da tempo che no venivo con un uomo, mi toccavo da sola e tu non mi hai nemmeno infilato il cazzo in figa, bravo" trasalii, che complimento avevo ricevuto!
-Si ma adesso voglio venire anche io" la guardai sornione
- " certo, omone! stenditi"
Così feci ed inizio a segarmi guardandomi negli occhi, la spingevo a salire su di me, ma non rispondeva ai miei attacchi, glielo volevo ficcare dentro la fessa, ma lei continuava a guardarmi, arrossita e con quella bocca aperta e vogliosa, diritto negli occhi, mentre scendeva lungo tutta l'asta, schizzai tanto sperma e la colpì su una guancia, rise e mi bacio.
Ci lavammo e rimettemmo a letto che il sole era già salito.
Non dormimmo molto, quando ci appisolavamo, dopo poco iniziavo a toccarla, mi aveva messo una volga immensa e forse mi aveva tra le mani.
La mattina tarda ci vestimmo, uscimmo con i cani e lei fu sorridente sempre, io ero perso.
A pranzo, mentre i ragazzi, erano in giro per Roma, parlammo di tutto.
Scoprì che a prima acchitto gli davo sicurezza, che si sentiva bene con me, ma sapeva che c'era qualcosa che la impauriva ed altro che invece la eccitava.
Credo fosse la stessa cosa, da un lato aveva paura del controllo che potevo avere su di lei, dall'altro lato gli piaceva.
Non avevo capito benissimo, la mia era solo una sensazione, ma volevo sfatarla.
Mi confessò che non l'aveva mai preso nel culo, che non amava ingoiare, ma che con i giusti modi forse sarebbe diventata la peggiore di tutte, almeno con chi riusciva a prenderla in un certo modo.
Capi che toccava a me, voleva sicurezza, durezza e gentilezza nello stesso tempo, troppo direte voi.
No, cercava un uomo, uno che durante il giorno era amorevole e attento, ma la notte la trattasse da femmina, come la sua femmina.
Verso le sei gli preparai un caffè. Lei si era svegliata da poco da un pisolino leggero sulle mie gambe.
Misi del cioccolato in un piccolo cestino e glielo portai: dimostravo attenzione senza esagerare, ma ero pur convinto di volere vedere se avevo capito tutto.
Mi sedetti mi baciò per ringraziarmi della giornata e del caffè, lo prese.
Gli accarezzai un orecchio e la baciai con calma, volevo assicurarmi che era come credevo, piano per poi aumentare d'intensità e tentarla, metterla in condizione di fare davvero tutto l'immaginabile, d'essere MIA sotto ogni punto di vista.
Subito si sciolse alla dolcezza, iniziò ad accarezzarmi il cazzo dai pantaloni, le cinsi la vita e iniziai con un polpastrello, delicatamente, ad accarezzargli la clitoride.
-"Sei femmina, tu"
-"Grazie" e me lo tirò fuori, segandomi mi guardava, voleva che facessi e dicessi qualcosa,voleva sapere dove stavamo iniziando ad andare.
Mi alzai,-"Succhia"- in tono deciso. Sorrise, stava andando come voleva e come credevo, inizio a succhiarmelo ed io la spinsi verso il divano, gli tenni i capelli con una mano e iniziai a spingere il membro nella sua bocca ferma e aperta, gli scopavo la bocca e lei mi guardava, lo tirai fuori, sussurrai - "MIa" - deglutendo emise un suono di piacere.
Non volevo scoparla non era il momento, ci sarebbe stato il tempo e ci sarebbe stata lei, ma l'ansia di osare un po' c'era: iniziai a sbattergli in cazzo in faccia, lei mi guardava, deglutiva.
Alternando, gli sbattevo il cazzo sulla guancia e e glielo infilavo in bocca, qualche volta spingevo forte come a strozzargli il respiro. Trasalivo.
-Toccati-
Scese i pantaloni e le mutandine e si tocco il clitoride, mi piaceva vederla cosi...dopo qualche minuto sussultò, la stesi sulla schiena, iniziai a masturbarla io, le dita nella figa bagnata e stretta e lei che mi guardava segarmi in ginocchio su di un lato del divano, mi fecero venire, gli schizzai sulla pancia piatta e mi senti liberato.
Iniziò a segarmi per far uscire tutto il contenuto strusciando il cazzo sulla pancia.
Si alzò: - Sai che hai un bel cazzone - rise e se ne andò al bagno.
Continua...
Scusate l'essere troppo lunga
Sarà anche per questo che Ilenia qualche tempo fa decise di scegliere un posto più in campagna per abitazione.
Io, qualche tempo fa per permettermi i miei amati cani e un po' d'aria più fresca in estate, sfruttando l'intenzione di vendere di due cari signori pensionati che m'hanno accolto benissimo quando mi trasferì dal mio paesino, presi con mutuo questa bella casetta rustica con annesso giardino di ampie dimensioni, poco distante da una fermata dei bus e dalla pontina. In realtà sembra che sia distante dalla città ma per le mie esigenze è assolutamente il meglio possibile.
Quando pubblicai su un noto sito l'annuncio di voler affittare la parte al primo piano della casa, non ero molto convinto che avrei avuto richieste, forse m'aspettavo giusto qualche ragazzo che lavorava in zona attirato dalla possibilità di avere un'entrata autonoma o comunque una famiglia giovane, dato che parliamo di un appartamento non proprio piccolissimo. Invece, nessuna famiglia, nessun lavoratore, ma tanti studenti. Addirittura due ragazzi pugliesi mi chiesero se potevo affittarla a loro che si sarebbero divisi la somma dei 450 euro dato che per loro, con auto a disposizione, era un piacere vivere in campagna e dividere un prezzo che compreso spese non avrebbero mai trovato in città. Io accettai, firmammo il contratto e dopo poco mi ritrovai ad avere come vicini o coinquilini questi due ragazzotti: Saverio e Luca di ventidue e ventitré anni (in fondo abbiamo nemmeno sette o otto anni di differenza).
Frequentano il secondo anno in una prestigiosa università privata capitolina e sono dei gran "Magnaccia", gli ho concesso di fare qualche festa (alle quali, non nego, partecipo volentieri quando non sono fuori casa di notte per lavoro) e con tutti i ragazzi e ragazze che vedo passare devo dire che insieme a loro mi diverto anche io.
Una mattinata d'autunno, m'arriva una chiamata da Luca, con il lavoro che faccio penso subito che Diana o Cesare avessero aperto il Kennel ed in qualche modo li stavano spaventando dato che proprio piccoli cani non sono, così mi affretto a rispondere:
- "pronto, Luca. Che è stato, i cani?"
- "Giò, ma no, stanno buoni come sempre, solo che volevo chiederti una cosa"
- "Dimmi, lo sai, a disposizione"
- " Ci sarebbe una nostra amica che..." si trattenne un poco.
- " Oh, dimmi, ma che paura tieni, non sarà che ha fatto qualche danno o l'avete fatto voi? lo sai quello che faccio, non vi copro"
- "No, Giò, semplicemente l'hanno cacciata di casa senza preavviso, non aveva contratto, e adesso sta in mezzo ad una strada"
- " e questo è? ne avete ospitante tante senza chiedere e niente vi ho detto, mi fido di voi. Lasciala venire"
- "va be, allora stasera parlate"
- "oh ma l'hanno picchiata, di cosa dobbiamo parlare?" domandai stizzito, trovai strano quell'atteggiamento di segreto, che Luca, con me, non aveva mai avuto.
- "Non ti fare fisse, è solo che so come sei, su certe cose potresti innervosirti"
- "oh, Luca. Senti: o mi dici che è, se tiene cose strane nella vita, gli diamo una mano, ma non la casa, sai quello faccio"
- "No, non e questo"
- "va bene allora, ci vediamo stasera e non fare il misterioso".
Passai la giornata di lavoro manco tanto preoccupato, ma sinceramente incuriosito e al massimo pensai si trattasse di un travesto (non m'avrebbe dato problemi peraltro) e che questi avessero timore che non gli avrei permesso un poco d'ospitalità. Volendo, poi, dirla tutta, erano loro a dargliela, avevano un regolare contratto.
Arrivai a casa e mi fiondai a dar da bere e a far giocare i cani, dopo poco sentii i ragazzi aprire il cancello, richiamai Diana e Cesare e li lasciai parcheggiare nel loro posto. Nella macchina intravidi dei capelli biondi, naturalmente era la ragazza di cui mi aveva parlato Luca. I ragazzi scesero:
- Luca - " ha visto i cani, ha paura, Giò"
- "Non preoccuparti sono addestrati, rimangono vicino a me-
- Saverio - "Ilè, scendi che fai solo figure di merda" rise
Aprii la portiera lentamente, credeva che qualcosa sarebbe corso nella sua direzione. Scese.
Diedi il "Plaz" ai due bestioni e m'avvicinai verso la fontanella per lavarmi le mani, vidi che si avvicinava con un passo tremante e un leggermenta stretta tra le spalle, non ne vedevo il viso tra il sole fioco e i capelli che, ai lati, ne coprivano lo coprivano. Mi domandai perché quel passo impaurito, pensai ai cani, solo dopo imparai a conoscere che quello era il suo modo di essere.
Più si avvinava e più potevo vederla meglio, appoggiai nel cestino la carta che avevo usato per asciugarmi le mani, il suo viso seppure con occhi che non mi guardavano fisso, s'aprì in un grosso sorriso: un misto da gioia ed un minimo di vergogna o apprensione. Comunque lo trovai molto bello e le fossette sotto gli zigomi rossi rossi e quegli occhi azzurro mare erano davvero dolcissimi.
-Luca- "lei è Ilenia" allungai la mano: -"Giovanni".
la sua mano era finissima sembrava scomparire nella mia, posso assicurarvi che non strinsi con decisione, ma mi sembrò di avergli fatto del male. Si dice che una stretta di mano fa capire molto, io capì davvero poco, ma ebbi una piacevole sensazione di gioia difronte ad una femmina ed una femminilità che mi piaceva.
- Allora, ragazzi, dato che mi avete fatto sta in pensiero, è lei la ragazza misteriosa di cui mi volevate parlare? non sembra così pericolosa..." sorrisi guardandola e lei con un movimento ampio del collo scosto i lunghissimi capelli e sorridendo se ne porto un ciocca dietro l'orecchio sinistro. Che occhi, Ragazzi...
- Saverio - " niente, Giovà. Lei ha perso casa, ha la sua auto, non ha paura dei cani- rise, non sembrava affatto così, continuava a fissare i cani che intanto avevo lasciato liberi di correre per il giardino (non sono un pazzo, solo che una è una cucciolotta, l'altro un "corso" che mi capisce davvero con uno sguardo).
- Luca - "vorrebbe chiederti se puoi affittargli casa".
- Io - "Ragà, scusate cosa dovrei affittargli se la parte di sopra l'avete già voi?" mi dispiacque dire questa cosa, la volevo conoscere, parargli, mi piaceva.
- Luca - "noi abbiamo un'altra stanza sopra, ma senza il tuo permesso non possiamo, come sei fatto tu ci chiudi in camera con Cesare" rise, aveva capito, il furbo, che non volevo farla andare via.
- "Ho capito, ma poi ce la fate con le spese?"
- Saverio - "se vuoi aumentare il prezzo, va bene a tutti e tre"
- "No, ragà quale prezzo devo aumentare?!?, solo che lei e donna e sta in mezzo a tre di noi" non volevo farla andare via, si era capito, e pure lei aveva già intuito che tempo mezz'ora saremmo andati a prendere la sua roba, e sarei stato io il primo caricarmi, aveva fatto centro, che bella che era!
- " come mai sta scelta, cioè nessuna amica, nessuna casa disponibile con donne?- Chiesi a lei, ormai dovevo sentirne la voce e pure sapere chi mi stavo mettendo in casa.
-Ilenia- "no, mi hanno casciato via di casa perché la signora doveva venderla e voleva ristrutturarla- un chiaro accento toscano mi colpì.
- Luca - "non ha potuto fa niente, ieri ha dormito dal suo ragazzo in albergo, ma adesso sta senza posto dove dormire". Il fatto che avesse un ragazzo non mi diede problemi, cercavo solo il suo sguardo.
- "Luca, fai parlare lei, qui non deve avere paura di nulla- sbottai, strano, non volevo, ma l'intenzione era dare a lei, con quel fare cosi delicato, l'impressione di trovarsi di fronte ad un "uomo" e con il quale sentirsi sicura, libera. Ebbi l'impressione, poi confermata che tutto ciò non l'aveva.
-Ilenia- "Ehh, Luca hai avuto 'na brutta risposta" - sorrise - " ho sempre pagato, ma qui funziona così, via subito se non hai il contratto".
-Io- "Senti, Ilè, senza che ci giriamo intorno, se non ti fai il problema che stai con due ragazzi, e con me nella casa sotto, per me va bene, si va a prendere la roba e domani modifichiamo il contratto a loro due ed è fatta - Non volevo sapere nulla più della vicenda, doveva restare con noi, con me.
Luca e Saverio andarono sparati verso la macchine e lei li segui. Che culo!sembrava disegnato da un'artista manga, dai jeans stetti apparivano due glutei perfetti leggermente distanziati alla gambe, due mezze angurie di pelle chiara.
Li segui con la mia macchina, li aiutai, anzi feci il grosso del lavoro, ma in fondo era poca roba.
Tornati a casa, dissi loro di portare giusto il materasso sopra in modo d'avere il letto pronto e poi scendere in modo da magiare, avrei cucinato io e si sarebbe mangiato da me (da allora e quasi un'abitudine che li chiami per mangiare insieme). I ragazzi si proposero di fare loro, l'avrebbero chiamata solo per le lenzuola.
Io, mentre preparavo, domandai lei da dove venisse, del suo ragazzo. Mi rispose che era di un paese in campagna in provincia di Siena, che lavorava in uno studio commerciale, e che il suo ragazzo era un professionista, ma su questo fu molto allusiva, distante. Si notava che qualcosa non andava.
Mangiammo tutti insieme.
Ero felice come un bambino, quella femmina mi faceva stare bene, sentirla ridere alle mie battute stupide era meraviglioso. Ogni tanto le guardavo il seno dalla shirt chiara, non era enorme dato la sua altezza (ex-pallavolista) una terza a pera. Quel reggiseno in trasparenza l'avevo imparato a memoria.
Lei se ne accorse, abbassava lo sguardo verso il seno tra un sorriso ed un altro, e muovendo la testa come a far dondolare i capelli sorrideva mostrando le fossette e quel rossore sulle guance normalmente chiare.
Erano ormai la mezza, io dovevo lavorare il giorno seguente, dovevo andare a dormire per forza di cosa,ma volevo avere qualcosa di lei, Luca mi venne in aiuto:
-"Ilè, rimani il numero a Giovanni, che se è qualcosa per le carte che dovete firmare, ti chiama"
-325XXX5x78" non l'ho più dimenticato.
- Ok, segnato. Ragazzi, non fate gli stupidi, è una bella ragazza fidanzata! Io vado a dormire."
- Luca- " Ma si Giovà, ma l'acqua del bagno che userà lei sta aperta?"
- Io - "No, e peraltro è impolverato, me ne sono dimenticato"...feci come a prendere la spugna e il sapone dal lavello ma lei mi fermò: - "Tu esci presto, no?"
-Io - "si sette massimo sto fuori casa"
- "Bene, io esco verso le otto e trenta, se per te va bene, e dato che mi sembri più signore di loro" rise ed io mi gonfiai "busso e la faccio da te dopo che hai finito"
Io non potetti che rispondere "sì" e già mi eccitai a saperla nuda nel mio bagno!
i Ragazzi salirono, l'indomani rimasi la porta aperta, scrissi un messaggio ad Ilenia:"dopo chiudi la porta, non preoccuparti di come lasci, me la vedo io, BUONGIORNO" fu semplicemente la scusa per mandargli un buongiorno.
Passò più di una settimana, in cui per una scusa o per un'altra la contattavo.
Mi fece conoscere anche il suo ragazzo: dico la verità, con tutto che faceva il buffone ebbi la netta sensazione che da li a poco si sarebbero lasciati, lui parlava e lei guardava me, sorrideva alle mie attenzioni.
Un Sabato notte verso le cinque, mi ritirai dal turno in notturna e come avevo preso l'abitudine di fare quando mi ritiravo, gli mandai un messaggio con il quale gli chiedevo se avesse voglia di venire giù e stare con i cani, l'unica cosa fu che non m'accorsi che si stava parlando delle cinque del mattino e non delle sei di sera quando entrambi, normalmente, rientriamo. Mandai un altro messaggio: - "scusa è l'abitudine"
- ma di quale abitudine stai parlando?- mi rispose
- Va be, dormi, ho sbagliato- avevo come l'impressione che qualcosa non girasse come sempre, forse Luca gli aveva riferito che mi piaceva da morire o che forse da sola, semplicemente non voleva.
- "Giovanni, esageri con me, perché mi tratti cosi bene?"
- "alle volte le donne le tratto bene, e con te mi piace farlo, poi non mi sembra sia un reato se questa è la prima volta che ti lamenti. Va bene, ti lascio perdere, dormi, vado a dormire".
- "Non mi dispiace e voglio che tu lo faccia sempre, ma non voglio che poi..."
- " voglio è una parola grossa, non faccio le cose a comando, e "poi" cosa?!?...credi di essere cosi bella e cosi interessante...." mentii, ma ero nervoso, mi piaceva, e mi stava allontanando.
- "Giò, non t' arrabbiare, ho a sensazione che quando t'arrabbi sei pericoloso, mi fai paura" stava giocando con me, sapeva che ci tenevo, come la guardavo era chiaro e sapeva che dicendomi che aveva paura di me, da un lato mi sarei gonfiato (mi piace una donna che ha un poco paura) e dall'altro mi sarei calmato.
- "la smetto, ma spiegami cosa c'è?...non è normale" piazzai la mia risposta.
- " scendo, dai!..non riesco a dormire...mi coccoli?"
- "prima mi richiami e poi vuoi le coccole?" mi sentivo preso in giro, ma la quell'ultima parola mi tirò su il cazzo.
-"scendi, certo. Scendi cosi mi spieghi che succede" cercai di darmi un tono e mi riproverai di dover essere più duro quando sarebbe stata giù.
- "Arrivo, SCé!"
Bussò, gli dissi che era aperto.
- Io - "Senti che tieni, adesso sei tu la padrona, sei entrata di secco e ti sei messa di chiatto?" la mia napoletanità si fece sentire, mi dava fastidio.
Non l'avevo ancora vista, quando entrò era in un Kimono corto da donna e miei occhi caddero sulle gambe ben torite e muscolose il giusto, mi sembravano infinite...ma dissi: "ma non hai freddo? va be che la casa è calda, ma è quasi Dicembre".
Lei guadandomi seduto a gambe divaricate sul divano mentre accarezzavo Diana - "Bhe nemmeno tu hai freddo, sei in pantaloncini"-
- "ma tu sei femmina, sei più deboluccia" cercavo di farla sentire femmina, era come se capissi che quello voleva
-"eh siiiiiii...come nooo" sorrise, ma in fondo mi diede ragione.
M'accorsi che continuava a guardarmi l'addome (tanti anni di sport sono serviti) e si sedette, vicino a me, accavallo le gambe, la guardai.
Rimanemmo in silenzio per un poco e la osservai aprire lievemente la bocca, non parlava, gli accarezzai il viso e la baciai, non si scostò, anzi, inizio a passarmi le dita sugli addominali come fossero scalini.
Non fu un bacio da troia, né un bacio da fidanzati che finalmente incontrano le lingue la prima volta. Quando si staccò e chinò il capo in giù a poca distanza dal mio naso tendomi la mascella in una mano, ebbi come l'impressione che si sentiva protetta.
-Senti sono le sei e passa, metto Diana (che si era appisolata ,la cucciola, ai miei piedi) nel kennel, e vieni a dormire con me, tanto domani non lavoriamo entrambi"
-No, dai!" con voce sottile, voleva farsi pregare un po'.
le presi la mano tirandola a me, già alzato e con Diana sotto l'altro braccio:
- "Allora?"
-"Si" leggero, chinando il capo e coprendosi con i capelli il volto che s'era sicuramente arrossito. Misi Diana a dormire.
Si sedette sul letto e mi strinse forte mentre io era ancora in piedi, mi riempì di complimenti: sul fisico, sulla barba, sugli occhi e inizio a baciarmi gli addominali, scendeva. Il cazzo dai pantaloncini leggeri gli era ormai alla gola,tirando l'elastico con i denti lo tirò fuori e inizio a leccarlo tutto intorno, si teneva i capelli con una mano e con l'altra mi segava.
Quella mano lunga e liscia era un sollievo per il mio cazzo che pompava sangue alla cappella.
Calandomi gli sciolsi il kimono e quello che vidi stava già facendomi venire: il seno nudo con capezzoli lunghi e turgidi d'un rosa chiaro, pancia piatta e fighetta con un solo filo di pelo biondo. sapeva che sarebbe finita a letto, era scesa con il semplice Kimono a coprire il copro nudo.
la stesi sulla schiena e inizia a leccarla ovunque, si stringeva le labbra mentre gli stringevo i capezzoli turgidi e le leccavo dal seno alle ascelle, che bella che è!
Mi tirò su di lei è accolse il mio cazzo tra le labbra ed io le leccavo la figa stretta e magra, strinsi il clitoride tra le labbra e iniziai a succhiarlo. Era un fiume, venne lanciando uno stridulo urlo di piacere, Cesare Abbaiò!
Si distese, forse credeva che avessi finito, mi girai - "che c'è?"
-" era da tempo che no venivo con un uomo, mi toccavo da sola e tu non mi hai nemmeno infilato il cazzo in figa, bravo" trasalii, che complimento avevo ricevuto!
-Si ma adesso voglio venire anche io" la guardai sornione
- " certo, omone! stenditi"
Così feci ed inizio a segarmi guardandomi negli occhi, la spingevo a salire su di me, ma non rispondeva ai miei attacchi, glielo volevo ficcare dentro la fessa, ma lei continuava a guardarmi, arrossita e con quella bocca aperta e vogliosa, diritto negli occhi, mentre scendeva lungo tutta l'asta, schizzai tanto sperma e la colpì su una guancia, rise e mi bacio.
Ci lavammo e rimettemmo a letto che il sole era già salito.
Non dormimmo molto, quando ci appisolavamo, dopo poco iniziavo a toccarla, mi aveva messo una volga immensa e forse mi aveva tra le mani.
La mattina tarda ci vestimmo, uscimmo con i cani e lei fu sorridente sempre, io ero perso.
A pranzo, mentre i ragazzi, erano in giro per Roma, parlammo di tutto.
Scoprì che a prima acchitto gli davo sicurezza, che si sentiva bene con me, ma sapeva che c'era qualcosa che la impauriva ed altro che invece la eccitava.
Credo fosse la stessa cosa, da un lato aveva paura del controllo che potevo avere su di lei, dall'altro lato gli piaceva.
Non avevo capito benissimo, la mia era solo una sensazione, ma volevo sfatarla.
Mi confessò che non l'aveva mai preso nel culo, che non amava ingoiare, ma che con i giusti modi forse sarebbe diventata la peggiore di tutte, almeno con chi riusciva a prenderla in un certo modo.
Capi che toccava a me, voleva sicurezza, durezza e gentilezza nello stesso tempo, troppo direte voi.
No, cercava un uomo, uno che durante il giorno era amorevole e attento, ma la notte la trattasse da femmina, come la sua femmina.
Verso le sei gli preparai un caffè. Lei si era svegliata da poco da un pisolino leggero sulle mie gambe.
Misi del cioccolato in un piccolo cestino e glielo portai: dimostravo attenzione senza esagerare, ma ero pur convinto di volere vedere se avevo capito tutto.
Mi sedetti mi baciò per ringraziarmi della giornata e del caffè, lo prese.
Gli accarezzai un orecchio e la baciai con calma, volevo assicurarmi che era come credevo, piano per poi aumentare d'intensità e tentarla, metterla in condizione di fare davvero tutto l'immaginabile, d'essere MIA sotto ogni punto di vista.
Subito si sciolse alla dolcezza, iniziò ad accarezzarmi il cazzo dai pantaloni, le cinsi la vita e iniziai con un polpastrello, delicatamente, ad accarezzargli la clitoride.
-"Sei femmina, tu"
-"Grazie" e me lo tirò fuori, segandomi mi guardava, voleva che facessi e dicessi qualcosa,voleva sapere dove stavamo iniziando ad andare.
Mi alzai,-"Succhia"- in tono deciso. Sorrise, stava andando come voleva e come credevo, inizio a succhiarmelo ed io la spinsi verso il divano, gli tenni i capelli con una mano e iniziai a spingere il membro nella sua bocca ferma e aperta, gli scopavo la bocca e lei mi guardava, lo tirai fuori, sussurrai - "MIa" - deglutendo emise un suono di piacere.
Non volevo scoparla non era il momento, ci sarebbe stato il tempo e ci sarebbe stata lei, ma l'ansia di osare un po' c'era: iniziai a sbattergli in cazzo in faccia, lei mi guardava, deglutiva.
Alternando, gli sbattevo il cazzo sulla guancia e e glielo infilavo in bocca, qualche volta spingevo forte come a strozzargli il respiro. Trasalivo.
-Toccati-
Scese i pantaloni e le mutandine e si tocco il clitoride, mi piaceva vederla cosi...dopo qualche minuto sussultò, la stesi sulla schiena, iniziai a masturbarla io, le dita nella figa bagnata e stretta e lei che mi guardava segarmi in ginocchio su di un lato del divano, mi fecero venire, gli schizzai sulla pancia piatta e mi senti liberato.
Iniziò a segarmi per far uscire tutto il contenuto strusciando il cazzo sulla pancia.
Si alzò: - Sai che hai un bel cazzone - rise e se ne andò al bagno.
Continua...
Scusate l'essere troppo lunga
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