Sarde a Miami III - Guerra tra bande (prima parte)
di
Orlando
genere
dominazione
Forse fu il fatto che entrambe non riposarono sopra un letto ormai da settimane ma dopo aver fatto divertire Paco coi loro corpi Laura e Valeria si addormentarono pesantemente su quel vecchio materasso all'interno del furgone.
Valeria si svegliò scoprendo di avere Laura sopra di sé rivolta con la testa verso le sue cosce, la prima cosa che vide Valeria alzando un po'la testa erano le grandi chiappe della donna messe sopra il suo petto. Valeria volle svegliarla chiamandola a bassa voce, quando si stava apprestando a prenderla per i fianchi per spostarla da sé Laura si svegliò stupendosi di trovarsi sopra Valeria con la faccia tra le sue cosce. Alzò la schiena finendo per mettere il suo culone in faccia a Valeria. Laura se ne accorse ed arrossì di botto.
Mentre si rivestirono non riuscirono a non pensare a quel risveglio, quel 69 che nessuna delle due ricordò di aver voluto.
-*Come ci siamo finite in quella posizione?*-chiese Valeria.
-*Non lo so, non lo voglio sapere e non lo voglio neppure immaginare.* rispose Laura che stava ancora cercando le sue mutande nel caos del furgone di Paco.
Già, Paco. Dov'era Paco?
Quando si rimisero tutto ciò che ebbero addosso la sera prima aprirono il portellone del furgone. Si aspettarono di trovare il retro della Global Sight dove il veicolo era parcheggiato, pensarono di andare a fare rapporto a Rochelle Davis sulla notte trascorsa con l'uomo ma fu subito chiaro che non fossero più nella zona di Miami degli uffici di Downtown.
-*E adesso dove cazzo siamo finite?*-si domandò Laura ad alta voce.
Il furgone si trovava abbandonato in una strada di un quartiere povero formato da singole case con giardinetto che avevano un aspetto parecchio degradato. C'erano abitanti dalle facce poco raccomandabili affacciati ad alcune finestre. Laura e Valeria quasi tornarono dentro al furgone per nascondersi da quegli sguardi minacciosi. Erano conciate come due troie con il reggiseno in bella vista dopo che Rochelle la sera prima apportò modifiche al loro look. Era solo questione di tempo, alcuni degli uomini affacciati si sarebbero certamente avvicinati per chiedere quanto loro due volessero per prendere cazzi in bocca o peggio ancora le avrebbero prese con la forza.
Entrambe ne erano consapevoli e rabbrividirono al solo pensiero.
Vollero capire dove fossero finite. Lo smartphone di Laura era scarico, Valeria non ebbe il coraggio di accendere il suo cellulare da quando Salinas la forzò a scrivere il suo numero sul vetro degli uffici aeroportuali. Lo accese. Valeria ricevette 203 notifiche nelle ultime settimane, su S-TalkChat le arrivarono insulti, apprezzamenti volgari e foto di cazzi con la cappella bene in vista. Ebbe un forte impulso a spegnere di nuovo lo smartphone ma non poteva doveva sapere dove si trovassero.
Il gps indicò che si trovavano nella zona di Miami chiamata Opa Locka. Laura si ricordò delle informazioni che raccolse su Internet prima di partire. Opa Locka era in assoluto la zona più pericolosa della città. Non c'era alcun motivo valido per consigliare ad un turista una zona con un tasso di criminalità così elevato.
Valeria e Laura consultarono lo schermo dello smartphone finché il rumore di un prepotente rombo di motore non attirò la loro attenzione. Una macchina appariscente e senza tettuccio si stava avvicinando, una rumorosissima low rider procedeva verso di loro a velocità moderata. Quando il veicolo fu più vicino riconobbero Paco seduto sul posto dietro con due sconosciuti davanti.
La macchina si fermò affianco al furgone e caricò entrambe nei sedili posteriori affianco a Paco.
*******************
Giunsero dentro un capannone industriale dismesso trasformato in un'autorimessa, Laura e Valeria videro coloratissimi murales alle pareti, tanti uomini palestrati, sudati ed tatuati presi ad apportare modifiche ad auto quasi certamente rubate.
Le due capirono presto perché Paco le avesse trascinate ad Opa Locka.
Paco era membro di questa banda di latinos, i Perros Rojos ma fino ad allora non fu ammesso a pieno titolo nella gang in quanto non ritenuto abbastanza uomo. Ora che aveva Laura e Valeria a sua completa disposizione poteva dimostrare alla sua gente di che pasta fosse fatto.
-*¿Qué? Paco con dos mujeres?*-il vecchio Carlos fu stupetatto quando lo vide. Carlos era la guida dei Perros Rojos, le gang latine scelgono spesso un capo anziano perché considerato più saggio.
Paco volle stupirlo subito. Prese di peso Valeria dalla macchina, se la caricò su una spalla e la tenne per le gambe finché non la mise senza tanti complimenti su un bancone di legno usato per appoggiare gli attrezzi da meccanico, le sfilo shorts e mutande mentre il suo grosso cazzo già svettava fuori dai pantaloni.
Carlos era vecchio ma aveva ancora una gran voglia di fare sesso. Vide Laura sola lasciata sola su quell’auto e non seppe resistere. La prese per una caviglia trascinandola fuori dalla macchina, fu fortunata che il pavimento del capannone fu liscio, tentò una lieve resistenza ma il suo corpo strisciò inesorabilmente fino a quel lungo tavolaccio di legno, Carlos mise Laura sul lato opposto. Si misero come a "capotavola" per scoparsele assieme.
Questo arzillo capobanda avrá avuto circa 70 anni. Laura provò un forte disagio, quell'uomo avrebbe tranquillamente potuto avere l'età di suo padre.
Laura vide il cazzo di Carlos, era dritto con la cappella molto larga che pareva davvero un fungo, tanto che quando l'uomo la spinse dentro la figa già dalle prime stantuffate Laura la sentì in tutta la sua ampiezza. Le sue palle erano coperte da una selva sterminata di lunghi peli, Laura sentì quanto fossero ispidi. Carlos continuò a ficcarglielo tenendola sdraiata sul bancone di legno, le tenne le gambe verso l'alto, gli piacquero molto quelle cosce burrose e con un po' di cellulite. Ma non era la sua poizione preferita.
-*Io devo farlo alla mia maniera, da vero perro* disse Carlos a sé stesso.
All'improvviso si fermò, arretrò e sguaino due grossi coltellacci. Laura si spaventò al punto che pensò la volesse ammazzare.
Tump
L'uomo conficcò il primo coltello sul bancone alla destra di Laura.
Laura si voltò terrorizzata a guardare i 20 cm di lama all'altezza delle sue tempie, si impietrì finché l'uomo non ficcò l'altro coltellacio nel lato opposto.
Tump
Laura fece destra-sinistra con lo sguardo più volte col cuore in gola. Carlos si fece di nuovo avanti facendo presa con le mani sui coltelli ora ben piantati nel legno del tavolo mentre Laura piangeva terrorizzata.
Paco volle fare altrettanto. Ma non aveva coltelli, molti dei perros presenti si gustavano la scena e uno gli avvicinò un paio di grossi cacciaviti a taglio. Valeria non avendo visto cosa Carlos avesse fatto con Laura non capì e quando vide Paco con i due cacciaviti in mano lanciò un urlo di puro terrore. I membri della gang incitavano Paco che voleva dimostrare di saper scopare da vero membro dei Perros Rojos.
Tuc
Paco ficcò la punta del primo grosso cacciavite sul bancone alla destra di Valeria che stava tremando bianca come un cencio.
Tuc
Paco conficcò il secondo cacciavite sul legno del tavolo alla sinistra di Valeria, dopo essersi chinato per compiere quel gesto rialzò la schiena e scopri che Valeria si era cagata addosso per la paura. Videro tutti quel po' di merda caduta per terra vicino alla base del bancone.
Intanto Carlos ora che aveva ottenuto la sua posizione preferita si divertì un mondo a fottere Laura. La volle baciare, l'uomo aveva un alito dal prepotente odore di tabacco. Tirò fuori quella lingua dal colore strano, forse il tabacco lo masticava. Laura era quasi sul punto di vomitare ma per sua fortuna Carlos volle girarla. Si adagiò completamente sulla superficie del bancone di legno mentre l'uomo si tolse la giacca nera di pelle restando a torso nudo.
-*Qué hermosos culo...*- disse Carlos sempre più eccitato da quelle forme cosi rotonde.
Laura fece lunghi respiri dopo tutti quei minuti passati a sopportare la puzza di tabacco dell'uomo, ebbe la testa adagiata sul tavolo fino a quando Carlos raccolse i lunghi capelli neri di lei e li tirò con forza facendole alzare su la testa. Mentre Carlos continuò a cavalcarla da dietro lei vide Valeria ancora scioccata per la paura provata prima mentre Paco le stava pulendo il culo con uno straccio non troppo pulito facendo divertire gli altri membri della gang giocando col suo sfintere.
Poi Laura squirtò, i suoi umori inzupparono quel grosso pisellone che la stava fottendo, colarono finendo sui peli pubici dell'uomo ed in parte sulle sue scarpe. Carlos si godette pienamente quella fica diventata così scivolosa ed umida, lui avendo ora meno attrito spinse il suo membro ancora più a fondo fino alla radice. Le sue palle dondolavano sempre più per via di quei movimenti cosi frenetici. Sfilò il cazzo da quella succosa vagina, sborrando sulle carnose chiappone di lei facendole credere che fosse tutto finito. Infatti Laura si adagiò di nuovo sul tavolo per rifiatare un po' ma quando vide Carlos aggrapparsi di nuovo alle impugnature dei coltelli piantati sul bancone e senti il suo corpo sopra di lei si accorse che la grossa cappella di Carlos le stava entrando in culo.
Non la consolò per nulla pensare che stavolta il cazzo che la stava sodomizzando fosse ben lubrificato, che le avrebbe fatto meno male rispetto all'orrenda esperienza dell'aeroporto. Laura dovette tornare a gemere e fare quei versi di cui tanto si vergognava, gli stessi versi da puttana che emise in aeroporto e che risentì nell'ufficio di Rochelle Davis. Non avrebbe mai creduto potessero uscire simili gemiti dalla sua bocca ma le fu ormai chiaro che esser montata in culo la portava a rumoreggiare come la peggiore di tutte le scrofe. Laura odiò sé stessa ogni volta che aprì bocca fin quando Carlos le sborrò in culo. Quando sentì lo sperma colare ed uscire dal suo ano inumidendo la dolce fessura delle sue chiappe e gocciolando a terra Laura si ricordò di aver tradito tutto quello che i suoi genitori le ebbero sempre insegnato.
Non era la prima volta ma seppe anche che purtroppo non sarebbe neanche stata l'ultima.
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Paco accese il motore della sua nuova low rider, era una macchina molto pacchiana che non aveva nulla da spartire con quel cesso di furgone che aveva finora. Valeria e Laura benedissero il rombo di quel motore che tolse l'attenzione di molti perros dai loro culi, nonostante fossero le due fidanzate di Paco (o meglio, i suoi trofei) le due ebbero la sensazione che quegli avanzi di galera non vedevano l’ora di svuotarsi le palle su di loro.
Paco volle far salire le sue due "chicas" in macchina con lui, sia Valeria che Laura maledirono subito quelle sospensioni idrauliche con cui lui giocava per far sobbalzare l'auto ma soprattutto le loro tette che ben presto uscirono fuori dai loro reggiseni facendole vergognare di fronte a tutti.
Poi paco le portò a fare un giro con l'auto nuova.
Ad Opa Locka ci sono principalmente due comunità, quella latina dei Perros Rojos e la comunità sarda di immigrati provenienti dall'Italia. Le due fazioni si odiavano principalmente perché i sardi volevano poter far soldi nel campo della ristorazione, poter un giorno allargare il loro giro di affari nelle zone più lussuose di Miami come Key Biscayne o Miami Beach e lasciare gradualmente Opa Locka, purtroppo per espandersi stavano intralciando gli affari dei Perros Rojos.
Valeria e Laura all'inizio furono piacevolmente sorprese di vedere scritte spray sui muri in sardo ma dopo aver letto anche alcuni murales dei Perros Rojos non ci misero molto a capire che tra le due fazioni non correva buon sangue visto che si insultavano a vicenda imbrattando i muri con messaggi davvero volgari e pesanti.
Capirono inoltre di essersi infiltrate loro malgrado nella fazione sbagliata. Per fortuna loro due non ebbero un grande dialogo con Paco dato che pensava solo ad ingropparsele, lui non sapeva fossero sarde (per qualche ragione non se l'era mai chiesto) e quindi non lo sarebbero venuti a sapere neanche gli altri Perros Rojos. Erano relativamente al sicuro ma non dovevano tradirsi.
La sera entrambe ebbero modo di constatare il reale degrado che regnava ad Opa Locka. Carlos diede disposizioni alle donne della gang di preparare una bella tavolata per la cena perché quella doveva essere un'occasione speciale. Era una tavolata che riunì i capifamiglia della comunità dei Perros, circa 90-100 uomini. La tavolata richiese spazio e alla fine si tenne in strada. Si trattava quindi di un momento importante. Era un quartiere di Opa Locka completamente in mano ai latinos tanto che alcuni perros presidiarono pure la strada per chiudere il traffico in quella via. Non c'era traccia della polizia di Miami.
Essendo una comunità di tipo patriarcale a quella tavola si potevano sedere solo uomini, Laura e Valeria più alcune donne della gang ebbero il solo compito di servire i commensali ricevendo palpate ai seni o pacche sul culo come grossolano ringraziamento.
Entrambe persero il conto di quanti avessero intrufolato le mani nei loro shorts mentre portavano a tavola i vassoi pieni di carnitas, un tipo di brasato di maiale cotto con erbe, succo di lime e peperoncino e servito con le tortillas.
Dopo l'abbondante cena arrivò il momento in cui Carlos prese la parola per svelare il motivo di questo raduno tra capifamiglia.
I fanali di due low rider si accesero per illuminare il punto da cui Carlos si apprestò a parlare.
-*Perros, hermanos (fratelli)! Come sapete da un paio d'anni i sardi ci hanno soffiato i nostri contatti di Miami Beach, prima potevamo vendere il nostro liquore, il Mezcal ai locali notturni di quella zona. Adesso negli strip club tutti sorseggiano il mirto sardo.*
I capifamiglia rumoreggiano ed esprimono la disapprovazione con sonori fischi.
-*Ho cercato di accordarmi con i sardi ma il loro principale rappresentante Palmiro D***** non intende scendere a patti con nosotros (con noi). Non ha voluto essere tra noi stasera ecco perchè abbiamo invitato qualcun'altro che rappresenterà il ristorante S'Oristanesa.*-
Molti rimasero perplessi sentendo quelle parole ma bastarono pochi attimi per capire cosa Carlos ebbe preparato.
Una ragazza completamente nuda venne trascinata in strada. Aveva le mani legate dietro e un sacco di iuta sulla testa. Quando Carlos glielo levò i capifamiglia esultarono. La riconobbero.
Si trattava di Giorgia D******, la figlia del titolare di S'Oristanesa. Aveva una mela marcia in bocca e il volto segnato dal pianto e forse da un paio di ceffoni.
-*La nostra ospite ci mostrerà una delle loro ricette...lo chiamano il porceddu...o el cerdo come diciamo nosotros*-
Il porceddu sardo nominato da Carlos fa ricordare a Valeria di quando portò i suoi amici di Torino a far visita ai suoi zii che abitavano in provincia di Olbia. Fu così buono che i suoi amici poi le dissero che fece dimenticare loro tutte quelle ore di viaggio in traghetto. I ricordi colsero anche Laura che un giorno sperava di insegnare a sua figlia Teresina di cuocere il maialetto come i suoi genitori fecero con lei. Ma ora non erano in Sardegna, erano ad Opa Locka, Miami. Lì non c'era il maialino, ma la maialotta che i Perros Rojos volevano "cucinare".
Venne prepararato il "fuoco" da alcune donne della gang che misero una sedia in mezzo alla strada con due grossi falli di lattice fissati sopra, poi strofinarono un bel po' di peperoncino Habanero su quei dildi pieni di vistose venature. Quando Giorgia vide la sedia urlò facendo cadere la mela marcia dalla bocca, ricevette un ceffone e nuove lacrime scesero sulle sue guance. Carlos in persona le ricacciò quella mela molliccia in bocca.
-*Mettete questa maialotta sarda sullo "spiedo"!!!*- ordinò Carlos tra le risate generali.
Laura e Valeria guardarono atterrite quei crudeli preparativi, sentivano l'eccitazione nell'aria di tutti quei perros. Sentirono anche un forte senso di solidarietà verso quella povera ragazza sarda ma lottarono per sopprimerlo dopotutto meglio il suo culo trafitto da quei grossi membri finti unti di Habanero che i loro.
Giorgia venne sollevata di peso da due perros, afferrata da sotto le ginocchia per tenerla con le gambe aperte e poterla impalare meglio. La ragazza si dimenò molto facendo quasi vacillare i due uomini che la stavano sorreggendo, le cadde di nuovo la mela marcia dalla bocca.
La fecero scendere sopra i due cazzi artificiali poi spinsero giù le sue spalle per ficcarla meglio possibile su quella sedia. Le legarono i polsi allo schienale di quella sedia con delle cinghie di cuoio. La povera maialotta sarda urlò e ansimò. Fece in tempo a prendere un paio di boccate d'aria poi le ficcarono quella mela marcia di nuovo in bocca.
L'habanero brucia, Giorgia si dimenò come un'indemoniata. Provò ad alzarsi provando a forzare le cinghie di cuoio poi però stremata riscende giù, poi ci riprova, su e giù, su e giù. Ogni volta la maialotta si accasciò sconfitta facendosi fottere suo malgrado da quegli urticanti piselloni in lattice che paiono volerle bruciare persino le viscere.. E pianse con quella mela andata a male sempre in bocca che la costrinse ad emettere versi sempre più bestiali.
Furono sempre meno i perros con il cazzo ancora dentro i pantaloni. Si avvicinarono e circondarono Giorgia lasciando un paio di metri di spazio, lei vedendo tutti quegli uomini attorno intenti a masturbarsi guardandola con eccitazione si spaventò.
Laura e Valeria videro la sua vagina, le grandi labbra di Giorgia ormai color rosso fuoco scioccarono entrambe al punto che non si accorsero nemmeno più di tutte le mani eccitate che toccavano i loro culi.
Giorgia era una bella maialotta da latte, alcuni dei perros si avvicinavano e si divertivano a tirare energici schiaffi alle sue tette nude e morbide, la ragazza per sua sfortuna aveva due grandi areole che rendevano i suoi seni molto particolari, era un tratto caratteristico del suo giovane corpo da ventenne.
Paco ispirato dalla vista di quelle mammelle diede sia a Laura che a Valeria una metá di peperoncino habanero.
-*Andate a giocare coi suoi capezzoli!!!*-disse l'uomo in preda all'eccitazione.
Per loro due era già una colpa assistere a quelle torture senza fare nulla, seppero che fino a quel momento ebbero assistito passivamente rendendosi a tutti gli effetti complici di quegli abusi.
Per un attimo si guardarono negli occhi l'una con l'altra poi tornarono ad udire i grugniti di Giorgia sempre più disperati, quando voltarono lo sguardo verso di lei venne loro l'impulso di immaginare loro stesse impalate su quegli urticanti cazzoni in lattice. Se questa gang di farabutti sapesse che loro sono sarde proprio come Giorgia toccherebbe loro la stessa sorte.
Dovettero obbedire per salvarsi. Non c'era altra scelta.
Quando Giorgia vide arrivare Laura e Valeria le guardò con i suoi grandi occhioni neri bagnati di lacrime poi vide entrambe tenere il peperoncino habanero in mano e i loro occhi che puntavano le sue tette. Capì ed iniziò a dimenarsi se possibile ancora più forte di prima.
Entrambe videro le belle tette di Giorgia da vicino mentre sobbalzavano assieme a tutto il suo corpo che lottava per liberarsi furono colpite da quanto apparissero dolci quei seni. Iniziarono ad accarezzare le sue tette come a volerle dare sollievo ma lei non gradì. Iniziarono a far passare le loro dita su quei capezzoli così sviluppati, a farle scorrere sopra di essi per piegarli ma lei scosse furiosamente la testa in segno di rifiuto. Non c'era nulla di più che potessero fare per alleviarle la pena.
Entrambe si resero conto che dovevano sbrigarsi, era Giorgia ad attirare l'attenzione di tutti quei maschi sovraeccitati ma se non si sarebbero allontanate al più presto alcuni avrebbero sicuramente iniziato a guardare anche loro e non si sarebbero più accontentati di palparle un po'.
Furono sul punto di avvicinare i peperoncini ai suoi capezzoli quando Giorgia fece cadere la mela marcia che aveva in bocca.
-*Aaaaaaarrrggghhh.....aaaaaaahh*.
Erano urla di un dolore lancinante, di un corpo spinto ai limiti più estremi della sopportazione. La povera maialotta sarda messa allo spiedo in quel modo così selvaggio avrebbe strappato fuori un po' di compassione dal cuore di chiunque tranne da chi avrebbe potuto rischiare la stessa sorte. E Valeria e Laura avevano troppo da rischiare.
Dovevano procedere. Avvicinarono il peperoncino alle grosse areole di Giorgia e iniziarono a strofinare seguendola mentre saltava e muoveva i suoi fianchi impalata su quei falli roventi. Entrambe portarono l'inferno che la ragazza aveva tra le cosce anche sul suo petto. La giovane maialotta sarda ormai aveva il volto che era una maschera di dolore e stanchezza, stringeva i denti e strizzava gli occhi sempre più rossi tentando gli ennesimi tentativi di liberarsi, gli ultimi.
*Craaaack*
All'improvviso Giorgia ebbe la sua vittoria di Pirro, ruppe la sedia. Cadde a terra stravolta precipitando a terra all'indietro cadendo di schiena sull'asfalto coi i falli in lattice ancora ficcati in culo e fica. Spinse fuori con la forza del suo sfintere il dildo che le ebbe tormentato il retto per tutto quel tempo, lanciò un urlo disumano tra le risate dei latinos, doveva essere stato uno sforzo immane. L'unico modo per togliersi senza usare le mani il fallo di lattice messole in fica era sollevarsi. Provò ad alzarsi ma le mancavano le forze per potersi tirar su senza usare le braccia ancora legate dietro la schiena, le gambe da sole non le reggevano.
All'improvviso svenne. I perros le si avvicinarono, chi su di lei si svuotò le palle, chi la vescica. Su di lei piovve molto sperma misto ad urina.
Laura e Valeria erano in schock per quanto avevano visto. Quella cena a base di "porceddu sardo" non l'avrebbero mai scordata.
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Carlos aveva da molto tempo un piano per rifarsi sulla comunità sarda di Opa Locka. Accedere al caveau dei vini del ristorante S'Oristanesa era il suo obbiettivo. C'erano vini dal valore altissimo e rivenderli al mercato nero avrebbe fruttato molto. Questo piano non lo realizzò mai perché non sapeva chi mandare ma ora con Laura e Valeria a disposizione il progetto poteva finalmente prendere forma.
Il giorno dopo le fece preparare dalle donne della gang. Le vennero tolti i vestiti, la maglietta portafortuna della laurea in lingue di Valeria già strappata da Rochelle due giorni prima le fu tolta e buttata nel recinto dei maiali usati per far sparire i cadaveri quando in certi affari scappava il morto. Via anche i loro shorts sostituiti da due cortissime minigonne. Diedero loro dei top che lasciavano ben poco all'immaginazione, scarpe dai tacchi alti, calze a rete ed un trucco pesante e volgare in viso.
Valeria e Laura avevano il compito di avvicinare Palmiro, il proprietario di S'Oristanesa nel giorno di chiusura del ristorante e fargli aprire il suo caveau dei vini. Avrebbero dovuto distrarlo nella sala del ristorante mentre i perros sarebbero passati dal retro e rubato quanti cannonau e nuragus sarebbero riusciti a prelevare.
Entrambe erano nervose, furono portate in Sherazad Boulevard all'indirizzo del locale dal camioncino che i perros avrebbero usato poi per caricare i vini trafugati dal ristorante. Scesero con la grazia di due zoccole che smontavano dalla vettura del loro cliente.
Passeggiarono su quel marciapiede con la paura di avere sempre il culo di fuori, si abbassarono più volte l'orlo della minigonna il più possibile. Ogni tanto ognuna chiedeva all'altra se si vedesse il sedere, se il vestito era messo bene. Passeggiare per le vie di Opa Locka era pericoloso. Sherazad Boulevard era pieno di prostitute di varie etnie...africane, asiatiche e sudamericane soprattutto del Venezuela. Bazzicavano tutte nella zona di Opa Locka a maggior concentrazione sarda per soddisfare la voglia di donne esotiche dei residenti.
Si misero sul lato opposto del marciapiede del ristorante ed aspettarono. Videro l'insegna che richiamava molto la bandiera dei quattro mori, pensarono a questa zona di Miami piena di compaesani che in altre circostanze avrebbero visitato di loro iniziativa in quanto orgogliose di questo pezzetto della loro terra cresciuto all'estero che aveva l'ambizioso progetto di espandersi a Key Biscayne o Miami Beach.
Ma loro due erano lì per motivi ben più loschi di una visita di cortesia, dovevano tradire quella operosa comunità di compaesani sardi o avrebbero di certo fatto una brutta fine.
Arrivò una monovolume nera che non trovando posto davanti al ristorante parcheggiò nella strada piu vicina che faceva incrocio con Sherazad Boulevard. Dopo un paio di minuti videro un uomo che camminava con in mano delle chiavi verso l'ingresso di S'Oristanesa. Era lui, era Palmiro.
Tentennarono, non riuscirono a fare nemmeno il primo passo per attraversare la strada. Quell'indecisione sparì quando notarono di essere oggetto di pesanti occhiatacce ostili da parte delle prostitute che le videro come rivali, Carlos raccontò loro delle risse tra troie che spesso nascevano per dividersi i marciapiedi. Capirono che dovettero muoversi per non avere guai. Fecero entrambe un respiro profondo e si incamminarono. Attraversarono la strada con un certa fretta senza accorgersi dell'orlo delle loro minigonne che si stava piano piano alzando. Giunte all'altro lato camminarono lentamente sculettando senza sapere di avere la riga del culo ormai mezza scoperta.
Il rumore dei loro tacchi le annunciò all'uomo che quando le sentì arrivare stava aprendo la saracinesca del suo locale inginocchiandosi per togliere il lucchetto. La prima cosa che vide di loro non furono i volti ma le loro passere scoperte da quelle minigonne che tradivano l'assenza di mutande. Palmiro rimase imbambolato a contemplare quelle fiche così diverse, Valeria l'aveva stretta con due grandi labbra perfettamente simmetriche e con tanti peli ben ordinati mentre Laura aveva una fregna ormai già aperta dalla nascita della figlia Teresina con quei peli incolti che donavano un'aria selvaggia al suo sesso che dava molto l'impressione di poter accogliere dentro di se qualunque cosa.
-*Ciao*-esordì Laura.
Lui ancora ipnotizzato dalla vista delle loro patate non rispose.
-*Ciao.* provò stavolta Valeria che cercando di capire cosa stesse ammirando abbassò lo sguardo su di sé vedendosi tutta scoperta sotto. Laura fece lo stesso. Entrambe si tirarono giù l'orlo della minigonna frettolosamente togliendo quella bella vista a Palmiro che quando si alzò da terra le guardò finalmente in faccia.
L'imbarazzo fu molto sia da parte dell'uomo pizzicato a sbirciare che da parte di Valeria e Laura rimaste con la figa in bella mostra.
-*Ciao, io sono V..Violeta.*-riprovò Valeria per riprendere il dialogo così da superare l'imbarazzo. -*Stiamo visitando Miami e abbiamo paura di esserci perse. E poi la mia amica Carmen deve fare pipì. Ci fai entrare?*-
Erano le prime balle che vennero in mente a Valeria che capì subito di aver detto una stronzata. Delle turiste non avrebbero mai messo piede ad Opa Locka con tutte quelle zone che ci sono da visitare più a sud di Miami come l'Art Deco, Coral Gables o Miami Beach. Anche Palmiro capì subito che quelle parole erano tutte stronzate, conciate com'erano gli fu chiaro che di fronte a sé c'erano due baldracche da strada e non due normali turiste. Prese per buoni solo i quei nomi fasulli che Valeria si era inventata. Per loro fortuna l'uomo era già eccitato e decise di stare al gioco.
Palmiro disattivò l'allarme, aprì la saracinesca ed entrarono. Il primo sensore di sicurezza era dunque disattivato, restava attivo solo quello della cantina dei vini.
-*Bello...wow...*- Valeria e Laura esprimevano un sincero apprezzamento agli interni de S'Oristanesa, era un bel locale che sembrava un altro mondo rispetto al degrado che c'era fuori. Muri bianchissimi, quadri e tanta Sardegna appesa alle pareti. C'erano maschere dei Mamuthones e dei Isshohadores appese in alto quadi come sentinelle della sala.
-*Quelle sono maschere della zona di Nuoro, servono per un tipico ballo sardo.*-spiegò loro Palmiro.
Valeria lo sapeva, aveva anche lei una maschera di Mamuthones appesa a casa sua a Torino. Andò anche a vedere questa antica danza mascherata di persona con i suoi amici quando andava in Sardegna in traghetto.
Sentivano entrambe aria di casa ma un forte senso di fiele prese il posto di quella dolce sensazione piano piano mentre si ricordarono perchè loro fossero lì.
Mentre ammiravano il suo locale, Palmiro fu rapito dai loro culi che gli orli delle loro minigonne continuavano a scoprire abbandonando l'orlo delle calze a rete e salendo su fino a mostrare un po' della riga verticale dei loro sederi.
Palmiro volle far colpo sulle due turiste/troie. Le lasciò continuare a guardare la sala mentre si diresse in cucina, prese dal frigo quei cannoli sardi che il cuoco aveva preparato il giorno prima, ne assaggiò uno e sentì che erano ancora buoni. Poi tornò in sala dopo averne messo un paio sopra un bel vassoio.
-*Avete fame? Vi va uno spuntino?*-disse Palmiro.
Laura e Valeria presero un cannolo a testa. Erano cannoli diversi da quelli siciliani, l'impasto della cialda era fatto con pane carasau ammollato nel latte.
-*Sapete, il pane carasau lo faccio arrivare direttamente dalla Sardegna perché io...io...* balbettò Palmiro che rimase allibito dal modo in cui Laura e Valeria stavano mangiando quei cannoli, stavano letteralmente godendo sentendo nel palato quei sapori così famigliari, ma lui questo non poteva saperlo -*...io n-non mi fido delle farine che fanno qui...io...io...* La bocca di Valeria pareva un'idrovora con quella lingua così vogliosa di ricotta, la passò sulle labbra e sui bordi del cannolo per raccoglierla tutta. Laura invece ciucciava, con le sue labbra che scorrevano su tutta la cialda e si sporcavano di quella morbida ricotta bianca. Erano labbra cosi sporche che un po' di quella cremosa ricotta cadde dalla bocca e fini sulle sue grandi tette. Solo quando si videro su uno specchio di una parete della sala con la bocca di entrambe sporca di ricotta bianca come la sborra capirono quanto poco ritegno avessero avuto nel gustare quei cannoli.
-*Buonissimo...ci vorrebbe un po' di vino adesso*-Valeria dopo aver detto quella frase pronunciata di getto desiderò tanto mordersi la lingua.
-*Sì, il vino buona idea...vado a prenderlo in cantina.* disse Palmiro sempre più eccitato e desideroso di scoparsele entrambe avendo già il cazzo che gli svettava durissimo nei pantaloni.
Scese le scale che davano nel seminterrato dove c'era la cantina dei vini. Digitò il codice segreto ed entrò.
La cantina era aperta e i Perros Rojos erano fuori in agguato.
Valeria si svegliò scoprendo di avere Laura sopra di sé rivolta con la testa verso le sue cosce, la prima cosa che vide Valeria alzando un po'la testa erano le grandi chiappe della donna messe sopra il suo petto. Valeria volle svegliarla chiamandola a bassa voce, quando si stava apprestando a prenderla per i fianchi per spostarla da sé Laura si svegliò stupendosi di trovarsi sopra Valeria con la faccia tra le sue cosce. Alzò la schiena finendo per mettere il suo culone in faccia a Valeria. Laura se ne accorse ed arrossì di botto.
Mentre si rivestirono non riuscirono a non pensare a quel risveglio, quel 69 che nessuna delle due ricordò di aver voluto.
-*Come ci siamo finite in quella posizione?*-chiese Valeria.
-*Non lo so, non lo voglio sapere e non lo voglio neppure immaginare.* rispose Laura che stava ancora cercando le sue mutande nel caos del furgone di Paco.
Già, Paco. Dov'era Paco?
Quando si rimisero tutto ciò che ebbero addosso la sera prima aprirono il portellone del furgone. Si aspettarono di trovare il retro della Global Sight dove il veicolo era parcheggiato, pensarono di andare a fare rapporto a Rochelle Davis sulla notte trascorsa con l'uomo ma fu subito chiaro che non fossero più nella zona di Miami degli uffici di Downtown.
-*E adesso dove cazzo siamo finite?*-si domandò Laura ad alta voce.
Il furgone si trovava abbandonato in una strada di un quartiere povero formato da singole case con giardinetto che avevano un aspetto parecchio degradato. C'erano abitanti dalle facce poco raccomandabili affacciati ad alcune finestre. Laura e Valeria quasi tornarono dentro al furgone per nascondersi da quegli sguardi minacciosi. Erano conciate come due troie con il reggiseno in bella vista dopo che Rochelle la sera prima apportò modifiche al loro look. Era solo questione di tempo, alcuni degli uomini affacciati si sarebbero certamente avvicinati per chiedere quanto loro due volessero per prendere cazzi in bocca o peggio ancora le avrebbero prese con la forza.
Entrambe ne erano consapevoli e rabbrividirono al solo pensiero.
Vollero capire dove fossero finite. Lo smartphone di Laura era scarico, Valeria non ebbe il coraggio di accendere il suo cellulare da quando Salinas la forzò a scrivere il suo numero sul vetro degli uffici aeroportuali. Lo accese. Valeria ricevette 203 notifiche nelle ultime settimane, su S-TalkChat le arrivarono insulti, apprezzamenti volgari e foto di cazzi con la cappella bene in vista. Ebbe un forte impulso a spegnere di nuovo lo smartphone ma non poteva doveva sapere dove si trovassero.
Il gps indicò che si trovavano nella zona di Miami chiamata Opa Locka. Laura si ricordò delle informazioni che raccolse su Internet prima di partire. Opa Locka era in assoluto la zona più pericolosa della città. Non c'era alcun motivo valido per consigliare ad un turista una zona con un tasso di criminalità così elevato.
Valeria e Laura consultarono lo schermo dello smartphone finché il rumore di un prepotente rombo di motore non attirò la loro attenzione. Una macchina appariscente e senza tettuccio si stava avvicinando, una rumorosissima low rider procedeva verso di loro a velocità moderata. Quando il veicolo fu più vicino riconobbero Paco seduto sul posto dietro con due sconosciuti davanti.
La macchina si fermò affianco al furgone e caricò entrambe nei sedili posteriori affianco a Paco.
*******************
Giunsero dentro un capannone industriale dismesso trasformato in un'autorimessa, Laura e Valeria videro coloratissimi murales alle pareti, tanti uomini palestrati, sudati ed tatuati presi ad apportare modifiche ad auto quasi certamente rubate.
Le due capirono presto perché Paco le avesse trascinate ad Opa Locka.
Paco era membro di questa banda di latinos, i Perros Rojos ma fino ad allora non fu ammesso a pieno titolo nella gang in quanto non ritenuto abbastanza uomo. Ora che aveva Laura e Valeria a sua completa disposizione poteva dimostrare alla sua gente di che pasta fosse fatto.
-*¿Qué? Paco con dos mujeres?*-il vecchio Carlos fu stupetatto quando lo vide. Carlos era la guida dei Perros Rojos, le gang latine scelgono spesso un capo anziano perché considerato più saggio.
Paco volle stupirlo subito. Prese di peso Valeria dalla macchina, se la caricò su una spalla e la tenne per le gambe finché non la mise senza tanti complimenti su un bancone di legno usato per appoggiare gli attrezzi da meccanico, le sfilo shorts e mutande mentre il suo grosso cazzo già svettava fuori dai pantaloni.
Carlos era vecchio ma aveva ancora una gran voglia di fare sesso. Vide Laura sola lasciata sola su quell’auto e non seppe resistere. La prese per una caviglia trascinandola fuori dalla macchina, fu fortunata che il pavimento del capannone fu liscio, tentò una lieve resistenza ma il suo corpo strisciò inesorabilmente fino a quel lungo tavolaccio di legno, Carlos mise Laura sul lato opposto. Si misero come a "capotavola" per scoparsele assieme.
Questo arzillo capobanda avrá avuto circa 70 anni. Laura provò un forte disagio, quell'uomo avrebbe tranquillamente potuto avere l'età di suo padre.
Laura vide il cazzo di Carlos, era dritto con la cappella molto larga che pareva davvero un fungo, tanto che quando l'uomo la spinse dentro la figa già dalle prime stantuffate Laura la sentì in tutta la sua ampiezza. Le sue palle erano coperte da una selva sterminata di lunghi peli, Laura sentì quanto fossero ispidi. Carlos continuò a ficcarglielo tenendola sdraiata sul bancone di legno, le tenne le gambe verso l'alto, gli piacquero molto quelle cosce burrose e con un po' di cellulite. Ma non era la sua poizione preferita.
-*Io devo farlo alla mia maniera, da vero perro* disse Carlos a sé stesso.
All'improvviso si fermò, arretrò e sguaino due grossi coltellacci. Laura si spaventò al punto che pensò la volesse ammazzare.
Tump
L'uomo conficcò il primo coltello sul bancone alla destra di Laura.
Laura si voltò terrorizzata a guardare i 20 cm di lama all'altezza delle sue tempie, si impietrì finché l'uomo non ficcò l'altro coltellacio nel lato opposto.
Tump
Laura fece destra-sinistra con lo sguardo più volte col cuore in gola. Carlos si fece di nuovo avanti facendo presa con le mani sui coltelli ora ben piantati nel legno del tavolo mentre Laura piangeva terrorizzata.
Paco volle fare altrettanto. Ma non aveva coltelli, molti dei perros presenti si gustavano la scena e uno gli avvicinò un paio di grossi cacciaviti a taglio. Valeria non avendo visto cosa Carlos avesse fatto con Laura non capì e quando vide Paco con i due cacciaviti in mano lanciò un urlo di puro terrore. I membri della gang incitavano Paco che voleva dimostrare di saper scopare da vero membro dei Perros Rojos.
Tuc
Paco ficcò la punta del primo grosso cacciavite sul bancone alla destra di Valeria che stava tremando bianca come un cencio.
Tuc
Paco conficcò il secondo cacciavite sul legno del tavolo alla sinistra di Valeria, dopo essersi chinato per compiere quel gesto rialzò la schiena e scopri che Valeria si era cagata addosso per la paura. Videro tutti quel po' di merda caduta per terra vicino alla base del bancone.
Intanto Carlos ora che aveva ottenuto la sua posizione preferita si divertì un mondo a fottere Laura. La volle baciare, l'uomo aveva un alito dal prepotente odore di tabacco. Tirò fuori quella lingua dal colore strano, forse il tabacco lo masticava. Laura era quasi sul punto di vomitare ma per sua fortuna Carlos volle girarla. Si adagiò completamente sulla superficie del bancone di legno mentre l'uomo si tolse la giacca nera di pelle restando a torso nudo.
-*Qué hermosos culo...*- disse Carlos sempre più eccitato da quelle forme cosi rotonde.
Laura fece lunghi respiri dopo tutti quei minuti passati a sopportare la puzza di tabacco dell'uomo, ebbe la testa adagiata sul tavolo fino a quando Carlos raccolse i lunghi capelli neri di lei e li tirò con forza facendole alzare su la testa. Mentre Carlos continuò a cavalcarla da dietro lei vide Valeria ancora scioccata per la paura provata prima mentre Paco le stava pulendo il culo con uno straccio non troppo pulito facendo divertire gli altri membri della gang giocando col suo sfintere.
Poi Laura squirtò, i suoi umori inzupparono quel grosso pisellone che la stava fottendo, colarono finendo sui peli pubici dell'uomo ed in parte sulle sue scarpe. Carlos si godette pienamente quella fica diventata così scivolosa ed umida, lui avendo ora meno attrito spinse il suo membro ancora più a fondo fino alla radice. Le sue palle dondolavano sempre più per via di quei movimenti cosi frenetici. Sfilò il cazzo da quella succosa vagina, sborrando sulle carnose chiappone di lei facendole credere che fosse tutto finito. Infatti Laura si adagiò di nuovo sul tavolo per rifiatare un po' ma quando vide Carlos aggrapparsi di nuovo alle impugnature dei coltelli piantati sul bancone e senti il suo corpo sopra di lei si accorse che la grossa cappella di Carlos le stava entrando in culo.
Non la consolò per nulla pensare che stavolta il cazzo che la stava sodomizzando fosse ben lubrificato, che le avrebbe fatto meno male rispetto all'orrenda esperienza dell'aeroporto. Laura dovette tornare a gemere e fare quei versi di cui tanto si vergognava, gli stessi versi da puttana che emise in aeroporto e che risentì nell'ufficio di Rochelle Davis. Non avrebbe mai creduto potessero uscire simili gemiti dalla sua bocca ma le fu ormai chiaro che esser montata in culo la portava a rumoreggiare come la peggiore di tutte le scrofe. Laura odiò sé stessa ogni volta che aprì bocca fin quando Carlos le sborrò in culo. Quando sentì lo sperma colare ed uscire dal suo ano inumidendo la dolce fessura delle sue chiappe e gocciolando a terra Laura si ricordò di aver tradito tutto quello che i suoi genitori le ebbero sempre insegnato.
Non era la prima volta ma seppe anche che purtroppo non sarebbe neanche stata l'ultima.
*********************
Paco accese il motore della sua nuova low rider, era una macchina molto pacchiana che non aveva nulla da spartire con quel cesso di furgone che aveva finora. Valeria e Laura benedissero il rombo di quel motore che tolse l'attenzione di molti perros dai loro culi, nonostante fossero le due fidanzate di Paco (o meglio, i suoi trofei) le due ebbero la sensazione che quegli avanzi di galera non vedevano l’ora di svuotarsi le palle su di loro.
Paco volle far salire le sue due "chicas" in macchina con lui, sia Valeria che Laura maledirono subito quelle sospensioni idrauliche con cui lui giocava per far sobbalzare l'auto ma soprattutto le loro tette che ben presto uscirono fuori dai loro reggiseni facendole vergognare di fronte a tutti.
Poi paco le portò a fare un giro con l'auto nuova.
Ad Opa Locka ci sono principalmente due comunità, quella latina dei Perros Rojos e la comunità sarda di immigrati provenienti dall'Italia. Le due fazioni si odiavano principalmente perché i sardi volevano poter far soldi nel campo della ristorazione, poter un giorno allargare il loro giro di affari nelle zone più lussuose di Miami come Key Biscayne o Miami Beach e lasciare gradualmente Opa Locka, purtroppo per espandersi stavano intralciando gli affari dei Perros Rojos.
Valeria e Laura all'inizio furono piacevolmente sorprese di vedere scritte spray sui muri in sardo ma dopo aver letto anche alcuni murales dei Perros Rojos non ci misero molto a capire che tra le due fazioni non correva buon sangue visto che si insultavano a vicenda imbrattando i muri con messaggi davvero volgari e pesanti.
Capirono inoltre di essersi infiltrate loro malgrado nella fazione sbagliata. Per fortuna loro due non ebbero un grande dialogo con Paco dato che pensava solo ad ingropparsele, lui non sapeva fossero sarde (per qualche ragione non se l'era mai chiesto) e quindi non lo sarebbero venuti a sapere neanche gli altri Perros Rojos. Erano relativamente al sicuro ma non dovevano tradirsi.
La sera entrambe ebbero modo di constatare il reale degrado che regnava ad Opa Locka. Carlos diede disposizioni alle donne della gang di preparare una bella tavolata per la cena perché quella doveva essere un'occasione speciale. Era una tavolata che riunì i capifamiglia della comunità dei Perros, circa 90-100 uomini. La tavolata richiese spazio e alla fine si tenne in strada. Si trattava quindi di un momento importante. Era un quartiere di Opa Locka completamente in mano ai latinos tanto che alcuni perros presidiarono pure la strada per chiudere il traffico in quella via. Non c'era traccia della polizia di Miami.
Essendo una comunità di tipo patriarcale a quella tavola si potevano sedere solo uomini, Laura e Valeria più alcune donne della gang ebbero il solo compito di servire i commensali ricevendo palpate ai seni o pacche sul culo come grossolano ringraziamento.
Entrambe persero il conto di quanti avessero intrufolato le mani nei loro shorts mentre portavano a tavola i vassoi pieni di carnitas, un tipo di brasato di maiale cotto con erbe, succo di lime e peperoncino e servito con le tortillas.
Dopo l'abbondante cena arrivò il momento in cui Carlos prese la parola per svelare il motivo di questo raduno tra capifamiglia.
I fanali di due low rider si accesero per illuminare il punto da cui Carlos si apprestò a parlare.
-*Perros, hermanos (fratelli)! Come sapete da un paio d'anni i sardi ci hanno soffiato i nostri contatti di Miami Beach, prima potevamo vendere il nostro liquore, il Mezcal ai locali notturni di quella zona. Adesso negli strip club tutti sorseggiano il mirto sardo.*
I capifamiglia rumoreggiano ed esprimono la disapprovazione con sonori fischi.
-*Ho cercato di accordarmi con i sardi ma il loro principale rappresentante Palmiro D***** non intende scendere a patti con nosotros (con noi). Non ha voluto essere tra noi stasera ecco perchè abbiamo invitato qualcun'altro che rappresenterà il ristorante S'Oristanesa.*-
Molti rimasero perplessi sentendo quelle parole ma bastarono pochi attimi per capire cosa Carlos ebbe preparato.
Una ragazza completamente nuda venne trascinata in strada. Aveva le mani legate dietro e un sacco di iuta sulla testa. Quando Carlos glielo levò i capifamiglia esultarono. La riconobbero.
Si trattava di Giorgia D******, la figlia del titolare di S'Oristanesa. Aveva una mela marcia in bocca e il volto segnato dal pianto e forse da un paio di ceffoni.
-*La nostra ospite ci mostrerà una delle loro ricette...lo chiamano il porceddu...o el cerdo come diciamo nosotros*-
Il porceddu sardo nominato da Carlos fa ricordare a Valeria di quando portò i suoi amici di Torino a far visita ai suoi zii che abitavano in provincia di Olbia. Fu così buono che i suoi amici poi le dissero che fece dimenticare loro tutte quelle ore di viaggio in traghetto. I ricordi colsero anche Laura che un giorno sperava di insegnare a sua figlia Teresina di cuocere il maialetto come i suoi genitori fecero con lei. Ma ora non erano in Sardegna, erano ad Opa Locka, Miami. Lì non c'era il maialino, ma la maialotta che i Perros Rojos volevano "cucinare".
Venne prepararato il "fuoco" da alcune donne della gang che misero una sedia in mezzo alla strada con due grossi falli di lattice fissati sopra, poi strofinarono un bel po' di peperoncino Habanero su quei dildi pieni di vistose venature. Quando Giorgia vide la sedia urlò facendo cadere la mela marcia dalla bocca, ricevette un ceffone e nuove lacrime scesero sulle sue guance. Carlos in persona le ricacciò quella mela molliccia in bocca.
-*Mettete questa maialotta sarda sullo "spiedo"!!!*- ordinò Carlos tra le risate generali.
Laura e Valeria guardarono atterrite quei crudeli preparativi, sentivano l'eccitazione nell'aria di tutti quei perros. Sentirono anche un forte senso di solidarietà verso quella povera ragazza sarda ma lottarono per sopprimerlo dopotutto meglio il suo culo trafitto da quei grossi membri finti unti di Habanero che i loro.
Giorgia venne sollevata di peso da due perros, afferrata da sotto le ginocchia per tenerla con le gambe aperte e poterla impalare meglio. La ragazza si dimenò molto facendo quasi vacillare i due uomini che la stavano sorreggendo, le cadde di nuovo la mela marcia dalla bocca.
La fecero scendere sopra i due cazzi artificiali poi spinsero giù le sue spalle per ficcarla meglio possibile su quella sedia. Le legarono i polsi allo schienale di quella sedia con delle cinghie di cuoio. La povera maialotta sarda urlò e ansimò. Fece in tempo a prendere un paio di boccate d'aria poi le ficcarono quella mela marcia di nuovo in bocca.
L'habanero brucia, Giorgia si dimenò come un'indemoniata. Provò ad alzarsi provando a forzare le cinghie di cuoio poi però stremata riscende giù, poi ci riprova, su e giù, su e giù. Ogni volta la maialotta si accasciò sconfitta facendosi fottere suo malgrado da quegli urticanti piselloni in lattice che paiono volerle bruciare persino le viscere.. E pianse con quella mela andata a male sempre in bocca che la costrinse ad emettere versi sempre più bestiali.
Furono sempre meno i perros con il cazzo ancora dentro i pantaloni. Si avvicinarono e circondarono Giorgia lasciando un paio di metri di spazio, lei vedendo tutti quegli uomini attorno intenti a masturbarsi guardandola con eccitazione si spaventò.
Laura e Valeria videro la sua vagina, le grandi labbra di Giorgia ormai color rosso fuoco scioccarono entrambe al punto che non si accorsero nemmeno più di tutte le mani eccitate che toccavano i loro culi.
Giorgia era una bella maialotta da latte, alcuni dei perros si avvicinavano e si divertivano a tirare energici schiaffi alle sue tette nude e morbide, la ragazza per sua sfortuna aveva due grandi areole che rendevano i suoi seni molto particolari, era un tratto caratteristico del suo giovane corpo da ventenne.
Paco ispirato dalla vista di quelle mammelle diede sia a Laura che a Valeria una metá di peperoncino habanero.
-*Andate a giocare coi suoi capezzoli!!!*-disse l'uomo in preda all'eccitazione.
Per loro due era già una colpa assistere a quelle torture senza fare nulla, seppero che fino a quel momento ebbero assistito passivamente rendendosi a tutti gli effetti complici di quegli abusi.
Per un attimo si guardarono negli occhi l'una con l'altra poi tornarono ad udire i grugniti di Giorgia sempre più disperati, quando voltarono lo sguardo verso di lei venne loro l'impulso di immaginare loro stesse impalate su quegli urticanti cazzoni in lattice. Se questa gang di farabutti sapesse che loro sono sarde proprio come Giorgia toccherebbe loro la stessa sorte.
Dovettero obbedire per salvarsi. Non c'era altra scelta.
Quando Giorgia vide arrivare Laura e Valeria le guardò con i suoi grandi occhioni neri bagnati di lacrime poi vide entrambe tenere il peperoncino habanero in mano e i loro occhi che puntavano le sue tette. Capì ed iniziò a dimenarsi se possibile ancora più forte di prima.
Entrambe videro le belle tette di Giorgia da vicino mentre sobbalzavano assieme a tutto il suo corpo che lottava per liberarsi furono colpite da quanto apparissero dolci quei seni. Iniziarono ad accarezzare le sue tette come a volerle dare sollievo ma lei non gradì. Iniziarono a far passare le loro dita su quei capezzoli così sviluppati, a farle scorrere sopra di essi per piegarli ma lei scosse furiosamente la testa in segno di rifiuto. Non c'era nulla di più che potessero fare per alleviarle la pena.
Entrambe si resero conto che dovevano sbrigarsi, era Giorgia ad attirare l'attenzione di tutti quei maschi sovraeccitati ma se non si sarebbero allontanate al più presto alcuni avrebbero sicuramente iniziato a guardare anche loro e non si sarebbero più accontentati di palparle un po'.
Furono sul punto di avvicinare i peperoncini ai suoi capezzoli quando Giorgia fece cadere la mela marcia che aveva in bocca.
-*Aaaaaaarrrggghhh.....aaaaaaahh*.
Erano urla di un dolore lancinante, di un corpo spinto ai limiti più estremi della sopportazione. La povera maialotta sarda messa allo spiedo in quel modo così selvaggio avrebbe strappato fuori un po' di compassione dal cuore di chiunque tranne da chi avrebbe potuto rischiare la stessa sorte. E Valeria e Laura avevano troppo da rischiare.
Dovevano procedere. Avvicinarono il peperoncino alle grosse areole di Giorgia e iniziarono a strofinare seguendola mentre saltava e muoveva i suoi fianchi impalata su quei falli roventi. Entrambe portarono l'inferno che la ragazza aveva tra le cosce anche sul suo petto. La giovane maialotta sarda ormai aveva il volto che era una maschera di dolore e stanchezza, stringeva i denti e strizzava gli occhi sempre più rossi tentando gli ennesimi tentativi di liberarsi, gli ultimi.
*Craaaack*
All'improvviso Giorgia ebbe la sua vittoria di Pirro, ruppe la sedia. Cadde a terra stravolta precipitando a terra all'indietro cadendo di schiena sull'asfalto coi i falli in lattice ancora ficcati in culo e fica. Spinse fuori con la forza del suo sfintere il dildo che le ebbe tormentato il retto per tutto quel tempo, lanciò un urlo disumano tra le risate dei latinos, doveva essere stato uno sforzo immane. L'unico modo per togliersi senza usare le mani il fallo di lattice messole in fica era sollevarsi. Provò ad alzarsi ma le mancavano le forze per potersi tirar su senza usare le braccia ancora legate dietro la schiena, le gambe da sole non le reggevano.
All'improvviso svenne. I perros le si avvicinarono, chi su di lei si svuotò le palle, chi la vescica. Su di lei piovve molto sperma misto ad urina.
Laura e Valeria erano in schock per quanto avevano visto. Quella cena a base di "porceddu sardo" non l'avrebbero mai scordata.
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Carlos aveva da molto tempo un piano per rifarsi sulla comunità sarda di Opa Locka. Accedere al caveau dei vini del ristorante S'Oristanesa era il suo obbiettivo. C'erano vini dal valore altissimo e rivenderli al mercato nero avrebbe fruttato molto. Questo piano non lo realizzò mai perché non sapeva chi mandare ma ora con Laura e Valeria a disposizione il progetto poteva finalmente prendere forma.
Il giorno dopo le fece preparare dalle donne della gang. Le vennero tolti i vestiti, la maglietta portafortuna della laurea in lingue di Valeria già strappata da Rochelle due giorni prima le fu tolta e buttata nel recinto dei maiali usati per far sparire i cadaveri quando in certi affari scappava il morto. Via anche i loro shorts sostituiti da due cortissime minigonne. Diedero loro dei top che lasciavano ben poco all'immaginazione, scarpe dai tacchi alti, calze a rete ed un trucco pesante e volgare in viso.
Valeria e Laura avevano il compito di avvicinare Palmiro, il proprietario di S'Oristanesa nel giorno di chiusura del ristorante e fargli aprire il suo caveau dei vini. Avrebbero dovuto distrarlo nella sala del ristorante mentre i perros sarebbero passati dal retro e rubato quanti cannonau e nuragus sarebbero riusciti a prelevare.
Entrambe erano nervose, furono portate in Sherazad Boulevard all'indirizzo del locale dal camioncino che i perros avrebbero usato poi per caricare i vini trafugati dal ristorante. Scesero con la grazia di due zoccole che smontavano dalla vettura del loro cliente.
Passeggiarono su quel marciapiede con la paura di avere sempre il culo di fuori, si abbassarono più volte l'orlo della minigonna il più possibile. Ogni tanto ognuna chiedeva all'altra se si vedesse il sedere, se il vestito era messo bene. Passeggiare per le vie di Opa Locka era pericoloso. Sherazad Boulevard era pieno di prostitute di varie etnie...africane, asiatiche e sudamericane soprattutto del Venezuela. Bazzicavano tutte nella zona di Opa Locka a maggior concentrazione sarda per soddisfare la voglia di donne esotiche dei residenti.
Si misero sul lato opposto del marciapiede del ristorante ed aspettarono. Videro l'insegna che richiamava molto la bandiera dei quattro mori, pensarono a questa zona di Miami piena di compaesani che in altre circostanze avrebbero visitato di loro iniziativa in quanto orgogliose di questo pezzetto della loro terra cresciuto all'estero che aveva l'ambizioso progetto di espandersi a Key Biscayne o Miami Beach.
Ma loro due erano lì per motivi ben più loschi di una visita di cortesia, dovevano tradire quella operosa comunità di compaesani sardi o avrebbero di certo fatto una brutta fine.
Arrivò una monovolume nera che non trovando posto davanti al ristorante parcheggiò nella strada piu vicina che faceva incrocio con Sherazad Boulevard. Dopo un paio di minuti videro un uomo che camminava con in mano delle chiavi verso l'ingresso di S'Oristanesa. Era lui, era Palmiro.
Tentennarono, non riuscirono a fare nemmeno il primo passo per attraversare la strada. Quell'indecisione sparì quando notarono di essere oggetto di pesanti occhiatacce ostili da parte delle prostitute che le videro come rivali, Carlos raccontò loro delle risse tra troie che spesso nascevano per dividersi i marciapiedi. Capirono che dovettero muoversi per non avere guai. Fecero entrambe un respiro profondo e si incamminarono. Attraversarono la strada con un certa fretta senza accorgersi dell'orlo delle loro minigonne che si stava piano piano alzando. Giunte all'altro lato camminarono lentamente sculettando senza sapere di avere la riga del culo ormai mezza scoperta.
Il rumore dei loro tacchi le annunciò all'uomo che quando le sentì arrivare stava aprendo la saracinesca del suo locale inginocchiandosi per togliere il lucchetto. La prima cosa che vide di loro non furono i volti ma le loro passere scoperte da quelle minigonne che tradivano l'assenza di mutande. Palmiro rimase imbambolato a contemplare quelle fiche così diverse, Valeria l'aveva stretta con due grandi labbra perfettamente simmetriche e con tanti peli ben ordinati mentre Laura aveva una fregna ormai già aperta dalla nascita della figlia Teresina con quei peli incolti che donavano un'aria selvaggia al suo sesso che dava molto l'impressione di poter accogliere dentro di se qualunque cosa.
-*Ciao*-esordì Laura.
Lui ancora ipnotizzato dalla vista delle loro patate non rispose.
-*Ciao.* provò stavolta Valeria che cercando di capire cosa stesse ammirando abbassò lo sguardo su di sé vedendosi tutta scoperta sotto. Laura fece lo stesso. Entrambe si tirarono giù l'orlo della minigonna frettolosamente togliendo quella bella vista a Palmiro che quando si alzò da terra le guardò finalmente in faccia.
L'imbarazzo fu molto sia da parte dell'uomo pizzicato a sbirciare che da parte di Valeria e Laura rimaste con la figa in bella mostra.
-*Ciao, io sono V..Violeta.*-riprovò Valeria per riprendere il dialogo così da superare l'imbarazzo. -*Stiamo visitando Miami e abbiamo paura di esserci perse. E poi la mia amica Carmen deve fare pipì. Ci fai entrare?*-
Erano le prime balle che vennero in mente a Valeria che capì subito di aver detto una stronzata. Delle turiste non avrebbero mai messo piede ad Opa Locka con tutte quelle zone che ci sono da visitare più a sud di Miami come l'Art Deco, Coral Gables o Miami Beach. Anche Palmiro capì subito che quelle parole erano tutte stronzate, conciate com'erano gli fu chiaro che di fronte a sé c'erano due baldracche da strada e non due normali turiste. Prese per buoni solo i quei nomi fasulli che Valeria si era inventata. Per loro fortuna l'uomo era già eccitato e decise di stare al gioco.
Palmiro disattivò l'allarme, aprì la saracinesca ed entrarono. Il primo sensore di sicurezza era dunque disattivato, restava attivo solo quello della cantina dei vini.
-*Bello...wow...*- Valeria e Laura esprimevano un sincero apprezzamento agli interni de S'Oristanesa, era un bel locale che sembrava un altro mondo rispetto al degrado che c'era fuori. Muri bianchissimi, quadri e tanta Sardegna appesa alle pareti. C'erano maschere dei Mamuthones e dei Isshohadores appese in alto quadi come sentinelle della sala.
-*Quelle sono maschere della zona di Nuoro, servono per un tipico ballo sardo.*-spiegò loro Palmiro.
Valeria lo sapeva, aveva anche lei una maschera di Mamuthones appesa a casa sua a Torino. Andò anche a vedere questa antica danza mascherata di persona con i suoi amici quando andava in Sardegna in traghetto.
Sentivano entrambe aria di casa ma un forte senso di fiele prese il posto di quella dolce sensazione piano piano mentre si ricordarono perchè loro fossero lì.
Mentre ammiravano il suo locale, Palmiro fu rapito dai loro culi che gli orli delle loro minigonne continuavano a scoprire abbandonando l'orlo delle calze a rete e salendo su fino a mostrare un po' della riga verticale dei loro sederi.
Palmiro volle far colpo sulle due turiste/troie. Le lasciò continuare a guardare la sala mentre si diresse in cucina, prese dal frigo quei cannoli sardi che il cuoco aveva preparato il giorno prima, ne assaggiò uno e sentì che erano ancora buoni. Poi tornò in sala dopo averne messo un paio sopra un bel vassoio.
-*Avete fame? Vi va uno spuntino?*-disse Palmiro.
Laura e Valeria presero un cannolo a testa. Erano cannoli diversi da quelli siciliani, l'impasto della cialda era fatto con pane carasau ammollato nel latte.
-*Sapete, il pane carasau lo faccio arrivare direttamente dalla Sardegna perché io...io...* balbettò Palmiro che rimase allibito dal modo in cui Laura e Valeria stavano mangiando quei cannoli, stavano letteralmente godendo sentendo nel palato quei sapori così famigliari, ma lui questo non poteva saperlo -*...io n-non mi fido delle farine che fanno qui...io...io...* La bocca di Valeria pareva un'idrovora con quella lingua così vogliosa di ricotta, la passò sulle labbra e sui bordi del cannolo per raccoglierla tutta. Laura invece ciucciava, con le sue labbra che scorrevano su tutta la cialda e si sporcavano di quella morbida ricotta bianca. Erano labbra cosi sporche che un po' di quella cremosa ricotta cadde dalla bocca e fini sulle sue grandi tette. Solo quando si videro su uno specchio di una parete della sala con la bocca di entrambe sporca di ricotta bianca come la sborra capirono quanto poco ritegno avessero avuto nel gustare quei cannoli.
-*Buonissimo...ci vorrebbe un po' di vino adesso*-Valeria dopo aver detto quella frase pronunciata di getto desiderò tanto mordersi la lingua.
-*Sì, il vino buona idea...vado a prenderlo in cantina.* disse Palmiro sempre più eccitato e desideroso di scoparsele entrambe avendo già il cazzo che gli svettava durissimo nei pantaloni.
Scese le scale che davano nel seminterrato dove c'era la cantina dei vini. Digitò il codice segreto ed entrò.
La cantina era aperta e i Perros Rojos erano fuori in agguato.
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