Diario di Paola - giorno 0
di
happysun013
genere
prime esperienze
Ciao, mi chiamo Paola. Oggi ho 32 anni, e ho deciso di cominciare a scrivere un diario, o meglio, un diario di ciò che è stata la mia vita, ciò che sono state le mie vicissitudini in questi 32 anni.
Riporto su digitale quel poco di diario che in forma cartacea ho scritto in maniera non molto ordinata.
Sono figlia unica, ma ho un fratello; sono orfana di padre, ma ne ho trovato uno…
Vivo in un piccolo paesino sul mare di poche anime d’inverno… e fin troppa gente d’estate nella provincia di Ragusa. Non ho sempre vissuto qui. Mi ci sono trasferita da Palermo, quando mia madre, riuscita ad assorbire il colpo della scomparsa di mio padre decise di ricominciare a vivere e di trasferirsi per ricominciare tutto d’accapo.
Avevo circa 8 anni quando ci trasferimmo…
Era un paesino che mia madre conosceva perché qui aveva una cara amica, e forse solo per questo si decise a trasferirsi qui.
Due anni dopo il nostro trasferimento, mia madre trovò un compagno, il compagno della sua vita e un mio nuovo padre. Io trovai un fratello, due anni più piccolo di me, ma comunque un amico e fratello.
Sono stata una persona molto libera, in grado di percepire e vivere con calma le mie voglie e realizzare le mie perversioni. E il mio fratellastro è stato la cavia ideale.
Partiamo dal dire che la mia prima famiglia è stata molto importante nella formazione della mia libertà sessuale. Mio padre nudista, trasmise questa idea di libertà a mia madre, e loro a me. Fui schiava solo del pannolino, poi per il resto sempre nuda. Non capivo perché mia nonna da piccolina, tendesse a coprirmi e a vestirmi quando veniva a trovarci e io per il caldo giocavo nella piccola verandina ovviamente nuda!
Crescendo, percepivo questa differenza quando i miei genitori mi portavano a mare, e, in alcuni casi sia io che loro, dovevamo stare col costume.
Crescendo, poi sono stata aiutata dal fatto, che questa libertà l’avessi già fatta mia, e lo sviluppo mi aiutò ulteriormente, lasciandomi un seno piccolo, una terza scarsa, che potevo ben gestire senza usare quegli odiosi reggiseni, che vedevo usare alle mie amiche, fin dagli inizi dei loro rigonfiamenti.
Quando poi mi sono trasferita dove vivo ora, con il mare a pochi metri da casa, il mio vivere in libertà si è ampliato. Dapprima in bicicletta poi in motorino, ma comunque sempre, andavo in una spiaggetta a prendere il sole nuda. Questa cosa non è stata mai condivisa dal mio patrigno, il quale non faceva nudismo e quindi quando c’era lui in casa comunque stavo vestita, ma con mio fratellastro, essendo più piccolo di me e dividendo la camera da letto con lui, per forza di cose, lo “educai” al nudismo.
Mi è sempre piaciuto il corpo maschile… il fascino di quel pisello che cambia forma e diventa duro, caldo, eccitante…
Ricordo che in quinta elementare avevo degli spasimanti, il pomeriggio quando ci vedevamo, giravamo in bici, e quando ci fermavamo fuori dal paese, gli chiedevo se volessero un bacio e per pegno del loro amore dovevano ballare davanti a me col pisello di fuori… piccoli giochi infantili lo so, ma fu un bell’inizio.
Alle medie le cose cambiarono, i corpi soprattutto cambiarono. Io che non portavo reggiseno ero tenuta sott’occhio dai maschietti in fase di pubertà, e io non facevo niente per nascondermi. Anzi.
Non vedevo l’ora che ci fosse una supplenza per potere giocare con i maschietti della mia classe. Ci mettevamo in ultima fila e tra una provocazione e un’altra, ci scappava un pisello di fuori, una toccatina, una sega… ricordo che ogni volta che c’era una supplenza, qualche ragazzo tornava a casa con i pantaloni macchiati…
La prima sega che feci venne quasi prima del primo bacio serio.
Eravamo in classe, ultima ora in supplenza. Ero seduta come al solito nell’ultimo banco, con un tipo che mi piaceva parecchio. Lui mi aveva chiesto di uscire il sabato pomeriggio, e io per tutta risposta, gli chiesi se volesse uscire per scopare; pensavo diventasse paonazzo, ed invece, tranquillamente, mi disse che poteva anche succedere. – ah si? Bè allora fammi vedere il pisello – gli dissi – se mi piace esco con te! –
Senza battere ciglio, abbassò il pantalone della tuta per mostrare il suo pisello già eretto. Non era un pisellone ma comunque faceva la sua buona figura. – Prendilo. Vedi se ti piace. E soprattutto se mi piace come lo tocchi allora potremmo anche scopare sabato. – Convinto e sfacciato, e io per tutta risposta non potevo tirarmi indietro. Così allungai la mano e cominciai a toccarlo, a segarlo… lo scappellai, facendo finta di seguire la noiosa conversazione del prof supplente con la secchione i primo banco, mentre lui sembrava tranquillissimo.
Tolsi la mano e me l’avvicinai alla bocca, ci misi su tutta la saliva che avevo e ripresi a segarlo. La mano scivolava meglio e lui apprezzò quel gesto e quella scorrevolezza. Ad un certo punto non riuscì più a resistere e se ne venne… gli tenni stretta la cappella, e riuscì a farlo scolare pian piano… aveva tutta la peluria tutta impastata di sperma come la mia mano.
La tolsi e lo guardai, sorridendo, poi mentre lui mi guardava, avvicinai la mano alla bocca e mi succhiai quello che avevo raccolto.
Lui sorrise, poi tirò su il pantalone della tuta e andò in bagno.
Riporto su digitale quel poco di diario che in forma cartacea ho scritto in maniera non molto ordinata.
Sono figlia unica, ma ho un fratello; sono orfana di padre, ma ne ho trovato uno…
Vivo in un piccolo paesino sul mare di poche anime d’inverno… e fin troppa gente d’estate nella provincia di Ragusa. Non ho sempre vissuto qui. Mi ci sono trasferita da Palermo, quando mia madre, riuscita ad assorbire il colpo della scomparsa di mio padre decise di ricominciare a vivere e di trasferirsi per ricominciare tutto d’accapo.
Avevo circa 8 anni quando ci trasferimmo…
Era un paesino che mia madre conosceva perché qui aveva una cara amica, e forse solo per questo si decise a trasferirsi qui.
Due anni dopo il nostro trasferimento, mia madre trovò un compagno, il compagno della sua vita e un mio nuovo padre. Io trovai un fratello, due anni più piccolo di me, ma comunque un amico e fratello.
Sono stata una persona molto libera, in grado di percepire e vivere con calma le mie voglie e realizzare le mie perversioni. E il mio fratellastro è stato la cavia ideale.
Partiamo dal dire che la mia prima famiglia è stata molto importante nella formazione della mia libertà sessuale. Mio padre nudista, trasmise questa idea di libertà a mia madre, e loro a me. Fui schiava solo del pannolino, poi per il resto sempre nuda. Non capivo perché mia nonna da piccolina, tendesse a coprirmi e a vestirmi quando veniva a trovarci e io per il caldo giocavo nella piccola verandina ovviamente nuda!
Crescendo, percepivo questa differenza quando i miei genitori mi portavano a mare, e, in alcuni casi sia io che loro, dovevamo stare col costume.
Crescendo, poi sono stata aiutata dal fatto, che questa libertà l’avessi già fatta mia, e lo sviluppo mi aiutò ulteriormente, lasciandomi un seno piccolo, una terza scarsa, che potevo ben gestire senza usare quegli odiosi reggiseni, che vedevo usare alle mie amiche, fin dagli inizi dei loro rigonfiamenti.
Quando poi mi sono trasferita dove vivo ora, con il mare a pochi metri da casa, il mio vivere in libertà si è ampliato. Dapprima in bicicletta poi in motorino, ma comunque sempre, andavo in una spiaggetta a prendere il sole nuda. Questa cosa non è stata mai condivisa dal mio patrigno, il quale non faceva nudismo e quindi quando c’era lui in casa comunque stavo vestita, ma con mio fratellastro, essendo più piccolo di me e dividendo la camera da letto con lui, per forza di cose, lo “educai” al nudismo.
Mi è sempre piaciuto il corpo maschile… il fascino di quel pisello che cambia forma e diventa duro, caldo, eccitante…
Ricordo che in quinta elementare avevo degli spasimanti, il pomeriggio quando ci vedevamo, giravamo in bici, e quando ci fermavamo fuori dal paese, gli chiedevo se volessero un bacio e per pegno del loro amore dovevano ballare davanti a me col pisello di fuori… piccoli giochi infantili lo so, ma fu un bell’inizio.
Alle medie le cose cambiarono, i corpi soprattutto cambiarono. Io che non portavo reggiseno ero tenuta sott’occhio dai maschietti in fase di pubertà, e io non facevo niente per nascondermi. Anzi.
Non vedevo l’ora che ci fosse una supplenza per potere giocare con i maschietti della mia classe. Ci mettevamo in ultima fila e tra una provocazione e un’altra, ci scappava un pisello di fuori, una toccatina, una sega… ricordo che ogni volta che c’era una supplenza, qualche ragazzo tornava a casa con i pantaloni macchiati…
La prima sega che feci venne quasi prima del primo bacio serio.
Eravamo in classe, ultima ora in supplenza. Ero seduta come al solito nell’ultimo banco, con un tipo che mi piaceva parecchio. Lui mi aveva chiesto di uscire il sabato pomeriggio, e io per tutta risposta, gli chiesi se volesse uscire per scopare; pensavo diventasse paonazzo, ed invece, tranquillamente, mi disse che poteva anche succedere. – ah si? Bè allora fammi vedere il pisello – gli dissi – se mi piace esco con te! –
Senza battere ciglio, abbassò il pantalone della tuta per mostrare il suo pisello già eretto. Non era un pisellone ma comunque faceva la sua buona figura. – Prendilo. Vedi se ti piace. E soprattutto se mi piace come lo tocchi allora potremmo anche scopare sabato. – Convinto e sfacciato, e io per tutta risposta non potevo tirarmi indietro. Così allungai la mano e cominciai a toccarlo, a segarlo… lo scappellai, facendo finta di seguire la noiosa conversazione del prof supplente con la secchione i primo banco, mentre lui sembrava tranquillissimo.
Tolsi la mano e me l’avvicinai alla bocca, ci misi su tutta la saliva che avevo e ripresi a segarlo. La mano scivolava meglio e lui apprezzò quel gesto e quella scorrevolezza. Ad un certo punto non riuscì più a resistere e se ne venne… gli tenni stretta la cappella, e riuscì a farlo scolare pian piano… aveva tutta la peluria tutta impastata di sperma come la mia mano.
La tolsi e lo guardai, sorridendo, poi mentre lui mi guardava, avvicinai la mano alla bocca e mi succhiai quello che avevo raccolto.
Lui sorrise, poi tirò su il pantalone della tuta e andò in bagno.
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