Amore sbagliato

di
genere
etero

Avevo paura di tante cose con lui, tranne nel sesso. Nulla più mi spaventava perché sapevo di poter andare oltre e sapevo quanto. Tutto aveva una forma, come i disegni che faceva con le dita sul mio corpo. O come i segni che mi lasciava e sorridendo osservava compiaciuto per la sua nuova “opera”. Ho capito col tempo che di questa cosa non mi sarei mai stancata. Ci ho provato, con vergogna l’ammetto, ci ho provato. Ma il profumo della sua pelle m’inebriava e i suoi baci non arrivavano ad annoiarmi mai. Ogni volta era quella buona. Ogni volta era sempre meglio e ogni volta ne volevo sempre di più. Alla fine imparai ad accettarlo e ad accettare il fatto che non potesse offrirmi altro che questo, anche se io a mio modo, gli avrei offerto tutto e anche di più.

***

Mi vedo per quella che sono veramente solo riflessa nei suoi occhi. I suoi occhi freddi, del colore della pietra. Eppure capaci di sciogliermi, di farmi avvampare di calore. Infuocati come lava, che sento scorrermi nelle vene al posto del sangue. Anche ora, il suo sguardo mi trafigge, mi inchioda, ed è impossibile non perdercisi dentro. Mentre la sua mano è stretta intorno al mio collo, così forte che a tratti mi manca l’aria.

Si muove dentro di me, possente ed invadente. Vedo i suoi muscoli tendersi, forti. Sento il suo respiro pesante e affannato. E io non posso far altro che assecondarlo, muovendomi a mia volta per quanto mi è possibile, andandogli incontro. Lui si fa strada rabbioso, mi penetra sempre più a fondo, facendo suo ogni volta un pezzettino in più di me. Lo ruba, senza chiedere. Si prende tutto ogni volta, sapendo che io lo lascerò fare.

Vorrei sfiorarlo, accarezzarlo. Vorrei percorrere il suo corpo, toccargli il petto. Vorrei passare le dita sulle sue labbra carnose. Ma le mie mani sono bloccate insieme dalla sua, al di sopra della mia testa. Allora gli stringo le gambe intorno alla schiena, spingendolo ancora di più contro di me. Bruscamente si scioglie dalla mia morsa e io posso tornare a respirare a pieni polmoni. E’ una tregua che dura un istante. Mi prende e mi fa girare a pancia in sotto. Mi afferra il bacino e lo solleva per poi affondare di nuovo dentro di me.

Mi lascio sfuggire un gemito di dolore e sospiro forte, con la guancia premuta contro il soffice materasso. So cosa sta per succedere. Uno schiaffo mi arriva sul sedere, secco e deciso. Il suo ritmo è incessante, persino i colpi del suo bacino mi fanno male. Un schiaffo. E poi un altro, e un altro ancora.

Si ritrae, per colpirmi la fica. Uno schiaffo ed affonda di nuovo. Va avanti così per molto, torturandomi, negandomi il piacere che sento montare ogni volta che mi penetra. Sento le lacrime salirmi agli occhi. Per il male, per l’umiliazione, per la voglia di godere… per la voglia di provare ancora dolore. Ricomincia a scoparmi, più forte e più indemoniato di prima. Sento la vista annebbiarsi, le gambe formicolare. Mi strappa di nuovo dal piacere facendomi alzare, la schiena va ad appoggiarsi contro il suo petto.

Mi vedo riflessa nello specchio, sudata e sconvolta, con lui fermo ma ancora dentro, dietro di me. I segni rossi della sua morsa spiccano sul mio collo latteo. Mi immobilizza le braccia e con la mano arriva a toccarmi la fica, indecentemente bagnata, gonfia, dolorante. Mi masturba con le mani, strappandomi dei gridolini sconnessi. Mi sfrega, rude e famelico, sussurrandomi nell’orecchio ogni tipo di oscenità. Vedo il mio orgasmo riflettersi nello specchio un attimo prima di socchiudere gli occhi e di abbandonarmi ad esso, scossa e sconquassata da tremori, urlando il suo nome, gridando con rabbia e sfinimento.

Ritorno ad accasciarmi contro il materasso, talmente stordita da accorgermi appena che lui ha ripreso a scoparmi. Lo sento godere a sua volta, riversando tutto il suo piacere dentro di me. Un sorriso mi incurva le labbra. Sorrido perché di lui voglio tutto.

Non si sdraia neanche un attimo, mi giro a guardarlo di sottecchi. Lo vedo uscire nudo dalla stanza. Poco dopo sento scorrere l’acqua della doccia. Corro a rannicchiarmi contro il mio cuscino, sapendo che andrà via. So che è così. Ormai l’ho accettato. Lo accompagno alla porta, mi bacia con il solito ardore. Sento la sua mancanza ancor prima che chiuda la porta. Solo allora, una volta rimasta sola, riesco a sussurrare: ti amo, amore mio.
scritto il
2017-08-30
3 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

I piaceri dell'acqua

racconto sucessivo

Orgasmo al bar
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.