Non ragioniamo di loro 2
di
miriana
genere
incesti
All’incipt delle mie tante relazioni sessuali, esigo sempre che il mio partner indossi il preservativo, e se ciò non accade, per mia dabbenaggine maggiormente, vado subito a fare tutte le analisi del caso e mi preservo nel frattempo da ulteriori contatti. E visto che, col mio bel moro Alessandro, l’eccitazione incipiente non mi aveva consentito questa precauzione, il giorno dopo quella notte strabiliante, dove tutto e molto di più era accaduto, o seguito quella strada medica con scrupolo, rammaricandomi un tantino per il fatto che avevo poi dovuto stare in astinenza per tutto il tempo fino alla lettura “negativa” dei risultati. Una notte da favola, dicevo, perché, dopo essere stata trascinata con foga, da Alex, nella sua camera, lui mi aveva svestita con una lentezza mostruosa, palpeggiandomi , nel frattempo, o assaggiando il mio corpo con preliminari tali da farmi impazzire. Aveva iniziato a titillarmi le ciglia con la punta della lingua, e poi era sceso millimetro dopo millimetro, tramite il mio naso, a leccarmi le labbra appena socchiuse, presa dal piacere che l’aveva disunite per lasciarmi emettere soffocati gridolini di piacere. Era poi sceso oltre il lieve affossamento al centro della mia gola e raggiunto i miei capezzoli, induriti, impazziti dalla lunga attesa, e anelanti di venire ciucciati con maschia abilità, quella che al Moro non mancava assolutamente. Ma tutti i vari preliminari, ebbero soltanto il pregio di esagerare la mia eccitazione vaginale oltre ogni umana comprensione. Infatti quando le labbra di Alex si unirono alle mie grandi labbra e la sua lingua iniziò a titillarmi il clitoride, venni sopraffatta da tutte le fiamme dell’inferno e contemporaneamente avvolta da tutte le stelle del paradiso, fino a che, la ragione, mi consigliò di lasciarmi andare al piacere, se desideravo continuare a vivere. “ Sei stato meraviglioso …! ” gli avevo sussurrato in un momento di pausa, mentre lui era sdraiato supino al mio fianco. “ Anche tu cara ” aveva risposto lui, ancora affannato per la tenzone sessuale appena terminata. “ Si, davvero stupenda …! “ aveva confermato la voce di una donna, proveniente da dietro i tendoni della porta finestra che dava su un balcone, e che subito dopo era venuta alla luce. “ Pamela! ” avevo esclamato con stupore. “ Si, proprio io ” aveva risposto con un certo orgoglio nella voce. Volevo assicurarmi che fosse vero quello che Alex afferma di te. “ A si? E cosa dice di me, tuo fratello, se è lecito saperlo? ” l’affrontai , infastidita dal fuori programma che aveva interrotto il buon rapporto sessuale appena iniziato con Alex. “ Che sei affascinante, che hai delle movenze che farebbero sognare un impotente e che, quando lo guardi, si sente venir meno. “ Solo questo, o c’è altro? ” le chiesi, con un pizzico di ironia nella voce. “ Si, c’è altro, e cioè che voglio constatare io stessa se le tue qualità sono effettivamente come lui afferma … ” dichiarò, con una naturalezza tale da lasciarmi di sasso, incapace di muovermi e persino di pensare. Ed ancor meno quando Pamela si tolse la leggera T-shirt che la ricopriva, si sdraiò sul letto fra di noi e iniziò a baciarmi sulla bocca, mentre con una mano lo menava a suo fratello con rapidità. Se devo essere sincera, non era la prima volta che avevo un contatto così intimo con un’altra donna, ma con la sorella di Alex, lo sentivo più eccitate che mai, soprattutto quando si era poi appropriata della mia vagina, ancora grondante dello sperma riversato dentro di me da suo fratello. “ Non la ricordavo così buona la linfa di mio fratello. Probabilmente è mischiandosi con la tua che è migliorata … ” aveva dichiarato confermandomi, forse volontariamente, di avere avuto precedenti contatti sessuali con il focoso Alex. Dopo essersi messa su di me nella classica posizione del sessantanove, mi aveva stretto il capo fra le sue gambe costringendomi quasi a leccargliela; cosa che non mi dispiacque affatto e che contribuì ad eccitarmi quasi come mi era accaduto prima con Alessandro, il quale, nel mentre, si era posizionato dietro di lei e, spostandomi la lingua col membro, si era inserito in sua sorella con un colpo solo, lasciando a me il compito di leccargli i testicoli penzolanti. Non ebbi il tempo di invidiarla o di rammaricarmi poiché, subito dopo, aveva usato a me lo stesso trattamento, anzi, aveva anche impegnato la mia seconda via adducendo la scusa che sua sorella era troppo dilatata, rispetto a me, e pertanto non avrebbe goduto al massimo del piacere. La rimanenza della notte, l’avevo passata rannicchiata fra i loro corpi, sotto un leggero copriletto. Il mattino seguente, dopo averci servito la colazione a letto, Pamela si era nuovamente sdraiata con noi con il chiaro intento di proseguire ciò che la stanchezza ed il sonno avevano interrotto. Soltanto l’appetito fermò la nostra fame sessuale, e che ci impose di pranzare abbondantemente, dopo di che, chiamai un taxi e me ne tornai al ristorante per riprendere il servizio. Per alcuni giorni non avevo più sentito o visto Alessandro, e nemmeno Pamela, poi una sera si era presentata lei al ristorante, aveva acquistato tre cene da asporto e se ne era andata lasciandomi un numero di telefono scritto su un foglietto, dove c’era anche scritto: “ Il mio fratellino ti desidera ancora, ma perché ciò avvenga, pretende che ti sottometta ai suoi particolari desideri sessuali, senza condizioni. Se accetti, dopo il lavoro vieni a trovarci a casa, “ l’indirizzo lo conosci ” altrimenti i nostri contatti finiscono qui ”. Nel leggere ero rimasta disorientata. Della sottomissione avevo letto alcune cose ed anche qualche romanzo, ma non ne sapevo molto. Inoltre, io temevo infinitamente il dolore e tutti i suoi componenti o derivati, perciò, subito, subito, pensai di rinunciare. Ma si sa, la curiosità consiglia male, ed io mi sono lasciata attrarre da lei, così, appena libera dal lavoro, avevo preso un taxi e mi ero recata dal mio possibile futuro padrone, e magari anche della sorella. Però, in quel momento, non m’importava. Avrei provato a fare la schiava, e se non mi fosse piaciuto, avrei salutato e me ne sarei andata per la mia strada. Quando Pamela mi aprì la porta, contenta di vedermi, Alex ed un altro uomo, sui cinquanta, con i capelli di un bianco quasi albino, stavano sorseggiando una bevanda alcolica seduti sul divano in pelle nera che c’era in salotto. “ Ecco la mia giovane proprietà … ” aveva dichiarato Alex brindando con lo sconosciuto per il mio arrivo. E a confermare la sua frase, con il dito indice a gancio, mi fece cenno di avvicinarmi e di sedermi fra di loro. Come se fossi stata un automa, ubbidii, andai fra di loro e mentre stavo per sedermi, Alex mi sollevò la gonna scoprendomi le natiche per il godimento suo e dell’albino che mi stava valutando il sedere con una bramosia che quasi mi sentii penetrata dal suo sguardo. Non contento della primaria visione, l’amico di Alex sollevò una mano e con un gesto svelto mi abbassò le mutandine scoprendomi tutto il sedere. Devo proprio ammettere che, tutto considerato, quell’azione non mi era dispiaciuta affatto, anzi, mi aveva eccitata tanto, così come quando lui aveva passato un dito inumidito dalla saliva, fra il solco dei miei glutei, e poi se lo era succhiato mostrando infinito piacere. “ Cosa vuoi che faccia la mia schiava, Jonny? Ordina, e lei eseguirà … ” gli chiese Alex, mentre continuava a trattenermi sollevata la gonna. “ Voglio che si spogli, ora, poi deciderò cos’altro dovrà farmi ” aveva risposto, l’albino, mentre tirava giù la cerniera dei pantaloni, preannunciando cosa intendeva da me in seguito. Quando completai lo spogliarello, fu Alex a ordinarmi di inginocchiarmi fra le gambe dell’amico e di prenderglielo in bocca, il più possibile. “ Devi nasconderlo tutto nella tua bocca, e se non lo fai, riceverai una punizione molto dolorosa ” mi minacciò, sempre lui. “ Non lo so se ce la faccio. E’ cosi grosso …! ” mi lamentai, dopo aver visto il pitone che l’albino aveva tirato fuori dai pantaloni. Più della lunghezza, quello che m’impressionava era la sua circonferenza, almeno doppia di tutti quelli che io avevo visto ed assaggiato fino a quel momento. Nonostante ci avessi messo tutta la mia buona volontà e Jonny mi stesse premendo il capo con entrambe le mani verso di se, una minima parte del suo attrezzo, era rimasto fuori, mancanza che diede ad Alex la scusa per sculacciarmi con una certa forza. Il dolore dei miei glutei era sopportabile, ma non così gli angoli delle mie labbra, divaricate al massimo, quasi al limite della rottura. “ Io credo che tu sappia fare meglio di così … Miriana ” aveva detto Alex, mostrandomi un battipanni in vimini. Anche se la minaccia mi aveva indotta a provare l’impossibile, la mia bocca non aveva la stessa elasticità del mio sesso, pertanto, ci rinunciai e feci che mettermi subito in posa per ricevere la giusta punizione, la quale, giunse puntualmente e dolorosissima, pur se in un’unica battuta. Avessi rispettato i miei primari propositi, avrei dovuto fuggire …, ed invece, mi dissi: “ Per questa volta, va bene così, ma alla prossima, me ne vado ”. Decisione che rimandai nuovamente quando, mentre l’albino mi penetrava, dopo avermi fatta adagiare sul suo membro, Alex aveva passato il battipanni a sua sorella suggerendole di battermi le terga ogni volta che mi sarei sollevata dal sesso di Jonny, per poi sprofondare nuovamente. La ragione di questa sopportazione era dovuta al fatto che subito dopo il dolore, l’eccitazione aumentava smisuratamente: ogni colpo ricevuto, piaceri, emozioni, turbamenti che si alternavano in me sconvolgendomi. Inoltre, visto che mi sottomettevo volentieri a questa pratica, Pamela suggerì di variare gli attrezzi per la tortura, proponendo delle pinze per stendere i panni, una candela ed un paio di manette, che poi usarono per fermarmi i polsi alla spalliera del letto, per impedirmi di fuggire, mentre Alex mi versava la cera bollente sul seno, sull’addome ed anche sui peli che, folti, mi contornano la vagina. Un gioco che era andato avanti tutta la notte, con varianti anche più dolorose, come per esempio le pinze che mi strizzavano i capezzoli ma anche le labbra della vagina, senza però lasciarmi segni evidenti sulla parte del corpo visibile. Come ormai era d’uso, Pamela o Alessandro mi contattavano con sempre maggiore frequenza, presentandomi ogni volta, persone diverse, con esigenze sessuali stravaganti, eccentricità che mi avevano procurato tanto piacere, ma sovente anche un eccessivo malessere fisico. “ Questa sera, presentati con un po’ d’anticipo poiché, Pamela, ti aiuterà a indossare degli abiti particolari, intonati alla serata di gala a cui parteciperemo nella villa di un Conte, nostro conoscente ”. Una costruzione antica enorme fra la villa e il castello, a pochi chilometri dalla città, circondata da alte mura ed un cancello in ferro battuto solidissimo, che si aprì automaticamente quando Alex azionò tre volte i fari dall’auto. “ Benvenute, mie care ! ” ci salutò il conte stesso, baciando la mano a me e a Pamela non appena entrammo nel salone immenso, dove ci aveva condotte con estrema sicurezza, Alex, mostrando un’assoluta familiarità con quel posto. Tutte le persone presenti erano vestite in tema del periodo settecentesco che gli arredatori avevano ridonato all’ambiente. Un clima storico principesco, con tavole imbandite di ogni ben di Dio, e con varie bottiglie di campagne nei portaghiaccio in argento. La cosa più strana pero erano i due troni dorati che facevano bella mostra di se su una specie di palco ricoperto da tappeti, credo persiani, davvero molto belli, e penso anche di valore, il tutto ammantato da melodie sinfoniche di rara sensibilità e bellezza musicale. “ Una delle due gentili damigelle venute a trovarci, amiche e amici miei, verrà eletta regina della sera da tutti gli uomini, poi, toccherà alle donne eleggere un uomo fra tutti i presenti, il quale si siederà sul trono accanto a lei ” aveva annunciato il conte, con un’aria da cerimoniere molto ridicola, dandomi ad ogni modo l’impressione che avessero deciso preventivamente chi far sedere sui troni. Infatti io vinsi la sfida con Pamela, e come re, il conte. Un uomo interessante, certo, ma che ritenevo troppo anziano per me, inabile a soddisfare le mie esagerate voglie sessuali. Infatti, come previsto, a sederci sui troni fummo proprio noi due mentre tutti i presenti si erano avvicinati al palco applaudendo come se la farsa fosse realtà. “ Ora, regina, diamo il via alle danze ” mi aveva detto, avvicinandosi a me e porgendomi il braccio da esperto cavaliere. Come per incanto, la musica cambiò istantaneamente. Da sinfonica divenne un lento classico, un liscio che pensavo di dover ballare col re, il quale aveva anche altre idee, come quella di sciogliermi i capelli, slacciare il bustino che conteneva appena i capezzoli, lasciando tutta la rimanenza del mio seno in bella vista. Sfilarmi ad una ad una le varie gonne che avevo indossato per nascondere il girello in plastica che le teneva ampie e svasate, ma soprattutto, i classici mutandoni con lo spacco davanti, intimo usato dalle donne dell’epoca per non svestirsi ogni qualvolta le necessità fisiologiche premevano. Quand’ero rimasta completamente nuda poi si era liberato dei suoi indumenti, si era seduto su uno dei due troni, mi aveva attratta e fatta sedere sul suo ventre, infilzandomi con un solo colpo. Qualcuno, nell’osservare quella scena, aveva di nuovo battuto le mani, mentre altri, tre o quattro coppie, erano saliti sul palco, s’erano adagiati o inginocchiati ai nostri piedi ed avevano incominciato ad imitarci. Qualsiasi fosse il nostro rapporto in quel momento, loro lo imitavano senza esitazioni. Il loro comportamento mi aveva suscitato un dubbio. “ Vuoi vedere che fra un po’ divento oggetto di scambio … ” mi dissi convinta e anche un po’ speranzosa, visto che il reuccio stentava a rimanere in tiro come piaceva a me, nonostante mi dessi da fare con tutte le pratiche possibili ed immaginabili che io conoscevo. Lui aveva abusato del mio corpo in ogni modo e in ogni dove, senza riuscire nemmeno una volta a godere, mentre io, dei miei orgasmi, avevo perso persino il conto. “Devi scusarmi piccola! Non è colpa tua se stento a venire. Ho bisogno di emozioni più forti, diverse dalla solita scopata, che eccitino la mia fantasia maggiormente ” mi aveva detto mentre si guardava intorno, come se stesse cercando qualcuno o qualcosa. “ Sii più chiaro, conte, e vedrò se posso contribuire ad esaudire i tuoi desideri ” gli avevo risposto, tanto per dire qualcosa, nonostante non avessi la benché minima idea di cosa fare per aumentare la sua eccitazione. “ Mi è giunta voce che i tuoi amici sono fratello e sorella. Pensi che potrebbero esibirsi qui davanti a noi in un finto incesto …? Sarei anche disposto a pagare profumatamente la loro esibizione ” mi chiese il conte, con discrezione. D’impulso, mi venne spontaneo dire che loro, l’incesto, lo praticavano senza finzioni, ma mi trattenni, esordendo con: “ Non lo so. Posso chiederglielo, comunque ”. Lui, senza parlare, chinò solo il capo, poi si sedette su un trono in attesa che io andassi a parlare con loro. Nuda com’ero, scesi dal palco e, quasi calpestando un’altra miriade di corpi tutti nudi, andai alle ricerca di Alex e Pamela, ognuno di loro ben impegnati con diversi partner, uomini e donne, in un’ammucchiata spettacolare, dove feci molta fatica ad individuarli. Non avevo ancora nemmeno finito di parlare che già avevano accettato. “ Tu, chiedi diecimila euro per fingere, e venti se vuole che facciamo sul serio. Poi basta che ci fai un cenno con l’indice per i dieci e due dita per i venti e noi arriviamo subito sul palco ”aveva programmato Alessandro. Ovviamente il conte aveva optato per la seconda esibizione, per tanto, al mio segnale, Alex aveva preso la sorella per un braccio e l’aveva letteralmente trascinata con forza sul palco …, lei recalcitrante, come se volesse fuggire dalle mani del suo prepotente fratello, che nel mentre l’aveva stesa sul tappeto di fronte al conte e, con energia, aveva bloccato le sue mani mentre la penetrava con una tale violenza che, pensai, fosse una cosa usuale quando loro facevano sesso. La scena, recitata in modo davvero persuasivo, aveva eccitato tantissimo il conte, e per essere sincera, anche me, perciò, quando il nobile si degnò di usarmi, unicamente per avere un contenitore dove depositare il suo seme, io lo lasciai fare cercando di trarne il maggior piacere possibile. “ Dai, Bambina mia … succhialo al tuo papà! ” mi aveva esortata, con una voce così seria e intima da lasciarmi pensare che in quel momento, lui , effettivamente pensasse di avere un rapporto sessuale con la propria figlia. “ Brava, Elisa …! Si, così, succhia, succhia che il tuo papà gode, viene, si viene …! ” si lamentò un attimo prima che il suo seme colmasse la mia bocca. La serata non ebbe fine dopo quell’ingoio, ma mi preservo di comunicare il seguito in un altro momento.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Non ragioniamo di lororacconto sucessivo
Non ragioniamo di loro 3
Commenti dei lettori al racconto erotico