Il passato mi condiziona 2°

di
genere
dominazione

Trasgressione ed erotismo, sono semplicemente termini ordinari con i quali si camuffano tutte le deviazioni nel campo sessuale …, alle quali, anche chi le subisce, intimamente, è consenziente, altrimenti , diverrebbe l’ennesima super eroina. Nel mio caso poi, anche se non l’ho detto, avevo subodorato quello che poi si è verificato, ma ho lasciato che il sogno ricorrente nei vari momenti di auto stimolazione nella mia cameretta, divenisse realtà, speranzosa che lo stupro fosse doloroso nei limiti sopportabili. Tali speranze, si sono anche protratte nel prosièguo della serata trascorsa sul barcone privato dell’ amico di Tullio, una specie di grande traghetto ormeggiato in un’ansa del fiume Po: esternamente, in disarmo, mentre all’interno, una lussuosa reggia dorata, molto ben illuminata e piena di ospiti, uomini e donne di tutte le età, molti dei quali, erano impegnati a gozzovigliare e a strusciarsi una con l’altro senza un minimo ritegno. Il rumoroso chiacchierare, s’interruppe appena io e Tullio varcammo il portellone d’entrata, poi chiuso alle nostre spalle con la tipica ruota girevole che rende stagne le pance delle navi. Solo la musica continuò in sottofondo, seguita da due ballerini fantastici, allacciati molto sensualmente in una Bachata fantastica, davvero eccitante. “ Sai ballare, Miriana? ” mi chiese Tullio trascinandomi letteralmente verso il centro del salone. “ Si, certo, ma con quello che ho sotto, fra le gambe, non posso dimenarmi com’è lecito fare con questo ritmo …! ” risposi, irritata da quell’inutile impedimento, il quale, dopo la folgorante eccitazione del primo momento, era diventato molto fastidioso, come lo stesso butt plug che lui aveva spento non appena eravamo scesi dalla sua auto, proprio davanti al ponticello che univa il barcone alla terra ferma. Improvvisamente, lasciandomi quasi di sasso, si chinò carponi di fronte a me, mi sollevò il vestito fino sulle anche, tirò fuori la chiave dal taschino e tolse la cintura, che poi posò su di un tavolo tutto apparecchiato di dolci e leccornie varie. Dopo, mi fece voltare e piegare in avanti e, con un movimento abile, mi estrasse il benefattore anale e lo ripose in tasca, con la più sfacciata naturalezza del mondo. “ Che bel culo, ha sta ragazza …! “ farfugliò, un signore piuttosto anziano, la controfigura di un mio professore di matematica, quando ancora andavo a scuola. Ed al quale aveva fatto eco una vecchia signora, forse la moglie …: “ Di’ la verità, Renzo: “ ti piacerebbe fartela, vero? ” “ Di sicuro, ovviamente! Ma non penso che a lei vada di farsi scopare da me …! ” affermò lui, visibilmente dispiaciuto. Se solo avesse saputo che io, quando sono eccitata, non guardo certo l’età, probabilmente, non me lo sarei più tolto di torno. “ E chi te dise che a sta bela Tosa non ghe piase el salmon afumicà, veciò? ” continuò, un ragazzo, più o meno della mia età. “ L’esperienza, bambino. L’esperienza! ” continuò il vecchio sollevando le spalle in segno di rassegnazione. “ Beh’, allora pagala …! ” intervenne un altro, più o meno dell’età di Renzo, ridendo come un ebete. “ La mia donna non si paga ...! ” esclamo Tullio, deciso, mentre mi attraeva a se per iniziare a ballare. Tutte le attenzioni dei presenti si erano concentrate su di noi, e alcuni, quando una gamba s’innestava fra quelle di Tullio, ed il sedere ondeggiava seguendo il ritmo, applaudivano o fischiavano come fossero dei mandriani. Lì per lì, non avevo fatto attenzione all’ improvvida affermazione del mio ballerino. Riemerse nella mia mente quando il padrone della barca propose a Tullio di metterlo in lista. “ Di quale lista parla? ” gli chiesi per conferma, pur se avevo capito benissimo di cosa si trattava. “ Nulla di ciò che tu non ti senti di fare, tesoro. E’ soltanto un gioco, un semplicissimo gioco che facciamo per divertirci, al quale sono sottoposte le donne che, per la prima volta, entrano nel club, che noi soci chiamiamo il Veliero dell’amore” mi spiegò Tullio, sottovoce. In quel momento è scattata quella mia bramosia, che un lettore individua come caratteristica, - la quale mi predispone impulsivamente, alla cieca, ad esperienze nuove, ben consapevole che dopo potrei pentirmene, ma che comunque non frena la mia ingordigia sessuale. Debolezza, la mia, che Tullio, particolarmente perspicace, ed indubbiamente colto nelle tecniche della perversione, aveva intuito e colto al volo per mettermi subito alla prova. Già con il ballo aveva iniziato ad eccitare i presenti facendomi fare delle evoluzioni bizzarre, che mettevano in mostra la mia coscia destra, non più protetta dalla stoffa, visto che lo spacco si era scucito arrivando quasi fino alla vita. Ma soprattutto nello strusciare il suo ventre contro il mio esaltando al parossismo la sensualità che quel tipo di ballo comunica.“ Nudi … nudi … nudi …!” esclamarono improvvisamente, in coro, gli uomini, ed anche qualche donna, specialmente le più datate. Se avessi avuto qualche dubbio circa la volontà di Tullio di accontentare i tifosi, lui me lo tolse subito. Rapido, mi sollevo l’abito fino a sfilarmelo dalla testa lasciandomi nature non avendo indossato l’intimo, oltre la sua cintura di castità, tolta poco prima. “ Ora, spogliami tu … ” mi suggerì, atteggiandosi come se fosse stato un manichino da negozio. Anche se all’inizio mi ero sentita un briciolo impacciata da quell’orda di lupi famelici che ancora non conoscevo, avevo cominciato a slacciargli i bottoni della camicia, con lentezza esasperante, lanciandola poi verso un gruppetto di donne, le quali si avventarono su di essa togliendosela una dalle mani dell’altra. Prima di slacciargli la cintura, mi soffermai a palpargli lentamente la patta dei pantaloni e tutto il bene nerboruto che ne risaltava al di sotto. Superai le aspettative dei guardoni poi quando allentata bene la cintura dei pantaloni, infilai una mano nell’interno, fra stoffa e pelle, alla ricerca dello scettro, che di sicuro era ambito soprattutto dalle signore, segandolo lentamente, mentre mi leccavo le labbra, come avevo visto fare ad una porno diva, in un filmino a luci rosse, della collezione di mio fratello. “ Lo fai spuntare o no, sto fungo …? ” chiese, una voce di donna, dal fondo del salone. “ O aspetti che appassisca? ” aveva continuato un maschietto, forse interessato al pene di Tullio più lui che non la buongustaia di prima . Prima di mettere in evidenza l’infuocato virgulto che stringevo saldamente in mano, lasciai emergere appena il glande, dalla cintura del pantalone e, dopo averlo baciato con ardore, con l’altra mano avevo fatto scendere i pantaloni di Tullio quasi fino alle ginocchia, presentando la sua mazza in tutto il suo splendore. Un particolare che ha sempre aumentato a dismisura i miei desideri, è soppesare i testicoli quando raggiungono il massimo della loro durezza; frangente che in quel momento si era verificato, motivando degnamente l’azione che ne era seguita, ovvero, l’avidità di succhiarglieli entrambi fino all’esasperazione mia, sua e di tutti quelli che in quel momento ci stavano guardando. Come dicevo ai commentatori delle mie caratteristiche, quando l’estasi mi avvolge, entro naturalmente e piacevolmente nella parte della porno star, consapevolezza che ingigantisce a dismisura la mia passione, l’entusiasmo con cui mi getto nella mischia sessuale senza regole di sorta, vero strumento di piacere per tutti quelli che in quel momento ne sanno approfittare. Esattamente quello che in un secondo momento era accaduto, dopo il gioco proposto il padrone del barcone, e cioè: “ la Dea Bendata Indovina ”… ovviamente io, consistente nell’esporre membri di uomini scelti a caso e numerati dall’uno al dieci, che avrei dovuto osservare attentamente, prima di essere bendata, e che poi, tastandoli con le mani oppure con la bocca, se mi andava, dovevo indovinare il numero a cui apparteneva, premio, uno stupendo braccialetto in oro bianco. Mi venivano concesse tre prove soltanto. Era troppo bello, il bracciale, pertanto, decisi di dedicarmi al gioco in modo oculato. Prima di lasciarmi bendare passai in rassegna uno per uno tutti i membri, scappellandoli o soppesando lo scroto di ognuno, notando che uno di loro aveva un piccolissimo neo sul glande, il numero sei, per la precisione, e che il numero nove era il più ben dotato, sia in lunghezza che in circonferenza del pene, mentre il numero uno, il proprietario del barcone, ce l’aveva da suicidio. Per ovvia logicità, dopo avermi bendata, cambiarono i posti ai partecipanti cosi da confondermi maggiormente le idee. Quando furono sicuri che la benda mi copriva bene gli occhi, Tullio mi guidò accanto al primo della fila, il possessore di un membro piuttosto comune, che abbandonai subito per passare a tastare il secondo, anch’esso normale come fattezze. Il terzo lo riconobbi subito ma feci finta di nulla, anzi per dimostrare che non ne ero certa, iniziai a misurarlo con le mani e poi con la bocca e persino con la lingua, così a lungo dal farlo spruzzare nella mia bocca appena un paio di gocce di sperma. “ Il numero uno! ” esclamai deglutendo il misero risultato vitaminico che però confermava la mia vittoria riguardante il magnifico braccialetto. Un applauso simile, in vita mia non l’avevo mai ricevuto … E tantomeno così tanti baci, abbracci e toccatine fra le gambe, sui seni e sui glutei. “ Non ho mai dubitato che la mia schiava vincesse il premio ” confermò Tullio ad un tipo molto scuro di carnagione, probabilmente di etnia Indiana. Privatamente poi mi confessò di aver fatto diverse scommesse che gli avevano fruttato quasi diecimila euro. Sentirmi al centro dell’attenzione di tutta quella gente, uomini e donne comprese, mi rendeva euforica, eccitatissima, a tal punto da farmi finire in ginocchio a disposizione di chi desiderava farselo succhiare. Un numero di persone che non posso certo quantificare con esattezza, comunque molto superiore ai dieci che si erano sottoposti alla Dea Bendata. In pochissimo tempo procurai ed ebbi orgasmi multipli, il più intenso dei quali, dovuto alla posizione in cui ero stata legata, le mani dietro alla schiena unite alle caviglie e poi posata a pancia sotto su un tavolino rotondo girevole, che Tullio faceva ruotare velocemente in modo di lasciare il tempo alla gente di disporsi a cerchio, con la speranza che la trottola umana si fermasse con la bocca o il sesso, nella loro direzione, acquisendo il diritto di appropriarsi dei miei buchi come meglio credevano. In uno dei tanti giri, la sorte premiò il vecchio che aveva lodato il mio sedere, il quale, dopo aver adoperato con particolare piacere la mia vulva, si era poi preso anche l’ano, sorprendendomi per il caldo piacere che aveva rilasciato dentro di me, per la seconda, in così breve tempo. Il clou della serata però fu quando la rotazione si fermò davanti alla moglie di “Vecio .” in corrispondenza della mia bocca, e del ben dotato, alle mie terga. Leccare il clitoride della donna mentre un membro duro e prestante mi sondava fino all’utero, fu fantastico, così meraviglioso da sperare che non vi fosse alcuna tregua fino al mattino seguente. Invece finì in tutt’altro modo, ovvero, quando alcuni di coloro che ancora si sentivano in grado di menarselo, si accordarono per venirmi tutti assieme sul corpo, ancora lì, legato ed inerte, costretta a raccogliere tutto il loro sperma.
scritto il
2017-10-25
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