Il verme

di
genere
etero

Per lavoro sono spesso fuori casa ed almeno 5-6 notti al mese le trascorro in albergo. Mi trovavo vicino Lione per un incontro di lavoro che sarebbe iniziato nel pomeriggio.
Come sempre faccio quando ho questi incontri che si svolgono sempre dalle 14.00 in poi, sono arrivato la sera prima e come sempre approfittavo della mattina per riorganizzare documenti e quant’altro.
Questa volta avevo già tutto pronto, dunque scesi a fare colazione e mentre rientravo in camera vidi due giovani e carine cameriere giunte nel loro giro quasi alla mia camera.
Mi piace la lingua francese, e trovo molto sensuali le donne che parlano questa lingua.
Mi feci una doccia ripensando alle due splendide ragazze incontrate prima, in particolare alla più alta delle due, una bellissima ragazza di colore con alcune treccine rosa miste a quelle nere.
Sotto la doccia il pensiero di quella bella ragazza stuzzicò il mio appetito e mi ritrovai a farmi una sega quando ebbi un’idea.
Uscii dalla doccia, mi asciugai e mi distesi sul letto. La camera che occupavo aveva una sorta di piccolo ingresso con l’armadio e l’angolo bar. Per entrare in camera si doveva percorrere un piccolo corridoio in cui si trovava il bagno. Chi apriva la porta dunque non poteva sapere se in camera c’è qualcuno.
Ma questi alberghi moderni con le schede magnetiche hanno dei sistemi per verificare se in stanza c’è qualcuno o no, grazie alle schede che sei obbligato a inserire per attivare la luce.
Tirai fuori la scheda, mi sdraiai sul letto completamente nudo e mi misi le cuffie del mio telefono nelle orecchie anche se non attivai alcun dispositivo, ma potevo sempre dire di non aver sentito se entrava qualcuno perché ascoltavo della musica.
Cominciai a segarmi lentamente, e dopo qualche minuto sentii lo scatto della porta.
L’eccitazione salì alle stelle. Sentii la porta richiudersi e dei passi in avvicinamento. Socchiusi gli occhi ma li lasciai sufficientemente aperti per vedere se qualcuno entrava.
Entrò quella bellissima ragazza di colore che alla vista del mio corpo nudo sobbalzò e tornò indietro, ma non sentii la porta aprirsi.
Continuai quella lenta sega, sempre tenendo gli occhi socchiusi e vidi la testa della ragazza fare capolino dal corridoio. Continuai facendo finta di niente, la vidi sorridere, voltarsi più volte indietro, scomparire dietro la porta e riapparire. Ad un certo punto si fece poco più avanti. La guardai indugiare sul mio cazzo con lo sguardo e continuare a sorridere ed aprii gli occhi.
Il suo sguardo era sempre rivolto sul mio cazzo e non appena incrociò il mio sguardo si coprì la bocca con le mani, esclamò “exusez moi” ed andò verso la porta. Mi alzai e usando il mio poco francese le dissi di fermarsi. La raggiunsi che stava per aprire la porta. Le dissi di calmarsi e di restare. Lei era evidentemente a disagio ma la convinsi ugualmente a ritornare in camera.
Io mi sdraiai ancora sul letto, il mio cazzo sempre dritto. Lei davanti a me, in piedi, imbarazzata.
Le feci segno di sedersi.
Mi chiese ancora scusa per essere entrata, le risposi che non c’era problema, non mi aveva infastidito. Ripresi a segarmi molto lentamente, la guardai, le sorrisi, lei ricambiò il mio sorriso imbarazzata.
Le feci cenno di avvicinarsi, si rifiutò. Insistetti e si avvicinò al letto. Le feci segno di sedersi ma disse di no. Continuai con la mia mano per pochi secondi poi presi con la sinistra la sua mano destra e la avvicinai a me. Sentii lei che opponeva resistenza, ma a poco a poco mollò la presa.
“Vous voulez toucher?” le dissi, lei rispose con un no imbarazzato. Ma in qualche modo riuscii a farmi sfiorare il cazzo dalla sua mano, ma lei la ritirò indietro liberandosi dalla mia presa.
Restò però li, così feci forza sui talloni e mi spostai verso di lei. Aveva le mani nelle mani e il mio cazzo duro era a pochi centimetri da loro.
Le feci cenno con la testa ma lei ancora disse di no sorridendo imbarazzata, ma non andava via. Restava li a guardare. Ancora una volta le presi le mani e le appoggiai al mio membro eretto. Non si tirò indietro ma quando le lasciavo la mano, lei mollava la presa.
Avevo il portafoglio sul comodino lo guardai, lei capì che lo stavo osservando e feci un cenno verso di esso.
“Donner moi de l'argent” disse seria. Io aprii il portafoglio e le feci cenno di prendere quello che voleva.
Prese due banconote da 50 e disse “"Pas de sexe, juste la main”, niente sesso, solo una sega.
Io le risposi “Et ta bouche”, non potevo rinunciare a una pompa da una bocca così carnosa e vogliosa.
“no no no” e fece per andare via. L’afferrai.
Le dissi che andava bene, niente bocca, ma doveva spogliarsi nuda.
Rifiutò ancora, si girò e andò verso la porta.
“Et l’argent?” le urlai.
Rientrò, posò i soldi sul comodino. Mi guardò con un misto di imbarazzo e disprezzo. Nel frattempo il mio cazzo non era più duro come prima. Me lo prese in mano, cominciò a segarmi con la mano sinistra mentre con la destra si sbottonava il camicione con le insegne dell’albergo. Lo lasciò cadere. Si tolse la canottiera bianca e mostrò due piccoli seni che puntavano verso l’alto. I capezzoli turgidi per l’aria condizionata. Lasciò per un attimo il mio cazzo, si sbottonò la gonna e la lasciò cadere per terra restando soltanto con un minuscolo slip nero. Riprese a segarmi, la feci girare per guardarle il culo e proseguì con l’altra mano. Le sfiorai le natiche e non mi disse nulla e allora le afferrai con decisione. Erano dure come il marmo. Poi le abbassai le mutande, ma lei se le ritirò su e interruppe la sega.
Mi guardò, io le dissi “Ou votre bouche ou votre lingerie, je veux plus”.
Si tolse le mutande e si lasciò ammirare. Era completamente rasata e due labbra rosa si stagliavano in quel mondo di nero.
Riprese a segarmi, io provai a toccarle la figa e la sentii bagnata, lei però si ritirò indietro. Si mise ai piedi del letto e si piegò in avanti per segarmi così che non potessi toccarla. A un certo punto sentii che l’eccitazione stava prendendo il sopravvento e le chiesi la bocca almeno per qualche secondo.
Posò dapprima solo la lingua, poi lo leccò un po' e infine lo prese in bocca. Non appena sentii che stavo per venire la afferrai per la lunga coda nera e rosa e tirai la testa verso il mio ventre. Sei, sette colpi con forza verso il suo viso e le esplosi in bocca. Lei si fermò. Sentii la sborra riempirle la bocca e depositarsi di nuovo sul mio cazzo. Restò ferma così qualche secondo. Mi accorsi che la stavo ancora tirando a me. Mollai la presa.
Si alzò e lasciò scolare via dalla bocca il mio seme sul lenzuolo. Poi si avvicinò di nuovo al mio cazzo. Lo addentò e mi guardò. Io restai paralizzato. Aumentò leggermente la stretta e urlai di paura. Poi si alzò, mi diede uno schiaffo al pisello e si avvicinò. Mi disse che non avevo rispettato i patti. Prese le 100€ che erano nel comodino e tutto quello che restava dentro il portafoglio.
“Vous etes d'accord?” mi disse con in mano l’intero contenuto del portafogli. Le feci segno di si.
Si rivestì, io andai in bagno a pulirmi, quando rientrai trovai la camera rassettata, e sul comodino c’erano i soldi, tutti. E un biglietto con scritto: “Je ne suis pas une pute, tu est un ver”.
Non sono una puttana, ma tu sei un verme.
di
scritto il
2017-09-01
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