Quando Sarà si offrì a me
di
Sta
genere
prime esperienze
-- Potrebbe urtare la sensibilità di alcuni --
Voltai a sinistra per andare in cucina, ma rimasi sulla porta immobilizzato: ad aspettarmi trovai uno spettacolo dolce ed estasiante. Ma come ero arrivato lì?
Si stava facendo buio. Tornavo da una lunga giornata all'Università: mi ero fermato a studiare con una amica. Un po' mi piaceva, ma non ero sicuro di riuscire a combinarci qualcosa. Avevo passato tutto il giorno vicino a lei, inedbriato dal suo profumo, ed ora mi sentivo stanco ed insoddisfatto. Ma non mi aspettavo cosa avrei trovato una volta entrato in appartamento.
Aprii la porta, buttai lo zaino a terra e appesi il giubbotto. Poi attraversai il breve corridoio e mi voltai a sinistra per andare in cucina, ma rimasi sulla porta immobilizzato.
In tutto il loro splendore, due gambe aperte partivano dal pavimento e salivano al tavolo. Le cosce tese, viste da dietro, erano sottili e toniche. Da lì si fletteva una schiena inarcata, la pancia appoggiata al piano del tavolo, e più in là il busto sostenuto dal gomito sinistro. La V rovesciata formata dalle gambe tese aveva in cima una gonna rosa cortissima arricciata. Bastava appena a coprire il necessario. Sotto la gonna vedevo la mano destra frugare. Poi la testa si voltò a guardarmi, spostando i lunghi capelli castani sulla schiena coperta da una leggera maglietta bianca. Osservandomi seria e calma, come chi ha preso una decisione, tolse la mano da sotto la gonna, si voltò di nuovo lentamente e si stese completamente sul tavolo, a pancia in giù, con le braccia abbandonate sopra la testa.
Era Sara, la mia "nuova" coinquilina, che mi offriva il suo buchetto.
Il cuore cominciò a battere all'impazzata. Sentivo i tonfi salire in gola, la testa pulsare. La salivazione cessò di colpo, e poi crebbe man mano che si faceva largo in me il desiderio di compiere questo passo.
Mi avvicinai a lei senza capire bene cosa succedesse, come un sogno. D'istinto mi tolsi i pantaloni e gli slip, liberando il mio membro che da subito si era ingrossato al ritmo dei palpiti del cuore. Era la mia prima volta col sesso anale, non mi era mai successo, ed ero sicuro che fosse anche la sua prima volta. Eccetto quando giocava da sola, naturalmente.
Alzai la gonna sulla schiena e lo vidi nella penombra: un bel sedere, bello e sodo, dalle curve morbide. Era innegabile che alcuni tratti di Sara fossero leggermente spigolosi, ma ciò che non poteva l'aspetto lo facevano i suoi modi, le sue movenze. Con leggeri movimenti, come la schiena inarcata, la posizione in punta di piedi, riusciva ad essere delicata, così dolce e femminile.
Disse piano: "accanto a te c'è una boccetta". Era il lubrificante. Lo sparsi sul mio pene accarezzandolo, mentre il buchetto di lei era già pronto. Credevo di faticare ad entrare, ed invece scivolai lentamente senza troppa fatica: si era preparata bene per me. Le scappò un mugolio, mentre lentamente mi facevo largo in quel posto caldo e scivoloso. L'eccitazione era tanta, ed il suo sedere così stretto, che temevo di venire da un momento all'altro. Faci un respiro profondo, guardando i suoi capelli sulla schiena, mi calmai un po' e proseguii più in profondità.
Le sue labbra erano socchiuse, la testa voltata di lato mi permetteva di vedere che mi guardava e nel godere gemeva e mugolava. Allora decisi di darglielo tutto: arrivai fino in fondo, e stupendomi la sentii dire in un sospiro: "finalmente...".
Sì, finalmente era la parola che vorticava dentro la mia testa: finalmente avevo fatto quello che dentro di me tanto desideravo. Mi ero unito a lei, così vicini che ora i miei testicoli toccavano i suoi, così delicati e lisci; negli affondi che davo si accarezzavano e scontravano, ed io ero finalmente libero.
Il pene di Sara pendeva al bordo del tavolo, premendo i suoi testicoli verso di me. Desideravo assolutamente darle più piacere possibile, così lo presi tra le mani, e continuando a far l'amore col suo sedere lo accarezzavo. Non voglio nascondermi: lo stavo mungendo, volevo che scendesse il suo nettare. E così fu. Si mise una mano sulla bocca per frenare i gemiti fortissimi dell'orgasmo, e sentii i fiotti di sperma percorrere il suo pene e scrosciare a terra, vicino ai miei piedi.
Allora prese le mie mani con le sue, e le portò verso il suo petto, facendomi stendere sopra di lei. Il mio volto era vicino alla sua nuca, e la baciavo dietro le orecchie. In quel caldo, completo abbraccio mi sussurrò: "ti prego, fammi diventare veramente una ragazza". Io ero pazzo di lei, del suo profumo, del suo corpo. Chiesi: "come?"
"Fai l'amore con me. Abbracciami, e poi riempimi. Vieni Luca, vieni tesoro. Ho bisogno di te, ho bisogno di questo. Non apettare ancora, ti prego: vieni".
Sentii come da lontano i miei gemiti, prima forti, poi commossi, mentre venivo copiosamente dentro di lei. Non so quanto durò, mi sembrò tantissimo, e poi rimasi, sfinito e libero, sopra di lei.
Non ricordo quando si alzò per andare in bagno. Io rimasi lì steso sul tavolo per un po'. Il giorno dopo, al mio risveglio, avrei trovato Sara oppure il mio solito coinquilino timido e gentile? L'incantesimo si sarebbe rotto? Ed io cosa desideravo? Caddi per un po' come assopito. Poi mi alzai, e ricomponendomi andai a tirare le tende della porta a vetri: che sciocco, non mi ero accorto fosse aperta. Abbiamo rischiato di farci vedere. Fuori era ormai buio, mentre io ero illuminato dalla luce che entrava dal corridoio.
Prendendo la tenda la stavo per scostare, quando seguii con lo sguardo degli uccellini che si alzarono da terra per poi fluttuare nell'aria. Seguendoli misi a fuoco la finestra della casa di fronte, e rimasi di stucco. Una donna, una nostra vicina, guardava verso di me, in piedi, ferma. Quando si rese conto che l'avevo vista tirò di botto la tenda.
Da quanto tempo ci guardava?
Voltai a sinistra per andare in cucina, ma rimasi sulla porta immobilizzato: ad aspettarmi trovai uno spettacolo dolce ed estasiante. Ma come ero arrivato lì?
Si stava facendo buio. Tornavo da una lunga giornata all'Università: mi ero fermato a studiare con una amica. Un po' mi piaceva, ma non ero sicuro di riuscire a combinarci qualcosa. Avevo passato tutto il giorno vicino a lei, inedbriato dal suo profumo, ed ora mi sentivo stanco ed insoddisfatto. Ma non mi aspettavo cosa avrei trovato una volta entrato in appartamento.
Aprii la porta, buttai lo zaino a terra e appesi il giubbotto. Poi attraversai il breve corridoio e mi voltai a sinistra per andare in cucina, ma rimasi sulla porta immobilizzato.
In tutto il loro splendore, due gambe aperte partivano dal pavimento e salivano al tavolo. Le cosce tese, viste da dietro, erano sottili e toniche. Da lì si fletteva una schiena inarcata, la pancia appoggiata al piano del tavolo, e più in là il busto sostenuto dal gomito sinistro. La V rovesciata formata dalle gambe tese aveva in cima una gonna rosa cortissima arricciata. Bastava appena a coprire il necessario. Sotto la gonna vedevo la mano destra frugare. Poi la testa si voltò a guardarmi, spostando i lunghi capelli castani sulla schiena coperta da una leggera maglietta bianca. Osservandomi seria e calma, come chi ha preso una decisione, tolse la mano da sotto la gonna, si voltò di nuovo lentamente e si stese completamente sul tavolo, a pancia in giù, con le braccia abbandonate sopra la testa.
Era Sara, la mia "nuova" coinquilina, che mi offriva il suo buchetto.
Il cuore cominciò a battere all'impazzata. Sentivo i tonfi salire in gola, la testa pulsare. La salivazione cessò di colpo, e poi crebbe man mano che si faceva largo in me il desiderio di compiere questo passo.
Mi avvicinai a lei senza capire bene cosa succedesse, come un sogno. D'istinto mi tolsi i pantaloni e gli slip, liberando il mio membro che da subito si era ingrossato al ritmo dei palpiti del cuore. Era la mia prima volta col sesso anale, non mi era mai successo, ed ero sicuro che fosse anche la sua prima volta. Eccetto quando giocava da sola, naturalmente.
Alzai la gonna sulla schiena e lo vidi nella penombra: un bel sedere, bello e sodo, dalle curve morbide. Era innegabile che alcuni tratti di Sara fossero leggermente spigolosi, ma ciò che non poteva l'aspetto lo facevano i suoi modi, le sue movenze. Con leggeri movimenti, come la schiena inarcata, la posizione in punta di piedi, riusciva ad essere delicata, così dolce e femminile.
Disse piano: "accanto a te c'è una boccetta". Era il lubrificante. Lo sparsi sul mio pene accarezzandolo, mentre il buchetto di lei era già pronto. Credevo di faticare ad entrare, ed invece scivolai lentamente senza troppa fatica: si era preparata bene per me. Le scappò un mugolio, mentre lentamente mi facevo largo in quel posto caldo e scivoloso. L'eccitazione era tanta, ed il suo sedere così stretto, che temevo di venire da un momento all'altro. Faci un respiro profondo, guardando i suoi capelli sulla schiena, mi calmai un po' e proseguii più in profondità.
Le sue labbra erano socchiuse, la testa voltata di lato mi permetteva di vedere che mi guardava e nel godere gemeva e mugolava. Allora decisi di darglielo tutto: arrivai fino in fondo, e stupendomi la sentii dire in un sospiro: "finalmente...".
Sì, finalmente era la parola che vorticava dentro la mia testa: finalmente avevo fatto quello che dentro di me tanto desideravo. Mi ero unito a lei, così vicini che ora i miei testicoli toccavano i suoi, così delicati e lisci; negli affondi che davo si accarezzavano e scontravano, ed io ero finalmente libero.
Il pene di Sara pendeva al bordo del tavolo, premendo i suoi testicoli verso di me. Desideravo assolutamente darle più piacere possibile, così lo presi tra le mani, e continuando a far l'amore col suo sedere lo accarezzavo. Non voglio nascondermi: lo stavo mungendo, volevo che scendesse il suo nettare. E così fu. Si mise una mano sulla bocca per frenare i gemiti fortissimi dell'orgasmo, e sentii i fiotti di sperma percorrere il suo pene e scrosciare a terra, vicino ai miei piedi.
Allora prese le mie mani con le sue, e le portò verso il suo petto, facendomi stendere sopra di lei. Il mio volto era vicino alla sua nuca, e la baciavo dietro le orecchie. In quel caldo, completo abbraccio mi sussurrò: "ti prego, fammi diventare veramente una ragazza". Io ero pazzo di lei, del suo profumo, del suo corpo. Chiesi: "come?"
"Fai l'amore con me. Abbracciami, e poi riempimi. Vieni Luca, vieni tesoro. Ho bisogno di te, ho bisogno di questo. Non apettare ancora, ti prego: vieni".
Sentii come da lontano i miei gemiti, prima forti, poi commossi, mentre venivo copiosamente dentro di lei. Non so quanto durò, mi sembrò tantissimo, e poi rimasi, sfinito e libero, sopra di lei.
Non ricordo quando si alzò per andare in bagno. Io rimasi lì steso sul tavolo per un po'. Il giorno dopo, al mio risveglio, avrei trovato Sara oppure il mio solito coinquilino timido e gentile? L'incantesimo si sarebbe rotto? Ed io cosa desideravo? Caddi per un po' come assopito. Poi mi alzai, e ricomponendomi andai a tirare le tende della porta a vetri: che sciocco, non mi ero accorto fosse aperta. Abbiamo rischiato di farci vedere. Fuori era ormai buio, mentre io ero illuminato dalla luce che entrava dal corridoio.
Prendendo la tenda la stavo per scostare, quando seguii con lo sguardo degli uccellini che si alzarono da terra per poi fluttuare nell'aria. Seguendoli misi a fuoco la finestra della casa di fronte, e rimasi di stucco. Una donna, una nostra vicina, guardava verso di me, in piedi, ferma. Quando si rese conto che l'avevo vista tirò di botto la tenda.
Da quanto tempo ci guardava?
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Come conobbi Sararacconto sucessivo
Desiderio di essere gravida (prima parte?)
Commenti dei lettori al racconto erotico