La platea

di
genere
esibizionismo

Oggi c'è il sole. Con ogni probabilità sarà una delle ultime giornate decenti prima che, anche quest'anno, l'autunno ci proietti nel periodo più triste, malinconico e buio dell'anno. E io ho davvero voglia di sprecare così questo sole, tra università e studio? No, non posso farlo. Mi rotolo ancora un po’ sotto le coperte dopo aver spento la sveglia, forse mi addormento di nuovo. È Lucky a svegliarmi, i pastore di mio fratello Matteo, che bussa e guaisce dietro la porta di camera mia. Sospiro, mi stiro tutta, dalla punta dei piedi fino alle mani, lascio che la coperta scivoli verso il basso fino a scoprirmi i capezzoli. Ieri sera, prima di addormentarmi, mi sono masturbata e ho dormito nuda. Adoro sentire i capezzoli che sfregano sulle lenzuola, è una sensazione che mi solletica e mi rilassa allo stesso tempo. Mi rigiro tra le lenzuola, ma Lucky bussa di nuovo alla mia porta. Deve sentirsi solo, con i miei a lavoro e il fratellone in vacanza. Non ne ho proprio voglia, perdo ancora tempo, mi pizzico un capezzolo, ho voglia di sentire quella strana scarica, a metà tra dolore e piacere, di quando prendo un capezzolo tra le unghie e lo stringo. Un brivido mi attraversa tutto il corpo e mi vien voglia di rifarlo. Prima lo accarezzo un po’, mi lascio andare a qualche fantasia, lo voglio turgido… e solo quando lo diventa lo prendo tra le unghie, ci gioco un po’. So già quello che succederà, so già quello che proverò, forse è per questo che rimando l'attimo, che mi gusto questi istanti prima del dolore. Lucky guaisce di nuovo e lo sento buttare.
“Arrivo arrivo…”
Proprio in quel momento, come animate da vita propria, le due dita si chiudono sul capezzolo e stringono. Il piacere dura solo un attimo, più arriva subito il dolore, le unghie contro la carne. Stringo ancora un po', mi faccio male, mi lascio cadere sul letto, cerco di resistere, non ce la faccio. Prima di mollare, però, stringo forte un'ultima volta.
Cristo, fa male, lo sento pulsare. Non ho bisogno di controllare per sapermi bagnata, ma non posso non farlo e scendo tra le mie cosce con una mano. Spingo un dito dentro, sospiro. Adoro essere donna, adoro avere un buco. Adoro godere nel riempirlo. Le dita diventano due, vanno a fondo, quasi come volessero aprire una nuova galleria. Godo. Spingo ancora un po’. Sento un’unghia grattare la carne più delicata che ho, fa male e mi mordo un labbro. Godo.
Alle volte penso proprio di essere scema.
Lucky.
Rinuncio a quello che sto facendo, un po' anche per paura di quello che potrei fare e apro al cane. È felice di vedermi, mi corre intorno come un pazzo, a me spaventa un po’ quando fa così, davvero. Ho paura che si faccia prendere dall'emozione e possa mordermi. All'improvviso mi salta in braccio e mi spinge sul letto. Ho paura.
“ Seduto!”
Cerco di fare la voce grossa. Mi hanno sempre detto che gli animali fiutano la paura e, se si accorgono che li temi, sei finito. Per fortuna lui è bravo è buono e si mette a cuccia di fronte a me. Per un attimo penso ai suoi denti sui miei capezzoli e la paura lascia spazio a qualcosa di molto più perverso. Non mi rendo nemmeno conto di aver iniziato a toccarmi, seduta sul bordo del letto, con due dita che si muovono come matte dentro e fuori dal mio sesso. Ma voglio di più.
Allungo la mano, prendo il deodorante che tengo sul comodino. È abbastanza largo, è lungo, troppo lungo per entrare tutto. Con la mano libera apro le labbra della mia paura per bene e me la guardo. Mi piace quel rosa, quegli umori che colano, quella morbidezza della pelle.
“Sei pronta?”
Glielo chiedo, non si sa mai. Appoggio il tubo al bucanino, sembra davvero più grosso ora. Per sbaglio alzo lo sguardo. Lucky è ancora lì a guardarmi. Questa volta ho un pubblico. Dovrei vergognarmi, invece la cosa mi eccita ancora di più.
“Guarda come mi riempio.”
Spingo un po'. Entra. Godo. Dio se è grosso dentro di me. Entra due centimetri più lo tolgo. Mi piace, mi riempie davvero. Adoro le cosce ancora un po' e spingo di nuovo. Sento la carne che si apre, il piacere che si diffonde nel nuovo corpo. Lo estraggo, ma lo tengo appena appena appoggiato.
Lucky è ancora lì che mi guarda, con quei suoi occhioni grandi e fissi sul mio sesso.
“Ti piace?”
Non mi risponde, ma chi tace acconsente giusto?
“Vuoi che lo spinga dentro ancora?”
Muove la testa, per me è come se fosse un sì. Trovo eccitante avere uno spettatore e nella mia mente non è un cane, è un uomo, che mi guarda con occhi bramosi pieni di desiderio.
E io torno a spingere. Sento quel tubo di freddo che entra piano piano nel mio sesso, sento la carne che si apre e si allarga per farlo passare ed è una sensazione che mi lascia senza fiato. Entra un buon tratto, resta fermo un istante e poi lo lascio scivolare fuori. Un attimo dopo sta già tornando dentro. Mio dio se godo, mio dio se mi piace essere riempita, mio dio se questo… coso… mi sta sfondando.
Per la prima volta in vita mia ho un testimone, uno spettatore. E la cosa mi eccita incredibilmente.
“Come? Deve entrare di più? Non so se ce la faccio…”
Lo spingo dentro. I primi centimetri, per me, sono sempre i più intensi. Lascio che la carne si adatti, poi scendo con l'altra mano e con un dito aggiusto le labbra, le allargo.
“Devo spingere?”
Guardo lo spettatore negli occhi. Vorrei che fosse lui a spingere, magari davanti a una platea di gente. Questo pensiero mi toglie il fiato, il mio sesso cola come poche volte in vita mia. Non riesco più a giocare, iniziò a muovere il tubo dentro e fuori di me, non veloce ma a ritmo costante. Se questo è il piacere, ne voglio di più.
Spingo.
Non può entrare di più, è dentro per metà. Mi sento piena. Sto godendo, aiuto. Non so mai quante persone stanno ammirando la mia figa che viene riempita e quel tubo che sparisce dentro il mio corpo.
“Tutto.”
Qualcuno in platea ha urlato. Mi sento il sangue gelare, eppure sta bollendo. Cerco di rilassarmi, non potrà mai entrare tutto. Spingo. Fa quasi male. Spingo. Sono piena. Spingo. Non ce la faccio più. Non posso farcela, non può entrare tutto. La mia mente mi immagina legata sul palco di un teatro, a gambe spalancate e un boia a spingere il tubo. Immagina la mia carne che cede e si apre. Immagina il tubo entrare dentro di me. Immagina il dolore e il piacere.
Immagina le labbra del mio sesso che si chiudono dopo che quel dannato tutto è entrato tutto.
Ma l'orgasmo che mi esplode in corpo è reale e sconvolgente.


Vi prego, se dovete scrivermi per insultarmi risparmiate il vostro tempo e lasciatemi in pace. Grazie.
scritto il
2017-10-01
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