Il blocco

di
genere
incesti

Ho conosciuto mia moglie Matilde ad una festa, lei bellissima e corteggiatissima non mi aveva nemmeno notato ma gli intrecci della vita ci hanno fatto nuovamente incontrare, quindi frequentare, poi andare a convivere, avere una bimba ed infine sposarci, beh si gli ultimi due eventi non sono avvenuti nell'ordine classico.
Parlo al presente ma non c'e' piu' un presente e nemmeno un futuro, mia moglie e' scomparsa a causa di una malattia incurabile.

Io e la mia bimba abitiamo al piano sopra i miei suoceri e quindi e' stato naturale che loro si siano presi cura di noi. Sono passati due anni, qualche bella collega ha provato a flirtare con me, mi ripetono che dovrei andare avanti e rifarmi una vita anche per la mia piccola ma sebbene abbia (o creda di aver) superato il senso di colpa che proverei nel "tradire" mia moglie resta il fatto che non ho piu' erezioni, ho un blocco.

Come altre volte, rientro a casa dove come sempre trovo mia suocera Sabrina che bada alla bimba.
La trovo che sfoglia una rivista seduta in poltrona, le gambe distese con i piedi poggiati su un pouf, la gonna dopo aver lottato col divano e' risalita sino ai fianchi e si intravede l'elastico dell'autoreggente.
Questa scena si ripete da anni, mia suocera si rilassa e tende a scivolare lasciando che la gonna risalga, non c'e' malizia tanto che appena arriva qualcuno si ricompone subito.
Quando c'era mia moglie, vedere le cosce di mia suocera e soprattutto l'autoreggente mi facevano subito effetto, ora non piu'.
La saluto, scambiamo due parole e lei, dopo essersi aggiustata, riprende a leggere invece io mi dirigo al frigo che e' proprio di fronte a lei.
La guardo, la scruto, e' davvero una donna piacente, un seno abbondante, gambe belle, soltanto il viso fa capire che ha passato i cinquanta, come vorrei avere una bella erezione e poi andarmi a sfogare in bagno ma niente, non si rizza.
Lei si accorse che la guardavo anzi di come la guardo, si alzo' e venne da me.
S: Sono passati due anni, dovresti cominciare ad uscire, frequentare qualcuna
Io: Di nuovo con questa storia? Quando mi sentiro' di farlo lo faro'!
Abbasso' gli occhi e mi prese una mano.
S: Ascolta, se vuoi posso aiutarti io a rimetterti in gioco.
Poggio' la mia mano sul suo petto, subito mi ritrassi e mi si raggelo' il sangue.
Io: Ma dico! Sei la madre di mia moglie! Ti rendi conto dello schifo che mi proponi!?! Di la c'e' la bimba, non voglio alzare la voce quindi ti prego di andare via.
Rimasi da solo, provavo emozioni contrastanti, un senso di nausea per quell'approccio ma anche tanta eccitazione anche se il "blocco" persisteva.
Mi sembrava di sentire nella mano ancora la consistenza di quel seno, in frazioni di secondo passavo dal pensare che non mi ero mai accorto che mia suocera andasse in giro senza reggiseno, che mia moglie sarebbe impazzita per il dispiacere, alla bimba che dormiva nell'altra stanza ed al fatto che l'accaduto in effetti non mi dispiaceva quanto avrebbe dovuto.
Dopo cena suonarono alla porta, era lei.
S: La bimba dorme? Avete cenato? Vorrei che leggessi questa lettera che mi ha lasciato Matilde, poi se vorrai ne parleremo.
Scappo' via senza darmi il tempo di dire niente.
Riconoscevo la calligrafia di mia moglie, con un groppo in gola cominciai a leggere.
Matilde chiedeva a mia suocera di occuparsi di me e della bimba, descriveva cosa mi piaceva e cosa no e poi arrivai al paragrafo choc.
"Cara mamma, mi hai detto tante volte che tra te e papa' non c'e' piu' l'intesa sessuale di una volta e di quanto tu soffra, anche per questo vorrei che aiutassi Matteo se lui ne avesse bisogno, da quello che ci siamo raccontata ho capito che vi piacciono le stesse cose"
Diceva altro ma non riuscivo piu' a leggere, il cuore batteva all'impazzata, mille pensieri, avevo il permesso di mia moglie di farmi sua madre, quella perversione mi stava entrando in testa, mandai un whatsapp a mia suocera.
io: "ora capisco il tuo gesto, scusami per la mia reazione, sono un po' confuso"
Rispose immediatamente "decidi tu, gia' sai cosa penso io, ma capisco che sono una vecchia e non sono bella come Matilde".
Lei cercava rassicurazioni, forse anche dei complimenti ma non sapeva che io come maschio ero diventato inutile.
Risposi che la trovavo molto desiderabile ma che avevo un "blocco", ci scambiammo decine di messaggi ma lei non capiva cosa intendessi fino a quando non fui esplicito.
Passarono minuti prima che rispondesse e l'attesa mi fece pensare che si fosse pentita e che mi compatisse, poi finalmente rispose "allora domani non andare a lavoro, accompagno la bimba a scuola e poi ci vediamo"
Inutile dire che passai una lunga notte insonne ma il giorno arrivo'.
Entro' in casa usando le sue chiavi, entrambi imbarazzati iniziavamo a parlare contemporaneamente interrompendoci immediatamente ma all'ennesimo goffo tentativo di parlarci una risata abbasso' la tensione.
Aveva la coda di cavallo che le dava un'aria da ragazzina, le zampe di gallina sugli occhi ora mi sembravano sensuali, il maglioncino aderente sagomava le sue abbondanti forme, la gonna al ginocchio le stava un incanto, l'idea che avrei accarezzato quelle cosce, che avrei succhiato quel seno mi arrapava ma non avevo nessuna erezione.
Io: "Sto zitto, parla tu"
S: "Pensi che sia una donnaccia ad essere qui?"
Io: "Credo che Matilde ci abbia voluto fare un dono, solo che e' difficile non sentirsi in colpa per quello che esso comporti, penso che sei una donna bellissima e che sarei onorato di poter stare con te ma come sai sono bloccato..."
Non completai la frase e fu lei a prendere l'iniziativa baciandomi sulle labbra, allora la tirai a me e senza staccare le labbra cominciai a palparle il culo, era davvero morbido ed abbondante, sensazioni che avevo dimenticato in piu' di due anni di astinenza.
Ci spostammo sul divano, il petting divenne piu' intenso, era volata via la gonna scoprendo un perizoma giallo trasparente dal quale usciva qualche pelo, le chiappe erano lisce come quelle di una ventenne.
Del maglioncino non c'era piu' traccia, le avevo abbassato le coppe del reggiseno sotto alle tette e questo le teneva alte, infatti non erano sode come pensavo, anzi un po' cadenti ma in compenso erano enormi, le areole larghe, i capezzoli lunghi invitavano ad essere pizzicati, torturati, quando riuscivo a stringerne uno tra le dita lei emetteva un gridolino di dolore pero' mi lasciava fare, ma il mio blocco persisteva come se la mente ed il corpo fossero separati.
Lei strofinava la mano sul mio pube
S:"Ancora niente tesoro, ma non ci arrendiamo, ok?"
Mestamente annuii con la testa.
Mi libero' del pantalone, si inginocchio' e con la lingua comincio' a picchiettare il glande, era moscio e cosi' rimase, non era molto brava e soprattutto non cercava la complicita' con lo sguardo cosa che in tempi passati mi avrebbe fatto rizzare.
Poverina, si impegnava parecchio, ma la palese inesperienza non aiutava, lappava le palle ma era troppo veloce e mi faceva male ai testicoli, spostava il pene come se le facesse schifo, non lo prendeva in bocca insomma quello non era un pompino era una tortura.
Per farla smettere, le tirai la coda di cavallo sciogliendole i capelli, la feci distendere e le divaricai le gambe facendole vedere come si faceva un rapporto orale.
Scostai il perizoma e cominciai a far scivolare la lingua lungo le larghe labbra avvolte da una folta peluria, comincio' a mugolare.
Io: "Vedi come si fa? Se vuoi fare la troia falla bene almeno!"
La frase aggressiva nel contenuto mi venne fuori con un tono anche peggiore quasi indisponente, direi umiliante considerando che quella donna di 53 anni, madre della mia defunta moglie si stava impegnando per aiutarmi.
Si blocco', mi allontano' e cercando i vestiti cerco' di andarsene.
S: "Scusa se non sono brava, non sono una sgualdrina, certe cose non le ho mai fatte, mia figlia mi diceva che ti piacevano tanto, e' stato tutto un errore. Me ne vado!"
La parola 'sgualdrina' cosi' age' mi accese, non so cosa mi prese ma la afferrai per i capelli trascinandola sul divano.
Io: "Non fare la santarellina mi pare che ti piacesse il trattamento"
Non ero una persona violenta, tanto meno lo ero nei rapporti intimi pero' trattarla male mi piaceva e soprattutto sentivo qualcosa "muoversi".
Io: "Guarda troia, sei riuscita a ridargli vita, finalmente imparerai come si fa una pompa!"
Le tirai i capelli, la feci inginocchiare e le infilai il cazzo semi eretto in bocca e cominciai a stantuffare, non opponeva nessun tipo di resistenza anzi cercava di aprire la bocca il piu' possibile mentre il cazzo prendeva consistenza.
Ero al settimo cielo, mi ero sbloccato e questo era attribuibile al senso di potere che esercitavo su quella povera donna, povera poi un cazzo!
Io: "E' vero non sei una sgualdrina, sei proprio una cagna, pronta a scoparsi il marito della figlia morta, da quanto tempo e' che volevi farlo?"
Stavo per venire cosi' le serrai la testa perche' volevo che ingoiasse tutto, lei capi' ma non si tiro' indietro.
Fu come un vulcano che esplodeva, rivoli cominciarono ad uscirle dalla bocca, cercava di divincolarsi, respirava affannosamente dalle narici, comincio' a tossire quindi mollai la presa e mi spostai al suo fianco.
La scena aveva una carica erotica incredibile, con i palmi delle mani poggiati sul pavimento, tossiva ed aveva dei conati di...sperma, il reggiseno le era sceso sulla pancia, il seno penzolante spariva dietro al braccio ad ogni respiro, le calze scese a meta' coscia e le chiappe che toccavano i talloni.
Io: "Ne ho ancora, sono due anni che lo accumulo te lo voglio sputare sui capelli"
Mi guardo', si asciugava la bocca con il braccio, strisciando si mise sotto di me, chiuse gli occhi ed alzo' lo sguardo pronta a ricevere il resto che non tardo' ad arrivare.
Era completamente imbrattata, capelli, naso, spalle.
Scostando il liquido dalle palpebre, apri' gli occhi e mi disse
S: "Lascia che te lo pulisca"
Mise in bocca il cazzo ormai moscio, scorreva lungo l'asta facendo un suono tipo risucchio, io ero distrutto ma incredibilmente felice.
Andai a prendere delle salviettine profumate che usai per ripulirla, poi ci sedemmo sul divano abbracciati
S: "La prossima volta pero' finisci quelli che avevi iniziato"
Aveva ragione, anche lei meritava di godere.
Io: "Perche' la prossima volta?"
Mi inginocchiai di nuovo e ripresi a leccarle la fica
S: "Dio quanto sei bravo, pero' questa volta stai zitto fino a quando non vengo, ok?"
Il sorriso malizioso mi fece capire che il mio comportamento un po' aggressivo non l'aveva disturbata.
Poggio' le cosce sulle mie spalle e mi dedicai a lei, le usciva un miele dolcissimo, alternavo la lingua alle dita, prima due poi tre, lei comincio' a gridare, per fortuna la casa era ben insonorizzata, urlava frasi incomprensibili, non ero mai stato con una donna che urlasse cosi' tanto e cosi' forte ma devo dire che non mi dispiaceva.
S: "Sto venendo, sto venendoooo"
Ebbe delle specie di convulsioni, se non fosse stato che mentre si contorceva ripeteva "che bello, che bello" mi sarei preoccupato.
Ebbe gli ultimi spasmi, ma continuava a spingermi la testa verso la fica quindi mi feci largo tra i peli (che odiavo), aprendo con entrambe le mani le labbra e succhiai il clito che era rigido come il tappo di una biro (immagine brutta lo so), biro rossa ovviamente :D
Ci sdraiammo sul divano, i corpi erano uniti, sentivo battere il suo cuore mentre con i capezzoli mi premeva sul petto.
Rimanemmo cosi' nudi per quasi un'ora, poi lei volle scappare perche' era tardi rinunciando al mio invito a fare una doccia insieme.
Mentre pulivo quel gran casino, confuso ma soddisfatto le mandai un whatapp
Io: "E' stato bellissimo, ti desidero e non vedo l'ora che ci rivediamo"
Non ricevetti risposta, un silenzio che mi angosciava, prima di addormentarmi non resistetti e le scrissi di nuovo "perche' non mi rispondi?"
Arrivo' subito un messaggio "ho molte cose da elaborare, dammi tempo"
Passarono diversi giorni ed era inavvicinabile, ci comportavamo come sempre davanti agli altri e riusciva a non restare mai da sola con me, anche della bimba si occupava mia cognata, era tutto finito.
scritto il
2017-10-17
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