Sottomesso nel parcheggio
di
Janos Cettolin
genere
feticismo
Sottomesso nel parcheggio
Quel giorno J non sapeva verso cosa stesse andando incontro, sarebbe dovuto essere un appuntamento come tanti, iniziato per gioco, doveva infatti, uscire con una ragazza mai vista prima e per “scommessa” lui avrebbe dovuto baciarle i piedi qual ora gli fosse stato ordinato di farlo.
J era un ragazzo di 22 anni, bell aspetto, amante delle donne e del sesso in ogni sua sfumatura e perversione, aveva già sperimentato la sottomissione e il feticismo in modo più o meno amatoriale, ma mai prima d ora aveva trovato una ragazza capace di farlo sentire sottomesso e devoto in modo naturale e non amichevole.
I due si conobbero su facebook: il tempo di chattare del più e del meno che J propose a T di vedersi, nel mentre entrarono in argomento feticismo e sottomissione e giusto per scherzo J propose a T, che se lei gli avesse ordinato di baciarle i piedi, lui lo avrebbe fatto, una sorta di scommessa, sarebbe finita li..
La sera del 26 Giugno si incontrarono, T aveva 17 anni, capelli neri, molto lunghi, sciolti lungo tutta la schiena, carnagione olivastra e occhi neri penetranti nascosti dalla fisionomia a mandorla classica dei paesi orientali; ai piedi calzava dei bellissimi tacchi neri aperti i quali risaltavano un delicato ma meraviglioso piedino smaltato di azzurro cielo.
J rimase sorprendentemente incantato nel vedere una cosi bella ragazza.
J era molto sicuro di sé, un po spavaldo, sempre scherzoso e con la risposta pronta, al contrario T era timida, chiusa in se stessa, incerta.. era in piena lotta interiore per cercare di vincere quella scommessa.
J e T si sedettero su un muretto e dopo qualche minuto di conversazione, lui si mise a terra esclamando in modo provocatorio ma anche sarcastico: “guarda mi ci avvicino anche!” avvicinandosi ai piedi di T che arrossi un po' imbarazzata. Nulla nemmeno con questa frecciatina la ragazza riuscii a dare un simile ordine, pertanto decisero di alzarsi e camminare alla ricerca di un luogo più isolato.
Proseguirono per una salita, T era un po maldestra e imbranata,a tratti si inciampava nei tacchi, ma a J piaceva passare del tempo con lei, era socievole, alla buona e divertente, tanto che la voglia di baciarla cominciava ad essere incontenibile, e quando T fu distratta, J prese posizione e poggio le labbra sulle sue baciandola per qualche minuto. Oramai J sapeva che non sarebbe successo nulla, si mise il cuore in pace, ma quel bacio era inevitabile, era tutta la sera che si tratteneva cercando di rispettare il suo possibile “ruolo” da schiavo.
Un volta in auto cercarono un altro luogo più adatto, nonostante la timidezza,T ci teneva a vincere la scommessa, non tanto per la sfida in se, ma principalmente perchè aveva l occasione di fare qualcosa che desiderava provare da tempo.
Arrivati in un area camper J parcheggiò l auto, la zona era semi buia, terreno ghiaioso e giusto 3 forse 4 mezzi parcheggiati, non era chiaro se vi fosse gente all'interno oppure no.
T era davanti a J con la macchina alle spalle, combatteva con se stessa nel tentativo di dire quella frase, quell'ordine che le avrebbe fatto vincere la sfida, sfida che avrebbe vinto sia nei confronti di J che nei confronti di se stessa. Ci fu un momento di silenzio piuttosto lungo e J cercò di spronare T avvertendola che se non avesse dato l ordine, lui la avrebbe baciata, non ai piedi in segno di sottomissione, ma alle labbra, dopotutto la voglia era troppo e nonostante T volesse quel bacio, la voglia di averlo ai suoi piedi era ancora più forte, ma ne era completamente bloccata..
T era di fronte ad un ragazzo più grande che appena conosceva, si erano baciati e avrebbe dovuto dare il tanto atteso ordine.. sapeva cosa dire, ma non riusciva, era imbarazzata, erano loro due nella penombra.. T guardò il cielo, le stelle, forse in cerca di una risposta; Pensava: “dai, devo solo cercare di recitare una parte” facile a dirsi, si sentiva come nelle interrogazioni a scuola, conosceva la soluzione alla domanda, ma non era certa che fosse quella esatta,con la voce bloccata e i molteplici pensieri che si alternano confondendo ancora di più le idee.
-O mi sottometti tu o ti bacio io-
la parte debole e incerta avrebbe volentieri ceduto a quel bacio, ma la parte competitiva non poteva permetterlo e si fece forza, deglutì, come a soffocare ogni vacillamento ed incertezza, avanzò qualche passo in avanti.. ancora silenzio..
“ Baciami i piedi”
J quasi non volle crederci, ma con un sorrisino malizioso e complice si inginocchiò in procinto di sfiorare con le sue labbra quei piedi che tanto desiderava.. J pensò che fosse finita li, il suo obiettivo era compiuto, ci volle più del previsto, la situazione fu un po' imbarazzante ma andava bene cosi.. mentre rifletteva su quanto accaduto un deciso “lecca” lo costrinse a passare la sua lingua su quelle scarpe, era un tono di voce diverso da quello che conosceva, sembrava provenire da un altra persona, “adesso l altro, muoviti” il sorrisino complice sulla bocca di J sparì, quella non era ragazzina timida ed impacciata, era un altra persona , una che lo stava sottomettendo per il semplice e puro volere di vederlo ai suoi piedi e non per farlo contento, difatti T agli inizi era un po' incerta, si chiedeva se gli stesse facendo male o meno, se usare più forza o meno forza, se al ragazzo ai suoi piedi poteva piacere tale posizione oppure no.. ma in men che non si dica questi pensieri vennero oscurati da una forte voglia sadica e di dominazione, T costrinse J ad allungare le mani, lasciandolo in una posizione scomoda e dolorante, i sassolini penetravano nella pelle, e la lingua impastata di polvere non aiutava, il povero J smise per un solo secondo di leccare quelle meravigliose scarpe per deglutire la saliva, T non sprecò l'occasione, gli scagliò un calcio sul fianco “ho detto lecca!” J subì il colpo a metà tra l eccitato e il dolorante, aveva appena realizzato che non si trattava più della solita dominazione amichevole.. era vittima di una vera Dea, una donna capace di fare di lui il suo schiavo.
J si precipitò a leccare nuovamente quel piede per non deludere la sua aguzzina, non osava alzare la testa, ne parlare, questa volta era lui in lotta interiore con se stesso: “ ma non ti vergogni? Una ragazzina ti sta prendendo a calci in mezzo ad un parcheggio e glielo permetti? Non hai una dignità?” non era più un gioco, non sapeva come comportarsi, il dolore si faceva sempre più forte ma la sua mente era oramai succube della Padrona e quella posizione divenne minuto dopo minuto più naturale, non piaceva a J,ma piaceva a T e questo era quello che contava.
La Dea camminava intorno al suo schiavetto, J non osava alzare la testa e riusciva ad intravedere solo il piede dalla caviglia in giù, sentendo ogni sui passo tra la ghiaia.. un passo deciso, che prendeva i suoi tempi e le sue pause.. un passo che metteva timore, ora lo vedo, ora non lo vedo, ora lo sento, ora non lo sento e da li a poco sarebbe arrivato un calcio.. ma dove? Fianchi? Sedere? Mani e ginocchia cominciarono a sbucciarsi e sanguinare, oramai erano più di 10 minuti che la Padrona umiliava cosi il suo servo.
I piedi di T avvertivano i primi sintomi di bruciore nel colpire quell'infimo essere sottomesso, così estrasse la sua cintura dei pantaloni, J non sapeva cosa stesse accadendo quando una cinghiata gli arrivo sulla schiena.. il dolore a sorpresa fu tremendo ma dovette resistere per compiacere la sua Padrona. “ora voglio che le conti hai capito?” “si padrona” rispose J... non erano frustate continue, non seguivano un ritmo preciso,sferrato il colpo, J temeva il successivo, che non arrivava, ma sentiva quei passi autoritari vicino alle orecchie, ora più lontani.. la pausa tra una frustata e l altra era straziante.. CIIIIAK!! un'altra frustata pervase il corpo di J, ma non aveva tempo di lamentarsi, doveva contare, sapeva che T pretendeva nell'immediato che il suo schiavo facesse come ordinato.. CIIIAK!!! “3” “Ringraziami quanto ti colpisco” “si padrona, la ringrazio” un sorriso sadico apparve sul viso di T, Un ragazzo più grande e grosso di lei era ai suoi piedi, sottomesso, umiliato, avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderla felice, T era eccitate e decise di spingersi oltre, “seguimi” J capii subito che avrebbe dovuto farlo a 4 zampe, come un leale ed ubbidiente cagnolino. Ogni passo ginocchia e mani sfregavano posandosi sulla dura e polverosa ghiaia, ogni passo era una tortura “forza, più veloce” il dolore era acuto, ma J non voleva deludere la sua padrona, dopo un breve giro di qualche minuto J si ritrovò in centro al parcheggio, punto in cui chiunque li avrebbe potuto vedere sia per la posizione più esposta, sia per la presenza di più luce rispetto i lati. “mani avanti e faccia a terra muoviti” J eseguì.
CIIIIAK “5 padrona!!!” “5?? era la quarta, non sai contare?” Disse T sferrando un calcio a J seguito da un altra cinghiata” “grazie padrona, 5!” disse il cagnolino stringendo i denti dal dolore e strizzando gli occhi sperando che questo passasse il più velocemente possibile, CIIIIAK “6 padrona, grazie”
CIIIIIAK”7padrona, grazie” “Lecca” subito J si precipito dalla sua Dea sperando in un momento di pausa mentre si dedicava a togliere la polvere dalle sue scarpe..a quel punto a T venne un idea, pensò bene di usare la cintura per legare i polsi di J per poi inseguito continuare la tortura..La Padrona tornò dietro al sottomesso “faccia a terra e mani dietro la schiena “J non azzardò nemmeno un “si padrona” si limitò ad eseguire l ordine, quando un calcio nel sedere lo fece sdraiare a terra, nel rialzarsi J notò un auto con 2 persone e si permise di borbottare: ”C'è gente” T esclamò “cazzo, proprio ora che volevo legarti” J di sua iniziativa si alzò in piedi e i due andarono verso la macchina per nascondersi e rimandare il tutto, chissà se erano stati visti, ma molto probabile, dopotutto era uno degli obiettivi di T, fare in modo che qualcuno potesse vedere un verme prendere frustate ai suoi piedi. Arrivati alla macchina J fece sedere T sul sedile del passeggero e invece che salire anche lui e mettere in moto,si precipitò sottomesso ai piedi della sua Padrona pronto a leccare ogni singolo cm, T era uscita dalla parte ma bastò questo gesto per farle ardere dentro quella voglia sadica che le era stata interrotta poco prima, vederlo cosi esposto era una gioia per lei, Avere un leccapiedi cosi avido le fece venire voglia di marcarlo, T alzo la maglia di J e affondò le sue unghie nella sua schiena, il quale nel mentre cercava di leccare le estremità della Dea, ma il dolore glielo impediva, il respiro diventò affannoso, “ho detto lecca” J non si era fermato aveva solo rallentato, ma la sua padrona non ne era contenta, oramai voleva di più, stringeva quella pelle con tutte le forza, conficcava il tacco nei suoi muscoli cercando le zone più sensibili, J aveva il fiatone, leccava all'impazzata, la punta, il tallone, il tacco, il collo..T lo prese per i capelli, li strinse con forza e lo spinse contro i suoi piedi, “lecca!” J leccava, il fiatone aumentava, ansimava, respirava polvere, i graffi sul corpo si moltiplicavano. Una delizia per la sua Dea. L avidità di J nel leccare i piedi fece venire voglia alla Padrona di marchiare ulteriormente, avvicinò la sua bocca alla schiena dello schiavo, e mentre con una mano gli teneva la testa, con l altra stringeva il sensibile fianco.. T estrasse la lingua e leccò la zona dorsale della sua vittima, come a gustarne il sapore, come ad assaporare la sua preda, così facendo dette un morso animalesco alla sua carne, J oramai era affannato e dolorante ma continuava a leccare quei bellissimi piedini inginocchiato sulla ghiaia, mentre la sua aguzzina lo marchiava seduta comoda sul sedile dell'auto con l altro tacco conficcato nella carne.. il corpo di J era al limite si contorceva, sotto i piedi e alle grinfie della padrona, il sottomesso non aveva idea di quanto tempo fosse passato,ma quando tutto finì tornò a casa, ancora incredulo da ciò che una ragazzina gli aveva appena fatto, non aveva ancora realizzato, ma quello era uno dei giorni più belli della sua vita.
Quel giorno J non sapeva verso cosa stesse andando incontro, sarebbe dovuto essere un appuntamento come tanti, iniziato per gioco, doveva infatti, uscire con una ragazza mai vista prima e per “scommessa” lui avrebbe dovuto baciarle i piedi qual ora gli fosse stato ordinato di farlo.
J era un ragazzo di 22 anni, bell aspetto, amante delle donne e del sesso in ogni sua sfumatura e perversione, aveva già sperimentato la sottomissione e il feticismo in modo più o meno amatoriale, ma mai prima d ora aveva trovato una ragazza capace di farlo sentire sottomesso e devoto in modo naturale e non amichevole.
I due si conobbero su facebook: il tempo di chattare del più e del meno che J propose a T di vedersi, nel mentre entrarono in argomento feticismo e sottomissione e giusto per scherzo J propose a T, che se lei gli avesse ordinato di baciarle i piedi, lui lo avrebbe fatto, una sorta di scommessa, sarebbe finita li..
La sera del 26 Giugno si incontrarono, T aveva 17 anni, capelli neri, molto lunghi, sciolti lungo tutta la schiena, carnagione olivastra e occhi neri penetranti nascosti dalla fisionomia a mandorla classica dei paesi orientali; ai piedi calzava dei bellissimi tacchi neri aperti i quali risaltavano un delicato ma meraviglioso piedino smaltato di azzurro cielo.
J rimase sorprendentemente incantato nel vedere una cosi bella ragazza.
J era molto sicuro di sé, un po spavaldo, sempre scherzoso e con la risposta pronta, al contrario T era timida, chiusa in se stessa, incerta.. era in piena lotta interiore per cercare di vincere quella scommessa.
J e T si sedettero su un muretto e dopo qualche minuto di conversazione, lui si mise a terra esclamando in modo provocatorio ma anche sarcastico: “guarda mi ci avvicino anche!” avvicinandosi ai piedi di T che arrossi un po' imbarazzata. Nulla nemmeno con questa frecciatina la ragazza riuscii a dare un simile ordine, pertanto decisero di alzarsi e camminare alla ricerca di un luogo più isolato.
Proseguirono per una salita, T era un po maldestra e imbranata,a tratti si inciampava nei tacchi, ma a J piaceva passare del tempo con lei, era socievole, alla buona e divertente, tanto che la voglia di baciarla cominciava ad essere incontenibile, e quando T fu distratta, J prese posizione e poggio le labbra sulle sue baciandola per qualche minuto. Oramai J sapeva che non sarebbe successo nulla, si mise il cuore in pace, ma quel bacio era inevitabile, era tutta la sera che si tratteneva cercando di rispettare il suo possibile “ruolo” da schiavo.
Un volta in auto cercarono un altro luogo più adatto, nonostante la timidezza,T ci teneva a vincere la scommessa, non tanto per la sfida in se, ma principalmente perchè aveva l occasione di fare qualcosa che desiderava provare da tempo.
Arrivati in un area camper J parcheggiò l auto, la zona era semi buia, terreno ghiaioso e giusto 3 forse 4 mezzi parcheggiati, non era chiaro se vi fosse gente all'interno oppure no.
T era davanti a J con la macchina alle spalle, combatteva con se stessa nel tentativo di dire quella frase, quell'ordine che le avrebbe fatto vincere la sfida, sfida che avrebbe vinto sia nei confronti di J che nei confronti di se stessa. Ci fu un momento di silenzio piuttosto lungo e J cercò di spronare T avvertendola che se non avesse dato l ordine, lui la avrebbe baciata, non ai piedi in segno di sottomissione, ma alle labbra, dopotutto la voglia era troppo e nonostante T volesse quel bacio, la voglia di averlo ai suoi piedi era ancora più forte, ma ne era completamente bloccata..
T era di fronte ad un ragazzo più grande che appena conosceva, si erano baciati e avrebbe dovuto dare il tanto atteso ordine.. sapeva cosa dire, ma non riusciva, era imbarazzata, erano loro due nella penombra.. T guardò il cielo, le stelle, forse in cerca di una risposta; Pensava: “dai, devo solo cercare di recitare una parte” facile a dirsi, si sentiva come nelle interrogazioni a scuola, conosceva la soluzione alla domanda, ma non era certa che fosse quella esatta,con la voce bloccata e i molteplici pensieri che si alternano confondendo ancora di più le idee.
-O mi sottometti tu o ti bacio io-
la parte debole e incerta avrebbe volentieri ceduto a quel bacio, ma la parte competitiva non poteva permetterlo e si fece forza, deglutì, come a soffocare ogni vacillamento ed incertezza, avanzò qualche passo in avanti.. ancora silenzio..
“ Baciami i piedi”
J quasi non volle crederci, ma con un sorrisino malizioso e complice si inginocchiò in procinto di sfiorare con le sue labbra quei piedi che tanto desiderava.. J pensò che fosse finita li, il suo obiettivo era compiuto, ci volle più del previsto, la situazione fu un po' imbarazzante ma andava bene cosi.. mentre rifletteva su quanto accaduto un deciso “lecca” lo costrinse a passare la sua lingua su quelle scarpe, era un tono di voce diverso da quello che conosceva, sembrava provenire da un altra persona, “adesso l altro, muoviti” il sorrisino complice sulla bocca di J sparì, quella non era ragazzina timida ed impacciata, era un altra persona , una che lo stava sottomettendo per il semplice e puro volere di vederlo ai suoi piedi e non per farlo contento, difatti T agli inizi era un po' incerta, si chiedeva se gli stesse facendo male o meno, se usare più forza o meno forza, se al ragazzo ai suoi piedi poteva piacere tale posizione oppure no.. ma in men che non si dica questi pensieri vennero oscurati da una forte voglia sadica e di dominazione, T costrinse J ad allungare le mani, lasciandolo in una posizione scomoda e dolorante, i sassolini penetravano nella pelle, e la lingua impastata di polvere non aiutava, il povero J smise per un solo secondo di leccare quelle meravigliose scarpe per deglutire la saliva, T non sprecò l'occasione, gli scagliò un calcio sul fianco “ho detto lecca!” J subì il colpo a metà tra l eccitato e il dolorante, aveva appena realizzato che non si trattava più della solita dominazione amichevole.. era vittima di una vera Dea, una donna capace di fare di lui il suo schiavo.
J si precipitò a leccare nuovamente quel piede per non deludere la sua aguzzina, non osava alzare la testa, ne parlare, questa volta era lui in lotta interiore con se stesso: “ ma non ti vergogni? Una ragazzina ti sta prendendo a calci in mezzo ad un parcheggio e glielo permetti? Non hai una dignità?” non era più un gioco, non sapeva come comportarsi, il dolore si faceva sempre più forte ma la sua mente era oramai succube della Padrona e quella posizione divenne minuto dopo minuto più naturale, non piaceva a J,ma piaceva a T e questo era quello che contava.
La Dea camminava intorno al suo schiavetto, J non osava alzare la testa e riusciva ad intravedere solo il piede dalla caviglia in giù, sentendo ogni sui passo tra la ghiaia.. un passo deciso, che prendeva i suoi tempi e le sue pause.. un passo che metteva timore, ora lo vedo, ora non lo vedo, ora lo sento, ora non lo sento e da li a poco sarebbe arrivato un calcio.. ma dove? Fianchi? Sedere? Mani e ginocchia cominciarono a sbucciarsi e sanguinare, oramai erano più di 10 minuti che la Padrona umiliava cosi il suo servo.
I piedi di T avvertivano i primi sintomi di bruciore nel colpire quell'infimo essere sottomesso, così estrasse la sua cintura dei pantaloni, J non sapeva cosa stesse accadendo quando una cinghiata gli arrivo sulla schiena.. il dolore a sorpresa fu tremendo ma dovette resistere per compiacere la sua Padrona. “ora voglio che le conti hai capito?” “si padrona” rispose J... non erano frustate continue, non seguivano un ritmo preciso,sferrato il colpo, J temeva il successivo, che non arrivava, ma sentiva quei passi autoritari vicino alle orecchie, ora più lontani.. la pausa tra una frustata e l altra era straziante.. CIIIIAK!! un'altra frustata pervase il corpo di J, ma non aveva tempo di lamentarsi, doveva contare, sapeva che T pretendeva nell'immediato che il suo schiavo facesse come ordinato.. CIIIAK!!! “3” “Ringraziami quanto ti colpisco” “si padrona, la ringrazio” un sorriso sadico apparve sul viso di T, Un ragazzo più grande e grosso di lei era ai suoi piedi, sottomesso, umiliato, avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderla felice, T era eccitate e decise di spingersi oltre, “seguimi” J capii subito che avrebbe dovuto farlo a 4 zampe, come un leale ed ubbidiente cagnolino. Ogni passo ginocchia e mani sfregavano posandosi sulla dura e polverosa ghiaia, ogni passo era una tortura “forza, più veloce” il dolore era acuto, ma J non voleva deludere la sua padrona, dopo un breve giro di qualche minuto J si ritrovò in centro al parcheggio, punto in cui chiunque li avrebbe potuto vedere sia per la posizione più esposta, sia per la presenza di più luce rispetto i lati. “mani avanti e faccia a terra muoviti” J eseguì.
CIIIIAK “5 padrona!!!” “5?? era la quarta, non sai contare?” Disse T sferrando un calcio a J seguito da un altra cinghiata” “grazie padrona, 5!” disse il cagnolino stringendo i denti dal dolore e strizzando gli occhi sperando che questo passasse il più velocemente possibile, CIIIIAK “6 padrona, grazie”
CIIIIIAK”7padrona, grazie” “Lecca” subito J si precipito dalla sua Dea sperando in un momento di pausa mentre si dedicava a togliere la polvere dalle sue scarpe..a quel punto a T venne un idea, pensò bene di usare la cintura per legare i polsi di J per poi inseguito continuare la tortura..La Padrona tornò dietro al sottomesso “faccia a terra e mani dietro la schiena “J non azzardò nemmeno un “si padrona” si limitò ad eseguire l ordine, quando un calcio nel sedere lo fece sdraiare a terra, nel rialzarsi J notò un auto con 2 persone e si permise di borbottare: ”C'è gente” T esclamò “cazzo, proprio ora che volevo legarti” J di sua iniziativa si alzò in piedi e i due andarono verso la macchina per nascondersi e rimandare il tutto, chissà se erano stati visti, ma molto probabile, dopotutto era uno degli obiettivi di T, fare in modo che qualcuno potesse vedere un verme prendere frustate ai suoi piedi. Arrivati alla macchina J fece sedere T sul sedile del passeggero e invece che salire anche lui e mettere in moto,si precipitò sottomesso ai piedi della sua Padrona pronto a leccare ogni singolo cm, T era uscita dalla parte ma bastò questo gesto per farle ardere dentro quella voglia sadica che le era stata interrotta poco prima, vederlo cosi esposto era una gioia per lei, Avere un leccapiedi cosi avido le fece venire voglia di marcarlo, T alzo la maglia di J e affondò le sue unghie nella sua schiena, il quale nel mentre cercava di leccare le estremità della Dea, ma il dolore glielo impediva, il respiro diventò affannoso, “ho detto lecca” J non si era fermato aveva solo rallentato, ma la sua padrona non ne era contenta, oramai voleva di più, stringeva quella pelle con tutte le forza, conficcava il tacco nei suoi muscoli cercando le zone più sensibili, J aveva il fiatone, leccava all'impazzata, la punta, il tallone, il tacco, il collo..T lo prese per i capelli, li strinse con forza e lo spinse contro i suoi piedi, “lecca!” J leccava, il fiatone aumentava, ansimava, respirava polvere, i graffi sul corpo si moltiplicavano. Una delizia per la sua Dea. L avidità di J nel leccare i piedi fece venire voglia alla Padrona di marchiare ulteriormente, avvicinò la sua bocca alla schiena dello schiavo, e mentre con una mano gli teneva la testa, con l altra stringeva il sensibile fianco.. T estrasse la lingua e leccò la zona dorsale della sua vittima, come a gustarne il sapore, come ad assaporare la sua preda, così facendo dette un morso animalesco alla sua carne, J oramai era affannato e dolorante ma continuava a leccare quei bellissimi piedini inginocchiato sulla ghiaia, mentre la sua aguzzina lo marchiava seduta comoda sul sedile dell'auto con l altro tacco conficcato nella carne.. il corpo di J era al limite si contorceva, sotto i piedi e alle grinfie della padrona, il sottomesso non aveva idea di quanto tempo fosse passato,ma quando tutto finì tornò a casa, ancora incredulo da ciò che una ragazzina gli aveva appena fatto, non aveva ancora realizzato, ma quello era uno dei giorni più belli della sua vita.
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