Di feste in piscina e sesso imprevisto

di
genere
sentimentali

Classica festa in piscina. Villino appartato, tanti giovani pronti a divertirsi, birra e alcol a fiumi. E poi ci sono io, con una cola ghiacciata e le guance in fiamme nonostante cerchi di mostrarmi sicura di me. Sicura... certo...
Le altre ragazze saranno pure abituate a questo abbigliamento, che chiamare succinto sarebbe anche riduttivo, ma io non lo sono per niente e penso si veda dalla mia carnagione tutt'altro che bronzea. Spicco come un faro nel buio col mio pallore latteo e il mio costume nero.
Già... il mio costume. Potevo mettermi un copricostume come le mie amiche, ma invece ho voluto fare la splendida e sentirmi figa e mi son messa solo un pareo all'uncinetto, anche questo nero per aumentare il mio colorito lunare, e adesso mi pento di aver messo questo bikini con i lacci.
E dire che a casa sembrava un'idea geniale, creare i presupposti per un'eccitante avventura erotica, con i nodi che possono sciogliersi da un momento all'altro agganciandosi da qualche parte. Purtroppo son tornata alla realtà troppo tardi, più o meno quando mi son ritrovata in mezzo ad un marasma di ragazzini sbronzi che, credendosi probabilmente grandi poeti, mi hanno sommerso con una quantità imbarazzante di pessime battute d'abbordaggio. E se all'inizio declinavo gentilmente gli inviti, ho imparato presto che il metodo migliore per toglierseli dai piedi è ignorarli finché non trovano qualcun altro da importunare.
Quindi ora sono in esplorazione, evitando oggetti random che possano agganciarmi costume e altro.
Non sono una "secchiona" ma generalmente preferisco passare i miei sabato sera a casa, guardando un film e mangiando schifezze. Oggi però ho colto l'invito delle mie amiche ad unirmi alla festa del ragazzo di una di loro. Poi come al solito mi lasciano sola per andare a pomiciare con i rispettivi "boys" e mi ritrovo a vagare come un anima in pena aspettando un'illuminazione sul perché oggi sia stata così masochista da farmi convincere a venire qui.
Il problema è che, non avendo la macchina né la patente, son vincolata agli orari delle altre, quindi devo cercare di passare il tempo in qualche modo.
Ho già visitato l'interno della casa, vagamente pacchiano e pieno di statuine di dubbio gusto, arrendendomi solo dopo essere incappata in un bagno decisamente poco invitante.Sorvolerò su dettagli davvero poco igienici.
Il bordo piscina è diviso tra gente festante da una parte e comatosi dell'ultim'ora dall'altra.
Mentre bevo un sorso del mio drink, noto dietro una siepe una piccola dependance buia. Incuriosita mi avvicino, pronta a correre via nel caso ci sia qualche coppietta appartata. Mi guardo intorno e sembra che nessuno stia badando a me, quindi, con circospezione faccio il giro del piccolo edificio e sbircio da una delle delle finestre. Intravedo, nella semioscurità, che si tratta di un'unica stanza arredata in modo sobrio e sorprendentemente accogliente, considerando il gusto per il design nella casa padronale. I vetri son sporchi e intuisco che la "casetta" non viene usata da tempo.
Continuando il mio giro di ispezione, mi congelo sul posto quando vedo, seduto su di un divano-altalena, un uomo che si è voltato verso di me, probabilmente sorpreso a sua volta dal mio arrivo inaspettato.
Metto la retromarcia e inizio ad andarmene da dove sono venuta quando una voce conosciuta mi chiama per nome. Mi riaffaccio dall'angolo e sbircio, per essere sicura di aver appena dato le spalle al compagno di classe del liceo al quale non ero mai riuscita a dichiararmi.
Ha una barbona folta da hipster ed è più stempiato di quanto lo ricordassi, ma è senz'altro lui.
Tutto questo ha un non so che di irreale. Sembra uno di quei film da romanzo harmony che piacciono tanto a mia madre...

Ok, le cose son precipitate. Come abbiamo fatto a passare dall'impaccio iniziale, dal non sapere neanche come intavolare un discorso tra adulti, al limonare pesantemente contro il muro della dependance? Saranno stati il costume delle perversioni? Sarà stata l'atmosfera estiva? Il caldo che annichilisce il buon senso?
Potrebbe essere stato semplicemente il suono della sua voce. Quel tono così caldo che mi faceva fantasticare già al liceo su come sarebbe stato sentirlo sussurrarmi sconcezze all'orecchio in classe. Non so a quanti di voi sia capitato, ma io credo di essermi innamorata prima della sua voce e solo in un secondo momento di lui.
Ora quella voce mi bisbigliava davvero all'orecchio, non volgarità o complimenti sessuali, ma ha comunque una sfumatura erotica che mi accarezza più delle sue mani sul seno e sul sedere. Non che quelle non si comportino a dovere, intendiamoci, ma la sua voce... santi numi la sua voce. I bassi delle casse della macchina della mia amica mi fanno vibrare meno delle sue corde vocali.
E il suo atteggiamento, autoritario ma pieno di desiderio, è perfettamente in sintonia col tono calmo e ruvido delle sue parole. Sembra completamente padrone della situazione, anche adesso che mi accusa di averlo friendsonato all'ultimo anno. Io rifiutarlo? Ma se gli morivo dietro!
Non faccio in tempo a dirglielo che mi slaccia lo slip sul lato destro. Alla fine questo benedetto costume si è slacciato davvero.
Sembra sorpreso da se stesso e mi chiede se voglio continuare. Ovvio che voglio! Ho passato gli ultimi 5 anni ad immaginarmi come sarebbe stato se fossi riuscita a chiedergli di uscire con me.
Lo afferro per la maglietta e me lo tiro addosso per riniziare a baciarci. Spero che basti come risposta.
Sento i muscoli sotto il tessuto leggero della sua t-shirt e mi chiedo vagamente se vada in palestra. Non lo ricordavo così possente.
Poi sono le sue dita ad attirare la mia attenzione, quando si insinuano sotto il pareo e dentro quello che resta delle mutandine slacciate.
Rimane sorpreso nel trovarmi già bagnata e me lo dice, con la sua bellissima voce e io finalmente confesso che già il solo sentirlo parlare mi fa eccitare più di qualsiasi cosa abbia mai sperimentato in vita mia.
Gli sfugge un gemito basso e io ho paura di raggiungere l'orgasmo solo per quel suono.
Sussurra il mio nome all'orecchio, come a testare la veridicità delle mie parole e io sento le ginocchia cedere. Mi appoggio ancora di più al muro e mi aggrappo alle sue spalle, sentendo i suoi muscoli contrarsi sotto le mie dita.
Mi spinge ancora di più contro il muro, premendo il suo bacino contro il mio pube.
Stavolta sfugge a me un gemito e ringrazio la musica a palla della festa perché il mio è stato più un urlo che un gemito.
Mi chiede di nuovo se sono sicura e stavolta per sicurezza rispondo a voce, pregandolo per non so bene neanche io cosa.
Senza perdere tempo si abbassa i bermuda il tanto che basta per tirare fuori la sua erezione,sfregandomela addosso. Mi eccito ancora di più al pensiero di averglielo fatto diventare già così duro.
Lo guardo infilarsi il preservativo e poi mi solleva per le cosce e schiacciandomi contro la parete dietro di me. Gli metto le braccia intorno al collo e mi stringo a lui mentre lentamente inizia a penetrarmi, attento ad ogni mia reazione.
Quando finalmente lo sento tutto dentro di me, butto fuori tutta l'aria che non mi ero accorta di aver trattenuto. Mi sento piena e calda, vagamente consapevole di stare facendo sesso in un luogo semipubblico e che potremmo essere beccati in flagrante da chiunque passi di qui.
Non ho molto tempo per pensarci però, perché lo sento iniziare a muoversi dentro e fuori. Son talmente bagnata che sento l'aria fresca sulla pelle umida tra i glutei.
Le spinte continuano lente, mentre lui mi bisbiglia finalmente le indecenze che immaginavo mi dicesse da adolescente. Volgare al punto giusto, convenientemente alla situazione.
Credo di stare per raggiungere uno dei pochi orgasmi raggiunti durante l'amplesso. Le spinte si son fatte sempre più veloci, quasi animali, bisognose.
Poi lo sento. Sento il suo pene irrigidirsi nelle ultime spinte più lente e sento il seme caldo riempire il preservativo e finalmente mi lascio andare e vengo anche io, cavalcando il suo orgasmo al ritmo delle contrazioni dei miei muscoli interni che cercano di spremere le ultime gocce di sperma dal suo corpo.
Il suo respiro pesante si infrange sulla mia spalla e io mi accorgo di stare stringendo le sue braccia talmente forte da farmi sbiancare le nocche per lo sforzo.
Mi mette lentamente giù e sento dolore alle gambe che per tutto il tempo ho tenuto strette intorno ai suoi fianchi.
Con una delicatezza disarmante mi riallaccia il costume e mi sistema il pareo.
Poi sembra improvvisamente timido, indeciso sul da farsi. Mi tende la mano e io, sorridendo come l'adolescente che sono ridiventata la afferro e ci dirigiamo alla festa, stavolta pronti a goderci la serata. Chissà che fine ha fatto il bicchiere che avevo poco fa...
A questo punto non credo che rimanga altro da fare che fare un bagno in piscina visto che ci siamo!


Hel88
di
scritto il
2017-11-03
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