Mi spiace, ma non mi dispiace 2

di
genere
dominazione

Era bellissima. Distesa, obbediente, con quel culetto arrossato che spiccava dal candore della sua pelle chiara.
La mia erezione pretendeva attenzione, ma doveva aspettare. Avevo altre cose in progetto e alla fine avrebbe goduto anche di più che non consumare tutte le energie subito in una scopata veloce e sbrigativa.
Guardai la mia ragazza impertinente fare come le avevo detto di fare. Stare immobile ad aspettarmi. Lei, così testarda fuori dal letto, tanto da farmi davvero pensare di punirla per essere sempre così ostinata nella sua pigrizia, in quel momento sembrava quasi un agnellino, remissiva al punto giusto. Magari avrebbe fatto i capricci, appena appena, solo per mettere un po' più di pepe al gioco. È questo che mi è sempre piaciuto di lei: l'assecondarmi senza asservirsi completamente. Il suo carattere forte che, per il piacere di entrambi, si fa arrendevole. Solo quel tanto che basta ad entrambi per godere dei nostri momenti di intimità.
Mi spogliai, rimanendo nei miei boxer aderenti che non coprivano minimamente la mia voglia, anzi la evidenziavano, vista la macchia che già iniziava a spargersi dalla punta del mio cazzo duro.
"Chiudi gli occhi e non azzardarti a riaprirli senza permesso" le ordinai, mentre andavo alla porta della camera da letto e la chiudevo lentamente, facendo quanto più rumore possibile nel far scattare la serratura, perché sentisse che sarebbe stata totalmente mia prigioniera. Ovviamente io ero schiavo della situazione quanto lei, ma il bello stava nel giocare ognuno il proprio ruolo e il mio in quel momento pretendeva che mantenessi il controllo e lo imponessi anche a lei.
La vidi leccarsi le labbra e le immaginai intorno al mio cazzo.
Ma piano. Prima c'erano altre cose da fare.
Aprii l'armadio e presi uno di suoi foulard, uno bordeaux che avrebbe fatto un bel contrasto con la sua pelle.
Mi sedetti quindi sul letto e le accarezzai un polso. Sussultò per la sorpresa, ma non aprì gli occhi.
"Brava bimba" la lodai, mentre afferravo saldamente il polso, senza fare troppa forza, e lo tirai fino alla testiera in ferro battuto del letto. Lo legai col foulard, non troppo stretto e feci altrettanto con l'altro polso. Avrebbe potuto liberarsi con un minimo di impegno, ma confidavo che non l'avrebbe fatto, per quel patto non detto che ci vincolava ai nostri ruoli "da letto".
Le alzai la maglietta fino alle scapole, mettendo in mostra la sua schiena sinuosa.
La accarezzai delicatamente, facendola fremere per il solletico una volta arrivato ai fianchi.
"Ferma" mormorai a voce bassa ma ferma, cercando di imprimere al tono una nota di comando e una di desiderio.
Ora la pelle rosata del sedere spiccava anche di più. Glielo massaggiai e graffiai un po', mentre notavo il suo sforzo di rimanere ferma come le avevo intimato.
Vidi le sue mani aggrapparsi alla testiera del letto mentre le allargavo le natiche e ammiravo i suoi luoghi più segreti. Allargai abbastanza da farle schiudere anche le labbra della vulva già umida. Con un pollice ne massaggiai il contorno, spargendo il liquido vischioso e bagnandomi completamente il dito. Era calda, umida, morbida... infilai il pollice piano e lei inarcò la schiena offrendosi ancora di più al mio contatto.
Allontanai le mani e le diedi un altro schiaffo sul culo. Non era stato forte, ma sussultò colta alla sprovvista. Nonostante tutto non aprì gli occhi e decisi di premiarla percorrendo tutta la sua spina dorsale con un tragitto di baci umidi. Soffiai sopra la pelle appena inumidita e le strappai un brivido e un gemito.
La pelle dei polsi sembrava arrossata per la luce che, cadendo sul foulard bordeaux, si rifletteva in sfumature vermiglie sulla sua pelle lattea. Come dicevo, bellissima.
Aiutandola con le mani la feci girare di schiena. Ancora una volta, ubbidiente, non tento neanche di sbirciare. Sollevai ancora di più la maglietta, che le avevo lasciata sollevata all'altezza delle spalle, fino a coprirle gli occhi.
Lei si leccò e morse le labbra e io immaginai la sua anticipazione e la sua ansia.
Scesi a stuzzicarle il capezzolo destro, prima con le labbra e poi con i denti e la lingua. La sentivo fremere sotto di me e mi inebriavo della situazione.
Nel frattempo la mano scesi di nuovo tra le sue gambe,separandole un po' per farmi spazio. Due dita entrarono dentro di lei facilmente e con il pollice le accarezzai il clitoride.
"Nng... ti prego... scopami" la sentii gemere. Usava quel termine solo quando voleva farmi eccitare e capitolare. Capii così tutta la sua urgenza... e mi resi conto della mia, perché quelle parole portarono anche me al limite.
Mentre continuavo a penetrarla con le dita con l'altra mano raggiunsi il comodino e dal cassetto tirai fuori un preservativo.
Poi dovetti usare anche l'altra mano per abbassarmi i boxer e infilare il cappuccio e per rimediare alla mancanza di attenzioni iniziai a suggerle l'altro capezzolo.
Velocemente le allargai le gambe e, prendendola da sotto le ginocchia per tenergliele divaricate, la penetrai lentamente, cercando di farle assaporare ogni centimetro del mio cazzo durissimo.
Arrivato fino in fondo, mossi il bacino per sfregarmi contro le sue pareti interne il più possibile. Non smetteva mai di stupirmi la sensazione di quel canale di carne, arrendevole ma avvolgente. Poi il bisogno divenne troppo e iniziai a pompare come un disperato, sempre stringendole le gambe e affondando le dita nella carne morbida delle cosce.
Lei si mordeva il labbro inferiore, respirando pesantemente e io vidi piccole gocce di sudore imperlargli la faccia, il collo, i seni... lascia andare una coscia per stringerle una delle sue piccole tette sode. Le dita inciampavano sul capezzolo turgido.
Ad un tratto la sentii stringere i muscoli del canale che avvolgeva il mio cazzo e spinsi ancora più forte. La liberai dalla maglietta che ancora le copriva la faccia e svelai le guance arrossate, dal caldo del cotone e dall'eccitazione evidente.
Aprì piano gli occhi, abbagliata dalla luce e dallo stordimento. Occhi umidi e pieni di desiderio.
Mi spinsi con tanta veemenza dentro di lei da sollevarle il bacino dal materasso. Chiuse nuovamente gli occhi, stringendoli forte e se non fosse stato per il gemito indecente che le sfuggì dalle labbra avrei pensato di averle fatto davvero male.
Continuai a muovermi con più attenzione, facendo forza su me stesso per farlo durare il più a lungo possibile, ma mi sentii presto al limite e, piegandomi su di lei per poter affondare meglio diedi gli ultimi colpi mentre premevo le mie labbra alle sue.
Mi concessi giusto un attimo per riprendermi, ma ero consapevole che lei ancora non aveva raggiunto l'orgasmo e mentre uscivo lentamente tenendo il preservativo con una mano, con l'altra iniziai a massaggiarle il clitoride, da prima piano e poi sempre più veloce, penetrandola di nuovo con le dita fino a sentire gli spasmi muscolari che annunciavano il suo picco di piacere e continuando fino a quando anche le ultime scintille non si furono spente.
Le slegai allora i polsi, massaggiandoli piano e coccolandola con vezzeggiativi. "Brava la mia bimba" le sussurrai e lei si rannicchiò poi contro di me e la avvolsi tra le mie braccia, godendo entrambi della soddisfazione post-coitale.
di
scritto il
2017-12-05
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