Amore Proibito - 7 La fine
di
Sexysheriff
genere
incesti
Amore Proibito (!7) La fine
di sexysheriff
CAPITOLO 17
Erano passati già tre mesi dalla disavventura con Tarik quando una sera Sara rientrò e guardò Federico in modo strano.
- Mi sono presa la giornata di ferie, domani. Puoi rimanere a casa anche tu?
Lui la guardò, subito preoccupato.
- E’ successo qualcosa?
- Te lo dirò dopo.
Andò in camera, si spogliò, indossò il golfino lilla e la gonna di stretch senza biancheria e tornò in cucina. Lui la osservò, sembrava strana, ma si comportò come al solito, lasciando che lui le accarezzasse i seni e le infilasse la mano sotto alla gonna. Dopo cena lui sedette sul divanetto a gambe incrociate e lei gli si sedette sopra, le natiche nude sulle sue ginocchia, la gonna arrotolata in vita e la mano di lui a scaldarle il pube, massaggiandoglielo con calma. Finalmente lei si decise e disse, senza guardarlo.
- Andiamo a letto.
Lo precedette, si spogliò velocemente e si distese, le gambe e le braccia aperte, invitante. Lui salì al suo fianco, le salì sopra, il pene sul suo ventre e la guardò, interrogativo.
- Cosa c’è?
Lei fece un piccolo sospiro e chiuse un attimo gli occhi, poi lo guardò e ordinò.
- Entra dentro di me, prima!
Lui obbedì, infilandosi nella guaina morbida della sua vagina umida e bollente e lì rimase, immobile, in attesa.
Sara disse, scandendo le parole.
- Abbiamo un problema, Federico. Credo di essere incinta.
Lui sobbalzò appena, il pene che spingeva dentro di lei. Chiese, dolcemente.
- Di chi? Tarik? Io? Marcel?
Lei fece un gesto con la mano, vago.
- Non lo so, ancora. Non so nemmeno se sono davvero incinta. Il fatto è che non ho più avuto le mestruazioni da quando… da quella volta con Tarik.
- Ma non prendevi la pillola?
Lei sospirò, fissandolo.
- A volte me la sono dimenticata.
Si guardarono e lei era tesa, aspettando la reazione del fratello che sembrava soppesare la situazione, il pene che si moveva adagio dentro di lei, cercando la posizione giusta, ruotando leggero, spingendo a piccoli colpi. Poi lui fece un breve sorriso.
- Dovrò prenderti solo da dietro, davanti avrai il pancione!
Lei disse, incerta.
- Federico, ma hai capito? Se sono incinta la nostra vita cambierà! E tu, cosa farai? Mi dovrai lasciare!
Il giovane la prese per le spalle e la sollevò, un lampo selvaggio negli occhi scuri, il pene che si era ingrossato dentro di lei, spingendo con forza.
- Niente cambierà, capisci? E io non ti lascerò mai! Sarà nostro figlio, lo amerò come nostro figlio, perché in ogni caso è TUO figlio!
Lei chiuse gli occhi, le lacrime che le scendevano lente; sentiva la forza di lui che spingeva nel suo ventre e quella forza le dava speranza, fiducia. Sollevò le anche, lo accolse più a fondo dentro di sé, tenendogli le braccia, fissando quel volto che amava in modo quasi religioso. Federico venne prepotente dentro di lei e poi si appoggiò sul suo corpo, accarezzandola, restando dentro di lei.
- Non devi aver paura, sorellina, metteremo tutto a posto, vedrai. Intanto non ne sei ancora sicura, perciò andrai a fare una visita. Nel frattempo io mi farò fare da un mio amico che ha un laboratorio di analisi gli esami del sangue e del DNA, così appena possibile potremo controllare se il bambino è mio o no. E poi…. poi ci penseremo, va bene?
- Ma cosa diremo a mamma e papà?
Federico le strizzò un occhio, divertito.
- Chiederemo a Marcel di sposarti! E io sposerò Micaela e vivremo tutti e quattro assieme, ti va l’idea?
Lei sorrise.
- Avrei voluto poter sposare te.
- Lo so, anch’io. Ma non è detto che non troviamo il modo. Adesso sta’ tranquilla e rilassati, ci sono io con te e ci sarò sempre, chiaro? Ti amo, dolce sorella.
Lei fece un sospiro e si girò, posandogli la schiena sul corpo, aderendo a lui come un guanto e il giovane la attirò a sé, accarezzandola teneramente, cercando i suoi punti erogeni, facendola mugolare di piacere, mentre la penetrava lentamente da dietro, la mano che solleticava il clitoride, assaporando i brividi che le passavano per il corpo, provando gli stessi brividi.
Il giorno dopo Sara andò a fare una visita da un ginecologo e Federico a fare l’esame del sangue e del DNA, Sara aveva insistito per avere anche il suo. Per una settimana fecero all’amore con dolcezza, tenendosi stretti, parlando molto, facendo progetti, l’idea di un bambino li spaventava e li eccitava insieme e intanto i due corpi si fondevano in uno soltanto, il godimento dell’uno diventava il godimento dell’altro; poi, finalmente, ebbero i risultati e quella sera quando Sara rientrò, trovò Federico al buio, disteso sul letto, nudo. Lei gli sorrise e si chinò a baciarlo.
- Non sono incinta! Il dottore dice che il trauma della violenza subita può aver bloccato momentaneamente il mestruo regolare, forse per parecchi mesi ancora, ma niente bambino!
Federico la guardò, uno sguardo strano, quasi doloroso negli occhi.
- Sono contento. Vieni qui, piccolina, vieni tra le mie braccia.
Lei non se lo fece ripetere e si spogliò velocemente, salendo sul letto al suo fianco e lasciando che lui la stringesse fino quasi a farle male.
- Cosa c’è, Federico?
- Ho i risultati delle analisi.
- Allora?
Lui la baciò sulle labbra, la lingua che si perdeva nella sua bocca, che le risucchiava l’anima.
- Allora…. Non siamo fratello e sorella.
Lei sobbalzò, si staccò da lui e lo guardò, incredula.
- Ma cosa stai dicendo?! Ti ho praticamente visto nascere!
Federico sospirò appena, stringendola.
- Non so cosa dirti, so solo che non abbiamo niente in comune, noi due. Non siamo nemmeno parenti.
Sara taceva e poi disse, incredula.
- Non possono averti adottato! Ricordo perfettamente quando la mamma aveva il pancione, mi aveva spiegato che lì dentro c’era il mio fratellino, me lo faceva sentire quando si muoveva….. e poi, quando le sono venute le doglie, siamo andati tutti all’ospedale e io e papà abbiamo aspettato fuori e poi un’infermiera ti ha portato fuori, papà ti ha preso in braccio e poi ti ho preso in braccio anch’io, eri poco più grande di un bambolotto!
Lui fece un pallido sorriso.
- Allora non sono adottato. Il fatto però resta che non siamo fratello e sorella.
- Potrebbero aver sbagliato le analisi!
Il giovane negò, tranquillo.
- Impossibile, non possono aver sbagliato sia il DNA che l’esame del sangue. Sara, piccola, convinciti, non siamo fratello e sorella.
- Ma come? Come è possibile?
- Forse…. è stato fatto un errore.
- Un errore?! Di che genere??
- Può darsi che mi abbiano scambiato, piccola. Alla Nursery dell’Ospedale. Senza accorgersene, ovvio, e così io sono capitato a casa vostra, mentre il vostro Federico è finito…. chissà dove!
Sara lo fissava, ancora incredula e lui sorrise, riprendendola vicina a sé, cullandola con amore.
- Capisci adesso perché sentivamo questa attrazione l’uno per l’altra? Non era un amore incestuoso, non eravamo fratelli, semplicemente! Per questo ti ho amata da sempre e tu mi volevi da sempre!
Sara gli passò una mano sul viso, sul corpo nudo, era il corpo di un estraneo? No, per lei era sempre il corpo meraviglioso di suo fratello!
Disse, piano.
- Cosa facciamo? Se lo diciamo a mamma e papà, ci muoiono. Ma se glielo diciamo, possiamo sposarci, avere la nostra vita, avere dei figli assieme….
- E se non glielo diciamo e lo sappiamo solo noi, possiamo continuare così, sereni, senza paura che ci scoprano, che ci condannino. Sara, teniamoci questo segreto solo per noi, senza dirlo a mamma e papà, a nessuno! Almeno se non sarà necessario! Sai che casino ne viene fuori, se ne parliamo? Mamma e papà vorranno andare a cercare Federico, sconvolgeremo la vita di un mucchio di gente, per sempre.
Lei guardò il dolce viso di suo fratello e annuì, era la cosa migliore da fare, era un segreto che doveva restare solo loro. Fece un sospiro e lo abbracciò, abbandonandosi gioiosamente all’amore che sentiva sgorgare dal più profondo del suo essere. Mormorò.
- Hai ragione, tanto non me ne importa un accidente delle analisi! Per me tu sei e resterai sempre e solo mio fratello, perciò amami, fratello mio, amami come solo tu sai fare!
E Federico la distese con cura e cominciò a passarle le mani sul corpo, accendendole mille faville di desiderio, sfregandole i capezzoli fino a farle male, allargandole le gambe e giocando tra le grandi labbra fino a penetrare nella vagina umida e rosea, il clitoride che provocava ondate di piacere. La accarezzò e la scaldò fino a che la sentì fremere, tremare e allora entrò in lei, con calma, con dolcezza, assaporando ogni singolo movimento del suo corpo, sollevandole le natiche e facendosi strada fino al suo io più profondo, fino al ventre, fino al cuore, fino in gola…. Sara partecipava al suo entrare ed uscire con le labbra socchiuse, gli occhi in quelli di lui, l’orgasmo che saliva in ondate come la marea. Federico si fermò e con calma la girò, penetrandola poi di nuovo da dietro, riprendendo da dove si era interrotto, facendola gemere, mugolare di piacere, la mano che le solleticava il clitoride, le pizzicava i seni. Lei spinse con forza, lo voleva dentro di sé, completamente, per sempre. Con un rantolo il giovane sentì uscire il suo seme e continuò a muoversi, sentendola godere, tremare. Non le lasciò il tempo di riprendere fiato, perché le penetrò profondamente nell’ano, le mani che giocavano dentro la sua vagina ancora piena del suo seme e in fiamme e Sara gridò di nuovo, le ondate di piacere che la sommergevano, la bruciavano dentro e fuori e poi si lasciò andare, mentre Federico cadeva su di lei e restava disteso, ansante, sudato. Le passò una mano sul viso, le sfiorò la bocca e lei gli baciò le mani, gli leccò le dita, teneramente. Il giovane sussurrò tra i suoi capelli.
- Per me tu sarai sempre la mia dolce sorella!
Lei mosse appena il bacino, le piaceva sentirlo dentro di sé, caldo e umido.
- E tu sarai sempre mio fratello. Resta sempre dentro di me, fratello mio!
E Federico rimase in lei, assaporando il restringimento intorno al suo pene, le dita che massaggiavano la fessura bagnata della vagina, la bocca che baciava la nuca morbida e delicata di sua sorella. Pensò per un attimo se anche il vero Federico era capitato in una famiglia con una sorella e se anche lui stava provando gli stessi sentimenti, credendoli proibiti. Ma poi non pensò a niente altro, se non a soddisfare le richieste di Sara e a godere del suo corpo meraviglioso, dei suoi seni morbidi, della sua bocca avida, della sua vagina profonda, poichè solo un fratello può conoscere a fondo i segreti più nascosti del piacere da regalare ad una sorella.
Ecco io la storia la finisco così ma chissà, un giorno potrebbe cominciarne un'altra di avventura tra due fratelli!!! Chissà.
Ringrazio tutti coloro che hanno apprezzato con lusinghieri commenti, e anche coloro che hanno sempre votato contro. Sexysheriff
di sexysheriff
CAPITOLO 17
Erano passati già tre mesi dalla disavventura con Tarik quando una sera Sara rientrò e guardò Federico in modo strano.
- Mi sono presa la giornata di ferie, domani. Puoi rimanere a casa anche tu?
Lui la guardò, subito preoccupato.
- E’ successo qualcosa?
- Te lo dirò dopo.
Andò in camera, si spogliò, indossò il golfino lilla e la gonna di stretch senza biancheria e tornò in cucina. Lui la osservò, sembrava strana, ma si comportò come al solito, lasciando che lui le accarezzasse i seni e le infilasse la mano sotto alla gonna. Dopo cena lui sedette sul divanetto a gambe incrociate e lei gli si sedette sopra, le natiche nude sulle sue ginocchia, la gonna arrotolata in vita e la mano di lui a scaldarle il pube, massaggiandoglielo con calma. Finalmente lei si decise e disse, senza guardarlo.
- Andiamo a letto.
Lo precedette, si spogliò velocemente e si distese, le gambe e le braccia aperte, invitante. Lui salì al suo fianco, le salì sopra, il pene sul suo ventre e la guardò, interrogativo.
- Cosa c’è?
Lei fece un piccolo sospiro e chiuse un attimo gli occhi, poi lo guardò e ordinò.
- Entra dentro di me, prima!
Lui obbedì, infilandosi nella guaina morbida della sua vagina umida e bollente e lì rimase, immobile, in attesa.
Sara disse, scandendo le parole.
- Abbiamo un problema, Federico. Credo di essere incinta.
Lui sobbalzò appena, il pene che spingeva dentro di lei. Chiese, dolcemente.
- Di chi? Tarik? Io? Marcel?
Lei fece un gesto con la mano, vago.
- Non lo so, ancora. Non so nemmeno se sono davvero incinta. Il fatto è che non ho più avuto le mestruazioni da quando… da quella volta con Tarik.
- Ma non prendevi la pillola?
Lei sospirò, fissandolo.
- A volte me la sono dimenticata.
Si guardarono e lei era tesa, aspettando la reazione del fratello che sembrava soppesare la situazione, il pene che si moveva adagio dentro di lei, cercando la posizione giusta, ruotando leggero, spingendo a piccoli colpi. Poi lui fece un breve sorriso.
- Dovrò prenderti solo da dietro, davanti avrai il pancione!
Lei disse, incerta.
- Federico, ma hai capito? Se sono incinta la nostra vita cambierà! E tu, cosa farai? Mi dovrai lasciare!
Il giovane la prese per le spalle e la sollevò, un lampo selvaggio negli occhi scuri, il pene che si era ingrossato dentro di lei, spingendo con forza.
- Niente cambierà, capisci? E io non ti lascerò mai! Sarà nostro figlio, lo amerò come nostro figlio, perché in ogni caso è TUO figlio!
Lei chiuse gli occhi, le lacrime che le scendevano lente; sentiva la forza di lui che spingeva nel suo ventre e quella forza le dava speranza, fiducia. Sollevò le anche, lo accolse più a fondo dentro di sé, tenendogli le braccia, fissando quel volto che amava in modo quasi religioso. Federico venne prepotente dentro di lei e poi si appoggiò sul suo corpo, accarezzandola, restando dentro di lei.
- Non devi aver paura, sorellina, metteremo tutto a posto, vedrai. Intanto non ne sei ancora sicura, perciò andrai a fare una visita. Nel frattempo io mi farò fare da un mio amico che ha un laboratorio di analisi gli esami del sangue e del DNA, così appena possibile potremo controllare se il bambino è mio o no. E poi…. poi ci penseremo, va bene?
- Ma cosa diremo a mamma e papà?
Federico le strizzò un occhio, divertito.
- Chiederemo a Marcel di sposarti! E io sposerò Micaela e vivremo tutti e quattro assieme, ti va l’idea?
Lei sorrise.
- Avrei voluto poter sposare te.
- Lo so, anch’io. Ma non è detto che non troviamo il modo. Adesso sta’ tranquilla e rilassati, ci sono io con te e ci sarò sempre, chiaro? Ti amo, dolce sorella.
Lei fece un sospiro e si girò, posandogli la schiena sul corpo, aderendo a lui come un guanto e il giovane la attirò a sé, accarezzandola teneramente, cercando i suoi punti erogeni, facendola mugolare di piacere, mentre la penetrava lentamente da dietro, la mano che solleticava il clitoride, assaporando i brividi che le passavano per il corpo, provando gli stessi brividi.
Il giorno dopo Sara andò a fare una visita da un ginecologo e Federico a fare l’esame del sangue e del DNA, Sara aveva insistito per avere anche il suo. Per una settimana fecero all’amore con dolcezza, tenendosi stretti, parlando molto, facendo progetti, l’idea di un bambino li spaventava e li eccitava insieme e intanto i due corpi si fondevano in uno soltanto, il godimento dell’uno diventava il godimento dell’altro; poi, finalmente, ebbero i risultati e quella sera quando Sara rientrò, trovò Federico al buio, disteso sul letto, nudo. Lei gli sorrise e si chinò a baciarlo.
- Non sono incinta! Il dottore dice che il trauma della violenza subita può aver bloccato momentaneamente il mestruo regolare, forse per parecchi mesi ancora, ma niente bambino!
Federico la guardò, uno sguardo strano, quasi doloroso negli occhi.
- Sono contento. Vieni qui, piccolina, vieni tra le mie braccia.
Lei non se lo fece ripetere e si spogliò velocemente, salendo sul letto al suo fianco e lasciando che lui la stringesse fino quasi a farle male.
- Cosa c’è, Federico?
- Ho i risultati delle analisi.
- Allora?
Lui la baciò sulle labbra, la lingua che si perdeva nella sua bocca, che le risucchiava l’anima.
- Allora…. Non siamo fratello e sorella.
Lei sobbalzò, si staccò da lui e lo guardò, incredula.
- Ma cosa stai dicendo?! Ti ho praticamente visto nascere!
Federico sospirò appena, stringendola.
- Non so cosa dirti, so solo che non abbiamo niente in comune, noi due. Non siamo nemmeno parenti.
Sara taceva e poi disse, incredula.
- Non possono averti adottato! Ricordo perfettamente quando la mamma aveva il pancione, mi aveva spiegato che lì dentro c’era il mio fratellino, me lo faceva sentire quando si muoveva….. e poi, quando le sono venute le doglie, siamo andati tutti all’ospedale e io e papà abbiamo aspettato fuori e poi un’infermiera ti ha portato fuori, papà ti ha preso in braccio e poi ti ho preso in braccio anch’io, eri poco più grande di un bambolotto!
Lui fece un pallido sorriso.
- Allora non sono adottato. Il fatto però resta che non siamo fratello e sorella.
- Potrebbero aver sbagliato le analisi!
Il giovane negò, tranquillo.
- Impossibile, non possono aver sbagliato sia il DNA che l’esame del sangue. Sara, piccola, convinciti, non siamo fratello e sorella.
- Ma come? Come è possibile?
- Forse…. è stato fatto un errore.
- Un errore?! Di che genere??
- Può darsi che mi abbiano scambiato, piccola. Alla Nursery dell’Ospedale. Senza accorgersene, ovvio, e così io sono capitato a casa vostra, mentre il vostro Federico è finito…. chissà dove!
Sara lo fissava, ancora incredula e lui sorrise, riprendendola vicina a sé, cullandola con amore.
- Capisci adesso perché sentivamo questa attrazione l’uno per l’altra? Non era un amore incestuoso, non eravamo fratelli, semplicemente! Per questo ti ho amata da sempre e tu mi volevi da sempre!
Sara gli passò una mano sul viso, sul corpo nudo, era il corpo di un estraneo? No, per lei era sempre il corpo meraviglioso di suo fratello!
Disse, piano.
- Cosa facciamo? Se lo diciamo a mamma e papà, ci muoiono. Ma se glielo diciamo, possiamo sposarci, avere la nostra vita, avere dei figli assieme….
- E se non glielo diciamo e lo sappiamo solo noi, possiamo continuare così, sereni, senza paura che ci scoprano, che ci condannino. Sara, teniamoci questo segreto solo per noi, senza dirlo a mamma e papà, a nessuno! Almeno se non sarà necessario! Sai che casino ne viene fuori, se ne parliamo? Mamma e papà vorranno andare a cercare Federico, sconvolgeremo la vita di un mucchio di gente, per sempre.
Lei guardò il dolce viso di suo fratello e annuì, era la cosa migliore da fare, era un segreto che doveva restare solo loro. Fece un sospiro e lo abbracciò, abbandonandosi gioiosamente all’amore che sentiva sgorgare dal più profondo del suo essere. Mormorò.
- Hai ragione, tanto non me ne importa un accidente delle analisi! Per me tu sei e resterai sempre e solo mio fratello, perciò amami, fratello mio, amami come solo tu sai fare!
E Federico la distese con cura e cominciò a passarle le mani sul corpo, accendendole mille faville di desiderio, sfregandole i capezzoli fino a farle male, allargandole le gambe e giocando tra le grandi labbra fino a penetrare nella vagina umida e rosea, il clitoride che provocava ondate di piacere. La accarezzò e la scaldò fino a che la sentì fremere, tremare e allora entrò in lei, con calma, con dolcezza, assaporando ogni singolo movimento del suo corpo, sollevandole le natiche e facendosi strada fino al suo io più profondo, fino al ventre, fino al cuore, fino in gola…. Sara partecipava al suo entrare ed uscire con le labbra socchiuse, gli occhi in quelli di lui, l’orgasmo che saliva in ondate come la marea. Federico si fermò e con calma la girò, penetrandola poi di nuovo da dietro, riprendendo da dove si era interrotto, facendola gemere, mugolare di piacere, la mano che le solleticava il clitoride, le pizzicava i seni. Lei spinse con forza, lo voleva dentro di sé, completamente, per sempre. Con un rantolo il giovane sentì uscire il suo seme e continuò a muoversi, sentendola godere, tremare. Non le lasciò il tempo di riprendere fiato, perché le penetrò profondamente nell’ano, le mani che giocavano dentro la sua vagina ancora piena del suo seme e in fiamme e Sara gridò di nuovo, le ondate di piacere che la sommergevano, la bruciavano dentro e fuori e poi si lasciò andare, mentre Federico cadeva su di lei e restava disteso, ansante, sudato. Le passò una mano sul viso, le sfiorò la bocca e lei gli baciò le mani, gli leccò le dita, teneramente. Il giovane sussurrò tra i suoi capelli.
- Per me tu sarai sempre la mia dolce sorella!
Lei mosse appena il bacino, le piaceva sentirlo dentro di sé, caldo e umido.
- E tu sarai sempre mio fratello. Resta sempre dentro di me, fratello mio!
E Federico rimase in lei, assaporando il restringimento intorno al suo pene, le dita che massaggiavano la fessura bagnata della vagina, la bocca che baciava la nuca morbida e delicata di sua sorella. Pensò per un attimo se anche il vero Federico era capitato in una famiglia con una sorella e se anche lui stava provando gli stessi sentimenti, credendoli proibiti. Ma poi non pensò a niente altro, se non a soddisfare le richieste di Sara e a godere del suo corpo meraviglioso, dei suoi seni morbidi, della sua bocca avida, della sua vagina profonda, poichè solo un fratello può conoscere a fondo i segreti più nascosti del piacere da regalare ad una sorella.
Ecco io la storia la finisco così ma chissà, un giorno potrebbe cominciarne un'altra di avventura tra due fratelli!!! Chissà.
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