Amore Proibito: la scoperta del piacere
di
Sexysheriff
genere
incesti
Amore Proibito: la scoperta del piacere
di Sexysheriff
Il mattino seguente i genitori dei due ragazzi arrivarono poco prima
delle otto, Sara era già pronta per andare in ufficio e Federico stava
facendo colazione. Non si erano nemmeno dati un bacio, troppo presi dalla
tensione dell’arrivo e ora Sara abbracciò i genitori e corse alla porta.
- Sono già in ritardo, ci vediamo stasera!
Mamma le chiese.
- Come è andato il week-end?
E lei gridò dalle scale.
- Chiedilo a Federico, lui sa tutto!
Il ragazzo teneva il viso sulla tazza, doveva giocare bene le sue carte.
In poche parole mise al corrente i genitori dell’abbandono da parte di
Chris e della disperazione della sorella. Finì dicendo, ormai rinfrancato
dalle sue stesse parole.
- Per fortuna che la mia gita è andata buca, così sono rientrato sabato
pomeriggio, credendo di essere a casa solo e invece ho trovato lei in una
valle di lacrime!
I suoi si guardarono, preoccupati.
- L’ha presa molto male?
- Abbastanza. Ha quasi sempre pianto, mi ha raccontato tutta la storia
del grande amore ma alla fine spero di averle fatto capire che perdere
uno così è stato solo come vincere la lotteria! Ora vado anch’io o faccio
tardi a scuola!
Uscì in fretta, gli sembrava di sentire ancora sulla sua pelle il profumo
della pelle di Sara e gli faceva quasi girare la testa.
Il resto della settimana passò come al solito; Sara pianse sulla spalla
di sua madre che la consolò raccomandandole di non lasciarsi andare e di
affrontare di nuovo la vita.
- Sei giovane e carina, ne troverai un altro che merita il tuo amore
meglio di quel Chris.
- Lo so, ma adesso fa male.
- Passerà. Pensa che noi ti siamo tutti vicini e se hai bisogno di aiuto,
chiedilo e noi siamo qui!
Quella sera Sara lasciò la porta della camera da letto socchiusa e rimase
sveglia per ore, aspettando che Federico andasse da lei, ma il fratello
non si fece vedere. Non solo, il mattino seguente e i giorni che
seguirono era strano, fingeva quasi di non vederla, evitava i suoi occhi
e lei si sentì il cuore stringere. Allora era vero, era stato solo un
sogno! Una parentesi! Federico era un ragazzo curioso, aveva voluto
vedere e toccare una donna nuda, aveva voluto provare il sesso, lo aveva
anche detto, “meglio con te che con una puttana di strada” e ora che
aveva soddisfatto le sue curiosità, lei non gli serviva più! Erano state
bugie le parole d’amore, le promesse, tutte bugie! Sara quella sera e le
seguenti pianse, la faccia nel cuscino, il suo corpo che bramava le mani
del fratello e il cuore spezzato per la seconda volta nel giro di pochi
giorni. Aveva fatto fatica ad accettare il fatto che aveva fatto sesso
con suo fratello, ma poi aveva provato una tale gioia, una tale
liberazione che aveva creduto di poter continuare per sempre. Invece lui
le aveva fatto capire che era stata una stupida, si era lasciata
circuire, usare e ora era stata buttata da parte, forse addirittura
Federico la odiava per aver ceduto così presto alle sue voglie! Sera dopo
sera Sara aspettò un cenno dal fratello, ma lui continuava ad ignorarla,
quasi e lei si sentiva male fisicamente; non si era mai conosciuta come
amante del sesso, con Chris più che altro lo lasciava fare e di orgasmi
ne aveva solo sentito parlare, ma effettivamente non li aveva mai
provati. Ma Federico le aveva acceso la mente e il corpo. Ora sapeva cosa
voleva dire fare sesso, ora sapeva cosa chiedeva il suo corpo e, appena
lo aveva scoperto, già di nuovo ne era senza!
Un pomeriggio uscì prima dal lavoro e si diresse alla casa dello zio,
voleva vedere com’era, come avrebbe potuto essere un’isola deserta per un
sogno infranto.
La casa era nascosta dalla strada da una fitta siepe e le persiane erano
tutte chiuse. Fece il giro e trovò aperta una porticina sul retro, così
entrò e vide che era vuota ma pulita, c’era un tavolo e delle sedie di
legno in cucina e nella camera c’era una rete posata contro il muro.
Immaginò di metterla per terra, imbottirla di cuscini e poi buttarcisi
sopra, nuda, mentre Federico rideva e la rincorreva per la stanza per
fare all’amore con lei. Ma non sarebbe stato mai così, ora l’aveva
capito.
Un mese passò così, Sara si era rinchiusa in sé stessa e quasi non
parlava con nessuno e alla sera si ritirava nella sua stanza e piangeva,
sola, aspettando quei passi che non venivano, a volte sfiorandosi il
pube, la vagina in fiamme, cercando sollievo a un fuoco che la divorava e
la lasciava esausta. All’inizio del mese sua madre le disse, preoccupata.
- Sara, papà aveva organizzato una settimana in barca con i suoi amici,
ma adesso…..
Lei disse, senza guardare nessuno in particolare.
- Andate pure, io sto benissimo.
La donna disse, dubbiosa.
- Potresti venire anche tu… ti farebbe bene staccare un po’ da tutto.
- Per carità, in barca con gli amici di papà! Stai scherzando, spero! Sai
bene che non mi trovo con loro, sono amici suoi, non miei!
- Sì, lo so che sono tutti di una certa età, ma almeno non resteresti
sola…
Lei chiese, gli occhi duri.
- Perché? Viene via anche Federico con voi?
La madre rise divertita.
- Federico?! Con noi??? Scherzi, vero? No, no, Federico rimane a casa, ma
sai anche tu che è come non averlo, tra amici vari, concerti, lezioni,
studio, sport….
Sara si sentì il cuore balzare, una intera settimana loro due soli! Ma
poi il cuore tornò a precipitare, tanto lui non l’avrebbe mai nemmeno
notata, ormai l’aveva cancellata, come se non fosse accaduto nulla tra
loro, anzi, forse addirittura si vergognava di quanto era accaduto.
Disse, calma.
- Non ti preoccupare, mamma, starò benissimo. Forse, dopo che siete
tornati, me ne andrò io a fare una vacanza, in un posto lontano, caldo,
sole e spiaggia e chissà, un nuovo amore!
Sua madre sorrise rassicurata.
- Ma certo Sara, mi sembra proprio una buona idea! Vi lascio sugo pronto
in frigo, le bistecche da scongelare nel freezer e poi arrangiatevi con
qualche pizza.
- Ce la caveremo.
Il venerdì sera i genitori partirono, Federico non era ancora rientrato
ma le dissero che era stato informato della partenza, così Sara salutò i
suoi e poi rientrò in casa, sola. Attese fino all’ora di cena, poi
vedendo che il fratello non era rientrato, si preparò una pastasciutta,
la mangiò davanti alla televisione e poi se ne andò a letto, il cuore
spezzato, il corpo in fiamme, la mente che continuava a rivivere quei
momenti magici in cui lui l’ aveva toccata, baciata, risentendo la sua
lingua ardente, vogliosa.
Quello che la svegliò fu un alito sulla nuca: rimase immobile, gli occhi
fissi all’orologio, erano le due del mattino e sapeva che l’alito era di
Federico. Avrebbe voluto girarsi, affrontarlo, cacciarlo, invece non
riusciva a muoversi, la sua presenza dietro di lei la rendeva
vulnerabile. Lo sentì muoversi piano, poi il corpo del fratello aderì al
suo completamente, il membro eretto e duro contro le sue natiche. Le mani
del ragazzo la abbracciarono e la tirarono ancora di più contro di sé,
sollevandole la camicia, passandole sulla pelle. Lei cercò di muoversi,
la rabbia la soffocava quasi.
- Che diavolo vuoi da me?
Federico le baciò un orecchio facendo.
- Shhhh!
Poi agganciò gli slip con il pollice e li tirò verso il basso, mentre con
l’altra mano la teneva per la vita contro di lui. Sara cercò di
divincolarsi, rabbiosamente.
- Cosa vuoi fare? Sesso con me? Chi sei? Non ti conosco, non so nemmeno
chi sei! Vattene dalla mia camera!
Lui rise sommesso, la bocca che seguiva l’attaccatura dei capelli, la
lingua che le segnava il collo.
- Incazzata nera, vero?
- Non dovrei?
- No. Io ti amo. Come prima.
Sara sentì il cuore che saltava un battito, ma chiese, dura.
- Davvero? E dove sei stato per un mese?
Lui intanto aveva sollevato la camicia e gliela stava togliendo,
soffermandosi ad accarezzarla ad ogni centimetro di pelle e lei non
riusciva a reagire, l’eco delle sue parole nella mente, “ti amo come
prima”. Il ragazzo scostò le lenzuola e la attrasse di nuovo a sé,
facendola aderire in tutto il corpo. Con voce sommessa disse.
- Sono stato ad imparare.
Lei sobbalzò e cercò di girarsi, ma lui la costrinse a restare in quella
posizione.
- Non ti muovere! Mi senti, dietro di te?
Lei rispose secca, ancora offesa.
- Come non potrei, con quell’aggeggio ingombrante che ti ritrovi davanti?
- Ora troveremo un posto anche per lui, vedrai!
Le sue mani le massaggiavano i seni, scendevano in lente carezze tra le
gambe, giocavano dentro la sua vagina e Sara cercò di allargarsi, di
dargli spazio, era tornato da lei, la voleva ancora! ma lui la costrinse
a restare con le gambe unite.
- Resta così, lascia fare a me.
Con le dita le allargò la vagina e Sara sentì che il pene la penetrava da
dietro, infilandosi in lei come una spada nel suo fodero e raggiungendo
una penetrazione che le fece mancare il fiato. Federico rimase immobile
dentro di lei, assaporando la dolcezza di quella guaina stretta intorno
al suo membro rovente, poi cominciò a muoversi, sollevando anche lei
assieme a lui, piano piano, come in una danza. Con la mano libera
raggiunse il clitoride e cominciò a sfregarlo, baciandola sulla nuca, sul
collo, i movimenti sempre più veloci, sempre più fondi. Sara inarcò il
corpo e lui seguì il suo movimento, restando profondo dentro di lei, fino
a che sentì lo scoppio dell’orgasmo di lei che gli mandava calore lungo i
lombi e gli percorreva il membro come una scarica elettrica. Allora
lasciò che lei spalancasse le gambe e con tutte e due le mani le strinse
i seni fino a farla gemere. Vennero assieme con un grido soffocato e poi
giacquero ancora allacciati, il membro che si sgonfiava lentamente, la
vagina che pulsava come un cuore profondo e i respiri veloci. Poi
Federico si sfilò da lei e rimase a pancia all’aria, gli occhi chiusi.
Lei gli posò la testa sul petto, si sentiva svuotata e piena nello stesso
tempo: lui l’amava ancora, non era stato un sogno! Disse, piano,
passandogli la lingua sul petto.
- Perché mi hai fatta soffrire per un mese?
Federico le accarezzò i capelli dolcemente.
- Dovevo capire cosa era successo. Anche per me era stato uno scossone,
come per te. E poi dovevo trovare qualcuno che mi insegnasse come
renderti felice!
Lei chiese, sospettosa.
- Vuoi dire che l’hai trovato? Trovata?
Lui rise.
- Sì, l’ho trovata! Una bella ragazza sai, rossa come un tramonto! Sembra
che l’aver fatto all’amore con te mi abbia in un certo qual modo
cambiato, ora le donne mi corrono tutte dietro! E’ come se mi portassi
appresso l’odore del sesso, della tua pelle, della tua vagina umida! E le
donne lo sentono, questo odore e sono pronte a tutto!
Sara lo guardava estasiata, così bello, così suo, suo fratello!
- Le hai detto…. di noi?
- Naturalmente no. Me la sono portata fuori una decina di serate, mi ha
fatto andare a casa sua un paio di volte e ho imparato delle cosine
simpatiche….
Sara chiese, sospettosa.
- E adesso? Che farai con lei?
- Niente, è finita. Le ho detto che non voglio legami, come ha detto
Chris con te! Non ha altro da insegnarmi, era meno esperta di quello che
credevo!
- E quello che hai fatto stasera…. te l’ha insegnato lei?
- Non ti è piaciuto?
Sara sospirò, rotolando sul letto e restando distesa di schiena, le gambe
leggermente discoste e i seni tesi; si passò le mani sul ventre, sui
seni, si sfiorò il pube e poi guardò maliziosa il fratello.
- Abbastanza. Ma devi fare dell’altro se vuoi farti perdonare, mi hai
lasciata soffrire per un mese intero! Credevo che non mi volessi più, che
ci avessi ripensato, che la nostra isola deserta non fosse stata che un
sogno. Credevo che mi odiassi.
Il ragazzo si inginocchiò accanto a lei e la prese per le spalle, gli
occhi nei suoi, seri.
- Non devi mai pensare una cosa del genere, capito? Io non ci ripenserò
mai, ti vorrò sempre, sei la mia donna, lo vuoi capire? Per sempre! Solo
tu! Come potrei odiarti?
Sara allungò una mano in una carezza e lui le baciò le dita una ad una e
poi si distese accanto a lei, la mano che le percorreva il corpo,
leggera, appassionata.
- Forse in una vita precedente siamo stati amanti e adesso il passato
ritorna in noi.
- Forse siamo davvero stati in un’isola deserta….
Federico la baciò e Sara in quel bacio sentì tutta la profondità di
quell’amore proibito. Poi il giovane sussurrò.
- Ci pensi? Un’intera settimana da soli, io e te!
Lei finse un gemito.
- Mi farai morire!
- E tu pure, non scherzi nemmeno tu!
Sara lo guardò, incredula.
- Pensa che Chris credeva fossi un po’ frigida! E tu dici che invece….
Il fratello le sfiorò appena i seni e i capezzoli si rizzarono subito,
mentre lui sorrideva.
- Frigida?! No, sorellina, sei una ninfomane, non sei frigida! Sei
affamata di sesso, non ti basta mai, come a me! E, come ti ho sempre
detto, Chris era un cretino!
Lei socchiuse gli occhi, alzando appena il torace, le dita di lui che le
facevano fremere i capezzoli, poi disse, come tra sé.
- Sono stata a vedere la casa di zio Nello. Credo andrà bene.
Federico le pizzicò un seno e chiese, un lieve sorriso sul viso, gli
piaceva vedere le reazioni di sua sorella, le tensioni della sua pelle, i
movimenti sensuali.
- Cos’è questa storia del viaggio?
- Hai sentito mamma? Sì, vorrei andare alle Seychelles. O alle Maldive. O
a Mauritius. Con te.
Lui continuò a toccarla con un lento sorriso di presa in giro.
- Dovrai convincermi, sorellina! Cosa ti fa credere che io voglia passare
quindici giorni con la mia sorella maggiore?
Sara rise, le mani di lui sul suo corpo la accendevano come se le
passasse la corrente elettrica.
- Vedrai che saprò convincerti!
Federico la prese per la vita e la tirò vicina dicendo con voce roca.
- Comincia da adesso, sorellina!
Sara lo baciò, la lingua che scavava nella sua bocca avida, poi si staccò
e scese veloce dal letto.
- Rimani fermo lì, vado a prendere una cosa!
Federico sorrise e si distese meglio, aveva ancora il membro rigido e la
voglia di lei che lo faceva vibrare, si sarebbe mai stancato di sua
sorella?
Sara tornò con una mano dietro la schiena e disse, maliziosa.
- Ora chiudi gli occhi e guai a te se li apri!
- Cosa tieni dietro la schiena?
- Sentirai! Su, da bravo, chiudi gli occhi!
Lui ubbidì con un sorriso e Sara gli salì a cavallo, i peli del pube che
gli solleticavano il ventre. Si chinò a baciarlo, la lingua seguì il
contorno delle labbra, scese sul collo, mentre mormorava.
- Ho imparato anch’io un paio di cosette, sai? Io non mi sono trovata una
puttanella rossa di capelli, sono solo andata in rete a cercare qualche
ideuzza da sfruttare!
Federico cominciò a sentire qualcosa di morbido ed estremamente eccitante
che gli passava sulla pelle del collo, del viso. Erano come zampette di
formiche, come peli sottili che gli davano brividi di piacere. Chiese, la
voce roca.
- Che diavolo stai facendo?
- Shhhhh! Zitto e rilassati!
Federico sentiva le zampette scendergli sul petto, passargli sotto alle
ascelle, sui capezzoli, poi capì, era un pennello! Un grosso pennello,
forse quello che Sara usava per il trucco e allora sorrise, allargando le
braccia, gli occhi chiusi, il corpo che vibrava ai passaggi leggeri dei
peli sulla sua pelle. Sara si era scostata da lui e ora danzava col
pennello sul suo basso ventre, sulle cosce, lui sentiva il suo membro che
si ergeva, prepotente e lei gli passò il pennello lungo l’asta tesa,
morbidamente, languidamente e poi scese verso l’ano, sostituendo il
passaggio del pennello con la sua lingua, languida, vorace. Federico fece
un gemito e si irrigidì.
- Non ce la faccio più a trattenermi!
Sara rise sommessa e salì di nuovo su di lui, i peli del pube che lo
solleticavano, risalendo fino quasi al suo viso e lui cercò di
agguantarla, di fermarla, ma lei gli sfuggì con un gridolino e continuò a
torturarlo fino a che Federico fece un gemito e allora lei gli si
posizionò sopra, la vagina umida che sfiorava il pene rigonfio, sembrava
voler scendere e lasciarlo entrare e invece si risollevava, sfuggendogli.
Il ragazzo la prese per la vita, la trattenne e lei rise, il pennello che
gli passava sul petto, sul ventre e finalmente si infilò di colpo su di
lui e Federico rimase un attimo immobile, la dolcezza di quel guanto
umido che lo stringeva palpitante che lo faceva quasi star male. Lei
cominciò a danzare sopra di lui, lenti movimenti circolari e poi si
sollevava e riscendeva, sempre più pesantemente, sempre più a fondo, si
sollevava e scendeva, e lui aprì gli occhi e la guardò, la vista quasi
annebbiata. Sara era bellissima, i lunghi capelli che le oscillavano
intorno al ritmo dell’amore, i seni vibranti ed eretti, le mani che si
posavano sul suo petto e la testa rivolta all’indietro, ad occhi chiusi.
Lui rimase fermo, lasciando che fosse lei a dare il ritmo e Sara lo capì
e proseguì, sempre più veloce, su e giù, su e giù, dentro e fuori, fino a
che lui le prese le natiche e la schiacciò su di sé, alzando le anche e
raggiungendo il punto più fondo di penetrazione, l’orgasmo che lo faceva
tremare mentre sentiva il calore che scendeva dalla vagina di lei come un
fuoco e che si smischiava col suo seme che sprizzava violento. La spinse
su e giù con violenza e poi rotolarono assieme e lui le fu sopra, la
bocca sulla sua, le mani sui suoi seni, l’impeto che non si quietava.
Finalmente giacquero ansimanti e lui rimase dentro di lei, assaporando il
calore, il bagnato, l’umore suo e quello di lei che si confondevano. Le
sussurrò all’orecchio.
- Dovrò controllare di più il tuo vagare in rete!
Lei sospirò appena.
- Ti è piaciuto?
- Molto. Mi sembravi una valchiria, sopra di me! Ti ho adorata, più di
quanto già non faccia!
Sara aprì gli occhi e lo guardò.
- Mi amerai sempre? Non troverai un’altra donna che ti piacerà più di me?
In fondo io non sono che tua sorella….
Federico la baciò, disteso su di lei, il membro rilassato dentro la
vagina ancora rovente.
- Proprio per questo non potrò mai amare nessuna altra donna. Sei mia
sorella, parte di me. Ci conosciamo come nessun altro uomo o donna può
conoscersi e l’amore che c’è tra noi è qualcosa di eterno.
Lei fece un mugolio di piacere e richiuse gli occhi, abbracciandolo
dolcemente.
- Anch’io so che amerò solo te, per sempre! Anche se so che mi farai
morire! Ho le parti basse roventi, mi hai sfiancata!
Federico scivolò fuori dal letto e si avviò alla porta.
- Dove vai?
- Ora tocca a te restare ad occhi chiusi! Credi che la rossa mi abbia
insegnato solo una cosa? In un mese? Resta lì buona e rilassati che vado
a prendere qualcosa per ridarti la carica!
Lei rise, contorcendosi sul letto.
- Cosa? Il peperoncino?
Il ragazzo si fermò sulla porta, dicendo divertito.
- Accidenti, a questo non avevo proprio pensato! Ma si può sempre
rimediare, mamma deve avere quel barattolo di peperoncino calabrese
tritato, dici che un pizzico sulle…. parti basse ti ridarebbe vigore?
Lei gridò ridendo e nascondendosi sotto al lenzuolo.
- Guai a te se ci provi!
- Vedremo, vedremo! Intanto resta buona che torno subito.
Sara lo sentì muoversi in cucina, sentì il frigo aprirsi e immaginò che
fosse andato a bere, così gli gridò.
- Porta anche a me qualcosa da bere, ho una sete da matti.
- Arrivo. Hai gli occhi chiusi?
- Sì, ho gli occhi chiusi!
Federico rientrò in camera e si inginocchiò di fianco a lei, gli occhi
ridenti.
- Adesso vedrai che ti ridò la carica, sorellina!
Le posò una mano aperta su un seno e lei lanciò un grido.
- Cosa….???? Cosa mi stai facendo?!
Federico la sospinse giù, sorridendo, la mano che continuava a
massaggiare il seno e lei finalmente capì, era un cubetto di ghiaccio che
teneva in mano e glielo stava passando sul seno, lentamente. Sentì il
capezzolo che si ergeva, si induriva e mugolò, movendosi sinuosa.
Lui sussurrò.
- Ti piace?
- Da morire!
Sorridendo lui prese un altro cubetto e glielo passò sul collo, sotto
alle ascelle, scendendo poi sul ventre, passandoglielo sul pube e lei
gemeva, le braccia e le gambe spalancate, il corpo che tremava. Federico
infilò il cubetto nella vagina ancora calda e poi prese un’altra manciata
di cubetti di ghiaccio, ricominciando dal collo, dalle ascelle e
scendendo con calma, seguendo i suoi movimenti, i suoi gemiti e finendo
sempre dentro la vagina, spingendo a fondo, fino a che lei si ritrovò
bagnata e imbottita di ghiaccio e allora le salì sopra e infilò anche il
suo pene dentro la vagina piena di ghiaccio, spingendo a fondo, cercando
il ritmo, titillandole i seni, disegnando su di lei con gli ultimi
cubetti. Sara si sollevò, le gambe allargate e cercò di prendere dentro
più che poteva di lui, sentiva la frescura del ghiaccio e la forma dura
del membro del fratello che cresceva ad ogni istante e allora cercò di
alzarsi, di farlo penetrare ancora più a fondo, le labbra dischiuse e gli
occhi ancora chiusi. Federico sentiva il membro che gli si induriva, la
forza che gli saliva dai lombi e la montò selvaggiamente, il trovare
quella vagina fresca lo eccitava in modo estremo e la prese per i
fianchi, spingendola giù con forza, avrebbe voluto arrivarle fino in gola
col suo pene, avrebbe voluto che fosse di ferro e lungo come un bastone
per percorrerla tutta, per possederla tutta! Lei gridò ma lo lasciò fare,
abbandonata nelle sue mani, la testa all’indietro, gli occhi chiusi e le
mani che lo artigliavano sulla schiena, sulle braccia. Federico venne
dentro di lei con forza, il suo seme che le sgorgava dentro e scivolava
fuori, lungo le cosce, mischiandosi al ghiaccio sciolto, poi crollò
all’improvviso su di lei e rimasero abbracciati, consci solo di essere un
corpo solo ed una sola mente.
Si addormentarono così e quando Sara si svegliò lui era ancora dentro di
lei, molle e tenero. Lo scostò con tenerezza, baciò il viso del ragazzo,
il suo petto, il ventre e poi leccò il pene morbido, le sembrava quello
di un bambino, così tenero, in riposo. Lo sentì risvegliarsi sotto la sua
lingua e allora si fermò, voleva una pausa. Scese e andò a fare una
doccia, si sentiva ubriaca, non sapeva neppure più che giorno fosse, se
fosse notte o giorno.
Si infilò un paio di jeans e una maglietta e andò in cucina a preparare
qualcosa da mangiare e guardò l’ora, erano le quattro del pomeriggio,
avevano fatto all’amore per tutta la notte e praticamente tutto il
giorno! Sorrise tra sé, la settimana sarebbe passata in fretta,
prevedeva! Sentì la doccia scrosciare e dopo poco anche Federico arrivò
in cucina, sbadigliando, anche lui in jeans e maglietta. La guardò e le
sorrise.
- Ho le ossa pestate come se avessi fatto un incontro di pugilato!
Lei disse con una smorfietta di presa in giro.
- Tu?! E io? Secondo me non sono più capace di camminare tenendo le gambe
chiuse! Tu sei un pazzo, caro il mio fratellino!
Lui sogghignò divertito.
- Buon sangue non mente, allora, non credere nemmeno tu di essere tanto
savia! Fortuna che hai trovato me, sorellina, un altro uomo non sarebbe
stato capace di tenere il tuo ritmo!
Mangiarono con voracità e poi Federico si avviò alla porta.
- Vado a fare un giro. Vieni con me?
- No, me ne vado a letto, a dormire. Devo riposare, domattina devo andare
a lavorare, io!
Lui annuì, tranquillo.
- Hai ragione, abbiamo tutto il tempo. Se non ci vediamo fino a domani
sera, ti bacio adesso.
Le andò vicino, si chinò a baciarla e così facendo le infilò una mano
dentro ai jeans e le raggiunse la vagina, accarezzandola con voluttà. Lei
mugolò sulle sue labbra.
- Non così, Federico!
- No? Non vuoi?
Con l’altra mano le si insinuò sotto alla maglietta e le pizzicò un seno.
- Così allora, va meglio?
Lei si incollò su di lui, le gambe molli, era possibile che avesse una
simile reazione ogni volta che lui la toccava? Disse piano.
- Vattene via, subito!
Lui le posò le labbra sulle sue, le cercò la lingua, le mani che
passavano sul suo corpo come ferri roventi, una dentro i jeans e l’altra
sotto la maglietta e Sara riuscì finalmente a respingerlo, gli occhi
ridenti.
- A domani, fratellino!
Federico si staccò da lei a malincuore, il suo profumo che gli restava
sulle mani e le lanciò un ultimo bacio con le dita prima di uscire; si
sentiva strano, adulto e cresciuto, con una splendida donna ardente che
aspettava solo lui e che riusciva a dargli delle sensazioni e delle
emozioni che fino a quel momento aveva solo immaginato,
sognato.(continua)
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