Amore Proibito: l'inizio

di
genere
incesti


Amore Proibito: l'inizio
di Sexysheriff

Quel pomeriggio di sabato Sara rientrò con un diavolo per capello e si chiuse subito in camera sua sbattendo la porta: Chris, il suo ragazzo, l’aveva piantata e questa volta per sempre, facendole chiaramente capire che non voleva avere niente altro a che fare con lei. Non che non l’avesse sospettato da tempo, da quando nel loro gruppo di amici era entrata Susy era chiaro che Chris aveva perso la testa per lei, ma aveva sperato che il loro fosse vero amore e non una infatuazione passeggera. Ma quel pomeriggio Chris era stato categorico.
- Sara, mi piaci moltissimo ma non ho ancora nessuna intenzione di fare sul serio, né con te né con nessun’altra. Ma tu mi dai il tormento, invece Susy è fatta come me, vuole solo divertirsi, quindi….
Quindi era chiaro che tra loro era finita.
Sara si spogliò, si infilò l’accappatoio ed entrò in bagno a farsi una doccia, si sentiva quasi sporca, la storia con Chris le aveva lasciato l’amaro in bocca.
Si stava lavando sotto allo scroscio quando sentì la porta del bagno aprirsi e urlò.
- Occupato!
La voce di Federico, suo fratello, rispose divertita.
- Lo so, non sei per niente silenziosa nei tuoi rientri!
- Fuori da qui, mi sto facendo la doccia!
- Devo solo prendermi una cosa e poi esco, tanto mica ti vedo, sei dietro la tenda.
- Fuori! Che cavolo ci fai a casa?
Federico borbottò qualcosa e Sara sentì la porta richiudersi, credeva di passare il fine settimana da sola, i genitori erano andati a trovare una zia e suo fratello doveva andare in gita con gli amici, invece adesso avrebbe dovuto preparare da mangiare anche per lui! Sbuffò, uscì dalla doccia, si avvolse i capelli in un asciugamano, si asciugò, si infilò gli slip e l’accappatoio ed uscì, dirigendosi in salotto da dove veniva il suono della televisione accesa. Federico era disteso sul divano e la guardò.
- Come mai qui? Non dovevi rientrare stasera?
- E tu? Come è andata la gita? Così breve?
Federico storse la bocca e cambiò canale dicendo seccato.
- Non ci siamo messi d’accordo su dove andare. Tre volevano andare al mare, uno al lago, due in montagna e alla fine abbiamo litigato e così ognuno a casa propria!
Sara rise.
- Cose che succedono quando si hanno 17anni!
Il fratello la guardò pensieroso.
- Dici che a 22, invece, avete le idee più chiare?
Lei sbuffò.
- Lascia perdere, non è giornata! E gira canale, non vedi che ci sono solo donne nude?
Federico fece un sorrisino di presa in giro.
- A me piacciono le donne nude!
- Perché sei un depravato, ecco perché!
Risero tutti e due, da quando erano cresciuti si prendevano rispettivamente in giro anche se si volevano un bene dell’anima. Sara lo spinse da parte e sedette sul divano di fianco a lui, asciugandosi i capelli con l’asciugamano e guardando distratta lo schermo televisivo dove le immagini saltavano ogni minuto da un canale all’altro. Il ragazzo buttò a terra il telecomando e si girò a guardare la sorella, le mani dietro la testa.
- Chris ti ha dato buca?
- Chris mi ha mollata, a dire il vero. Dice che preferisce Susy.
- E’ un cretino!
Lei sorrise appena, sapeva che a suo fratello Chris non era mai piaciuto.
- Sì, credo proprio di sì.
- Tu sei bellissima e non credo proprio che Susy sia meglio di te.
- Grazie fratellino, mi sollevi il morale.
Federico continuava a guardarla e ora indicò l’accappatoio con un gesto blando.
- Ti si sta aprendo.
Lei si affrettò a richiuderlo dicendo maliziosa.
- Ma come, non hai appena detto che ti piacciono le donne nude?
Per qualche secondo ci fu silenzio, poi il ragazzo disse, piano, come tra sé, fissandola intento.
- A dire la verità, io non ho mai visto dal vero una donna nuda.
Sara lo guardò senza sapere cosa dire, mentre la televisione andava per conto suo; all’improvviso l’atmosfera era cambiata e non riusciva a spiegarsene la ragione. Come se non fosse la sua voce si sentì dire.
- Cosa vorresti dire?
Federico rispose piano, continuando a fissarla, il viso teso.
- Lasciami vedere le tue tette, Sara. Solo vederle. Senza doverti spiare dietro la porta quando ti spogli.
Sara sobbalzò e chiese, le labbra secche.
- Mi spii dietro la porta? Quando? Da quando?
Lui alzò le spalle confermando, tranquillo.
- Sì, ti spio, mi piace molto guardarti quando ti spogli o ti vesti. Quando? Ogni volta che posso. Da quando? Da quando ho capito che le donne sono diverse dagli uomini e che tu sei la più bella.
Lei sentì come un brivido e rimase un attimo immobile, poi scostò lentamente i lembi dell’accappatoio mettendo a nudo i seni e restando ferma, gli occhi fissi sul fratello che sembrava non respirare più. Per un tempo lunghissimo rimasero così, uno di fronte all’altra, i seni di Sara che si sollevavano nel respiro, gli occhi di Federico che sembravano volerli assorbire, ingoiare. Poi Sara alzò una mano e se li accarezzò, lenta, continuando a guardare Federico che inghiottì a vuoto un paio di volte, non sapeva perché lo stava facendo ma le piaceva e di più ancora le piaceva vedere la reazione sul viso del fratello. In pochi minuti i capezzoli si sollevarono ed indurirono e lei sorrise, spiegando.
- Vedi? Sono molto sensibili al tatto. Come se avessero vita propria.
Federico mormorò guardandola in faccia.
- Posso…. toccarli?
Avrebbe dovuto dire di no, avrebbe dovuto richiudere l’accappatoio e tornare in camera, invece all’improvviso sentì il desiderio di sentire sulla pelle le mani di Federico, le immaginava fresche, morbide, delicate. Si sentiva frustrata per il rifiuto di Chris e il vedere davanti a sé un giovane che sbavava per lei, la faceva sentire potente. Così chiuse gli occhi e sussurrò appena.
- Sì, puoi.
Il ragazzo si chinò in avanti e le sfiorò un seno, mandandole delle scariche elettriche per tutto il corpo: poi alzò anche l’altra mano e li prese tutti e due, a coppa, accarezzandoli, teneramente, dolcemente. Sara non aveva immaginato una simile reazione del suo corpo, con Chris non aveva mai provato nulla del genere: sentiva i capezzoli bruciare e tutto il suo corpo tremare ma rimase immobile, gli occhi chiusi, mentre le dita di Federico passavano sopra ai capezzoli, facevano circoli, disegni, teneri, adoranti. Poi sentì il respiro vicinissimo e quando aprì gli occhi si trovò i capelli del ragazzo sul viso, mentre lui baciava languidamente i suoi seni, passandole la lingua, succhiandoli con tenerezza. Lei gemette e cercò di allontanarlo.
- Ma che fai? Ho detto solo toccarli!
- Li sto toccando. Sono….meravigliosi.
Sara cercò di riprendere il controllo, era sbagliato quello che stavano facendo, era suo fratello!
- Basta, adesso!
Ma lo diceva solo con la voce, il suo corpo non si muoveva e non riusciva a rinchiudere i lembi dell’accappatoio mentre le mani di Federico continuavano a passarle sulla pelle provocandole brividi fin nel più intimo.
- Ancora un poco, ti prego, è bellissimo! Non avrei mai immaginato che la pelle potesse essere così…. così setosa. Morbida.
Si era avvicinato fino ad essere quasi appoggiato a lei e Sara non riusciva a muoversi, la mente che si rifiutava di ragionare, conscia solo di quelle mani, di quelle labbra che la sfioravano con una tenerezza che non aveva mai provato.
Intanto Federico aveva cominciato a baciarle il collo, risalendo lentamente, le mani che tenevano i seni a coppa, massaggiandoli dolcemente e finalmente la sua bocca trovò quella di Sara e la baciò, dolce, senza forzarla, piccoli baci sulle labbra che la facevano gemere di piacere. Fu lei a dischiudere le labbra per prima e inserire la sua lingua nella bocca di lui, godendo di quel bacio proibito e meraviglioso che la faceva sentire talmente appagata da raggiungere quasi un orgasmo.
Per lunghi minuti si baciarono, le mani del ragazzo che le passavano sulla pelle, massaggiandola sui seni, sulla schiena, fino a che le fece scivolare l’accappatoio e allora le mani si fecero ardite, scesero sul ventre, sulle cosce.
Sara era come in trance e non riusciva a muoversi. Lui sussurrò, la bocca sulla sua, le mani che titillavano i capezzoli.
- Non ho mai nemmeno visto una donna intera tutta nuda. Vorrei che tu fossi la prima.
La ragazza chiuse gli occhi, non doveva farlo, era sbagliato! Per lunghi minuti rimase ferma, l’eco delle parole del fratello dentro la sua testa, poi riaprì gli occhi e lo guardò, teso verso di lei, ardente, appassionato, innamorato. E qualcosa dentro la spinse ad alzarsi, a togliersi lentamente l’accappatoio; rimase immobile a fissare Federico che non si muoveva e allora con un gesto veloce si sfilò gli slip e li lanciò in mezzo alla stanza, restando in piedi, nuda e splendida; sempre senza parlare si stese di nuovo, allungando le braccia sopra alla testa e guardando in faccia Federico, come a sfidarlo.
- Ecco, questa è una donna nuda!
Il ragazzo era immobile, gli occhi vogliosi che la percorrevano tutta, e lei all’improvviso si sentì diventare un’altra, il desiderio delle mani di suo fratello sul suo corpo che la facevano quasi tremare. Disse con voce roca, continuando a guardarlo.
- Vuoi una lezione di anatomia femminile?
Senza aspettare risposta stese la mano e si accarezzò piano i peli del pube, allargando appena le gambe, sempre fissandolo, la voce che le diventava un sibilo, il sangue che le correva velocissimo.
- Vedi? Questo è il Monte di Venere.
Con gesti lenti, sensuali, si passò le dita tra la peluria, gli occhi di Federico che seguivano la sua mano come ipnotizzati. Scostò appena i peli, infilò le dita con calma.
- Se scendi appena, trovi il clitoride, impara a massaggiarlo come si deve, in una donna diventa duro come pietra ed è la fonte del piacere.
Il ragazzo si era chinato in avanti e fissava con occhi stralunati e il respiro corto la lenta lezione della sorella che ora aveva allungato anche l’altra mano e stava separando la peluria, mettendo a nudo la pelle rosso scuro, intima, morbida. La voce le era diventata un sussurro, gli occhi liquidi nei suoi che lo tenevano agganciato.
- Queste sono le grandi labbra e appena sotto….
Mosse le dita, allargò di più le gambe, scostò le grandi labbra e sussurrò.
- Questa è la vagina, la vedi? sì è proprio qui che devi infilarci il tuo coso, in questa fessurina piccola e stretta…...
Con gesti languidi si passò più e più volte le dita, chiudendo gli occhi, un senso di calore che la pervadeva, dei piccoli lampi per il corpo e Federico fissava affascinato quelle dita bianche che si movevano piano, ipnotiche, accarezzando, massaggiando; Sara allontanò le dita e allargò le braccia restando immobile, le gambe aperte e la vagina palpitante e ben in vista, sentiva su di essa la frescura e la eccitava intimamente, mentre il respiro le si era fatto affannoso e la faceva quasi tremare, senza capire bene cosa stava facendo. Federico si chinò su di lei, sentiva il suo respiro, accelerato, sibilante e mormorò, fissandola, la stessa voce roca.
- Posso toccare anch’io?
Sara fece di sì con la testa, non riusciva a parlare, tremava al pensiero di quelle dita sottili sulle sue parti più intime, sapeva che non doveva permetterglielo ma sapeva anche che l’avrebbero fatta impazzire. Il ragazzo sfiorò la peluria, la pettinò con le dita, la arruffò e poi lentamente cominciò ad esplorare esalando un lento respiro. Sara gemette e lui accarezzò goffo le grandi labbra, le scostò con due dita, sfiorò la vagina e disse, sorpreso.
- E’ bagnata!
Sara gemette.
- Mi stai facendo impazzire! Smettila, adesso, è ora di smetterla!
Ma non riusciva a muoversi e lui continuava a toccarla, lenti movimenti sensuali che la facevano gemere, muovere, la testa che le sembrava scoppiare. Poi lui infilò un dito nella vagina e spinse, piano, come a saggiarne la consistenza, la natura. Sara si irrigidì e disse piano, spalancando gli occhi.
- Basta Federico!
Ma lui spinse ancora più a fondo e cominciò a muoversi, mentre con l’altra mano le accarezzava i seni e lei cercò di togliersi da quelle mani che la facevano impazzire e nello stesso tempo le davano una gioia profonda. Si sollevò sui cuscini e lui si chinò su di lei, baciandola profondamente, la lingua che sembrava volerla perforare, le mani che si facevano ardite, sapienti, fino a che lei gridò e provò il più potente orgasmo che avesse mai provato fino a quel momento. Federico non smise di muovere il dito dentro di lei fino a che la vide calmarsi, lasciarsi andare col respiro pesante, allora uscì e le passò il dito sulle labbra, sui capezzoli, spargendo il suo umore su di lei e poi succhiandolo avidamente mentre Sara giaceva esausta e svuotata, la testa in fiamme. Chiese con la voce fioca.
- Dove accidenti hai imparato certe cose?
Lui sorrise, mentre si accomodava quasi sopra di lei, togliendosi la maglietta.
- Giornali, film, TV, amici, Internet! Si impara dappertutto!
Sara cercò di muoversi.
- Cosa…. cosa stai facendo?
- Mi metto comodo anch’io.
Lei balzò in piedi e lo fece cadere dal divano, di colpo si era resa conto della follia che aveva appena fatto.
- No! Basta! Siamo stati pazzi! Sei mio fratello!
Lui sorrise appena.
- Meglio con te che con una puttana di strada, non credi?
- Tu…. tu…. tu sei malato !
Prese l’accappatoio, raccolse gli slip e corse in camera, chiudendosi a chiave, la mente in subbuglio e il corpo in fiamme.
Cosa aveva fatto? Una cosa orribile, spaventosa, aveva sedotto suo fratello minore!
Si buttò sul letto, nascose la testa sotto al cuscino gemendo e rimase lì, nascosta a tutti, il pensiero di quanto aveva fatto che la sommergeva come una valanga. Sapeva dentro di sé che aveva sempre desiderato che lui la toccasse, così come aveva sempre cercato di toccare il corpo del fratellino minore. Si odiava per questo, era sbagliato, ma le piaceva da morire passare le sue mani sul petto e sulle spalle del fratello, fino a che avevano fatto il bagno assieme le piaceva toccargli il piccolo pene, stringerlo fino ad eccitarglielo, fino a che lui correva via piangendo dalla mamma, senza però osare dire cosa gli aveva fatto la sorella maggiore. Era sbagliato, lo sapeva e lei era una peccatrice perduta, per sempre. Si addormentò e fece sogni erotici, con un Federico con un fallo enorme che la rincorreva come una ninfa dei boschi e lei che gridava ma ridendo. Quando si svegliò era buio e Sara si alzò, si infilò un paio di jeans e una maglietta ed uscì guardinga; Federico era in cucina e stava armeggiando con una pentola e ora si girò a guardarla con un mezzo sorriso, Sara non si era mai accorta di quanto fosse diventato bello suo fratello.
- Dormito bene? Ho preparato una pastasciutta, in frigo c’era un barattolo di sugo pronto, credo sia buono.
Lei sedette a tavola evitando di guardarlo, sapeva che sarebbe arrossita se lo avesse guardato in faccia. Mangiarono in silenzio, la pasta era scotta e il sugo leggermente acido ma nessuno dei due se ne accorse, attenti com’erano a non sfiorarsi, non guardarsi. Ma Sara non poteva fare a meno di vedere le mani del ragazzo, mani forti, abbronzate, e ora sapeva, tenere fino all’inverosimile, mani che avevano toccato le sue parti più intime e nascoste. C’era la bottiglia di vino sul tavolo e lei ne bevve un paio di bicchieri, scendeva nella gola fresco e profumato, la scaldava, forse le avrebbe fatto dimenticare tutto. Per quando la cena fu finita si era quasi convinta che non era successo niente, una bambinata, come quando da piccoli giocavano al dottore e lei voleva farlo restare a letto con la benda sulla fronte perché era malato. Un gioco, non era stato che un gioco, da dimenticare. Ma proprio mentre stava per alzarsi Federico posò la mano sulla sua, la voce bassa, dolce.
- Perché non mi guardi?
Lei rimase impietrita, senza osare alzare gli occhi, fissarlo. Vedeva solo quella mano forte che teneva la sua, con dolcezza. Il fratello disse, sempre sottovoce, carezzevole.
- Io ti amo, Sara e non puoi fingere che non è successo niente. Niente è più come prima, lo capisci?
Lei fece un cenno di assenso, oh se lo sapeva che tutto era cambiato? Lui proseguì, la mano che aveva cominciato ad accarezzare la sua, tocchi gentili ma che lei sentiva estremamente sensuali, che la facevano quasi piangere.
- Ti ho vista nuda, sorella mia. Ti ho toccata, ho passato le mie dita fin nel più profondo del tuo corpo. E ti ho baciata, ho mosso la mia lingua dentro di te e il sapore mi è rimasto in bocca.
Lei fece una specie di singhiozzo, gli occhi fissi al tavolo, il calore di quella mano sulla sua che la faceva tremare. Lui ripetè, piano.
- Niente sarà più come prima.
Riuscì finalmente a sottrarsi a quella mano e si alzò, lo guardò in faccia.
- Vado a dormire, sono stanca.
Lui chiese, apparentemente indifferente ma con gli occhi che la perforavano, brucianti.
- Che si fa domani? Andiamo al mare?
Lei disse in fretta, troppo in fretta, voleva solo allontanarsi da lui.
- No, io no. Perché non vai tu al mare?
Federico fece una smorfia.
- Da solo? Mi annoio.
Lei non rispose nulla e corse in camera, il fiato corto e le gambe molli. Stava per chiudersi dentro a chiave, poi si bloccò: perché doveva chiudersi a chiave? Non aveva paura di suo fratello. Di certo aveva capito anche lui che quello che era successo era stato uno sbaglio e che non si sarebbe ripetuto, non aveva bisogno di chiudere a chiave, anche se era chiaro a tutti e due che non sarebbe più stato come prima. Si spogliò, si infilò una corta camiciola, si distese sul letto e rimase con gli occhi al soffitto, il suono della televisione che le arrivava a tratti. Voleva dormire, dimenticare, ma nel buio le sembrava di risentire le mani morbide di Federico sul suo corpo, esplorare le sue parti più intime, penetrare in lei con dolcezza, muoversi dolcemente. Ti ho vista nuda, le aveva detto. Ho messo la mia lingua dentro di te e mi è rimasto il sapore. Un piccolo gemito le salì alle labbra, anche lei sentiva ancora quella lingua vorace dentro, quel tocco gentile su di sé! Nascose la faccia sul cuscino, non doveva pensarci più, mai più, maledetto Chris perché l’aveva lasciata? Se le avesse dato lui quei brividi, quelle sensazioni, non avrebbe avuto bisogno di spogliarsi davanti a suo fratello, di costringerlo quasi ad allungare le mani su di lei! Finalmente si addormentò e a svegliarla fu un movimento accanto a lei; allungò la mano per accendere la luce ma la voce di Federico, vicinissima, la fermò.
- Non accendere, sono io.
- Federico, devi andare via! Oggi abbiamo sbagliato, non deve accadere mai più, capito? Sono tua sorella!
Lui allungò una mano e le accarezzò i capelli, scese sul viso, le passò un dito sulla bocca; la sua voce era un sussurro roco, calmo, ipnotizzante.
- Sì, sei mia sorella, la più bella donna che abbia mai visto e che mai vedrò. Sono innamorato di te, Sara, da quando ho potuto distinguere un uomo da una donna. Ti voglio, ti desidero, voglio ogni centimetro della tua pelle, voglio baciarti dalla testa ai piedi, voglio assaporare di nuovo il gusto della tua vagina umida, voglio fare all’amore con te.
Lei si sentì il respiro mancare, non poteva permetterglielo! Ma già alla sua voce sentiva il basso ventre scaldarsi, i seni indurirsi. Disse, secca.
- Sei pazzo!
Federico avvicinò il viso al suo e posò le labbra su quelle di lei, senza violenza.
- Forse sono pazzo. Ma non voglio farti del male. Lascia che ti ami.
Sara rimase immobile, il respiro di lui sul suo viso, vedeva lo scintillio dei suoi occhi e sentiva il battito del suo cuore e all’improvviso una calma immensa si impossessò di lei, la percorse come una marea e sospirò appena, dischiudendo le labbra.
- E’ sbagliato!
Il ragazzo infilò la sua lingua ardente tra le sua labbra, passandole dolcemente sul palato, agganciandosi alla sua lingua che fremeva; con una mano cominciò ad accarezzarla sul viso, sul collo, scendendo lentamente, quasi tremando.
- No, non è sbagliato. Fingiamo di essere rimasti soli su un’isola deserta, ricordi il film? Siamo solo noi due e ci amiamo, non è sbagliato.
Sara rise sommessa, quella mano che la accarezzava teneramente le mandava milioni di scintille al cervello, quasi bloccandolo nei suoi pensieri..
- Non siamo su un’isola deserta!
- E’ come se lo fossimo, se vogliamo.
Con gesti lenti ma sicuri le aveva sfilato la camiciola e ora aveva scostato le lenzuola, lasciandola solo con gli slip; mentre lei restava immobile, il respiro affannoso, il ragazzo scese dal letto e accese il faretto che stava sulla scrivania, volgendolo verso il soffitto e creando così una penombra quasi magica. Poi si spogliò e rimase nudo e Sara lo guardò con meraviglia, era un uomo, non era un ragazzo! Il petto era solido, i fianchi stretti, le gambe forti e dure e il pene era turgido anche se non ancora in erezione completa. Lo guardò avvicinarsi al letto, inginocchiarsi accanto a lei e sussurrò, tremando di paura e di desiderio.
- Non vorrai davvero fare all’amore?
Federico si chinò a baciarla, le mani che le percorrevano il corpo, le massaggiavano i seni, scendevano tra le gambe, gliele allargavano con dolcezza, cercavano di sfilarle gli slip.
- Perché no? Lo desideri anche tu, lo sento.
Lei fece un gemito, mentre gli slip volavano in mezzo alla stanza e lei restava nuda, in balia di quelle mani che ora la stavano toccando dappertutto, fresche e ardenti nello stesso tempo. La voce di Federico era diventata bassa, sensuale e lei si sentiva quasi male, l’attrazione che aveva sempre provato per lui che ora le saliva come un’onda, la travolgeva.
- Lasciami ripassare la lezione di oggi, vediamo se ho capito bene….questo è il monte di venere, quale altro nome più appropriato?
La accarezzava, a mano aperta e lei cercò di muoversi, ma il corpo era come paralizzato. Le dita di Federico esploravano, calme, sfiorandola appena.
- …..queste sono le grandi labbra…..
Gliele aprì e lei cercò di richiudere le gambe, di sottrarsi a quella deliziosa tortura che le stava dando brividi, tremori. Ma Federico la trattenne, gentile ma fermo e proseguì nella sua ispezione, raggiungendo la fessura bagnata, percorrendola in tutta la sua lunghezza.
- …..e questo buchino è la vagina, corretto?
Le dita le scostavano i peli del pube, le passavano sul clitoride, entravano nella vagina umida e spandevano il suo umore sulle grandi labbra e lei cominciò a sentire i brividi che la percorrevano tutta, il calore che la bruciava.
- Basta, basta, fermati!
Lui si chinò di nuovo a baciarla, tenero.
- Perché? Non ti piace?
Si era fermato, non la toccava più e lei sentì la delusione, lo rivoleva su di sé, subito! Così mormorò, allargando appena le gambe.
- Sì, sì, mi piace!
Federico sorrise e continuò a toccarla, entrando ed uscendo dalla vagina ad un ritmo sempre più veloce e sempre più a fondo, fino a che lei fece un grido ed inarcò il corpo e allora il ragazzo su svelto a cavalcarla, il pene turgido e duro che penetrò dentro di lei come una spada e la trapassò, raggiungendo un punto talmente fondo di piacere che la lasciò senza fiato. Sara si aggrappò a lui e cominciarono a muoversi all’unisono, il pene di lui che sembrava crescere ad ogni penetrazione e la sua vagina che sembrava inghiottirlo sempre più a fondo, sempre più bagnata e accogliente, fino a che Sara sentì l’orgasmo montarle da dentro e gridò, rauca, mentre anche Federico veniva di getto dentro di lei e continuava a trapassarla con dei rantoli di soddisfazione.
Fu lei la prima a cedere, il corpo sudato, il respiro affannoso e le mani ancora aggrappate alle spalle di Federico che si rotolò su sé stesso e le si distese accanto con un profondo sospiro.
- Ragazzi! Roba da sballo!
Lei era ancora intontita, la violenza di quell’orgasmo che le passava ancora sulla pelle e disse tra i denti.
- Se resto incinta ti ammazzo!
Federico rise, si sentiva euforico, tremante ma ancora pieno di energia, pronto di nuovo, aveva appena scoperto la meraviglia del sesso e ne voleva ancora .
- Potresti sempre dire che è stato Chris! Sai che bello scherzo gli fai, lo costringi a sposarti o per lo meno a passarti gli alimenti per il bebè!
Lei non rispose, il respiro che a poco a poco si calmava, il battito del cuore che si regolarizzava: aveva fatto all’amore con suo fratello e l’enormità di quella rivelazione la fece quasi svenire.
Federico la prese tra le braccia e la guardò, era tornato serio.
- Ti amo. E’ stato bellissimo, Sara. E’ piaciuto anche a te?
Lei distolse un attimo gli occhi, doveva mandarlo via, subito. Ma poi lo fissò in viso e vide la profondità del sentimento che il fratello provava per lei e si rese conto che anche lei lo amava, di un amore estremo e proibito. Sorrise appena.
- Sì, è stato bellissimo. Ma non si ripeterà, mai più, chiaro?
Lui sospirò e tornò a distendersi accanto a lei.
- Perché lo dici? Tanto lo sai che alla prima occasione faremo ancora all’amore come stasera. Anzi, io ho voglia di te subito!
Lei sedette sul letto, stranamente non provava alcun imbarazzo nell’essere nuda con lui, ma voleva mettere in chiaro le cose, ragionare.
- Federico, siamo fratello e sorella, non possiamo! E poi domani sera tornano i nostri genitori, cosa conti di fare?
Lui la guardava, gli occhi che percorrevano il suo corpo, si soffermavano tra le gambe, ora sapeva quanto fosse morbida quella peluria che nascondeva segreti meravigliosi, li aveva toccati, usati. Rispose risalendo con gli occhi fino al suo viso.
- Niente. Continueremo a vivere come prima. Solo che io, qualche volta, di notte, verrò a trovarti. Faremo piano, non come questa sera, non se ne accorgerà nessuno. E poi ce ne andremo via assieme, al mare, in montagna, tu ti sei appena lasciata col fidanzato, hai bisogno di tuo fratello e io sbufferò perché dovrò farti da cavaliere, mamma sarà felice di vedere che andiamo in giro assieme e appena lontani da qui troveremo un posto dove ….. fare sesso?
Lei lo guardò con aperta ammirazione.
- Tu avevi già programmato tutto! E se Chris non mi avesse lasciata?
Il ragazzo fece una smorfietta divertita.
- Ma lo ha fatto, quindi perché pensare ai se? E’ stato un colpo di fortuna, lo ammetto, ma era da tanto che ti facevo il filo, prima o poi ci sarei riuscito, anche se Chris non ti lasciava..
Sara si distese in silenzio e lui le accarezzò il ventre piatto, scendendo poi piano verso il pube e lei lo lasciò fare, le piaceva quella mano morbida e vellutata che le faceva provare sensazioni mai provate. Lasciò che lui si insinuasse tra la peluria, che le titillasse il clitoride e allora allargò appena le gambe, divertita, invitante, era solo per questa volta ma perché non approfittarne?
- Non ti basta ancora?
Federico negò, gli occhi nei suoi.
- Non mi basta mai.
Lei sospirò, nessuno le aveva mai detto così e allargò anche le braccia, dicendo con un sospiro di accettazione, di desiderio che si risvegliava.
- Allora fa indigestione! Ma se mi metti incinta ti ammazzo, chiaro?
Lui annuì appena, gli occhi ridenti.
- Starò attento! Ma secondo me è meglio se cominci a prendere la pillola!
- Federico, è solo per questa volta, lo capisci? Non possiamo continuare, è sbagliato! Se ti lascio fare stanotte è solo perché….
Rimase a corto di spiegazioni e lui chiese, la mano che le passava sui seni, tenera, dolce.
- Perché? Spiegami perché mi lasci fare!
Lei mormorò, chiudendo gli occhi.
- Perché così dopo sarai soddisfatto e non mi cercherai più.
Lui rise, chinandosi a baciarla, il membro eretto e duro che le solleticava il ventre.
- Stai scherzando! Senti come sono duro? Pronto a venire di nuovo e mai soddisfatto! Aiutami a spegnere questa fiamma!
Lei allungò le mani, prese il grosso pene turgido, lo strizzò, lo massaggiò, mentre Federico mugolava di piacere e poi le fu quasi naturale chinarsi su di lui, prenderglielo in bocca, succhiandolo avidamente, lasciandolo entrare al massimo, le mani che gli stringevano i testicoli, le natiche, gli arruffavano i peli del pube, mentre il ragazzo gemeva, si sentiva scoppiare. Sara non si rendeva nemmeno conto di quello che stava facendo, era una cosa che non aveva mai avuto voglia di fare con Chris, ma ora le piaceva passare la lingua su quell’asta rigida che le si moveva in gola, era suo fratello e ne assaporava il profumo famigliare, la conoscenza da sempre. Lo sentì esplodere nella sua gola e ingoiò, aveva un leggero gusto salato e lei fece un gemito, sentiva i seni in fiamme e la vagina bagnata e pensò che per una notte poteva continuare a fare all’amore con lui, solo per una notte e poi sarebbe stata capace di dire di no, di imporsi.
Passarono la notte facendo all’amore e il mattino li colse esausti, l’uno sull’altra, abbracciati. Federico si svegliò per primo, si fece la doccia, poi svegliò Sara con un tenero bacio tra i seni e lei mugolò di piacere allargando le braccia e stringendolo in un abbraccio.
- Perché non siamo davvero su un’isola deserta?
Lui rise.
- Per oggi lo siamo! Questa casa è la nostra isola, non c’è nessuno all’infuori di noi e possiamo fare quello che ci pare!
Lei si alzò e si diresse in bagno, in cuor suo si disse che poteva permettergli anche quella giornata, solo quella giornata…. Poi sarebbero tornati i genitori e tutto sarebbe rientrato nella normalità. Disse, maliziosa.
- Anche restare nudi tutto il giorno?
- Anche!
- Anche fare la doccia assieme?
Corse via e lui la raggiunse sotto alla doccia e si infilò al suo fianco, prendendole dalle mani il sapone.
- Lascia che ti lavi io, so io dove c’è bisogno di sapone!
La insaponò tra le gambe, succhiò il sapone che le colava tra i seni e poi fu lei ad inginocchiarsi e a succhiargli il pene, stringendogli le natiche fino a farlo quasi piangere di piacere. Federico poi la appoggiò contro la parete e penetrò in lei con forza, mentre l’acqua bollente cadeva su di loro e lei gemeva alla spinta poderosa del fratello.
Fecero colazione in salotto, sul divano, nudi e fuori dal mondo. Passarono il resto della giornata a rincorrersi, a prendersi, a fare all’amore, cercandosi, conoscendosi. Lei gli fece vedere i punti in cui provava più piacere quando lui la toccava e lui le chiese di succhiargli il pene fino a renderlo duro come una roccia e alla sera erano esausti ed ebbri, come ubriachi.
Sara rimise in ordine la casa e poi andò in camera, Federico era già disteso a letto, nudo ed invitante e lei disse, severa.
- Ora te ne vai nella tua camera e stanotte dormiamo, domattina mamma e papà saranno a casa prima delle otto, non vorrai che ci trovino a letto assieme!
Lui sorrise appena.
- Mancano tante ore alle otto di domattina.
- Non scherzare, non so come riuscirò a fingere che tra noi non c’è stato nulla!
- Ma non è vero che non c’è stato nulla! Siamo fratello e sorella, ci vogliamo bene!
- Non fare il finto tonto, il nostro non è stato l’amore di un fratello e una sorella!
- Ma loro non lo sanno. Nessuno lo sa. Tu dirai subito che Chris ti ha lasciata e io spiegherò che ti sono stato vicino, è in questi momenti che si ha bisogno di un fratello. Saranno contenti di vederci così uniti, così affiatati….
Lei rimase pensierosa e si distese accanto a lui, la vestaglia stretta al corpo, non doveva cedere ma non potè fare a meno di guardarlo con amore.
- Sai che sei proprio un bel ragazzo? Ma da stasera basta, chiaro? L’isola deserta è chiusa!
Lui le sfiorò i lembi della vestaglia, un sorriso di presa in giro.
- Ma a chi vuoi darla a bere? Tu ne hai voglia quanto me e sai bene che da adesso in poi sarà così!
Lei cercò di trovare scuse plausibili.
- Sei troppo giovane per me….
Federico le pizzicò un seno, sopra la vestaglia, ridendo.
- Dici davvero che sono troppo giovane? Che non ci so fare con le tardone come te?
Lei arrossì appena, distolse gli occhi, la mano di lui era rimasta appoggiata al suo seno e lei ne sentiva il calore, sentiva che i capezzoli si stavano irrigidendo.
- Beh, sì, un poco ci sai fare…. Certo che hai ancora tanto da imparare….
Il ragazzo si chinò su di lei, gli occhi ardenti.
- Perché non me lo insegni tu?
Sara sussurrò, persa nei suoi occhi, lasciando che la vestaglia si aprisse.
- Anch’io non sono molto esperta…..
- Allora impareremo assieme, vuoi? Ci informeremo, cercheremo tutti i modi per fare all’amore e li proveremo, tu con me e io con te, cosa ne dici?
Lei spalancò gli occhi con un lieve sussulto, le mani di Federico si erano insinuate dentro la vestaglia e le passavano sul corpo nudo, risvegliandola di nuovo. Cercò di non pensare a quelle mani, di ignorarle, di continuare il discorso e chiese con la voce un po’ tremante.
- Tipo…. Kamasutra e cose del genere?
Lui le stava sfilando la vestaglia, le mani che la percorrevano tutta, si soffermavano a stringerle i capezzoli, scendevano a massaggiarle il pube e rispose con gli occhi fissi nei suoi.
- Perché no?
Sara non respirava quasi più, l’eccitazione che le saliva alla gola e l’immagine di lei e lui allacciati in diverse pose d’amore che la facevano fremere. Se solo fosse stato possibile…. Se non fossero stati fratello e sorella…. Lasciò che lui le passasse le dita sulla vulva in fiamme, che gliela stringesse appena e chiese ancora, cercando di tenere la mente lontana da quella mano che la stava arroventando.
- Come faremo ad imparare?
Federico sorrise e le salì a cavallo, il pene rigido tra i suoi seni, le sue mani che stringevano a coppa, formando una guaina in cui il pene scivolava lento e a mano a mano sempre più veloce mentre lui stringeva sempre di più i seni e lei gli teneva le natiche, imprimendogli il movimento. Il getto scaturì velocissimo e si sparse sul viso di Sara che lo leccò chiudendo gli occhi, il respiro affannoso e il fuoco tra le gambe. Sempre senza parlare il ragazzo scivolò su di lei fino a raggiungere il pube e lì cominciò a leccarla, la lingua che saettava tra le grandi labbra e la vagina e poi si insinuò dentro, come un ferro rovente che la risucchiava. Sara gemette e allargò le gambe, quella lingua fremente non riusciva a raggiungere il punto più profondo del suo godimento e questo la faceva soffrire. Federico capì e le infilò due dita, spingendo a fondo e movendole con perizia, fino a che lei gridò e allargò le gambe, il corpo che si alzava per seguire quelle dita che finalmente le facevano raggiungere l’orgasmo. Ricadde senza fiato e lui rimase dentro di lei gustando il calore che proveniva dal suo intimo più profondo e movendosi appena, quel tanto che bastava per tenerla calda e vibrante. Riprese il discorso, la bocca sui suoi seni.
- Impareremo dai nostri partners.
Sara sobbalzò appena.
- Partners? Ma cosa dici?!
- Io troverò una ragazza. Più vecchia di me. La sedurrò e mi farò insegnare tutto quello che potrò. E poi lo insegnerò a te, lo sperimenterò con te. E tu farai lo stesso; troverai un uomo che abbia avuto tante donne e ti farai insegnare tutto e poi proveremo assieme.
Sara si tirò a sedere e lo scostò, gli occhi duri.
- Vorresti dire che dovrei andare a letto con un altro uomo per imparare tutto sul sesso per poterlo fare meglio con te?
Federico rise, guardandola divertito.
- Proprio questo. E io farò altrettanto.
Sara rimase intenta a fissarlo. Ancora non aveva accettato il fatto di essere diventata l’amante di suo fratello e lui già le proponeva di andare a letto con un altro uomo! Disse, incerta, quasi offesa.
- La cosa non mi piace. Non mi piace che tu…. che io….. adesso siamo noi due, non ci voglio nessun altro in mezzo!
Federico rise e la baciò sulle labbra dolcemente.
- Oh, ma allora l’hai capito che siamo noi due! Hai accettato l’inevitabile, vedo!
Lei fece un sospiro e poi si lasciò andare, era inutile continuare a fingere, suo fratello le piaceva in un modo viscerale, completo, adorava le sue mani su di lei, la sua bocca che le percorreva il corpo, il suo membro che le si infilava dentro come se lei fosse la sua naturale guaina, fatta su misura. Gli passò le braccia intorno al collo, gli offrì le labbra, accogliendo la sua lingua come in una penetrazione d’amore e aderì a lui, vogliosa, calda, sentiva che solo lui avrebbe potuto darle quello che il suo corpo desiderava da sempre.
- Ti amo, fratello mio e non voglio perderti!
Lui mugolò sulle sue labbra, le accarezzò la schiena nuda, il viso rilassato, sereno.
- Hai paura di perdermi? Non accadrà mai, sorellina, noi due saremo sempre insieme. Ma se troveremo dei partners nessuno avrà mai dei sospetti su di noi due, capisci?
- Sì, capisco, ma non mi piace. E come faremo a…. a incontrarci? Dove?
Il ragazzo sospirò appena e si distese su di lei, passandole una mano sul corpo, lentamente.
- Questo è un problema che dobbiamo affrontare. Abbiamo bisogno di un posto nostro, dove nessuno venga mai a cercarci. Pensa, pensa, dove potrebbe essere un posto così?
Sara taceva, gli occhi chiusi e la mente che seguiva un poco le parole di Federico e un poco la mano che le disegnava le curve del corpo, soffermandosi placida ora qui ora lì, scoprendo i suoi punti sensibili, dandole brividi di calore, di desiderio. Ora che aveva accettato dentro di sé la situazione, si sentiva meglio, più rilassata, pronta a godere di quelle sensazioni che la accendevano e al diavolo le convenienze sociali, le regole. Di colpo le venne in mente il posto dove avrebbero potuto amarsi senza freni.
- La casa dello zio Nello!
Federico corrugò appena la fronte.
- La casa dello zio?
Sara era euforica, lo abbracciò ridendo, lo baciò.
- Ma sì, non ricordi? Lo zio Nello, quello che è morto tre anni fa, ha lasciato la casa a papà, siamo anche andati a vederla, è appena fuori città, quella casetta gialla con un giardinetto davanti, mamma voleva venderla ma papà ha detto di no, vuole tenerla per il primo di noi che si sposa!
Federico annuì, gli occhi scintillanti.
- Hai ragione, la piccola casa in periferia! E’ perfetta! Andremo a vederla, ci basta usare una stanza e il bagno, non ci vedrà nessuno e saremo soli, sarà la nostra isola deserta!
Si baciarono e Federico la spinse indietro, gli occhi nei suoi, serio.
- Ti amo, sorellina. Non amerò mai nessuna altra donna come amo te.
Lei sussurrò, conscia delle sue parole che suonavano come un giuramento.
- E io amo te, dolce fratello. Come non amerò mai nessun altro nella mia vita.
Le loro bocche si unirono, le loro lingue si intrecciarono, mentre le mani cercavano i punti dei loro corpi che sapevano dare piacere l’uno all’altro e dopo qualche minuto si stavano rotolando e gemendo, i corpi uniti ed arcuati in un amplesso d’amore poderoso che li fece gridare di piacere.
Poi giacquero esausti e verso l’alba Federico si ritirò nella sua stanza e rimase ad occhi spalancati guardando la luce che si espandeva e rivivendo quelle ore appena trascorse che gli avevano fatto scoprire il corpo meraviglioso di sua sorella. Solo due giorni prima era un ragazzo impacciato che non aveva mai visto un corpo di donna nudo dal vivo e che non aveva ancora fatto all’amore in modo completo e ora era un uomo e aveva scoperto i segreti di un corpo femminile, li aveva toccati, li aveva fatti suoi, e quel corpo era quello di sua sorella! Era penetrato in lei, le aveva dato orgasmo, gioia. Si sfiorò il pene turgido e rigido, aveva ancora voglia di lei, aveva ancora desiderio di entrare in quella vagina tenera e umida che gli si stringeva intorno come un guanto, premendolo e facendolo impazzire. Chiuse gli occhi e rivide i seni, piccoli e sodi, i capezzoli rosati che si inturgidivano e diventavano come due pietre dure, come due gioielli e la peluria del pube, morbida come seta. Federico rilasciò il respiro che aveva tenuto in sospeso e cercò di calmarsi, il giorno seguente sarebbe stato un giorno duro. Ma c’era una speranza, c’era un’isola deserta che li aspettava, un’isola in cui avrebbero potuto fare quello che volevano, soli.
Anche Sara fece fatica a dormire, la mente che cercava giustificazioni, perdono per quel crimine orrendo che aveva fatto: incesto. Aveva fatto all’amore con suo fratello. Era proibito, vietato, condannato, malefico. Ma quando pensava al corpo di Federico provava solo impulsi d’amore, di gioia. Nessun altro uomo avrebbe mai potuto comprenderla appieno come suo fratello, nessun altro corpo avrebbe potuto aderire al suo con la stessa magica forma ed era certa che per lui fosse la medesima cosa. Perché dunque era tanto terribile? La mente cercava, gli occhi chiusi, il corpo rilassato e stanco; non avrebbero mai fatto del male a nessuno, se solo avessero potuto vivere nella loro isola deserta. Immaginò di lasciare la città, di trasferirsi da qualche altra parte, Federico avrebbe potuto andare a vivere con lei, avrebbero potuto stare assieme, soli, senza che nessuno indagasse sui loro rapporti di parentela. Ma era troppo presto, tutto era accaduto troppo in fretta e in certi momenti quasi le sembrava di avere sognato tutto. Al buio della stanza si passò le mani sul ventre, sui seni, li sentiva doloranti per i baci profondi di Federico eppure vivi, pronti a diventare duri e vogliosi; si passò le mani sulla peluria del pube, si massaggiò le grandi labbra, la vagina rovente, ancora bagnata, ancora desiderosa di sentire il membro turgido del fratello dentro di sé. Non aveva sognato, era tutto vero e lei si raggomitolò con un sospiro, voleva solo dormire, sognare di lui, risvegliarsi in quell’isola deserta, correre lungo la spiaggia, nudi e liberi di amarsi senza riserve.(continua)



scritto il
2011-02-17
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