Le avventure di Laura, la moglie cagna (3a Parte)

di
genere
tradimenti

Dopo quella notte in treno Laura smise di chiedermi di avere rapporti con sconosciuti e anche quando provavo a provocarla o a fare battute allusive cercava di cambiare discorso o di glissare, visibilmente imbarazzata.
D’altro canto, il sesso con me era bollente. Stava diventando sempre più vogliosa. La sera quando tornavo a casa si faceva trovare già mezza nuda e parecchio eccitata.
Una notte, tornai verso l’una e trenta, molto stanco, dopo una cena con i colleghi e il principale. La trovai sveglia, sdraiata sul letto, nuda sopra le lenzuola, con le piante dei piedi poggiati sul materasso, le gambe aperte e piegate, l’eBook in una mano e l’altra che la sgrillettava a ritmo sostenuto mentre gemeva. Non la sorpresi, mi aveva sentito aprire la porta ma volle continuare e farmi vedere cosa stesse facendo. Mi venne subito duro.
Le chiesi cosa stesse leggendo, “Histoire d’O” mi rispose.
Mise giù l’eBook e continuando ad accarezzarsi tra le cosce mi disse che stava crescendo sempre di più in lei la voglia di essere posseduta, dominata, umiliata, degradata. Quando sentiva di essere usata come un oggetto senza alcun valore né libero arbitrio veniva anche senza alcun contatto fisico.
Le risposi che ne ero felice e che ne avrei approfittato volentieri ma prima dovevo fare pipì.
Scattò giù dal letto e mi afferrò per un braccio
“Aspetta, vengo con te, fammela addosso!”
“No amore, ti ho pisciato addosso l’altro ieri. Dai dopo devi lavarti e ci metti due ore! Ho sonno, voglio andare a dormire.”
“Allora fammelo solo tenere in mano, ne bevo solo un po’ e poi te lo succhio e ti lascio dormire…”
“Va bene… fammi spogliare, aspettami in bagno.”
Andò in bagno e si inginocchiò accanto al water, io rimasi in mutande ed entrai. Quando arrivai davanti alla tazza lei mi tirò giù le mutande e prese in mano il mio cazzo moscio. Lo scappellò e avvicinò il suo viso aprendo la bocca.
Era già da un po’ che la tenevo ed esplosi subito con uno schizzo vigoroso che però colpì l’asse. Laura prese subito le misure e direzionò il getto centrando il buco. Avvicinò la bocca spalancata tirando fuori la lingua, come se stesse bevendo da un rubinetto. Poi, dopo averne bevuta la maggior parte, se la schizzò sulle guance e negli occhi. Le piaceva che il piscio le sbavasse il rimmel. Quando il getto si affievolì sporse il labbro inferiore e girò la testa all’indietro, mettendo il suo mento sotto la mia cappella per raccogliere le ultime gocce. Quando smisero di uscire lo prese in bocca, lo pulì e guardandomi emise un lungo gemito di soddisfazione.
“Grazie amore. Vai a letto, io mi asciugo e arrivo a svuotarti le palle.”
Andai a sdraiarmi senza neanche rimettermi le mutande, accesi il televisore sul canale sportivo e aspettai. Lei arrivò dopo neanche 2 minuti, si mise a pecora, perpendicolare al mio corpo e si mise a baciare e leccare il mio cazzo ancora moscio.
Lo prese in bocca e diede qualche ciucciata, poi continuò con la mano e guardandomi disse:
“Dai amore, vienimi in bocca mentre guardi la partita… Trattami come l’ultima delle puttane!”
Io le sorrisi, la sculacciai e le toccai la fica. Era un lago. Mi bagnai il medio dentro di lei e poi glielo infilai nel culo senza avvisarla. Lei emise un gridolino e prese a succhiare più forte. Ormai avevo il cazzo di marmo e Laura faceva fatica a prenderlo tutto. Le presi la testa e la spinsi forte, fino a strozzarla mentre con l’altra mano le scopavo il culo. Andammo avanti per qualche minuto poi sentì che il mio cazzo si stava bagnando e venne. Io subito dopo di lei. Pulì bene la cappella e poi ingoiò.
Venne a baciarmi, si sdraiò accanto a me e disse:
“Grazie amore, impazzisco quando mi tratti da serva.”
“Brava! Adesso dormi però. Domani ti schizzo in faccia e ti mando a letto senza poterti lavare, così ti abitui alla puzza di troia.”
“Si amore, ti prego fammelo! Voglio essere la tua schiava… Ti amo.”
“Fammi dormire, puttana!”
Annuì riprese l’eBook in mano e ricominciò a sgrillettarsi con l’altra. Io mi addormentai poco dopo.
Nei giorni seguenti la situazione continuò a peggiorare. Laura era strana, non aveva mai avuto tutta quella sete di sesso, non capivo, a volte mi costringeva a scoparla anche due volte nello stesso giorno e quando per un motivo o per l’altro mi rifiutavo o cercavo di farlo si masturbava senza alcun ritegno davanti a me, fino a raggiungere l’orgasmo.
Fu un periodo molto intenso quello per lei.
Aveva cambiato lavoro da meno di un mese, era stata assunta da una compagnia assicurativa come segretaria e addetta al back office, pensavo fosse solo una “normale” reazione allo stress.
Una sera, mentre eravamo a cena provai a farle qualche domanda, a farla parlare del nuovo lavoro, a cercare di capire se ci fosse qualcosa che le stesse dando fastidio.
Non appena presi l’argomento iniziò a parlare a ruota libera di quello che faceva, delle sue mansioni e di come si svolgeva la sua giornata tipo. Da come lo descriveva il suo lavoro sembrava piacerle, i suoi racconti tradivano il tipico entusiasmo dei primi mesi e capii che non era quello che la stava scombussolando in quel modo.
Poi, mentre continuava a raccontare, notai che molto spesso faceva riferimenti ad un suo collega in particolare che le stava facendo da Cicerone nell’azienda, che le spiegava chi era chi e cosa facesse e le mostrava quello che doveva fare e come farlo.
Iniziai a farle domande su questo collega. Chi era, come si chiamava e quanti anni aveva.
Si chiamava Lorenzo, aveva 27 anni, 5 meno di lei, era uno dei broker di punta dell’azienda e sembrava essere benvoluto da tutti.
Cercai di scendere più nei particolari e le chiesi di descrivermelo. Mi raccontò che era molto carino, castano chiaro, alto, bel fisico, due begli occhi celesti e vestiva sempre molto elegante. Notai che mentre me lo descriveva le spuntò quel suo sorrisino malizioso inconscio che mi faceva arrapare da morire e che di solito aveva quando pensava al sesso.
Realizzai che voleva scoparselo e la misi alle strette:
“Quindi è per lui che ultimamente sei sempre arrapata e ti masturbi così spesso?”
Lei all’inizio negò:
“Ma no amore! Si, per carità, è un bel ragazzo ma io amo solo te, voglio farmi scopare solo da te.”
Io incalzai:
“Guarda che puoi dirmelo senza problemi eh… È una cosa del tutto naturale, anche a me capita di fantasticare su altre donne di tanto in tanto… Anzi forse il fatto che tu provi attrazione per qualcuno e che quando non ci sono ti comporti da zoccola con lui mi stuzzica anche un po’…”
“Amore ma stai scherzando?! È solo un ragazzo carino, tutto qui.”
“Te lo scoperesti?”
“…” Silenzio…
“Dai… Dillo non sentirti a disagio! Puoi dirmelo, lo sai che ti amo.”
“Si, mi piacerebbe ma se fossi single. Non farei mai sesso con qualcun altro a tua insaputa!”
Io le sorrisi e la sfidai:
“D’accordo, adesso lo so e ti dico che se lo vuoi, puoi scopartelo senza problemi. Divertiti, godi il più possibile e quando torni a casa mi racconti tutto.”
“No amore non ci riuscirei mai… Tu a lavorare e io che mi faccio scopare da un altro. No, non lo farò.”
“Ok allora facciamo così: Fammelo conoscere e al resto ci penserò io. Invitalo a cena qui, Venerdì sera.”
“Qui in casa nostra?!”
“Certo! Che problema c’è? Digli che per ringraziarlo del supporto che ti sta dando vorresti invitarlo a cena a casa tua con te e tuo marito. Che c’è di male?”
“Ma amore… Vuoi farmi scopare da un mio collega di lavoro, qui in casa nostra, davanti a te?!”
“No, non preoccuparti, vorrei solo conoscerlo. Tu stai tranquilla e invitalo a cena.”
“Va bene amore, domani glielo dirò.”
“Brava, passami un pezzo di torta.”
Quella notte scopammo tanto, Laura venne 4 volte, era molto eccitata.
La sera successiva, mentre cenavamo, le chiesi se avesse invitato Lorenzo a cena a casa nostra. Mi rispose di sì, che sarebbe venuto molto volentieri ma ancora non sapeva se fosse stato libero quel Venerdì e le avrebbe fatto sapere l’indomani.
Lorenzo le confermò la disponibilità e quel Venerdì Laura tornò a casa alle 17:30 e si mise a cucinare i piatti che le riuscivano meglio: Risotto alla Milanese e scaloppine all’arancia.
Lorenzo arrivò puntuale alle 20:30, portò una bottiglia di Primitivo di Manduria e una torta gelato.
Laura indossava un vestitino a tunica, abbottonato sul davanti, bianco sporco e leggermente trasparente. Aveva i primi due bottoni aperti che lasciavano appena intravedere il suo meraviglioso décolleté. Sopra il vestitino portava un grembiule a quadri bianchi e verde pastello e ai piedi aveva dei sandaletti da casa con un accenno di tacco.
Sembrava la classica casalinga che cavalcheresti per ore.
Fu una cena molto gradevole, Lorenzo appariva completamente a suo agio, non sospettava minimamente cosa avessi in mente. Laura invece l’aveva capito perfettamente e all’inizio rimase freddissima, quasi austera ma allo stesso tempo impacciata e insicura. Dopo poco però il Primitivo iniziò a fare il suo lavoro e anche lei si sciolse e si divertì a chiacchierare. Parlammo del più e del meno, del loro lavoro, del mio e della nostra relazione, da quanto tempo stavamo insieme, dei nostri viaggi. Le solite cose di cui solitamente si parla quando si sta a cena con una coppia.
Spazzolammo tutto, Lorenzo fece tantissimi complimenti a Laura per il cibo eccezionale, lei arrossì vistosamente.
Le chiesi di impiattare la torta e di portarla a tavola, prese i piatti sporchi e le posate e andò in cucina.
Io ne approfittai per parlare un po’ con Lorenzo a quattr’occhi:
“Allora… Che voto dai alla cuoca?”
“Oh… Sto scoppiando! Laura è veramente una cuoca eccellente, sei un uomo fortunato.”
“Eh si… E non sai quante altre cose sa fare così bene…”
Lui capì l’allusione e rise nervosamente. Io lo incalzai:
“Te la scoperesti eh?…”
“Ma no! È sposata, io le donne sposate non le guardo neanche.”
“No ma io intendo in generale… Se conoscessi una così, single, non vorresti scopartela?”
“Beh certo… È una donna molto attraente, sembra anche molto intelligente ma ripeto, è sposata e non farei mai una cosa del genere.”
“Peccato… Lei ti si scoperebbe.”
Dicendolo mi alzai da tavola, gli lanciai uno sguardo d’intesa inequivocabile e raggiunsi Laura in cucina.
Mi avvicinai a lei da dietro, mentre tagliava la torta e le feci sentire che ero arrapato. Poi le sfiorai il collo con le labbra e le sussurrai:
“È cotto… Prima di tornare di là togliti il vestito e resta solo col grembiule.”
“Ma amore no! non voglio, non è uno sconosciuto, è un mio collega!”
“È un ordine. Vedrai che poi mi ringrazi. Vieni di là senza vestito, fai qualche moina da zoccola di quelle che mi piacciono tanto e poi prenditelo in bocca. Se ci sta te lo porti a letto, chiudi la porta e ti fai scopare.”
“Ma potrebbe crearmi dei problemi a lavoro. Mi hanno appena assunta!”
“Stai tranquilla, se ti creerà problemi li risolverò io ma vedrai che ti porterà solo tanta popolarità. Magari fai carriera…”
Lei sorrise e mi apostrofò in malo modo.
“Fai come ti dico… Poi mi ringrazierai.”
Tornai in salone e aspettai che tornasse anche Laura. Offrii una sigaretta a Lorenzo e me ne accesi una.
Laura tornò in salone seminuda. Davanti era coperta dal grembiule, che sebbene fosse scollato la copriva nei punti più “caldi”. Quando però mise il piatto con la torta davanti a Lorenzo si inchinò quasi impercettibilmente di fianco a lui e gli mostrò la sua schiena nuda e le sue chiappe bellissime, senza mutandine, a pochi centimetri dal suo volto.
Lorenzo non poté fare a meno di girarsi e fissarle il culo. Aveva la bocca spalancata. Non avevo mai visto uno stupore del genere su nessun volto prima di allora.
Provai a rompere il silenzio che si era creato:
“Toccala pure… Impazzisce quando le toccano il culo.”
Lui non se lo fece ripetere 2 volte, iniziò a toccarla, a baciarla e a morderla. Lei si piegò posando i gomiti sul tavolo e si offrì a lui, guardandomi col suo solito sorriso da porca.
Io le sorrisi di rimando e le feci un cenno per congratularmi della sua audacia.
Poco dopo Laura si tirò su, si staccò dalla sua presa e gli disse:
“Aspetta… Prima mangia la torta. Non c’è fretta…”
Lui sembrò come svegliarsi da un bel sogno, guardò la torta nel piatto e disse a Laura:
“Ok, ma non ho il cucchiaino.”
Laura ammiccò, avvicinò la sua bocca al suo viso e gli sussurrò:
“Non ti serve il cucchiaino”
Spostò i bicchieri al centro del tavolo e ci si mise a sedere sopra, quasi di fronte a lui. Poi spalancò lentamente le gambe, prese in mano la fetta di torta e iniziò dapprima a leccarla per farla sciogliere un po’ e dopo se la spalmò con decisione sulla fica e sulle cosce, salendo fino al seno e poi riscendendo per lasciare quello che restava di quella fetta di torta tra le sue gambe. Lo guardò negli occhi e miagolò:
“Mangiami.” Si sdraiò con la schiena sul tavolo, gli prese la testa e la spinse verso la sua fica che gocciava cioccolato e vaniglia.
Mentre lui la leccava lei voltò la testa verso di me e mi sorrise di nuovo. Le misi un dito in bocca, lei lo succhiò e io le diedi della troia.
Si fece leccare a lungo, gemendo fino all’orgasmo. Dopo aver goduto si tirò su, cercò di nuovo il suo sguardo e si congratulò con lui:
“Bravo… Mi hai fatto venire con la bocca. Adesso ci provo io.”
Scese dal tavolo, si inginocchiò tra le sue gambe, gli sbottonò i pantaloni e tirò fuori un cazzo di dimensioni notevoli, totalmente eretto. Non resistette neanche un secondo, se lo infilò tutto in bocca e iniziò a succhiarlo.
Un pompino molto intenso. Lui si contorceva dal piacere, le afferrava la testa e le faceva affondare il cazzo in gola. Lei grugniva e si affannava ma resisteva, in preda all’eccitazione.
Passarono almeno 10 minuti, poi Laura si arrese:
“Ok, sei un osso duro. Voglio farmi sbattere sul letto dove dormo tutte le notti con mio marito.”
Lo prese letteralmente per il cazzo, lo fece alzare dalla sedia e sempre tenendolo per il cazzo lo portò nella nostra camera e chiuse la porta.
Io decisi di restare fuori, non volevo guardare, mi piaceva di più il fatto che Laura si stesse facendo scopare da un altro uomo sul nostro letto mentre io ero in un altra stanza.
Mi accesi una sigaretta e tolsi l’audio al televisore. Laura urlava, l’avrebbero sentita anche i vicini:
“SIIIIIIIIII… SCOPAMI! SPACCAMI LA FICAAAAA!”
Andarono avanti per un’oretta abbondante. Giorni dopo Laura mi raccontò che l’aveva fatto venire 2 volte. La prima volta non aveva resistito mentre la inculava, la seconda, dopo averla fatta godere, la prese in faccia, come piaceva a lei e a me.
Quando ebbero finito Lorenzo uscì dalla camera da letto, già rivestito e venne a salutarmi frettolosamente e in totale imbarazzo.
Io gli diedi una pacca sulla spalla e lo rassicurai:
“Tranquillo… L’ho deciso io e voglio che continui… A lavoro è tua, puoi farle quello che vuoi, purché non le crei alcun problema e non le usi violenza. Scopatela quanto vuoi.”
Lui si sciolse in un sorriso:
“Grazie. La cena è stata fantastica e Laura è la donna più incredibile con cui abbia mai scopato. Complimenti.”
“Grazie… Alla prossima e… Trattamela bene.”
Appena Lorenzo uscì dalla porta io entrai in camera da Laura.
Era sdraiata sul letto, a gambe aperte e si accarezzava lentamente. Accesi la luce da comodino e le vidi la faccia. Sorrideva soddisfatta. Era tutta sudata, aveva i capelli in disordine e il viso coperto di sperma.
Mi spogliai e la raggiunsi sul letto, la baciai e lei mi sussurrò nell’orecchio:
“Grazie amore, avevi ragione, è stata una scopata fantastica, non vedo l’ora che arrivi Lunedì per infilarmi sotto la sua scrivania.”
“Sono contento che ti sia divertita puttanella mia. Lunedì divertiti come stasera e quando torni mi racconti tutto, adesso però vorrei scoparti anch’io.”
“Certo amore. Sono sempre tua moglie. Una grandissima puttana ma pur sempre tua moglie.”
La scopai fino alle 2 di notte, eravamo entrambi al culmine dell’eccitazione e ci piaceva da morire condividere quelle fantasie perverse.
Poi ci addormentammo insieme, aspettando impazienti il lunedì.


Fine.
scritto il
2018-03-11
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