Hotel Arizona
di
Sole Luna
genere
etero
Hotel Congress. Tucson, Arizona.
Visto da fuori aveva l'aria di un vecchio saloon del far west. Infatti la costruzione risale proprio a quei tempi. Nel bar sottostante ti potevi immaginare ballerine svestite che ballavano il Can Can. Non era cambiato molto. C'era un palco dove ragazzine ancora piu' svestite si dimenavano mostrano gambe bianche e seni prorompenti stretti da magliettine di varie misure piu' piccole. L'atmosfera era comunque interessante. La musica rock americano anni ottanta era adatta alla serata stanca che tenevo viva a forza di mini Margaritas da un dollaro e birra europea. La birra americana e' piscio!
Ero li' con due amici, un colombiano e un tedesco, ed era la nostra ultima notte in Arizona. Avevamo finito un palloso lavoro di merda e una chevrolet col cambio automatico ci aspettava il giorno dopo in aeroporto. Destinazione Gran Canyon e poi Las Vegas. Non vedevo l'ora di entrare in quel paradiso in mezzo al fottuto deserto del Nevada che compresi i suoi Joshua Tree e' una palla pazzesca.
Al decimo shot di margaritas e alla decima birra i miei amici davano gia' segno di cedimento. Io mi tenevo sveglio sbirciando tette mentre mi spostavo da una parte all'altra della sala facendo finta di ballare. Mi strusciavo un po' contro le piu' in carne che mi guardavano speranzose e sorridevano. Mi e' sempre piaciuta la ciccia in una donna. La sana e rotonda ciccia che quando te la scopi fa tremare le pareti. Le tette delle ciccie sono poi un mistero. Mentre scopi una ciccia, qui in america le chiamano BBW -Big Beautiful Women- in italiano suonerebbe Belle Grassone ma a me piacciono cosi'. Mentre scopi, dicevo, una BBW le tette sembrano volersi staccare dal loro meraviglioso ampio corpo per finire chissa' dove. Me lo sono sempre chiesto se sia mai successo. Mi immagino una tetta volare attraverso la stanza e schiantarsi contro la specchiera. Quindi ogni volta che scopo una ciccia rimango affascinato dal questo sballonzolare estremo di tette. Ma ci sto sempre attento. Una tettata in piena faccia e si rischia di finire al creatore.
Quella sera di Belle Grassone ce n'erano molte. C'erano anche le mingherline ma non me n'e' mai fregato un cazzo di loro. Niente da toccare. Niente da vedere. Niente rischio di tettata assassina. I miei amici, che non condividevano il mio amore per la ciccia, cercavano in tutti i modi di portarsi una ventenne pelle e ossa in camera e scoparsela insieme. Erano ridicoli. Ridevano ubriachi e non si reggevano in piedi. Le ragazzine li guardavano tra il divertito e lo schifato. Due quarantenni stranieri ubriachi in cerca di un buco per una notte. Io no! Io le scheletriche voglio-fare-la-modella non le cagavo. Avevo avvistato una tipa dal visetto carino e tondo, e il corpo enorme come un gigantesco mappamondo. Ma era dolcissima. Gli occhietti affossati tra le palpebre cicciotte. Una dea dell'abbondanza. Avra' avuto massimo vent'anni. Vestita in nero (snellisce!), gonna lunga e larga e top scollato dal quale venivano fuori due enormi zinne pronte ad uccidere.
Le avevo strizzato l'occhio e sorriso un paio di volte e accarezzato involontariamente(?) il sedere una volta o due. Le promettevo con lo sguardo una scopata da ricordare. Mi avvicinai e le dissi che aveva un vestito bellissimo che copriva un corpo da leccare con calma. Sono sempre diretto. Funziona! Non sempre. Ma funziona. Lei mi guardo' e rise. Quindi la presi per mano e la portai in pista. Ballammo per un po', io afferrato al suo grande sedere, lei cingendomi un braccio con una sua delicata manona.
L'hotel stava per chiudere. Tutti i locali in Arizona chiudono alle 2 di notte. "It's the Law!" Fanculo la legge. "Fuck the law". I miei amici erano fuori come balconi, avevano preso la bottiglia di vino scadente che avevamo in camera e la passavano sotto il naso delle ragazzine che andavano via invitandole a salire in camera perche' avevano altro alcool da offrire. Che scena patetica. Feci finta di non conoscerli mentre seduto con la mia ciccia su un divano cominciai a lavorarmela di lingua.
Il bar chiuse. L'hotel Congress, unico spasso in una citta' ormai fantasma, tornava a essere un albergo. Rimasto solo con la mia donnona, infilai le mani sotto la gonna e le abbassai le mutande. Non senza qualche difficolta'. Il divano scricchiolo' pericolosamente. Lanciai le mutande al portiere di notte che non apprezzo' molto. Cosi' per evitare casini salimmo in camera mia.
I due ubriachi erano gia' a letto che russavano. Il colombiano nel letto grande dove avrei dovuto dormire anch'io. Il tedesco in un lettino piccolo e basso attaccato al lettone. La Ciccia era un po' delusa e preoccupata dalla situazione, ma in un attimo mi avvicinai al colombiano e con una forte spinta lo feci volare fuori dal letto e finire sopra il tedesco. Questi impreco' "Scheisse". Il colombiano disse: "Mierda". "Fanculo", feci io. La Ciccia non capi' ma rise. Dopo pochi secondi i due ubriachi ripresero a russare mentre io cominciai a spogliarmi.
Mi stesi nudo sul letto mentre la mia formosa conquista stava in piedi a osservarmi. Non sorrideva piu'. Ma il suo viso tondo tondo era in fiamme. Fece per avvicinarsi al letto, ma la fermai e le dissi di spogliarsi e farsi ammirare. Mi guardo' timida. Com'era dolce. Pregustavo gia' la sua carne che sbatteva violentemente contro la mia, mentre le sue urla di piacere svegliavano quel cazzo di hotel addormentato.
Si spoglio' un po' troppo in fretta e rimase in piedi nuda cercado inutilmente di coprirsi le tette con le sue manone. Non penso di essermi mai scopato una simile bellezza. Alta poco meno di me. I capelli neri le scendevano lungo la fronte a coprirle un po' gli occhi. Il viso rosso fuoco sembrava disegnato col compasso. Gli occhi furbetti mi guardavano con un misto di voglia e timore. Voleva scopare. Il collo era quasi un tutt'uno con il petto, si riconosceva solamente per qualche piega fuori posto. Le tette erano una favola pornografica per maniaci dell'abbondanza. L'areola era grande quanto un piatto da portata con il capezzolo che veniva fuori prepotentemente a reclamare la sua parte d'attenzione. Il ventre poi era l'apoteosi della fecondita'. Assolutamente non flaccido, la pelle cercava di stirare e trattenere l'adipe e il tutto sembrava sul punto di esplodere. Le sue gambe per un attimo mi ricordarono lo zampone natalizio. Ma solo per un attimo, e mi vergognai subito di quel pensiero. Le grasse gambe della mia Ciccia non avevano niente di animalesca mortadella, ma chiamavano la mia lingua a esplorarle chilometro per chilometro. Non le vidi i piedini in quel momento, ma me li immaginavo cicciotti con le ditona che avrei succhiato come caramellone gommose.
Si avvicino' lentamente al letto e quanto piu' delicatamente possibile vi sali sopra avvicinandosi carponi verso di me. La prima tettata fu micidiale. La zinna destra sbatte' violentemente contro il mio cazzo che resistette all'urto e anzi si induri', eccitato e pronto alla ricerca del buco perduto tra i rotoli di grasso.
Le ordinai di farmi una spagnola. Mi ricordai sorridendo dell'espressione inglese per spagnola, "Dutch Fuck". Lei ridacchio' e io mi vergognai di quella richiesta che sicuramente le avevano gia' fatto tutti i miei predecessori. La sua tecnica mista alle dimensioni delle sue tette mi fecero quasi venire in pochi minuti. Saltai fuori da quelle sue mammelle maledette e dovetti concentrarmi e respirare lentamente per non venire e rovinarmi il piacere. Alla Ciccia scappo una risatina. Questo mi fece incazzare con il troione, ma anche eccitare. Umiliato da una duecento chili di ventenne idiota.
Ora lei si sentiva in comando. Mi guardava dal letto con un sorriso strafottente mentre io cercavo un cazzo di preservativo. La mia incazzatura monto' sempre piu'. Con forza la posizionai sotto di me. Le morsi un capezzolo quasi a sangue e la penetrai affondando contemporaneamente la testa fra la sue tette leccandole convulsamente.
Venni quasi subito. Emise solo un lamento o gemito mentre sentivo la mia sborra continuare a uscire a getti e schiantarsi contro il solito muro di gomma. Usci' da lei. Mi guardo' con aria interrogativa. "Catch a cab", chiamati un taxi, le dissi. Non so come reagi' perche' mi girai dall'altra parte del letto facendo finta di dormire. Ero incazzato, ma non piu' con lei. Umiliato. Non da lei, incolpevole gigantessa. Ma dal mio comportamento. Prima ero eccitato ma adesso mi vergognavo e basta.
Mi sembro' di sentire un singhiozzo poco prima che la porta sbattesse. Sorry, Ciccia.
Visto da fuori aveva l'aria di un vecchio saloon del far west. Infatti la costruzione risale proprio a quei tempi. Nel bar sottostante ti potevi immaginare ballerine svestite che ballavano il Can Can. Non era cambiato molto. C'era un palco dove ragazzine ancora piu' svestite si dimenavano mostrano gambe bianche e seni prorompenti stretti da magliettine di varie misure piu' piccole. L'atmosfera era comunque interessante. La musica rock americano anni ottanta era adatta alla serata stanca che tenevo viva a forza di mini Margaritas da un dollaro e birra europea. La birra americana e' piscio!
Ero li' con due amici, un colombiano e un tedesco, ed era la nostra ultima notte in Arizona. Avevamo finito un palloso lavoro di merda e una chevrolet col cambio automatico ci aspettava il giorno dopo in aeroporto. Destinazione Gran Canyon e poi Las Vegas. Non vedevo l'ora di entrare in quel paradiso in mezzo al fottuto deserto del Nevada che compresi i suoi Joshua Tree e' una palla pazzesca.
Al decimo shot di margaritas e alla decima birra i miei amici davano gia' segno di cedimento. Io mi tenevo sveglio sbirciando tette mentre mi spostavo da una parte all'altra della sala facendo finta di ballare. Mi strusciavo un po' contro le piu' in carne che mi guardavano speranzose e sorridevano. Mi e' sempre piaciuta la ciccia in una donna. La sana e rotonda ciccia che quando te la scopi fa tremare le pareti. Le tette delle ciccie sono poi un mistero. Mentre scopi una ciccia, qui in america le chiamano BBW -Big Beautiful Women- in italiano suonerebbe Belle Grassone ma a me piacciono cosi'. Mentre scopi, dicevo, una BBW le tette sembrano volersi staccare dal loro meraviglioso ampio corpo per finire chissa' dove. Me lo sono sempre chiesto se sia mai successo. Mi immagino una tetta volare attraverso la stanza e schiantarsi contro la specchiera. Quindi ogni volta che scopo una ciccia rimango affascinato dal questo sballonzolare estremo di tette. Ma ci sto sempre attento. Una tettata in piena faccia e si rischia di finire al creatore.
Quella sera di Belle Grassone ce n'erano molte. C'erano anche le mingherline ma non me n'e' mai fregato un cazzo di loro. Niente da toccare. Niente da vedere. Niente rischio di tettata assassina. I miei amici, che non condividevano il mio amore per la ciccia, cercavano in tutti i modi di portarsi una ventenne pelle e ossa in camera e scoparsela insieme. Erano ridicoli. Ridevano ubriachi e non si reggevano in piedi. Le ragazzine li guardavano tra il divertito e lo schifato. Due quarantenni stranieri ubriachi in cerca di un buco per una notte. Io no! Io le scheletriche voglio-fare-la-modella non le cagavo. Avevo avvistato una tipa dal visetto carino e tondo, e il corpo enorme come un gigantesco mappamondo. Ma era dolcissima. Gli occhietti affossati tra le palpebre cicciotte. Una dea dell'abbondanza. Avra' avuto massimo vent'anni. Vestita in nero (snellisce!), gonna lunga e larga e top scollato dal quale venivano fuori due enormi zinne pronte ad uccidere.
Le avevo strizzato l'occhio e sorriso un paio di volte e accarezzato involontariamente(?) il sedere una volta o due. Le promettevo con lo sguardo una scopata da ricordare. Mi avvicinai e le dissi che aveva un vestito bellissimo che copriva un corpo da leccare con calma. Sono sempre diretto. Funziona! Non sempre. Ma funziona. Lei mi guardo' e rise. Quindi la presi per mano e la portai in pista. Ballammo per un po', io afferrato al suo grande sedere, lei cingendomi un braccio con una sua delicata manona.
L'hotel stava per chiudere. Tutti i locali in Arizona chiudono alle 2 di notte. "It's the Law!" Fanculo la legge. "Fuck the law". I miei amici erano fuori come balconi, avevano preso la bottiglia di vino scadente che avevamo in camera e la passavano sotto il naso delle ragazzine che andavano via invitandole a salire in camera perche' avevano altro alcool da offrire. Che scena patetica. Feci finta di non conoscerli mentre seduto con la mia ciccia su un divano cominciai a lavorarmela di lingua.
Il bar chiuse. L'hotel Congress, unico spasso in una citta' ormai fantasma, tornava a essere un albergo. Rimasto solo con la mia donnona, infilai le mani sotto la gonna e le abbassai le mutande. Non senza qualche difficolta'. Il divano scricchiolo' pericolosamente. Lanciai le mutande al portiere di notte che non apprezzo' molto. Cosi' per evitare casini salimmo in camera mia.
I due ubriachi erano gia' a letto che russavano. Il colombiano nel letto grande dove avrei dovuto dormire anch'io. Il tedesco in un lettino piccolo e basso attaccato al lettone. La Ciccia era un po' delusa e preoccupata dalla situazione, ma in un attimo mi avvicinai al colombiano e con una forte spinta lo feci volare fuori dal letto e finire sopra il tedesco. Questi impreco' "Scheisse". Il colombiano disse: "Mierda". "Fanculo", feci io. La Ciccia non capi' ma rise. Dopo pochi secondi i due ubriachi ripresero a russare mentre io cominciai a spogliarmi.
Mi stesi nudo sul letto mentre la mia formosa conquista stava in piedi a osservarmi. Non sorrideva piu'. Ma il suo viso tondo tondo era in fiamme. Fece per avvicinarsi al letto, ma la fermai e le dissi di spogliarsi e farsi ammirare. Mi guardo' timida. Com'era dolce. Pregustavo gia' la sua carne che sbatteva violentemente contro la mia, mentre le sue urla di piacere svegliavano quel cazzo di hotel addormentato.
Si spoglio' un po' troppo in fretta e rimase in piedi nuda cercado inutilmente di coprirsi le tette con le sue manone. Non penso di essermi mai scopato una simile bellezza. Alta poco meno di me. I capelli neri le scendevano lungo la fronte a coprirle un po' gli occhi. Il viso rosso fuoco sembrava disegnato col compasso. Gli occhi furbetti mi guardavano con un misto di voglia e timore. Voleva scopare. Il collo era quasi un tutt'uno con il petto, si riconosceva solamente per qualche piega fuori posto. Le tette erano una favola pornografica per maniaci dell'abbondanza. L'areola era grande quanto un piatto da portata con il capezzolo che veniva fuori prepotentemente a reclamare la sua parte d'attenzione. Il ventre poi era l'apoteosi della fecondita'. Assolutamente non flaccido, la pelle cercava di stirare e trattenere l'adipe e il tutto sembrava sul punto di esplodere. Le sue gambe per un attimo mi ricordarono lo zampone natalizio. Ma solo per un attimo, e mi vergognai subito di quel pensiero. Le grasse gambe della mia Ciccia non avevano niente di animalesca mortadella, ma chiamavano la mia lingua a esplorarle chilometro per chilometro. Non le vidi i piedini in quel momento, ma me li immaginavo cicciotti con le ditona che avrei succhiato come caramellone gommose.
Si avvicino' lentamente al letto e quanto piu' delicatamente possibile vi sali sopra avvicinandosi carponi verso di me. La prima tettata fu micidiale. La zinna destra sbatte' violentemente contro il mio cazzo che resistette all'urto e anzi si induri', eccitato e pronto alla ricerca del buco perduto tra i rotoli di grasso.
Le ordinai di farmi una spagnola. Mi ricordai sorridendo dell'espressione inglese per spagnola, "Dutch Fuck". Lei ridacchio' e io mi vergognai di quella richiesta che sicuramente le avevano gia' fatto tutti i miei predecessori. La sua tecnica mista alle dimensioni delle sue tette mi fecero quasi venire in pochi minuti. Saltai fuori da quelle sue mammelle maledette e dovetti concentrarmi e respirare lentamente per non venire e rovinarmi il piacere. Alla Ciccia scappo una risatina. Questo mi fece incazzare con il troione, ma anche eccitare. Umiliato da una duecento chili di ventenne idiota.
Ora lei si sentiva in comando. Mi guardava dal letto con un sorriso strafottente mentre io cercavo un cazzo di preservativo. La mia incazzatura monto' sempre piu'. Con forza la posizionai sotto di me. Le morsi un capezzolo quasi a sangue e la penetrai affondando contemporaneamente la testa fra la sue tette leccandole convulsamente.
Venni quasi subito. Emise solo un lamento o gemito mentre sentivo la mia sborra continuare a uscire a getti e schiantarsi contro il solito muro di gomma. Usci' da lei. Mi guardo' con aria interrogativa. "Catch a cab", chiamati un taxi, le dissi. Non so come reagi' perche' mi girai dall'altra parte del letto facendo finta di dormire. Ero incazzato, ma non piu' con lei. Umiliato. Non da lei, incolpevole gigantessa. Ma dal mio comportamento. Prima ero eccitato ma adesso mi vergognavo e basta.
Mi sembro' di sentire un singhiozzo poco prima che la porta sbattesse. Sorry, Ciccia.
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