Ritorno a casa, la passione proibita

di
genere
incesti

Era metà giugno e finalmente dopo una sessione estiva relativamente breve, stavo per tornare a casa. La città universitaria era un inferno, il caldo e l'afa permeavano qualunque luogo, specialmente il mio piccolo appartamente, sprovvisto di condizionatore.
Era quasi un anno e mezzo che non tornavo a casa e non vedevo lora di immergermi nella campagna e soprattutto nella freschezza montana.
Erano le 8:30 quando il treno arrivò alla piccola fermata del mio paese, li ad attendermi c'era mia madre, mi accolse stringendomi forte al petto e dandomi un sonoro bacio sulla guancia, io non potei che ricambiare e nell'abbracciarla la sollevai di peso.
-fermo ! Mettimi giù- disse ridendo, mia madre era una donna non molto alta e dal fisico longilineo, anche se non praticava alcuna attività sportiva si mantenava molto bene.
Ci dirigemmo alla macchina e partimmo in dirittua di un bar dove fare colazione, non parlammo molto durante il tragitto, come al solito ci riservammo le conversazioni importanti per il nostro ” momento caffè”.
Giunti al bar ci sedemmo su un tavolino appartato e mentre sorseggiavamo il caffè godendoci larietta fresca mattutina cominciammo a parlare un po.
-Mamma, ma Carlo dov'è ?- avevo subito notato l'assenza del compagno, prima che partissi si muovevano sempre insieme e sembravano una coppietta di ragazzini, non avendo chiamato a casa molto spesso per via degli esami e non sapevo praticamente nulla sull'ultimo anno e mezzo, mi sembrava strana la sua assenza.
-bhe- disse
-diciamo che se ne è andato da un anno circa- le si scurì il viso
-oddio mamma mi dispiace- sinceramente, non trovavo una frase per poterla consolare, non ero molto bravo in queste situazioni, fortunatamente dopo un momento di tristezza inprovvisa il viso le si rasserenò e tornò a sorridere.
-tu invece all'università, trovato qualche ragazza ?- disse soghignando
-dai mamma lo sai che non ne volgio parlare- risi
-ok tanto lo so che il mio bambino si è fatte tutte le ragazze dell'ateneo- mi guardò con gli occhi un po maliziosi, lei era fatta così trovava il peccato ovunque si nascondesse.
-MAMMA !!! ma che cosa dici cazzo !- la guadai per un momento imbronciato, poi scoppiammo a ridere come dei pazzi, con lei era così si parlava di qualcosa di serio e poco dopo partivano le allusioni, ormai non mi scandalizzavo più di tanto.

Il resto della mattinata passò tranquillamente andammo dai parenti, perchè li potessi salutare e nel primo pomeriggio mi riportò a casa e andò al lavoro, mia mamma lavorava come infermiera in una casa per anziani e il giovedì aveva il turno pomeridiano.
Appena entrato in casa posai le valigie in camera mia e andai a fare una bella doccia fresca, una volta ascigato andai a buttare i miei vestiti sudati nel box della roba sporca, e notai che stava effettivamente per trasbordare.
-non hai neanche voglia di fare la lavatrice eh mamma ?!- dissi sorridendo tra me e me, presi l'ammasso di vestiti sporchi e mi diressi verso la lavanderia.
Dividendo i bianchi dai colorati la cosa che più mi saltò all'occhio furono che la stragrande maggioranza della mutandine che trovavo erano umide e emanavano un forte odore eccitante.

Non so come successe ma tra una cosa e l'altra mi eccitai talmente tanto sentendo l'odore di mia madre che comincia a masturbarmi li, in lavanderia e venni sulle mutande che tanto mi facevano inpazzire.
Ripresomi della tumultuosa eccitazione buttai tutto a lavara e mi distesi sulla maca in giardino, accesi una sigaretta e rimasi li a fissare il vuoto senza chiedermi niente, non mi interessava se quello che avevo fatto era giusto o sbagliatto, in quel momento era stato l'animale che è in me a prendere il sopravvento.

Mi svegliai di soprassalto sentendo la voce di mia madre che mi chiamava, guardai l'orologio e mi accorsi che erano ormai le nove di sera, c'era ancora molta luce ma le ombra comminciavano ad allungarsi e l'aria tiepida pomeridiana aveva lasciato spazio a una frizzante brezza serale.
La serata passò tranquilla, mia madre ordinò due pizza da asporto e mangiammo guardando la televisione.
Andai a dormire verso mezzanotte ma non riuscii a prendere sonno.
Verso le due del mattino, non riuscendo proprio ad addormentarmi mi alzai per fumare una sigaretta, ma appena misi piede in corridoio udii provenire dalla stanza di mia madre un lieve e sommesso mugolio, mi accostai alla porta attento a non farmi sentire e udii mia madre respirare profondamente e emettere lievi gemiti, provai a guardare dal buco della serratura ma la stanza era scura e non vedevo nulla, mi rassegnai, ma rimasi in ascolto, sentendo quei gemiti e quel respiro frettoloso e affannato comincia a eccitarmi. Ancora accostato alla parta, misi una mano nei pataloncini che indossavo e cominciai a masturbarmi, ancora una volta ero in preda all'eccitazione, non riuscivo a fermare la mano che continuava a muoversi su e giù lungo il mio pene, senza neanche accorgermi venni nelle mutande ascoltando mia madre masturbarsi.
L'eccitazione pian piano lasciò il posto alla stanchezza, mi ripulii e andai a fumare quella sigaretta che mi aveva condotto all'ascolto di quel erotico concerto.
Ritornato in stanza stramazzai sul letto, rilassato e soddisfatto mi addormentai.

Le giornate successive trascorsero monotone, ma intrise di eccitazione, la mattina accompagnavo mia madre al lavoro, andavo a fare colazione nel solito baretto e poi tornavo di corsa a casa mi immargevo nel Box degli indumenti sporchi e ne riemergevo con le mutandine di mia madre in mano, ancora umide dalla sera prima, mi masturbavo e godevo un mondo. La sera la passavo con lei guardando un film o chiaccherando amabilmente. La notte invece mi posizionavo davanti alla sua porta e aspettavo che il concerto di gemiti e sospiri cominciasse.
Queste erano le miei giornate, pervase da una sorta di normalità mista a una nota agro dolce di erotismo.

Il giovedì pomeriggio della settimana sucessiva al mio arrivo, mia madre come di consueto andò al lavoro e io facendo attenzione a non spostare nulla mi introdussi in camera sua.
Comincia a guardare nei cassetti ammirando la lingerie e sbirciando tra i suoi vestiti più succinti. Mentre ispezzionavo il suo comodino tirai l'ultimo cassetto; vidi due vibratori accostati uno accanto all'altro, li guardai bene, uno era piccolo e verde di circa 10 / 13 cm, laltro era molto grande e scuro circa 24 / 25 cm.
-guarda guarda che grande zozza- dissi ad alta voce, sicuro che nessuno mi potesse sentire.
Decisi quindi sul momento di attuare un piccolo piano, non era preventivato ma in quel momento mi risultò molto interessante.
Presi una scatola da scarpe e vi misi i due dildo e poi nascosi la scatola sopra l'armadio della mia stanza, non so perchè lo feci, ma in quel momento mi semrbò un'idea molto buona, ma soprattutto eccitante.

Quella sera dopo che mia madre andò a coricarsi, mi posizionai fuori dalla sua stanza e ascoltai; la sentii rovistare con forza nel cassetto e imprecare pesantemente, dopo circa trenta minuti di forsennate ricerche udii le molle del letto cigolare e la luce nella stanza, che filtrava da sotto la porta , spegnersi.
Quella sera e per le sere successive non ci furono concerti erotici ad attendermi, solo qualche sospiro nulla di che, anche l'odore delle sue mutandine era quasi completamente sparito, come se non riuscisse più ad eccitarsi. Questo mio piccolo esperimento mi risultava eccitante, ma chi ero io per negare il piacere a mia madre, decisi quindi di aspettare ancora qualche giorno e poi riconcedere alla sua libido gli stumenti che tanto bramava

I giorni passavano e il comportamento di mia madre peggiorava di giorno in giorno, era costantemente irritabile e tesa, potrei osar dire frustrata, per tutto questo periodo però, non si fece scappare nemmeno una volta se sapessi dove fossere o se più semplicemente li avessi io i suoi strumenti di piacere.

Arrivò così mercoledì; prima del suo ritorno dal lavoro decisi di restituirle il maltolto e posizionai nel cassetto i due vibratori, controllando bene, di non chiuderlo del tutto, in modo tale che potesse accorgersi velocemento della loro ricomparsa.
Quando ritornò a casa la viti distrutta e affaticata e la invitai a farsi una doccia fresca per riprendersi un po', così dopo l'avrei fatta anche io, approvò di buon grando questo mio consiglio e si diresse verso il bagno.
Dopo circa una decina di minuti la vidi riemergere dalla sua stanza indossando un vestito a fiori che le arrivava appena sopra le ginocchia e mi fece cenno che il bagno era libero.
Prima di rinfrescarmi però sbirciai nella sua stanza e notai che il cassetto non era più socchiuso ma completamente aperto, con la scusa di prendere un accappatoio pulito nel suo bagno personale, entrai nella sua stanza e sbircia nel cassetto aperto, il piccolo dildo verde non c'era! Mi guardai attorno ma quel piccolo strumento fallico non si trovava da nessuna parte.

Non ci feci molto caso e mi diressi in doccia, terminata quest'ultima, ancora a petto nudo e in pantaloncini mi diressi in cucina per uno spuntino, li trovai mia madre sulla veranda intenta a fissare la campagna.
-allora com'è andata al lavoro oggi ?- chiesi
-bene bene- mi liquidò in fretta e rientrò in cucina, stava per uscire dalla stanza quando mi avvicinai nuovamente ha lei la afferrai per il braccio e le chiesi
-qualcosa non va, sembri strana-
-no, tutto apposto tesoro, oggi sono solamente un po agitata-
-dai siediti, ne possiamo parlare, così magari ti senti meglio- dissi
-non serve tranquillo, la mamma a solo bisogno di un momento per riprendersi-
-dai insisto siediti e dimmi tutto- dissi tirandola per il braccio, il suo volte era corrugato in una espressione quasi di fastidio, la feci sedere sulla sedia e le chiesi cosa le era successo.
-ho problemi al lavoro, con questi nuovi tagli al personale, potrei perdere il posto di lavoro- disse, in tutta risposta, le dissi, che mi dispiaceva e che se potevo fare qualcosa io c'ero, sembrò rilassarsi per un attimo e il suo volto si rassicurò.
Per farle sentire un po' di conforto per i suoi problemi mi alzai e l'abbracciai, la sua testa premeva sul mio petto nudo e le sue braccia si avvolgevano sulla mia schiena, stringendola e con le unghie graffiandola; chiusi in quella tenera morsa mi accorsi che la sua pelle scottava e sudava freddo.
Mi risedetti e sul suo viso vidi un espressione cruciata, aveva la fronte aggrottata e le pupille dilatate
-Mamma hai la febbre ?-
-ma no tesoro sto bene, non è niente- disse con voce titubante e tremolante
-fammi sentire - le appoggiai la mano sulla coscia e mi sporsi verso di lei, misi le mie labbra sulla sua fronte ma in quel momento lei si alzò di scatto e mi guardò negl'occhi, era completamente sudata e il suo viso era rosso paonazzo, il vestitino che indossava era completamente fradicio, lei si voltò e si diresse verso la porta barcollando sempre di più a ogni passo.
Solo allora notai che dall'interno coscia colavano lunghe goccie di ”sudore” che le rigavano le gambe quasi fino ai piedi.
Appena fu uscita dalla prota sussurrai tra me e me :
-ma vuoi vedere che ...-
Scattai in piedi e andai diretto in camera sua, entrando notai il vestitino che poco prima indossava gettato a terra e la porta del suo piccolo bagnetto socchiusa.

Non sapevo cosa fare, dopo quella visione non avevo dubbi, per tutto il tempo da quando era arrivata a casa, mia madre aveva avuto quel piccolo dildo stretto tra le gambe, sentii il mio pene ingrossarsi nelle mutande, una pulsione animalesca mi diceva di entrare in quel bagno e vedere cosa stava succedendo, una vocina però cercava di riportarmi sulla via della decenta, ma questa vocina era flebile e ci mise poco a morire.

Spalancai la parta del bagno e lo spettacolo che vidi mi fece eccitare a tal punto che il prepuzio del pene cominciò a sporgere dai pantaloncini.
Mia madre era praticamente nuda, resisteva solo una spallina del push-up che le copriva mezzo seno, era appoggiata con le braccia al lavello, le gambe erano divaricate e il sedere sporgeva verso l'esterno, le mutandine di pizzo nero erano ragomitolate attorno alla caviglia destra e per terra ancora vibrande il piccolo dildo verde si dimenava, ricoperto di fluidi corporei.

Entrai nel bagno e chiusi la parta dietro di me, mia madre aveva lo sguardo vitreo perso nel nulla, mi avvicinai e le scostai i capelli dagli occhi, lei mi guardò e provò a parlare ma appena le appoggiai la mano sulla schiena, una serie di spasmi invasero il suo corpo, mugolò e gemette.
Senza dire niente mi abbassai i pantaloncini e rimasi nudo davanti a lei, i suoi occhi mi squadrarono da testa a piedi, ma non si mosse non si scostò.
-T.t.tesoro, n..-
-shhh mamma, adesso farò io qualcosa per te ok ?-
Non rispose, si limitò a mordicchiarsi il labbro e a far un debole sue e giù con la testa.

Le girai attorno e le accarezzai la schiena, sganciai il ferretto e con molta calma le tolsi il reggiseno; poi le accarezzai il culetto ancora sodo e mi chinai, inserrii la faccia tra quelle perfette natiche e nel momento in cui la leccai esplose in un gemito di passione.
Le leccai la vagina fino a farla venire i suoi gemiti mi facevano eccitare sempre di più e il sapore dei suoi succhi mi rendevano sempre più animalesco, quando mi sollevai di nuovo in piedi, le guardai il volto attraverso lo specchio, non era più corrugato era rilassato e pervaso da una insana passione.
Non ce la facevo più ero troppo eccitato, lo misi dentro, la figa di mia mamma si strinse attorno a me i suoi gemiti mi motivavano e pompavo con tutta la forza che avevo in corpo; le afferrai le tette e le stizzai i capezzoli, in quel momento la sua vagina cominciò a risucchiarmi il pene sempre di più e gli spasmi ricominciarono, urla di piacere proruppero dalla sua bocca.
-NON TI FERMARE AMORE !!!- urlò in un ratolo di godimento
-Ti piace mamma ?- riuscii a sussurrarle nell'orecchio
-SI !! SI !! SI MI PIACE, SCOPA LA MAMMA !!!-
Udendo quella frase cominciai a aumentare la velocità mentre mamma assecondava ogni sigolo movimento con il suo culo, le baciai la schiena e le strizzai i capezzoli ancora una volta, ero talmente preso da questa perversa passione che quasi non mi accorsi di stare per venire.
-Mamma sto per venire -
-Tiralo fuori tesoro, vienimi fuori !!!- disse tra un urletto e l'altro
-Non so se ce la faccio, non riesco a ferm...-
In quel momento il mio pene si contrasse e cominciai a riempire la vagina di mia mamma con il mio sperma, con un ultimo disprato movimento riuscii a estrarre il pene e finii di venire sulla sua schiena.

Stremati e accaldati dopo tutto questo lussurioso atto, cademmo atterra e ci avvinghiammo in un abbraccio erotico blasfermo, incapaci di muoverci, ancora intrisi della passione perversa che tanto ci piaceva. Rimanemmo li, senza parlare, comunicando solo attraverso i nostri corpi.
di
scritto il
2018-06-25
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