A casa di mia cugina - 2^ parte
di
wolfabio1
genere
etero
“Cristina ma che fai?” dissi provando a scansarla.
“Quello che desideri da una vita, te lo leggo negli occhi e la sai una cosa, la desidero anche io, da anni”.
Non riuscii più a opporre resistenza. Cristina mi lasciò scivolare sul letto, mi tolse rapidamente maglietta e boxer e li fece volare via insieme con la sua canottiera. Prese il mio cazzo tra le mani e lo fece sparire nella sua bocca inginocchiata sul letto al mio fianco. Le accarezzai quel culetto perfetto e poi mi diressi sulla sua fighetta perfettamente rasata. Era già bagnata fradicia e pronta per accogliere il mio pisello.
Già, il mio pisello. Inerme non mostrava nessuna reazione alle cure amorose della sua bocca. La sega di qualche minuto fa in bagno e la serie infinita di emozioni lo avevano reso inoffensivo. Cristina continuò affannosamente a lavorare di bocca, ma anche se mi sentivo eccitatissimo non c’era alcuna reazione.
Continuò ancora qualche minuto poi si arrese: “Aspettavo questo momento da sempre e mi ripaghi così? Sono eccitata da morire, mi farei fare qualsiasi cosa”.
La tirai a me, la baciai e poi lasciai scorrere la mia lingua sul suo corpo, su quelle due opere d’arte che adornavano il suo petto e poi giù fino al suo centro di piacere. Si inginocchiò praticamente sulla mia bocca e cominciai a leccargliela come se fosse la cosa più buona del mondo. Sentivo il suo piacere scivolarmi sul viso, come quando ci si lascia andare con l’anguria. La sentii venire sotto i colpi della mia lingua mentre stringeva la mia testa tra le sue cosce. Fu a quel punto che il mio cazzo si risvegliò.
“Ti voglio” le urlai quasi. Lei si girò, vide finalmente il mio cazzo in tutta la sua erezione e ci saltò sopra finendo l’orgasmo col mio cazzo dentro di lei.
Era un turbinio di piacere, la vedevo divincolarsi e contorcersi, quasi mi dette una testata gettandosi in avanti gemendo ancora di piacere.
“Ti prego non fermarti, non fermarti, scopami ancora” mi gridò in un orecchio e allora afferrai quelle chiappe sode tra le mie mani e cominciai a pomparla da sotto. Il mio cazzo stava nuotando in un mare di piacere, era bagnata da far schifo, le scivolavo dentro come se fosse ricoperta d’olio.
La sentii gemere ancora, stava per raggiungere un secondo orgasmo. La girai e la poggiai sul letto a pancia sopra, le divaricai le gambe e poggiai i suoi talloni sulle mie spalle continuando a pomparla senza sosta. Ormai non capivo più se godeva di piacere o piangeva di dolore. Le tappai la bocca con una mano mentre lei cercava di divincolarsi dalla mia presa. Pompai ancora qualche secondo poi mi fermai. Ansimava, probabilmente era la prima volta nella sua vita che raggiungeva un secondo orgasmo. Avevo il cazzo in fiamme, ma ancora avevo cartucce da sparare grazie alla sega di prima in bagno. La girai a pancia sotto, le raccolsi i capelli in una coda e le tirai la testa all’indietro sussurrandole nell’orecchio se avesse mai provato a prenderlo dietro.
Mi rispose solamente LO VOGLIO. Provai a penetrarla ma il suo culetto era troppo stretto, le infilai un dito, non fece troppa resistenza ed aiutandomi col liquido che raccoglievo dalla sua fica riuscii a farmi strada dietro di lei, finchè non fece un lungo respiro e si lasciò andare. Il suo buchetto sembrava essersi allargato abbastanza quando mi disse: “aspetta”.
Aprì il cassetto del comodino e tirò fuori del lubrificante intimo. Me lo porse e si ributtò sul letto. Le misi un cuscino sotto la pancia per alzarle ulteriormente il culetto e riempii il suo buchino col lubrificante. Entrai lentamente ma in breve mi feci strada per tutta la lunghezza dell’asta. Mi inginocchiai dietro di lei e cominciai a possederla anche così, tenendo strette tra le mani quelle chiappette piccole e sode.
Tirai avanti così qualche minuto mentre lei era ormai una massa d’argilla da plasmare, potevo fare di lei qualsiasi cosa. Aveva smesso di stare sui gomiti ed era ormai sprofondata sul letto senza porre più la minima resistenza.
“Vengo” dissi e lei si fece in avanti, si girò, e mi tirò a sè prendendomi per il cazzo. Mi segò qualche istante poi rivolse il mio cazzo verso il suo corpo. Le lanciai qualche fiotto di sperma calda tra le tette, altre gocce si persero sul suo ventre mentre lei continuava a segarmi.
Cominciava a farmi male, quindi la fermai. Lei si passò le mani dove sentiva la sborra e se la spalmò tutta addosso, prima di portare i palmi alla bocca e leccarli avidamente.
Crollai sul letto accanto a lei. Chiusi gli occhi. Sentivo il suo respiro rotto da una specie di singhiozzo. Mi girai, la bocca era un ghigno inespressivo mentre dagli occhi le rotolava fuori una lacrima.
“Tutto bene?” le dissi.
Lei sorrise e poi mi disse: “non lo so, sono tutta un crampo”.
La abbracciai, i nostri corpi viscidi di sudore si incontrarono ancora.
Si lasciò andare a un lungo pianto che non capii. Poi si addormentò tra le mie braccia ed io chiusi gli occhi.
- continua -
“Quello che desideri da una vita, te lo leggo negli occhi e la sai una cosa, la desidero anche io, da anni”.
Non riuscii più a opporre resistenza. Cristina mi lasciò scivolare sul letto, mi tolse rapidamente maglietta e boxer e li fece volare via insieme con la sua canottiera. Prese il mio cazzo tra le mani e lo fece sparire nella sua bocca inginocchiata sul letto al mio fianco. Le accarezzai quel culetto perfetto e poi mi diressi sulla sua fighetta perfettamente rasata. Era già bagnata fradicia e pronta per accogliere il mio pisello.
Già, il mio pisello. Inerme non mostrava nessuna reazione alle cure amorose della sua bocca. La sega di qualche minuto fa in bagno e la serie infinita di emozioni lo avevano reso inoffensivo. Cristina continuò affannosamente a lavorare di bocca, ma anche se mi sentivo eccitatissimo non c’era alcuna reazione.
Continuò ancora qualche minuto poi si arrese: “Aspettavo questo momento da sempre e mi ripaghi così? Sono eccitata da morire, mi farei fare qualsiasi cosa”.
La tirai a me, la baciai e poi lasciai scorrere la mia lingua sul suo corpo, su quelle due opere d’arte che adornavano il suo petto e poi giù fino al suo centro di piacere. Si inginocchiò praticamente sulla mia bocca e cominciai a leccargliela come se fosse la cosa più buona del mondo. Sentivo il suo piacere scivolarmi sul viso, come quando ci si lascia andare con l’anguria. La sentii venire sotto i colpi della mia lingua mentre stringeva la mia testa tra le sue cosce. Fu a quel punto che il mio cazzo si risvegliò.
“Ti voglio” le urlai quasi. Lei si girò, vide finalmente il mio cazzo in tutta la sua erezione e ci saltò sopra finendo l’orgasmo col mio cazzo dentro di lei.
Era un turbinio di piacere, la vedevo divincolarsi e contorcersi, quasi mi dette una testata gettandosi in avanti gemendo ancora di piacere.
“Ti prego non fermarti, non fermarti, scopami ancora” mi gridò in un orecchio e allora afferrai quelle chiappe sode tra le mie mani e cominciai a pomparla da sotto. Il mio cazzo stava nuotando in un mare di piacere, era bagnata da far schifo, le scivolavo dentro come se fosse ricoperta d’olio.
La sentii gemere ancora, stava per raggiungere un secondo orgasmo. La girai e la poggiai sul letto a pancia sopra, le divaricai le gambe e poggiai i suoi talloni sulle mie spalle continuando a pomparla senza sosta. Ormai non capivo più se godeva di piacere o piangeva di dolore. Le tappai la bocca con una mano mentre lei cercava di divincolarsi dalla mia presa. Pompai ancora qualche secondo poi mi fermai. Ansimava, probabilmente era la prima volta nella sua vita che raggiungeva un secondo orgasmo. Avevo il cazzo in fiamme, ma ancora avevo cartucce da sparare grazie alla sega di prima in bagno. La girai a pancia sotto, le raccolsi i capelli in una coda e le tirai la testa all’indietro sussurrandole nell’orecchio se avesse mai provato a prenderlo dietro.
Mi rispose solamente LO VOGLIO. Provai a penetrarla ma il suo culetto era troppo stretto, le infilai un dito, non fece troppa resistenza ed aiutandomi col liquido che raccoglievo dalla sua fica riuscii a farmi strada dietro di lei, finchè non fece un lungo respiro e si lasciò andare. Il suo buchetto sembrava essersi allargato abbastanza quando mi disse: “aspetta”.
Aprì il cassetto del comodino e tirò fuori del lubrificante intimo. Me lo porse e si ributtò sul letto. Le misi un cuscino sotto la pancia per alzarle ulteriormente il culetto e riempii il suo buchino col lubrificante. Entrai lentamente ma in breve mi feci strada per tutta la lunghezza dell’asta. Mi inginocchiai dietro di lei e cominciai a possederla anche così, tenendo strette tra le mani quelle chiappette piccole e sode.
Tirai avanti così qualche minuto mentre lei era ormai una massa d’argilla da plasmare, potevo fare di lei qualsiasi cosa. Aveva smesso di stare sui gomiti ed era ormai sprofondata sul letto senza porre più la minima resistenza.
“Vengo” dissi e lei si fece in avanti, si girò, e mi tirò a sè prendendomi per il cazzo. Mi segò qualche istante poi rivolse il mio cazzo verso il suo corpo. Le lanciai qualche fiotto di sperma calda tra le tette, altre gocce si persero sul suo ventre mentre lei continuava a segarmi.
Cominciava a farmi male, quindi la fermai. Lei si passò le mani dove sentiva la sborra e se la spalmò tutta addosso, prima di portare i palmi alla bocca e leccarli avidamente.
Crollai sul letto accanto a lei. Chiusi gli occhi. Sentivo il suo respiro rotto da una specie di singhiozzo. Mi girai, la bocca era un ghigno inespressivo mentre dagli occhi le rotolava fuori una lacrima.
“Tutto bene?” le dissi.
Lei sorrise e poi mi disse: “non lo so, sono tutta un crampo”.
La abbracciai, i nostri corpi viscidi di sudore si incontrarono ancora.
Si lasciò andare a un lungo pianto che non capii. Poi si addormentò tra le mie braccia ed io chiusi gli occhi.
- continua -
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