Illuminazione
di
oleandro
genere
dominazione
Padrona adorata,
ho finalmente capito meglio cosa sia successo nell’infausta serata della settimana scorsa. Non ho difficoltà ad ammettere che l’ultima punizione, un’intera settimana di silenzio, è stata durissima da realizzare ma decisiva per guardare a fondo nel mio animo e capire meglio la mia condizione.
Durante questa settimana ho avuto modo di ripensare all’infausta serata. Credo che potrei descrivere in tempo reale cosa sia successo quella sera per le molte volte che l’ho passata in rassegna nella mia memoria.
Ricordo benissimo com’è iniziata la serata. Mi aveva detto di preparare un buon aperitivo perché sarebbe venuto un suo amico, il sig. Mario. A me il sig. Mario sta molto simpatico anche perché non si è mai sentito in imbarazzo di fronte a comportamenti che possono sembrare bizzarri, come servirla a tavola vestito da cameriera o massaggiarle i piedi mentre lei guarda la televisione, o ancora baciarle le mani dopo che mi ha dato uno schiaffo per punire qualche mia manchevolezza. Anzi direi che più volte mi ha mostrato un sentimento di simpatia, e comunque mai di commiserazione. Odio chi prova pena per la condizione servile che ho, comunque, scelto.
Riconosco, però, che ho provato un certo imbarazzo quando l’altra sera, con lui presente, mi ha ordinato di spogliarmi e di leccarle i piedi, ma dopo qualche esitazione di troppo ho obbedito a questo ordine, sia pure a malincuore. Sono certo che la mia devozione avrà lasciato a desiderare, spero che lei abbia capito, scusi l’arroganza, che lo faceva controvoglia solo a causa dell’imbarazzo. Ma il risultato è che son stato penoso. La situazione era penosa anche per me. Cosi ho accolto come una liberazione quando lei mi infastidita mi ha detto:
“Ok, basta, così. C’ bisogno di un ripasso. Adesso striscia verso il centro della stanza, dove ci sono le mattonelle colorate. Li rimettiti a quattro zampe e allunga allungherai le braccia in avanti, in modo che la faccia arrivi vicino a terra e le braccia siano tra loro parallele.” Il mio cuore batteva a mille, conoscevo quella posizione e la temevo. Lei si posizionò davanti davanti a me, con i suoi piedi nudi salì sulle mie mani, fortunatamente mise talloni sulle dita e non sul palmo della mano e con un frustino e per 15 volte mi colpi il culo che era ben in vista. Il primo colpo fu leggero, ma ci fu un crescendo e al dodicesimo non riusci più a tenere la posizione. Riusci ad evitare di muovere le mani evitando di farla cadere, ma mossi le gambe nel tentativo di modificare il luogo in cui cadevano i colpi e mi ritrovai banalmente sdraiato a terra. Proprio in quel momento, il sig Mario si era avvicianto a noi e con il suo accento francese aveva detto: “Ma Cher, sei meravigliosa che eleganza, sei una domatrice di grande eleganza”. Mentre finiva la frase tutto il castello, era caduto mi ero mosso in modo scomposto mostrando tutti i limiti del mio addestramento. E aggiunse: “Amica mia, ho sempre apprezzato l’eleganza delle tue posizioni e delle punizioni, ma non devi sottovalutare i fondamentali. Lo hai mai inculato? Il frustinoo, per quanto doloroso non basta con soggetti come lui. L’ho osservato bene ti adora e mi è simpatico, ma c’è in lui una resistenza a ciò che non gli piace che trovo inaccettabile”.
- “cosa intendi esattamente?”
- ma si vede che non ha la mente sgombra. Ti obbedisce, non posso negarlo, ma si capisce sempre se lo fa con piacere o di malavoglia. Uno schivo deve provare piacere nel servire il padrone, indipendentemente da cosa gli è richiesto.
- C’è un residuo di indipendenza di giudizio su cui bisogna lavorare. Per esempio, poco fa quando abbiamo preso l’aperitivo, era stato bravo e lo sapeva. Ma non volevo solleticare il suo orgoglio, cosi gli ho detto che preferivo l’acqua un po’ più fresca. E lui mi ha guardato un po’ deluso, ma non perché l’acqua non mi era gradita ma perché tra tante cose mi fermassi sull’acqua. Non si aspettava che me ne accorgessi e mi sembrava infastidito. Cosi mi ha portato un bicchier d’acqua acqua ghiacciata e porgendola mi ha chiesto se andasse bene in modo a dir poco sfrontato. Conosco questo atteggiamento, va estirpato presto nel suo stesso interesse o vivrà malissimo quando l’addestramento successivo.
Purtroppo era tutto vero. Divenni tutto rosso perché riconoscevo la verità delle sue parole e il cazzo era in piena erezione.
E lei ha detto: Ok. Fai tu.
Lui: bene, guarda che succede e fermami quando pensi che vada oltre il vostro addestramento. Poi rivolto a me. Andiamo signorino, hai dato uno spettacolo ridicolo, comunque basta commedia, alzati e vai a prendere un bicchiere d’acqua fresca.
Io corsi e portai un bicchiere di acqua fresca, miscelando po di acqua dal frigo e un po di acqua ambiente.
Lui: bene, dunque lo sai cosa significa acquafresca. E perché prima mi hai portato l’acqua ghiacciata?
Io: le chiedo scusa, volevo servire il coktail alla mia padrona.
Lui: Se io sono ospite della tua padrona, servire me è come servire lei. Mani dietro la schiena. Come voglio l’acqua io?
Io: Fresca, signore.
Lui: Ogni lettera di “fresca” un ceffone. E cominciò a schiaffeggiarmi.
Lei: E questi te li do io: altri sei ceffoni.
Lui: adesso vai a prednere un bhicchiere di acqua gelata.
Al mio ritorno. Un nuovo ordine: sdraiati supino sul tavolo. Gambe in alto e mani alle caviglie. Ero terribilmente esposto alla vista e con mio fastidio il mio cazzo era prepotenetemente eretto.
Lui: Senti l’acqua ambiente e mi versa un bicchiere di acqua sulla faccia e adesso senti l’acqua gelata. E mi versa un bicchiere sui genitali. Piu doloroso di una frustata. Il mio cazzo di ritrae immediatamente e lui m’infila un dito in culo.
Il dolore e l’umiliazione sono stati stati tremendi, le sembrerà strano che dico cosi, dopo tutto quello che mi ha abituato a subire, ma se bene quanto tenessi alla mia inviolabilità maschile. Ricorderà che, quando parlammo la prima volta, le dissi chiaramente che non sono gay e non voglio diventarlo e lei mi tranquillizzo dicendo che lei i gay proprio non li sopporta, non era quello che intendevo ma la sua frase esagerata mi tranquillizzò. E per questo che ho reagito così male con lei e con il sig. Mario. Ancora non riesco a capire come posso aver detto: “Che cazzo pensi di fare. Frocio!”. Spero che un giorno potremo dimenticare, anzi spero che potremo andare avanti senza dimenticare mai quanto potente sia la radice della ribellione e dell’insolenza che senza la sua guida sicura mi porterebbe presto a perderere lo straordinario lavoro fin qui fatto.
Il suo sguardo gelido e la sua voce metallica con cui mi ha detto: “Via da questa casa. Fino a nuovo ordine” All’inizio mi sono sembrati una liberazione. Non ho mai messo indiscussione che lei sia la mia Padrona, glielo assicuro. E il suo “Via da questa casa” sarebbe stato terribili se non fosse stato accompagnato da “fino a nuovo ordine” che lasciava sperare bene. L’ordine poi è arrivato per sms: “Per una settimana, proibizione di uscire di casa se non per andare a lavorare, niente televisione, niente computer se non per controllare la mail la sera, niente telefono, due pasti al giorno costituiti da pasta con lattuga (bollita alla sera, e cruda al mattino)e soprattutto la pena del silenzio (tranne in ufficio solo se strettamente indispensabile).
La punizione è stata durissima, forse anche più di quello che mi è sembrata leggendo il suo sms. Ma mai, e sono orgoglioso di dirlo ho messo in discusssione la nostra relazione e il suo dominio. La prova più difficile è stata quella del silenzio. Avrei voluto parlare con lei, provare a chiarire la situazione, ero divorato dal desiderio di adorarla, ma anche confuso non capivo come un atto così importante come farmi vivere un’esperienza omosessuale non fosse accompagnata da alcuna spiegazione. Cosa aveva inteso fare? voleva provare il suo dominio assoluto contro ogni nostro patto?
Improvvisamente ho capito di aver frainteso, lei non voleva trasformarmi in un omosessuale perché uno schiavo non è né omosessuale né eterosessuale. In un rapporto di schiavitù non c’è omosessualità né eterosessualità, ma dominazione e sottomissione, uno schiavo è semplicemente della sua padrona. Per uno schiavo il piacere erotico passa attraverso il compiacemento del proprio padrone. Uno schiavo ha delle inclinazioni erotiche che lo portano a accettare un padrone, maschio o femmina che sia, forse c’è in questo un riflesso di ciò che nelle persone “normali” si dice inclinazione sessuale, ma appunto uno schiavo è in cerca di un padrone.
Un uomo che fa l’amore con un altro uomo è omosessuale. Uno schiavo che viene inculato suordine del proprio padrone a un uomo è semplicemente uno schiavo ubbidiente. Del resto quando si prende un cane, e lo si sceglie maschio o femmina lo si sceglie in base ad alcune caratteristiche, e non è una scelta che ha niente a che fare con le proprie inclinazioni erotiche. Il rapporto con lo schiavo è certamente diverso, ma non direi che un padrone maschio è omosessuale perché ha uno schiavo mascio..
Io non so perché alcuni nasciamo schiavi ed altri padroni, non è compito mio indagare i misteri dell’universo, posso solo prendere atto della mia natura e vivere al meglio, cercando di dare un senso a questa natura e offrendomi ad un padrone/a, senza remore tipiche dei rapporti normali. Come apprezziamo la fedeltà e la riconoscenza dei cani, così apprezziamo lo schiavo che si sottomette con gratitudine al suo padrone.
Credo di aver capito la lezione e sono pronto per le nuove esperienze cui vorrà condurmi.
ho finalmente capito meglio cosa sia successo nell’infausta serata della settimana scorsa. Non ho difficoltà ad ammettere che l’ultima punizione, un’intera settimana di silenzio, è stata durissima da realizzare ma decisiva per guardare a fondo nel mio animo e capire meglio la mia condizione.
Durante questa settimana ho avuto modo di ripensare all’infausta serata. Credo che potrei descrivere in tempo reale cosa sia successo quella sera per le molte volte che l’ho passata in rassegna nella mia memoria.
Ricordo benissimo com’è iniziata la serata. Mi aveva detto di preparare un buon aperitivo perché sarebbe venuto un suo amico, il sig. Mario. A me il sig. Mario sta molto simpatico anche perché non si è mai sentito in imbarazzo di fronte a comportamenti che possono sembrare bizzarri, come servirla a tavola vestito da cameriera o massaggiarle i piedi mentre lei guarda la televisione, o ancora baciarle le mani dopo che mi ha dato uno schiaffo per punire qualche mia manchevolezza. Anzi direi che più volte mi ha mostrato un sentimento di simpatia, e comunque mai di commiserazione. Odio chi prova pena per la condizione servile che ho, comunque, scelto.
Riconosco, però, che ho provato un certo imbarazzo quando l’altra sera, con lui presente, mi ha ordinato di spogliarmi e di leccarle i piedi, ma dopo qualche esitazione di troppo ho obbedito a questo ordine, sia pure a malincuore. Sono certo che la mia devozione avrà lasciato a desiderare, spero che lei abbia capito, scusi l’arroganza, che lo faceva controvoglia solo a causa dell’imbarazzo. Ma il risultato è che son stato penoso. La situazione era penosa anche per me. Cosi ho accolto come una liberazione quando lei mi infastidita mi ha detto:
“Ok, basta, così. C’ bisogno di un ripasso. Adesso striscia verso il centro della stanza, dove ci sono le mattonelle colorate. Li rimettiti a quattro zampe e allunga allungherai le braccia in avanti, in modo che la faccia arrivi vicino a terra e le braccia siano tra loro parallele.” Il mio cuore batteva a mille, conoscevo quella posizione e la temevo. Lei si posizionò davanti davanti a me, con i suoi piedi nudi salì sulle mie mani, fortunatamente mise talloni sulle dita e non sul palmo della mano e con un frustino e per 15 volte mi colpi il culo che era ben in vista. Il primo colpo fu leggero, ma ci fu un crescendo e al dodicesimo non riusci più a tenere la posizione. Riusci ad evitare di muovere le mani evitando di farla cadere, ma mossi le gambe nel tentativo di modificare il luogo in cui cadevano i colpi e mi ritrovai banalmente sdraiato a terra. Proprio in quel momento, il sig Mario si era avvicianto a noi e con il suo accento francese aveva detto: “Ma Cher, sei meravigliosa che eleganza, sei una domatrice di grande eleganza”. Mentre finiva la frase tutto il castello, era caduto mi ero mosso in modo scomposto mostrando tutti i limiti del mio addestramento. E aggiunse: “Amica mia, ho sempre apprezzato l’eleganza delle tue posizioni e delle punizioni, ma non devi sottovalutare i fondamentali. Lo hai mai inculato? Il frustinoo, per quanto doloroso non basta con soggetti come lui. L’ho osservato bene ti adora e mi è simpatico, ma c’è in lui una resistenza a ciò che non gli piace che trovo inaccettabile”.
- “cosa intendi esattamente?”
- ma si vede che non ha la mente sgombra. Ti obbedisce, non posso negarlo, ma si capisce sempre se lo fa con piacere o di malavoglia. Uno schivo deve provare piacere nel servire il padrone, indipendentemente da cosa gli è richiesto.
- C’è un residuo di indipendenza di giudizio su cui bisogna lavorare. Per esempio, poco fa quando abbiamo preso l’aperitivo, era stato bravo e lo sapeva. Ma non volevo solleticare il suo orgoglio, cosi gli ho detto che preferivo l’acqua un po’ più fresca. E lui mi ha guardato un po’ deluso, ma non perché l’acqua non mi era gradita ma perché tra tante cose mi fermassi sull’acqua. Non si aspettava che me ne accorgessi e mi sembrava infastidito. Cosi mi ha portato un bicchier d’acqua acqua ghiacciata e porgendola mi ha chiesto se andasse bene in modo a dir poco sfrontato. Conosco questo atteggiamento, va estirpato presto nel suo stesso interesse o vivrà malissimo quando l’addestramento successivo.
Purtroppo era tutto vero. Divenni tutto rosso perché riconoscevo la verità delle sue parole e il cazzo era in piena erezione.
E lei ha detto: Ok. Fai tu.
Lui: bene, guarda che succede e fermami quando pensi che vada oltre il vostro addestramento. Poi rivolto a me. Andiamo signorino, hai dato uno spettacolo ridicolo, comunque basta commedia, alzati e vai a prendere un bicchiere d’acqua fresca.
Io corsi e portai un bicchiere di acqua fresca, miscelando po di acqua dal frigo e un po di acqua ambiente.
Lui: bene, dunque lo sai cosa significa acquafresca. E perché prima mi hai portato l’acqua ghiacciata?
Io: le chiedo scusa, volevo servire il coktail alla mia padrona.
Lui: Se io sono ospite della tua padrona, servire me è come servire lei. Mani dietro la schiena. Come voglio l’acqua io?
Io: Fresca, signore.
Lui: Ogni lettera di “fresca” un ceffone. E cominciò a schiaffeggiarmi.
Lei: E questi te li do io: altri sei ceffoni.
Lui: adesso vai a prednere un bhicchiere di acqua gelata.
Al mio ritorno. Un nuovo ordine: sdraiati supino sul tavolo. Gambe in alto e mani alle caviglie. Ero terribilmente esposto alla vista e con mio fastidio il mio cazzo era prepotenetemente eretto.
Lui: Senti l’acqua ambiente e mi versa un bicchiere di acqua sulla faccia e adesso senti l’acqua gelata. E mi versa un bicchiere sui genitali. Piu doloroso di una frustata. Il mio cazzo di ritrae immediatamente e lui m’infila un dito in culo.
Il dolore e l’umiliazione sono stati stati tremendi, le sembrerà strano che dico cosi, dopo tutto quello che mi ha abituato a subire, ma se bene quanto tenessi alla mia inviolabilità maschile. Ricorderà che, quando parlammo la prima volta, le dissi chiaramente che non sono gay e non voglio diventarlo e lei mi tranquillizzo dicendo che lei i gay proprio non li sopporta, non era quello che intendevo ma la sua frase esagerata mi tranquillizzò. E per questo che ho reagito così male con lei e con il sig. Mario. Ancora non riesco a capire come posso aver detto: “Che cazzo pensi di fare. Frocio!”. Spero che un giorno potremo dimenticare, anzi spero che potremo andare avanti senza dimenticare mai quanto potente sia la radice della ribellione e dell’insolenza che senza la sua guida sicura mi porterebbe presto a perderere lo straordinario lavoro fin qui fatto.
Il suo sguardo gelido e la sua voce metallica con cui mi ha detto: “Via da questa casa. Fino a nuovo ordine” All’inizio mi sono sembrati una liberazione. Non ho mai messo indiscussione che lei sia la mia Padrona, glielo assicuro. E il suo “Via da questa casa” sarebbe stato terribili se non fosse stato accompagnato da “fino a nuovo ordine” che lasciava sperare bene. L’ordine poi è arrivato per sms: “Per una settimana, proibizione di uscire di casa se non per andare a lavorare, niente televisione, niente computer se non per controllare la mail la sera, niente telefono, due pasti al giorno costituiti da pasta con lattuga (bollita alla sera, e cruda al mattino)e soprattutto la pena del silenzio (tranne in ufficio solo se strettamente indispensabile).
La punizione è stata durissima, forse anche più di quello che mi è sembrata leggendo il suo sms. Ma mai, e sono orgoglioso di dirlo ho messo in discusssione la nostra relazione e il suo dominio. La prova più difficile è stata quella del silenzio. Avrei voluto parlare con lei, provare a chiarire la situazione, ero divorato dal desiderio di adorarla, ma anche confuso non capivo come un atto così importante come farmi vivere un’esperienza omosessuale non fosse accompagnata da alcuna spiegazione. Cosa aveva inteso fare? voleva provare il suo dominio assoluto contro ogni nostro patto?
Improvvisamente ho capito di aver frainteso, lei non voleva trasformarmi in un omosessuale perché uno schiavo non è né omosessuale né eterosessuale. In un rapporto di schiavitù non c’è omosessualità né eterosessualità, ma dominazione e sottomissione, uno schiavo è semplicemente della sua padrona. Per uno schiavo il piacere erotico passa attraverso il compiacemento del proprio padrone. Uno schiavo ha delle inclinazioni erotiche che lo portano a accettare un padrone, maschio o femmina che sia, forse c’è in questo un riflesso di ciò che nelle persone “normali” si dice inclinazione sessuale, ma appunto uno schiavo è in cerca di un padrone.
Un uomo che fa l’amore con un altro uomo è omosessuale. Uno schiavo che viene inculato suordine del proprio padrone a un uomo è semplicemente uno schiavo ubbidiente. Del resto quando si prende un cane, e lo si sceglie maschio o femmina lo si sceglie in base ad alcune caratteristiche, e non è una scelta che ha niente a che fare con le proprie inclinazioni erotiche. Il rapporto con lo schiavo è certamente diverso, ma non direi che un padrone maschio è omosessuale perché ha uno schiavo mascio..
Io non so perché alcuni nasciamo schiavi ed altri padroni, non è compito mio indagare i misteri dell’universo, posso solo prendere atto della mia natura e vivere al meglio, cercando di dare un senso a questa natura e offrendomi ad un padrone/a, senza remore tipiche dei rapporti normali. Come apprezziamo la fedeltà e la riconoscenza dei cani, così apprezziamo lo schiavo che si sottomette con gratitudine al suo padrone.
Credo di aver capito la lezione e sono pronto per le nuove esperienze cui vorrà condurmi.
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