Figlio di Puttana: il suo Uomo

di
genere
incesti

Vedo come mio figlio mi guarda.
Da quando mi ha avuta, quel fatale, terribile e fantastico pomeriggio, in me non vede più sua madre: attraferso il velo del disprezzo e del possesso, lui ora mi guarda come una femmina da usare e possedere.
E a me va benissimo così.

Sono passati solo pochi giorni, e nonè successo niente, ma io ho vissuto le mie giornate nell’attesa di uno sguardo, di un segno di attenzione qualsiasi da parte del mio nuovo uomo.
Non da parte di mio marito, che è sempre lo stesso splendido essere umano, buono e distaccato, cerebrale e privo di passione di sempre. E neppure da parte di mio figlio, che continua a chiamarmi “mamma” e a comportarsi da bravo adolescente: ma da parte di Lui, il giovane uomo che mi chiama “Anna” quando mi comporto bene oppure “troia” quando sono cattiva, colui che mi ha conquistata e che ora possiede il mio corpo e la mia anima per farne ciò che meglio gli aggrada.
Mio figlio quasi mi ignora, ma Lui, Gianni, mi tiene a stecchetto.
Mi elemosina i cenni più minuscoli di attenzione, e più mi tiene a distanza, più io anelo il suo tocco o anche solo le sue parole.
Mi masturbo tutti i giorni, freneticamente, pensando a lui… Ricordando le sue mani sui miei seni, le sue labbra sul mio collo, la sua lingua nella mia bocca, il suo cazzo nella mia figa… Il suo profumo mi accompagna tutto il giorno, anche quando è a scuola o con gli amici: sono sua madre e lavo le sue cose, quindi non è un problema procurarmi le sue magliette usate.
Ho curiosato fra le sue cose, cercando indizi su cosa gli piaccia in particolare delle donne. Ho visto quali film guarda in streaming, studiato i poster che ha in camera, osservato come vestono le compagne di scuola che mi sembra guardare con più interesse…
Poi sono stata in città a fare acquisti.
Ho comprato una ninigonna jeans da ventenne, scolorita e con l’orlo tutto sdrucito, e un paio di shorts dello stesso stile, che hanno fatto storcere il naso a Saverio. Naturalmente mio marito non si è permesso di commentare, ma la sua disapprovazione è evidente, e questo mi piace.
Ho preso anche una camicetta coloniale a maniche corte, e la indosso senza reggiseno e generosamente aperta sul davanti: in questo caso il maritino ha gradito, e mi fa piacere che apprezzi anche lui, anche se non è la persona che intendo gratificare.
Niente più tute da ginnastica blusanti in giro per casa: sono comode, ma non attirano lo sguardo del mio uomo, ed è solo per lui che mi vesto ora.
Quando mi vede con le gambe di fuori e con i tacchi alti, sento il suo sguardo accarezzarmi la pelle scoperta, e i capezzoli mi si induriscono di colpo.
Non so se e quando mi prenderà di nuovo, ma l’attesa è un supplizio eccitante e non mi pesa affatto.
Con quel che resta della mia mente razionale, mi viene da pensare che sarebbe meglio non lo facesse mai più.
Ma con il cervello che ho fra le gambe, non posso fare a meno di spasimare per il momento in cui mi possiederà ancora, e fantastico di come avverrà…

Arriva il sabato, e siamo ancora a casa tutti e tre.
Saverio propone una pizza insieme; io mi aspetto che Gianni ci dica che andrà con i suoi amici, ma lui mi sorprende.
- No, andiamo al ristorante a mangiare pesce, invece – dice, con tono sicuro, guardandomi fisso negli occhi – Così la mamma ha finalmente l’occasione di vestirsi elegante…
Non è una proposta alternativa a quella del padre, la sua: è una decisione definitiva.
Mi sento riscaldare tutta mentre mi guarda come se mi stesse spogliando con gli occhi: mi vuole elegante per lui… E ha deciso come, dove e perché usciremo quella sera.
Saverio prova a insistere per la pizza: è un po’ spilorcio, come tutti quelli ricchi di famiglia, ma Gianni è categorico: - No, la pizza la mangio sempre con gli amici. Con la mia famiglia volglio andare in un bel posto e mangiare qualcosa che di solito non trovo a tavola.
Provo un brivido di orgoglio: ha detto la “sua” famiglia. E’ Lui: il mio uomo…
Mi faccio bella per lui.
Un abitino elegante ma abbastanza corto da scoprirmi le gambe, qualche gioiellino qua e là, tacchi alti, capelli su, Allure sul collo e ai polsi…
Saverio è sorpreso e torna in camera a mettersi la cravatta… Buon per lui. Il mio uomo approva con un sorriso e mi strizza l’occhio, soddisfatto.
- Sei splendida, Anna.
Finalmente! Erano giorni che non mi chiamava per nome…

Una bella cenetta; un po’ costosa, ma ne vale la pena.
Due o tre volte, durante la serata, Gianni mi sfiora la mano, e io sento i brividi lungo la schiena come quando avevo quindici anni e mi innamoravo due volte al mese.
Non ne sono sicura, ma penso che Gianni mi faccia anche piedino un paio di volte, e la seconda volta che succede mi sembra di sentire un dito sfiorarmi la coscia fasciata di nylon…
Mi bagno quasi di colpo.
Gianni è bellissimo: alto più del padre, spalle il doppio delle sue, camicia casual aperta sul petto e calzoni attillati che fasciano un sedere stupendo e lasciano intuire un vistoso pacco inguinale…
Vorrei che mi trascinasse per i capelli ai servizi e mi scopasse all’inpiedi con la faccia contro uno specchio, trattandomi come una puttana di lusso.
Invece lui è un signore e si limita aprovocarmi tutta la sera.
Che tormento…
Torniamo a casa a piedi, tanto non è lontano.
Passiamo dalle parti della palestra, e in quella strada l’illuminazione stradale non è delle migliori.
Sono in mezzo fra i miei due uomini, e il cuore mi batte forte perché Gianni mi tiene una mano dietro la schiena mentre camminiamo, e Saverio non se ne è neppure accorto.
All’improvviso dalla penombra emerge un’altra ombra, ancora più scura.
- Ciao Anna. In giro con la famigliola?
L’accento è terribile, ma Jason parla in modo perfettamente comprensibile.
Ci blocca il passo sul marciapiede, siamo costretti a fermarci.
Saverio non lo ha mai visto prima, ma è abituato a vedere persone di colore: oltre che per lavoro, le frequenta spesso attraverso la nostra associazione di supporto per l’integrazione.
Sono un po’ sorpresa, e anche vagamente preoccupata: è la prima volta che lo vedo dal giorno in cui Gianni mi ha trascinata via, e immagino non sia molto contento di come ci siamo lasciati.
- Saverio, quwesto è Jason, il mio personal trainer in palestra – dico, per rompere il ghiaccio.
Sento la mano di Gianni stringermi un attimo il braccio come per rassicurarmi.
E’ così che si comperta il tuo uomo, penso io, orgogliosa.
Il gigante di ebano ignora completamente mio marito; getta uno sguardo poco amichevole a mio figlio, poi fissa me: - Non mi è piaciuto affatto il modo in cui ci siamo lasciati l’altro giorno… Non sei stata per niente carina con me. E tuo figlio è un razzista.
- Ma…
Saverio reagisce come se lo avesse punto una vespa: - Come? Ma Anna… Davvero sei stata scortese con il signore? Proprio tu… E tu, Gianni: mi sorprendi. Come puoi far credere una cosa simile ad un migrante?
Sento che Gianni s’irrigidisce accanto a me, irritato.
- Jason, non mi sembra il caso… - cerco di dire per sdrammatizzare, ma vengo subito bloccata.
- Anna, non vorrai che si sappia in giro fra i fratelli che tu ele tua famiglia siete razzisti, vero? – la voce di jason è rauca, vagamente minacciosa, ma i suoi modi sono nei limiti dell’educazione.
Queste sono proprio le cose che Saverio non può tollerare: - Signore, c’è sicuramente un equivoco. Se mia moglie è stata scortese si deve sicuramente essere trattato di un equivoco, di un malinteso… Quanto a mio figlio, posso sapere cosa è successo? Provvederò personalmente a spiegargli che…
- Sì – lo interrompe Jason, senza guardarlo in faccia e continuando a fissare me – Deve essersi sicuramente trattato di un malinteso. E penso che lo chiariremo lunedì in palestra, vero Anna?
Sono paralizzata.
La sua è una minaccia chiarissima… Io adesso appartengo a Gianni e una parte di me si aspetta che sia lui a difendermi, ma sono anche sua madre e mi rendo conto che ha solo sedici anni, e a complicare le cose lì c’è il mio inutile marito che sembra quasi stare dalla parte di Jason e fissa con riprovazione sia Gianni che me.
- Mi madre verrà in palestra se ne avrà voglia – scandisce freddamente Gianni all’improvviso – E se non ne avrà voglia non verrà. Per ora, vogliamo andarcene tutti e tre a casa nostra quindi ci lasci passare.
Saverio si volta verso Gianni con aperta disapprovazione: - Gianni, non è questo il modo di parlare alle persone! Trasudi ostilità, è per questo che il signore pensa he tu sia razzista…
Ora Gianni è irritato, e si sente: - Papà, il “signore” sta importunando la mamma.
- Importunando? – Saverio è interdetto – A me non sembra… Chiaramente non padroneggia la nostra lingua come noi, ma…
Jason si rivolge a lui per la prima volta: - Le consiglio di spiegare alla sua famiglia come si sta al mondo, avvocato… Specialmente a suo figlio. Quanto a sua moglie… - e mi squadra un istante – La aspetto lunedì in palestra alla solita ora.
Gianni, accanto a me, sembra pronto a scattare. Io sono paralizzata. Saverio non sa più che pesci pigliare…
Jason si volta e sparisce nel’oscurità.
Sento di nuovo la mano di Gianni afferrarmi il braccio, e mi stringo a lui, spaventata.
- Ma cosa diavolo… - mio marito guarda nella direzione in cui è sparito il gligante, e poi torna a guardare noi due – Si può sapere cosa è successo? Cosa avete combinato?
Faccio per dire qualcosa di probabilmente stupido, ma Gianni si volta verso suo padre con una faccia per niente amichevole: - E’ successo che un energumeno ha minacciato la mamma e tu non hai fatto altro che dargli ragione!
- Che cosa? Ma ti rendi conto di quello che dici? Quel signore era chiaramente alterato, e tu lo stavi provocando! Io invece ho cercato di capire le sue motivazioni, e infatti alla fine se n’è andato senza fare problemi.
- Senza fare problemi? – Gianni è indignato – Ma se ha detto che aspetta la mamma in palestra lunedì! Quell’arrogante pezzo di merda…
- Gianni! Non è questo il modo di parlare di una persona di colore…
- Perché, se è bianco si può dire?
- Beh, almeno non c’è allusione al colre della pelle…
- Insomma: chiamiamo la polizia?
- Cosa? E perché?
- Come perché? Per le minacce alla mamma…
- Non ci sono state minacce! E’ il suo personal trainer e le ha semplicemente ricordato il loro appuntamento di lunedì.
- Ma papà!
- Gianni! Io sono avvocato. Queste cose le so…
Ho il braccio di Gianni intorno ai fianchi; mi sento sicura, protetta.
Guardo con impazienza mio marito e sbuffo: - Insomma, vogliamo andare a casa, che ho freddo? Saverio, forse tecnicamente quelle non erano minacce, ma quel tipo mi ha spaventato… Grazie di avermi difesa, tesoro.
Mi volto e schiocco un bacio a mio figlio.
E’ solo un caso e colpa della posizione, se il mio bacio non atterra sulla guancia, ma direttamente sulla bocca di Gianni… E naturalmente è solo un caso se le nostre lingue s’incontrano brevemente nella penombra.
Il mio uomo mi ha protetta. Mio marito, no.
Non me lo scorderò.

***

Quando arriviamo a casa mi rendo conto che Saverio è un po’ alticcio. L’Arneis con cui abbiamo accompagnato il pesce gli è piaciuto troppo, e adesso capisco come abbiamo fatto a finire la bottiglia visto che Gianni non beve e io ho mandato giù solo un bicchiere…
Metto mio marito a letto e preparo un caffè per me e mio figlio… Sembra che i loro ruoli ormai siano invertiti un po’ in tutti i sensi.
Temo che Gianni voglia commentare il comportamento di suo padre, ma non è così: sa che la pensiamo allo stesso modo, e non c’è altro da aggiungere.
Chiacchieriamo un po’; dalla mia camera arriva il ronfare di Saverio: mio marito ha sempre russato, ma quando beve è proprio un disastro… Considerato che non si è neanche fatto la doccia, non ho proprio voglia di andare a letto.
Specialmente se Gianni resta in piedi con me.
- Sei davvero elegante stasera – mi dice all’improvviso con un sorriso – Al ristorante ti guardavano tutti: ero orgoglioso di te.
Mi sento gonfiare dentro per la gioia.
- Davvero? Grazie… Anche tu sei un bel fusto, sai?
Lui annuisce, come se a lui non interessassero i complimenti. Immagino ne riceva abbastanza dalle sue compagne di scuole.
Mi accarezza il braccio, e io ho un brivido.
- Sei davvero uno schianto – dice ancora lui – Non sei solo elegante: sei sexy.
Le sue parole. Il suo profumo. Il tocco della sua mano sul mio braccio nudo.
Mi sto bagnando…
- Gianni…
- Anna.
Ecco, ci siamo. Il mio uomo sta per reclamare la sua femmina…
Esito: la piccola parte responsabile di me cerca ancora di fare la cosa giusta: - Gianni, credo che noi non…
Lui mi mette due dita sulle labbra: un gesto gentile, ma anche perentorio per intimarmi il silenzio.
- Ma…
- Zitta.
Taccio.
Mi fa alzare in piedi e mi abbraccia. E’ almeno dieci centimetri più alto di me, ma io ho ancora i tacchi, quindi siamo quasi alla pari quando mi bacia in bocca.
Mi concedo senza riserve. Sento le sue mani sulla schiena, poi le sento scendere fino ad artigliarmi il culo mentre la sua lingua esplora la mia bocca…
Adesso mi scoperà: lì, nel soggiorno, con suo padre che dorme mella camera accanto. Non vedo l’ora…
- Ti voglio – mi sussurra, e sento la sua erezione contro lo stomaco: più simile per dimensioni a quella di Jason che a quella di Saverio.
Sono fradicia.
- Allora prendimi – sussurro appena, senza più difese – Scopami.
Mi abbassa una spallina del vestito per scodellarmi fuori una tetta, e si piega per baciarla. Poi comincia a sollevarmi il vestito, finché non scopre l’elastico delle autoreggenti e le sue dita trovano la carne nuda delle mie gambe in prossimità dell’inguine.
Il passo successivo e saggiarmi le mutandine; le trova bagnate, e la cosa lo aggrada.
- Vieni qui.
Mi fa sedere sul tavolo e mi apre le gambe per infilarcisi in mezzo e baciarmi di nuovo mentre le sue mani giocano con le mie tette , una nuda e l’altra ancora dentro il vestito.
Si ferma un momento per liberarsi della camicia, restando a torso nudo.
E’ bellissimo… Giovane, asciutto, abbronzato: pettorali in vista e addominali già ben modellati. Ma sono i suoi occhi marroni a farmi impazzire.
Mi succhia la lingua e mi tira i capezzoli mentre io mi strofino tutta, in calore.
Poi mi fa flettere all’indietro finché nonsono stesa di schiena sul tavolo.
E’ il momento.
Mi sfila le mutandine, lasciandole cadere a terra; poi mi solleva il vestito alla vita: ora sono completamente esposta, nuda dalla cintola in giù.
Lo guardo mentre si apre i pantaloni senza smettere di guardarmi. E’ perfettamente in tiro, non ha bisogno che lo aiuti a intostarlo con la bocca.
Lo eccito abbastanza: mi vuole già, ora… Mi sento scoppiare di felicità.
- Dammelo… - sussurro, rauca di desiderio.
Mi accontenta. Mi penetra lentamente, tenendomi le gambe sollevate a squadra e affondando dentro di me con il suo sesso durissimo.
- Aahhh… - rantolo, sentendomi riempire la figa dalla virilità di mio figlio.
Quando lo sento raggiungere il fondo della mia vagina, stringo le gambe intorno a lui e esulto vedendolo scendere su di me per baciarmi ancora.
Un bacio francese, umido e a bocca aperta, torrido come il peccato.
Poi comincia a scoparmi: dapprima lentamente, poi sempre più forte. Si vede che non è la prima volta che mi possiede, e anche che ha già una certa esperienza. Io ne ho sicuramente di più, ma soggiaccio con gioia alle sue voglie e alla sua potenza.
Mi sbatte sul tavolo da pranzo per almeno mezz’ora.
Mi fa godere due volte, mi sembra impossibile.
Poi lo sento sobbalzare dentro di me, e capisco che anche lui sta per venire.
- Sborrami dentro – annaspo, ancora senza fiato dopo il secondo orgasmo – Riempimi con il tuo seme…
Non credo avesse bisogno del mio permesso, ma le mie parole lo eccitano ancora di più: lo sento fremere, sussultare, e infine rantolare mentre il suo membro virile prende a pulsare con forza dentro di me. Sento il calore dello sperma che mi insemina in profondità, suggellando per sempre il suo possesso del mio corpo.
Il mio uomo è giovane, e ha tantissimo seme da schizzare, dentro di sé: molto più di Jason, e infinitamente più di Saverio.
E’ la seconda volta che tradisco mio marito in casa nostra… La prima volta con lui dentro. Di solito sono molto più discreta, ma ormai non sono più io a condurre il gioco: ora è il mio uomo a decidere come, dove e quando possedermi.
Continua a scoparmi anche dopo avermi riempita di sborra: il suo cazzo rimane duro come l’acciaio, e pesta nella mia fica dilatata lasciando sfuggire un po’ di sperma che va a imbrattare il tavolo.
- Aahhh! Godo… Godo ancora!
E’ la terza volta in meno di un’ora. Mai successo prima.
Ormai sono come una bambola di pezza, disarticolata, spossata e senza più forze o volontà, ma lui continua a scoparmi imperterrito nel mio bel vestito elegante che ormai è stazzonato da fare schifo.
Sto quasi per svenire, quando Gianni mi allaga di nuovo la figa.
Incredibile quanta sborra contengano i testicoli di un adolescente.
Finalmente ne ha abastanza anche lui. Ci baciamo di nuovo, e mi rallegro di trovarlo spompato: vuol dire che l’ho soddisfatto, così come lui ha soddisfatto me.
Mio figlio. Il mio uomo.
scritto il
2018-08-10
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