Saa, Irina e Mia - capitolo 8 - Collana il Dravor Vol. 3
di
Koss
genere
dominazione
Dieci giorni dopo, nel tardo pomeriggio, Zev si presentò a Koss a cavallo di Irina. La puledra, che di suo era alta almeno un metro e novanta, nei suoi stivaletti raggiungeva tranquillamente i due metri di altezza. Era imponente. Aveva due cosce enormi, il doppio di quelle di una donna normale e due polpacci immensamente sviluppati che sembravano duri come il marmo. Il culo era largo e pieno, la schiena incredibilmente arcuata. A dispetto della sua incredibile potenza, la cavalla era longilinea e graziosa. In quell’incavo, sostenuto dalla sella fissata al sottopancia e che poggiava su quell’immenso culo, stava comodamente seduto Zev che sorrideva compiaciuto. La puledra non sembrava faticare dopo che Zev l’aveva fatta sgroppare per più di un’ora. Certo perdeva bava dalla bocca attraverso il morso che colava sul mento e da lì nell’incavo del seno, il suo corpo luccicava per il sudore e respirava affannosamente, ma questo era normale dopo uno sforzo prolungato. Il viso della cavalla era tirato, ma era bello. Zigomi alti, occhi grandi incorniciate da stupende ciglia, una bocca larga e carnosa. Le narici erano frementi alla ricerca di aria ed il monumentale seno ansava per il respiro affannoso.
Zev aveva i piedi inseriti nelle staffe, che anch’esse pendevano da quella larga e robusta cintura, i suoi stivaletti portavano gli speroni. Il culo e la parte alta delle cosce della puledra li avevano sentiti di recente, ma erano ferite superficiali ed in via di guarigione.
- Mio caro Rend – disse Zev ironicamente, - la cavalla è pronta ed è tutta tua, se vuoi montarla. Non aspetta altro. – Così dicendo Zev era sceso da cavallo e gliela stava offrendo. Intanto, tutto intorno si era raccolta un po’ di gente per assistere alla prima volta di Koss.
Koss si guardò attorno, era un po’ ansioso e si sentiva osservato, rischiava di fare una figuraccia e si rammaricava di non aver dedicato più tempo alla sua puledra in quei giorni di addestramento, ora avrebbe saputo come montare a cavallo, ma aveva avuto altro da fare.
Zev se la rideva. – Mio caro Rend non avrai paura di una ponygirl, Irina è perfettamente addestrata e si monta come una cavalla? -
Koss decise di porre termine alla pantomima, inserì il piede nella staffa e montò. Una volta sopra si sentì più sicuro. – Non avete niente da fare – gridò – su ritornate al lavoro. – Poi serrando le cosce attorno ai fianchi della puledra e toccandola sulle natiche con i talloni l’indirizzò fuori dal campo. – Tornerò domani sera – disse al suo attendente, - mi spingerò lontano, fai proseguire l’addestramento ed avverti Saa che stanotte dormo fuori. -
Koss si rese immediatamente conto che Irina rispondeva ai comandi come una normale puledra, ma decise di non forzare, la fece galoppare fuori dall’accampamento e poi la mise al passo dirigendosi verso nord, verso la cittadina di Koroba di cui Zev gli aveva parlato e che era la capitale di quella regione.
Koss si godeva la passeggiata, un po’ andava al passo ed un po’ la metteva al trotto, quando vide un fagiano incoccò la freccia e lo tirò giù. La puledra rispondeva prontamente ai suoi comandi e non ci fu bisogno né di farle assaggiare il frustino, né di tirare dolorosamente le redini. Aveva deciso che l’indomani non avrebbe usato i tiranti che inchiavardavano le parti intime della puledra, pensava che ormai era addomesticata e che ci si poteva fidare, d’altra parte, ma in quel caso solo per risparmiare lavoro, la gran massa degli altri puledri non aveva quei tiranti. All’imbrunire si fermò vicino ad una limpida pozza di acqua fresca, accese il focherello e mise su il fagiano ad arrostire, poi liberò dei finimenti la sua puledra e la condusse alla pozza.
Lei bevve a lungo e poi lui si prese cura di lei. Irina era spaventata, non aveva mai avuto a che fare con quell’uomo, lui cercò di essere gentile, ma non voleva perdere molto tempo. Con una morbida pelle iniziò a detergerla sul collo, quindi sulle spalle e sulla schiena, poi passò alle natiche ed alle cosce. La puledra era notevolmente bella e Koss si stava arrapando, ma cercava di mantenersi controllato, non aveva intenzione di fottersi la puledra, non aveva deciso ancora come comportarsi, non voleva pensare a lei come una donna, neanche come una schiava, ma non c’era dubbio che era bella, ovviamente era immensa, tra quelle cosce e quelle tette rischiava di affogare e quindi cercò di riacquistare un po’ di controllo prima di passare al davanti. Qui si trovò in difficolta, Irina era alta, lui le arrivava al mento, sollevò la mano per pulirle il viso e Irina scartò. - Buona – le disse tirando lievemente il collare. Irina si lasciò pulire il viso, non guardava l’uomo, le era intollerabile farlo. Lui scese con il panno sull’immenso seno e deterse insinuandosi nell’incavo e sui lati esterni. Osservò il lavoro che era stato fatto con gli anelli, ne prese uno in mano e lo tirò delicatamente, lei scalpicciò e lui lasciò stare. Scese sulla pancia ed intanto osservava la vulva i due grossi anelli la lasciavano socchiusa, li prese in mano e sentì la puledra fremere. Questa volta non lasciò stare, Zev aveva insistito, le parti intime andavano lavate bene e lui passò la pelle sulla vulva e poi tra le grandi labbra che scostò usando gli anelli. Irina scalpicciò ancora, ma lui lavorò a fondo, lo fece con distacco, aveva riacquistato il controllo, ma Irina interpretò diversamente, per lei il padrone si apprestava a scoparsela e lei non voleva. Quando Koss rialzò la testa lei lo colpì con tutta la forza sulla fronte, una gran capocciata che avrebbe potuto lasciarlo tramortito. Lui cadde a terra semisvenuto e lei lo colpì con dei gran calci sui fianchi e sulle costole, la violenza era notevole, gli stivaletti di Irina erano ferrati e lasciavano il segno. Pestato, sorpreso ed inebetito Koss tentava di sfuggire e faceva fatica a rispondere all’attacco. Poi lei scappò. Koss pensò che non l’avrebbe rivista più, anche se fosse stato in perfetta forma non l’avrebbe raggiunta mai. A fatica si tirò su e raggiunse il bivacco, prese la fionda ed una biglia. Irina era già fuori portata, ma doveva girare intorno a una collinetta e ritornare indietro per poter riconquistare le grandi pianure. Koss scosse la testa cercando di riprendersi, la distanza da percorrere si allungava sempre più, ma in linea d’aria si accorciava. Prese la mira aspettò che arrivasse nel punto più vicino, circa cinquanta metri, aveva un solo colpo da tirare, non ci sarebbe stata una seconda possibilità. Tirò, la colpì, la puledra sbandò, ma poi sembrò riprendere la corsa, infine cadde. Koss la raggiunse a fatica. Un grosso bernoccolo si stava formando sulla nuca, ma non c’era neanche una goccia di sangue, la puledra respirava regolarmente e lui le sentì il polso, anche quello regolare.
Se la caricò sulle spalle e ritornò al bivacco. Una faticaccia. L’impastoiò per le caviglie e la legò ad un albero per il collare, Irina era sempre svenuta. Il fagiano si era bruciato e lui era sfinito, si mise la sella sotto la testa e si addormentò di colpo. Lo svegliarono pianti e lamenti, potevano essere le due di notte, fece fatica a capire dove si trovava, la testa gli faceva un male incredibile. Irina distesa vicino a lui piangeva e si lamentava nitrendo sommessamente, il suo corpo tremava tutto. Koss smoccolò, si levò il lungo giubbotto e glielo sistemò sulle spalle, poi riaccese il fuoco e andò alla pozza con la gavetta e la pezza di pelle. Koss si fece un caffè, si fumo un sigaro smoccolando e poi prese Irina e la portò vicino al fuoco. Le sciolse i polsi le levò il collare, ma la lasciò impastoiata, quindi le rimise addosso il suo giubbotto e le appoggiò delicatamente la pezza bagnata sulla nuca. La puledra non fiatava, lentamente smise di tremare e singhiozzare. Koss sapeva che per quella notte non avrebbe ripreso sonno, si fece un altro caffè e poi provò a comunicare con la puledra, se c’era un linguaggio ed un’intelligenza avrebbe capito. Il mal di testa gli era passato e cercò di richiamare i suoi scarsi poteri paranormali, con l’aiuto di Sulika sarebbe stato più facile. Parlò piano e fece molti gesti. La puledra rispose in una lingua incomprensibile. Ma non le avevano addormentato le corde vocali si domandò Koss. Evidentemente non sempre funzionava, o, pensò Koss, la botta in testa… Irina faceva gesti anche con le mani, ma Koss non capiva niente, Irina lo stesso. Era frustrante. Si diedero una calmata e qualcosa iniziarono a capire, ma la comunicazione era lenta in modo esasperante. Al mattino avevano trovato un linguaggio comune fatto di poche parole, di gesti e di mimica, quel linguaggio sembrava funzionare. Aveva capito che Irina era vergine e che aveva avuto paura che lui la volesse violentare, in ogni caso lei non era una bestia, era nata libera e voleva scappare. Koss non le diede nessuna speranza, lei era sua e avrebbe fatto quello che lui voleva, cioè portarlo in giro. Su una cosa la rassicurò, anche se gli piaceva non la voleva violentare e non l’avrebbe violentata. All’alba Irina si addormentò e Koss vedendola dormire pacificamente si concesse anche lui due ore di sonno. Quando si svegliò il sole era alto, Irina non era lì. Koss non fece in tempo a smoccolare che sentì l’acqua scrosciare, la puledra era in acqua e stava facendo il bagno, sguazzava felice ed emetteva un profluvio continuo di parole, doveva essere impazzita pensò Koss, quel colpo in testa pensò. Poi lui fischiò e lei lentamente ritornò da lui. Koss le fece due coccole e l’accarezzò dovunque con piacere e senza malizia. La puledra non si sottrasse, Irina senza pensarci, meravigliandosi lei stessa di quello che stava facendo si strusciò sul suo corpo. Anche Koss ne fu sorpreso l’accarezzò con calore e lei arrossì guardando altrove, poi Koss prese una pezza pulita e l’asciugò. Irina si lasciò fare tranquillamente e si concesse alle attenzioni premurose del suo padrone. Dopo averla asciugata Koss prese dalla sella un unguento che le aveva dato Saa, eccezionale per la pelle gli aveva assicurato la sua amante.
Koss la fece sdraiare e lo spalmò sulle spalle della puledra che accolse favorevolmente quelle attenzioni, l’unguento era fresco e piacevole. Koss spalmò ancora sul retro delle cosce e poi passò alle natiche iniziando dalle parti esterne, l’unguento funzionava benissimo, lasciava la pelle lucida e pulita ed era profumato.
Irina era confusa, quell’uomo l’aveva fatta inanellare, frustare, trasformare in una cavalla da montare eppure non riusciva ad odiarlo. Non capiva cosa le stava succedendo, il sesso per lei era un mistero, si sentiva il cuore palpitare, forte, era calda e pensava di essere rossa in viso. Intanto allargò le gambe per permettere a Koss di pulirla meglio, il tocco era piacevole. Irina non era ancora pronta a confessarlo neanche a se stessa, ma quel padrone le piaceva, sapeva che erano entrambi umani e sapeva che non voleva essere la sua schiava, ma indubbiamente le piaceva, si chiedeva se doveva concedersi.
Koss continuava ad accarezzarla, sempre più intimamente. Irina tremò a quel contatto e sospirò. Koss non era indifferente, il sangue gli ribolliva e sentiva che anche la puledra era ormai bella calda, ma non osava forzare, se lo voleva doveva essere ancora più esplicita, non ci voleva poi molto, ma siccome le aveva promesso che non l’avrebbe violentata non voleva equivoci. Lui l’avrebbe incoraggiata a farlo, conosceva mille trucchi. Si impose di raffreddarsi e di giocare bene le sue carte, ma intanto doveva sollecitare i sensi della puledra, ritornò sulle natiche. Irina non protestò, anzi ansimò e le sue natiche si tesero in muta offerta. Koss continuava a palparla. Lei non si sottraeva e Koss continuò ad imperversare, Irina era calda, si agitò, ma era indecisa e cercò di calmarsi, d’altra parte non aveva la minima idea di quello che doveva fare. Nella sua società era l’uomo che iniziava e la donna poteva solo cedere o rifiutarsi.
Koss capiva che stava combattendo e sorrise divertito alle sue spalle. La fece girare sul dorso. Irina si lasciò fare, non era esplicita, ma gli faceva fare quello che voleva. Era sempre più calda, socchiuse gli occhi timida e pudica per non guardarlo. Le tette della puledra, immense, sode e bellissime, ballarono sotto gli occhi di Koss. Lui vi passò sopra l’unguento facendo luccicare il rosa del capezzolo ed il più pallido rosa delle grandi areole.
– Hai un seno stupendo Irina. – Non gliene fregava niente che non capisse le sue parole, ma Irina ne capì il senso. Koss le tastò a lungo il seno e le titillò i capezzoli tirandola per gli anellini e facendola impazzire.
La puledra gemette violentemente. Lei, ora, poteva dire che non lo rifiutava,
Koss ungeva ed accarezzava. – Ascoltami – disse Koss senza essere sicuro di essere capito, - tu sarai la mia puledra e come tale ti tratterò, ma non per sempre, quando questa storia sarà finita, tra qualche mese, ti rimetterò in libertà. – Irina si ripeté mentalmente quelle parole fino a quando non fu sicura di aver capito l’essenziale, poi rispose.
- Non puoi mentirmi, sarebbe terribile. -
- No, è vero, ma non aspettarti trattamenti di favori fino a quando mi servirai se necessario ti frusterò e non ti risparmierò e soprattutto non parlare, potrai farlo solo quando siamo soli. Intesi. –
Irina annuì e Koss continuò. - Dopo ti libererò e con te anche tutti gli altri. Ma tu non devi dire niente a nessuno, sarebbe troppo complicato da giustificare verso tutti. Chiaro? –
Koss dovette ripeterlo tre volte, lei voleva essere sicura di aver capito bene e voleva essere sicura che non mentisse.
Irina voleva credere e gli credette, pianse di gioia e si strinse al suo padrone che l’abbracciò.
Koss aveva raccolto con una mano una tetta di Irina senza riuscire a tenerla tutta nel palmo, ora la stringeva rudemente. Irina squittì, le mani di Koss potevano essere gentili e ruvide, lei le apprezzava comunque. La puledra era in affanno e confusa, quello era stato un discorso importante, il padrone gli piaceva, aveva il seno grosso che desiderava essere mordicchiato e voleva essere baciata da quell’uomo sulle labbra. Il primo uomo che desiderava davvero senza riserve. L’altra mano di Koss andò in basso, a sollecitarla sulla fica. Irina smaniava e Koss ne approfittò, la desiderava, ma si trattenne ancora. Irina era tutta bagnata e sentiva che stava venendo, si trattenne dal gridare. Koss imperversava, stava spingendola all’orgasmo. Irina strinse le cosce su quella mano, aveva paura che scappasse, poi gemette, si trattenne dal gridare, ma si strinse al corpo del padrone tremante, sconvolta e sussultante. Koss aspettò che si riprendesse, ne aveva bisogno pure lui.
Irina temette che il petto le scoppiasse, tanto forte era l’emozione che provava, lo ringraziò con gli occhi, era felice, il seno palpitava per l’emozione.
- Sei bellissima – gesticolò Koss baciando Irina sulla bocca che si sentì sciogliere tutta. Era la prima volta ed alla puledra sembrò bellissimo. Irina ricambiò il bacio con passione. Koss si slacciò i pantaloni e si distese sulla puledra che allargò le gambe, pronta ad accoglierlo. Un attimo ed il cazzo fu libero, un attimo ancora e la stava penetrando, era bollente. Irina sussultò e gemette, ma poi strinse le cosce ai fianchi del padrone e non lo mollò più. Koss ruggì mordicchiandola sulle tette e penetrandola fino in fondo.
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Zev aveva i piedi inseriti nelle staffe, che anch’esse pendevano da quella larga e robusta cintura, i suoi stivaletti portavano gli speroni. Il culo e la parte alta delle cosce della puledra li avevano sentiti di recente, ma erano ferite superficiali ed in via di guarigione.
- Mio caro Rend – disse Zev ironicamente, - la cavalla è pronta ed è tutta tua, se vuoi montarla. Non aspetta altro. – Così dicendo Zev era sceso da cavallo e gliela stava offrendo. Intanto, tutto intorno si era raccolta un po’ di gente per assistere alla prima volta di Koss.
Koss si guardò attorno, era un po’ ansioso e si sentiva osservato, rischiava di fare una figuraccia e si rammaricava di non aver dedicato più tempo alla sua puledra in quei giorni di addestramento, ora avrebbe saputo come montare a cavallo, ma aveva avuto altro da fare.
Zev se la rideva. – Mio caro Rend non avrai paura di una ponygirl, Irina è perfettamente addestrata e si monta come una cavalla? -
Koss decise di porre termine alla pantomima, inserì il piede nella staffa e montò. Una volta sopra si sentì più sicuro. – Non avete niente da fare – gridò – su ritornate al lavoro. – Poi serrando le cosce attorno ai fianchi della puledra e toccandola sulle natiche con i talloni l’indirizzò fuori dal campo. – Tornerò domani sera – disse al suo attendente, - mi spingerò lontano, fai proseguire l’addestramento ed avverti Saa che stanotte dormo fuori. -
Koss si rese immediatamente conto che Irina rispondeva ai comandi come una normale puledra, ma decise di non forzare, la fece galoppare fuori dall’accampamento e poi la mise al passo dirigendosi verso nord, verso la cittadina di Koroba di cui Zev gli aveva parlato e che era la capitale di quella regione.
Koss si godeva la passeggiata, un po’ andava al passo ed un po’ la metteva al trotto, quando vide un fagiano incoccò la freccia e lo tirò giù. La puledra rispondeva prontamente ai suoi comandi e non ci fu bisogno né di farle assaggiare il frustino, né di tirare dolorosamente le redini. Aveva deciso che l’indomani non avrebbe usato i tiranti che inchiavardavano le parti intime della puledra, pensava che ormai era addomesticata e che ci si poteva fidare, d’altra parte, ma in quel caso solo per risparmiare lavoro, la gran massa degli altri puledri non aveva quei tiranti. All’imbrunire si fermò vicino ad una limpida pozza di acqua fresca, accese il focherello e mise su il fagiano ad arrostire, poi liberò dei finimenti la sua puledra e la condusse alla pozza.
Lei bevve a lungo e poi lui si prese cura di lei. Irina era spaventata, non aveva mai avuto a che fare con quell’uomo, lui cercò di essere gentile, ma non voleva perdere molto tempo. Con una morbida pelle iniziò a detergerla sul collo, quindi sulle spalle e sulla schiena, poi passò alle natiche ed alle cosce. La puledra era notevolmente bella e Koss si stava arrapando, ma cercava di mantenersi controllato, non aveva intenzione di fottersi la puledra, non aveva deciso ancora come comportarsi, non voleva pensare a lei come una donna, neanche come una schiava, ma non c’era dubbio che era bella, ovviamente era immensa, tra quelle cosce e quelle tette rischiava di affogare e quindi cercò di riacquistare un po’ di controllo prima di passare al davanti. Qui si trovò in difficolta, Irina era alta, lui le arrivava al mento, sollevò la mano per pulirle il viso e Irina scartò. - Buona – le disse tirando lievemente il collare. Irina si lasciò pulire il viso, non guardava l’uomo, le era intollerabile farlo. Lui scese con il panno sull’immenso seno e deterse insinuandosi nell’incavo e sui lati esterni. Osservò il lavoro che era stato fatto con gli anelli, ne prese uno in mano e lo tirò delicatamente, lei scalpicciò e lui lasciò stare. Scese sulla pancia ed intanto osservava la vulva i due grossi anelli la lasciavano socchiusa, li prese in mano e sentì la puledra fremere. Questa volta non lasciò stare, Zev aveva insistito, le parti intime andavano lavate bene e lui passò la pelle sulla vulva e poi tra le grandi labbra che scostò usando gli anelli. Irina scalpicciò ancora, ma lui lavorò a fondo, lo fece con distacco, aveva riacquistato il controllo, ma Irina interpretò diversamente, per lei il padrone si apprestava a scoparsela e lei non voleva. Quando Koss rialzò la testa lei lo colpì con tutta la forza sulla fronte, una gran capocciata che avrebbe potuto lasciarlo tramortito. Lui cadde a terra semisvenuto e lei lo colpì con dei gran calci sui fianchi e sulle costole, la violenza era notevole, gli stivaletti di Irina erano ferrati e lasciavano il segno. Pestato, sorpreso ed inebetito Koss tentava di sfuggire e faceva fatica a rispondere all’attacco. Poi lei scappò. Koss pensò che non l’avrebbe rivista più, anche se fosse stato in perfetta forma non l’avrebbe raggiunta mai. A fatica si tirò su e raggiunse il bivacco, prese la fionda ed una biglia. Irina era già fuori portata, ma doveva girare intorno a una collinetta e ritornare indietro per poter riconquistare le grandi pianure. Koss scosse la testa cercando di riprendersi, la distanza da percorrere si allungava sempre più, ma in linea d’aria si accorciava. Prese la mira aspettò che arrivasse nel punto più vicino, circa cinquanta metri, aveva un solo colpo da tirare, non ci sarebbe stata una seconda possibilità. Tirò, la colpì, la puledra sbandò, ma poi sembrò riprendere la corsa, infine cadde. Koss la raggiunse a fatica. Un grosso bernoccolo si stava formando sulla nuca, ma non c’era neanche una goccia di sangue, la puledra respirava regolarmente e lui le sentì il polso, anche quello regolare.
Se la caricò sulle spalle e ritornò al bivacco. Una faticaccia. L’impastoiò per le caviglie e la legò ad un albero per il collare, Irina era sempre svenuta. Il fagiano si era bruciato e lui era sfinito, si mise la sella sotto la testa e si addormentò di colpo. Lo svegliarono pianti e lamenti, potevano essere le due di notte, fece fatica a capire dove si trovava, la testa gli faceva un male incredibile. Irina distesa vicino a lui piangeva e si lamentava nitrendo sommessamente, il suo corpo tremava tutto. Koss smoccolò, si levò il lungo giubbotto e glielo sistemò sulle spalle, poi riaccese il fuoco e andò alla pozza con la gavetta e la pezza di pelle. Koss si fece un caffè, si fumo un sigaro smoccolando e poi prese Irina e la portò vicino al fuoco. Le sciolse i polsi le levò il collare, ma la lasciò impastoiata, quindi le rimise addosso il suo giubbotto e le appoggiò delicatamente la pezza bagnata sulla nuca. La puledra non fiatava, lentamente smise di tremare e singhiozzare. Koss sapeva che per quella notte non avrebbe ripreso sonno, si fece un altro caffè e poi provò a comunicare con la puledra, se c’era un linguaggio ed un’intelligenza avrebbe capito. Il mal di testa gli era passato e cercò di richiamare i suoi scarsi poteri paranormali, con l’aiuto di Sulika sarebbe stato più facile. Parlò piano e fece molti gesti. La puledra rispose in una lingua incomprensibile. Ma non le avevano addormentato le corde vocali si domandò Koss. Evidentemente non sempre funzionava, o, pensò Koss, la botta in testa… Irina faceva gesti anche con le mani, ma Koss non capiva niente, Irina lo stesso. Era frustrante. Si diedero una calmata e qualcosa iniziarono a capire, ma la comunicazione era lenta in modo esasperante. Al mattino avevano trovato un linguaggio comune fatto di poche parole, di gesti e di mimica, quel linguaggio sembrava funzionare. Aveva capito che Irina era vergine e che aveva avuto paura che lui la volesse violentare, in ogni caso lei non era una bestia, era nata libera e voleva scappare. Koss non le diede nessuna speranza, lei era sua e avrebbe fatto quello che lui voleva, cioè portarlo in giro. Su una cosa la rassicurò, anche se gli piaceva non la voleva violentare e non l’avrebbe violentata. All’alba Irina si addormentò e Koss vedendola dormire pacificamente si concesse anche lui due ore di sonno. Quando si svegliò il sole era alto, Irina non era lì. Koss non fece in tempo a smoccolare che sentì l’acqua scrosciare, la puledra era in acqua e stava facendo il bagno, sguazzava felice ed emetteva un profluvio continuo di parole, doveva essere impazzita pensò Koss, quel colpo in testa pensò. Poi lui fischiò e lei lentamente ritornò da lui. Koss le fece due coccole e l’accarezzò dovunque con piacere e senza malizia. La puledra non si sottrasse, Irina senza pensarci, meravigliandosi lei stessa di quello che stava facendo si strusciò sul suo corpo. Anche Koss ne fu sorpreso l’accarezzò con calore e lei arrossì guardando altrove, poi Koss prese una pezza pulita e l’asciugò. Irina si lasciò fare tranquillamente e si concesse alle attenzioni premurose del suo padrone. Dopo averla asciugata Koss prese dalla sella un unguento che le aveva dato Saa, eccezionale per la pelle gli aveva assicurato la sua amante.
Koss la fece sdraiare e lo spalmò sulle spalle della puledra che accolse favorevolmente quelle attenzioni, l’unguento era fresco e piacevole. Koss spalmò ancora sul retro delle cosce e poi passò alle natiche iniziando dalle parti esterne, l’unguento funzionava benissimo, lasciava la pelle lucida e pulita ed era profumato.
Irina era confusa, quell’uomo l’aveva fatta inanellare, frustare, trasformare in una cavalla da montare eppure non riusciva ad odiarlo. Non capiva cosa le stava succedendo, il sesso per lei era un mistero, si sentiva il cuore palpitare, forte, era calda e pensava di essere rossa in viso. Intanto allargò le gambe per permettere a Koss di pulirla meglio, il tocco era piacevole. Irina non era ancora pronta a confessarlo neanche a se stessa, ma quel padrone le piaceva, sapeva che erano entrambi umani e sapeva che non voleva essere la sua schiava, ma indubbiamente le piaceva, si chiedeva se doveva concedersi.
Koss continuava ad accarezzarla, sempre più intimamente. Irina tremò a quel contatto e sospirò. Koss non era indifferente, il sangue gli ribolliva e sentiva che anche la puledra era ormai bella calda, ma non osava forzare, se lo voleva doveva essere ancora più esplicita, non ci voleva poi molto, ma siccome le aveva promesso che non l’avrebbe violentata non voleva equivoci. Lui l’avrebbe incoraggiata a farlo, conosceva mille trucchi. Si impose di raffreddarsi e di giocare bene le sue carte, ma intanto doveva sollecitare i sensi della puledra, ritornò sulle natiche. Irina non protestò, anzi ansimò e le sue natiche si tesero in muta offerta. Koss continuava a palparla. Lei non si sottraeva e Koss continuò ad imperversare, Irina era calda, si agitò, ma era indecisa e cercò di calmarsi, d’altra parte non aveva la minima idea di quello che doveva fare. Nella sua società era l’uomo che iniziava e la donna poteva solo cedere o rifiutarsi.
Koss capiva che stava combattendo e sorrise divertito alle sue spalle. La fece girare sul dorso. Irina si lasciò fare, non era esplicita, ma gli faceva fare quello che voleva. Era sempre più calda, socchiuse gli occhi timida e pudica per non guardarlo. Le tette della puledra, immense, sode e bellissime, ballarono sotto gli occhi di Koss. Lui vi passò sopra l’unguento facendo luccicare il rosa del capezzolo ed il più pallido rosa delle grandi areole.
– Hai un seno stupendo Irina. – Non gliene fregava niente che non capisse le sue parole, ma Irina ne capì il senso. Koss le tastò a lungo il seno e le titillò i capezzoli tirandola per gli anellini e facendola impazzire.
La puledra gemette violentemente. Lei, ora, poteva dire che non lo rifiutava,
Koss ungeva ed accarezzava. – Ascoltami – disse Koss senza essere sicuro di essere capito, - tu sarai la mia puledra e come tale ti tratterò, ma non per sempre, quando questa storia sarà finita, tra qualche mese, ti rimetterò in libertà. – Irina si ripeté mentalmente quelle parole fino a quando non fu sicura di aver capito l’essenziale, poi rispose.
- Non puoi mentirmi, sarebbe terribile. -
- No, è vero, ma non aspettarti trattamenti di favori fino a quando mi servirai se necessario ti frusterò e non ti risparmierò e soprattutto non parlare, potrai farlo solo quando siamo soli. Intesi. –
Irina annuì e Koss continuò. - Dopo ti libererò e con te anche tutti gli altri. Ma tu non devi dire niente a nessuno, sarebbe troppo complicato da giustificare verso tutti. Chiaro? –
Koss dovette ripeterlo tre volte, lei voleva essere sicura di aver capito bene e voleva essere sicura che non mentisse.
Irina voleva credere e gli credette, pianse di gioia e si strinse al suo padrone che l’abbracciò.
Koss aveva raccolto con una mano una tetta di Irina senza riuscire a tenerla tutta nel palmo, ora la stringeva rudemente. Irina squittì, le mani di Koss potevano essere gentili e ruvide, lei le apprezzava comunque. La puledra era in affanno e confusa, quello era stato un discorso importante, il padrone gli piaceva, aveva il seno grosso che desiderava essere mordicchiato e voleva essere baciata da quell’uomo sulle labbra. Il primo uomo che desiderava davvero senza riserve. L’altra mano di Koss andò in basso, a sollecitarla sulla fica. Irina smaniava e Koss ne approfittò, la desiderava, ma si trattenne ancora. Irina era tutta bagnata e sentiva che stava venendo, si trattenne dal gridare. Koss imperversava, stava spingendola all’orgasmo. Irina strinse le cosce su quella mano, aveva paura che scappasse, poi gemette, si trattenne dal gridare, ma si strinse al corpo del padrone tremante, sconvolta e sussultante. Koss aspettò che si riprendesse, ne aveva bisogno pure lui.
Irina temette che il petto le scoppiasse, tanto forte era l’emozione che provava, lo ringraziò con gli occhi, era felice, il seno palpitava per l’emozione.
- Sei bellissima – gesticolò Koss baciando Irina sulla bocca che si sentì sciogliere tutta. Era la prima volta ed alla puledra sembrò bellissimo. Irina ricambiò il bacio con passione. Koss si slacciò i pantaloni e si distese sulla puledra che allargò le gambe, pronta ad accoglierlo. Un attimo ed il cazzo fu libero, un attimo ancora e la stava penetrando, era bollente. Irina sussultò e gemette, ma poi strinse le cosce ai fianchi del padrone e non lo mollò più. Koss ruggì mordicchiandola sulle tette e penetrandola fino in fondo.
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