Io e mamma. Un amore per la vita - prima parte
di
Angelo15
genere
incesti
Anni fa mi raccontarono questa breve storiellina: un uomo telefona al medico e chiede aiuto perché la moglie soffre di diarrea intensa. Il medico gli dice di non preoccuparsi, di provare con il limone.
Dopo due ore l'uomo ritelefona: "Dottore, io il limone l'ho messo ma ha cagato fuori anche quello...".
Mi è venuta in mente mentre mi accingevo a scrivere questa mia storia personale, iniziata molti anni fa e che ancora continua e ripensando alla mia ingenuità di allora. Per aiutarvi a comprendere al meglio, vi devo innanzitutto dire che sono figlio di una ragazza madre. Mia mamma a sedici anni rimase incinta praticamente al secondo rapporto con il suo fidanzato del tempo che, pur essendo più grande di lei, si rifiutò di sposarla e si rese disponibile a riconoscermi. Ma mia mamma, già da allora carattere di ferro, gli rispose che non avrebbe mai dato a suo figlio un cognome di merda come il suo (parole testuali, confermate dai miei nonni).
Così, ancora oggi io non so chi sia mio padre e ho smesso di chiederlo quando mia mamma mi ha detto espressamente che se avessi insistito me lo avrebbe detto ma dopo di che avrei dovuto cercarmi un'altra casa (considerate che avevo dieci anni...e come vi dicevo, carattere difficile la mamma...).
Sono quindi cresciuto con mia mamma e con i miei nonni, finché, finita la scuola, mia madre si è cercata un lavoro, ha preso casa e abbiamo cominciato la nostra vita da soli.
In verità, qua e là, degli uomini sono comparsi. Ma duravano il tempo di una notte, quella che io generalmente passavo a dormire dai nonni...
Uno solo resistette a lungo. Mamma si era proprio innamorata. E anche a me Andrea piaceva. Stava da noi dal lunedì al venerdì, il sabato mattina invece si metteva in macchina perché, diceva, aveva genitori anziani che non poteva abbandonare essendo figlio unico. Mamma gli aveva proposto di accompagnarlo, più di una volta, ma lui aveva sempre nicchiato. Poi successe che un sabato sera, dopo mesi che Andrea viveva con noi, io e mamma stavamo vedendo un programma televisivo, di quelli che fanno d'estate dalle località marine. Mamma si era allontanata un momento e io vidi Andrea in televisione la chiamai urlando: "guarda mamma Andrea in televisione"!
Per un momento infatti avevano inquadrato Andrea (ero certo che fosse lui!) ma quando mamma arrivò, l'inquadratura era cambiata.
"Ma dove?", mi chiese mamma.
"Era lì", insistetti puntando il dito verso lo schermo.
E in quel momento, di nuovo lo inquadrarono. Non era solo.Stava abbracciato a una donna e sulle spalle teneva un bambino piccolo.
"E' Andrea! - gridai di nuovo - Ma chi è quella signora?".
Mamma fu gelida: "Non è lui, ti stai sbagliando". E se ne andò di nuovo.
Lunedì sera Andrea arrivò, mamma mi chiese la cortesia di salutarlo e poi di andare in camera mia senza badare a ciò che avrei sentito. Naturalmente stetti tutto il tempo con l'orecchio alla porta ma gli unici rumori che riuscii a sentire furono quelli di piatti che si frantumavano. Poi sentii distintamente Andrea dire, basta, così mi ammazzi!, seguito da bicchieri che cadevano. Ultimo rumore fu la porta di casa che sbatteva poi più nulla.
Dopo mezz'ora, mamma venne a bussare alla porta e mi sorrise: "Vieni tesoro, la cena è pronta. Stasera mangiamo nei piatti di carta...".
Io la seguii, temevo di trovare un disastro ovunque e invece la cucina era in ordine. Solo sulla parete vidi un segno come se un oggetto l'avesse colpita con violenza.
In realtà, ma questo a mamma non l'ho mai detto, giorni dopo sotto un mobile trovai un pezzo di dente...
Comunque mi sedetti a tavola, mamma servì il cibo a entrambi. E io chiesi: "Ma mamma, Andrea? non mangia con noi, dov'è andato?".
Mamma mi sorrise, con una dolcezza che non potete immaginare: "Chi? Non conosco nessun Andrea, amore. Dai mangia che si fredda".
I suoi occhi mi convinsero che non era il caso di insistere...
Da allora nessun uomo è più entrato in casa nostra. Neppure per una notte.
Ecco vi ho fatto questa lunga premessa perché voi possiate capire com'è fatta mia mamma e quale rapporto simbiotico io abbia avuto con lei.
E veniamo a quello che è successo quando avevo appena compiuto 20 anni.
Io andavo all'università, di sera mi aiutavo con qualche lavoretto, mamma lavorava, i nonni ci aiutavano. Tutto procedeva bene. Mamma era bellissima e giovane. Ogni tanto la invitavo a uscire con il mio gruppo di amici. A volte accettava, altre volte no perché, diceva, mi sembra che siate un po' tutti miei figli e io la mamma che vi controllo.
Ma non era così, ve lo assicuro, mamma era divertente, spiritosa, brillante. E i miei amici la adoravano. Ma credo che la sua riluttanza fosse per le avances che riceveva dovunque andassimo e che la infastidivano.
In una di quelle situazioni avvenne qualcosa che poi dovetti considerare come una premonizione: mamma aveva accettato di venire con noi in un locale appena aperto. Ne aveva sentito parlare, la incuriosiva.
Si ballava, si scherzava, si rideva. Mentre era in pista un tizio le si mise alle costole, la seguì al bar volle offrirle da bere. Da lontano vedevo e pensavo, magari è la volta che si decide, che fa pace con gli uomini…E invece la vedo che comincia a guardarsi intorno mentre l’altro gli parla. Fanno quasi un balletto, lei si scosta, lui si avvicina, destra sinistra, sinistra destra, avanti indietro tutto in pochi centimetri. Finalmente mamma mi vede, punta gli occhi nei miei. Non è un’implorazione di aiuto, è un ordine: vieni qui!
Obbedisco e mi avvicino. Non appena sono a tiro di voce, sento mia madre dire: ecco il mio compagno.
Poi mi butta le braccia al collo, mi stampa un bacio sulle labbra e mi dice, facendosi sentire dall’altro: “amore, dov’eri finito! Mi fai ballare?”
La stringo ame mettendole una mano sulla spalla. Lei mi passa un braccio dietro la schiena e sento la sua mano che appoggia sul mio culo e lo stringe.
Conosco bene mamma, so che difficilmente fa qualcosa gratis e infatti con la coda dell’occhio vedo il tizio che ci fissa, che fissa soprattutto la mano di mamma che stringe ancor più.
In pista decisi di giocare con lei. Non so perché lo feci ma approfittando di un lento partito in quel momento, la spinsi con le spalle al bar, la strinsi forte e le sussurrai all’orecchio: “ci guarda ancora, non ti muovere”. E misi le mani a ventosa sul suo culo. Potevo sentire sotto il vestito leggero, un tubino nero che ricordo ancora, la forma del suo corpo. Il primo pensiero fu, cazzo ha il perizoma!
Ecco questo mi eccitò, d’altra parte il perizoma è sempre stato il mio punto debole. Immaginare la nudità delle natiche sotto l’abito, il filo sottile del perizoma che dalla schiena si infila nella fessura…
Lei la sentì, era inevitabile, provò a staccarsi un po’ ma resistetti finché fece lei una cosa che mi convinse immediatamente: mise una mano tra noi due, fino a trovare le mie palle e strinse forte!
Feci un salto indietro, e la fissai sconvolto ma mamma si era già allontanata verso il tavolo.
Mi diressi al bar deciso a bere qualcosa di forte.
Il tizio era rimasto lì, mi vide si avvicinò.
“Bella donna, la tua compagna. Ma tu mi sembri giovane per lei…Potresti essere suo figlio”.
Ero incazzato per la figura fatta e risposi di getto: ”Sarò anche suo figlio, magari, ma io stasera me la scopo e tu vai di sega”.
Il pugno mi colse all’improvviso, sentii distintamente il rumore delle ossa del naso e il dolore che arrivava e poi più nulla.
Quando mi svegliai ero all’aperto, intorno a me c’erano i miei amici, ero sdraiato per terra, con la testa sulle gambe di mamma, che quando mi vide aprire gli occhi cominciò a piangere.
“Ma che è successo?”, chiesi provando ad alzarmi.
I miei amici mi fecero subito un rapido resoconto. Avevano visto il tizio colpirmi ed erano partiti per difendermi ma mamma li aveva superati e arrivata al bancone aveva rotto una bottiglia in testa al tizio. A quel punto la rissa si era allargata e ci avevano portati fuori dove anche per l’intervento dei proprietari del locale, le cose si erano sistemate. Il tizio aveva rinunciato a presentare denuncia contro mamma, in cambio io non avrei denunciato lui.
“No, no, che denuncia, andiamo a dormire”, dissi. Il naso mi faceva male solo a toccarlo ma mi tranquillizzarono, non era rotto, solo un po’ ammaccato.
“Sì, amore” – disse mamma – “ anche perché i proprietari ci hanno detto che se ci rivedono qui la denuncia la fanno loro…Posto di merda…”.
Scoppiai a ridere, i miei amici pure e ce andammo.
Né quella sera a casa, né in seguito parlammo più di quella sera, mia mamma faceva come se niente fosse, io pure. Lei, poi, era sempre stata molto pudica, mai avevo avuto modo di vederla nuda. E io stesso dall’età di dieci anni avevo smesso di farmi aiutare da lei.
Per cui ogni cosa rientrò nella normalità.
Dopo due ore l'uomo ritelefona: "Dottore, io il limone l'ho messo ma ha cagato fuori anche quello...".
Mi è venuta in mente mentre mi accingevo a scrivere questa mia storia personale, iniziata molti anni fa e che ancora continua e ripensando alla mia ingenuità di allora. Per aiutarvi a comprendere al meglio, vi devo innanzitutto dire che sono figlio di una ragazza madre. Mia mamma a sedici anni rimase incinta praticamente al secondo rapporto con il suo fidanzato del tempo che, pur essendo più grande di lei, si rifiutò di sposarla e si rese disponibile a riconoscermi. Ma mia mamma, già da allora carattere di ferro, gli rispose che non avrebbe mai dato a suo figlio un cognome di merda come il suo (parole testuali, confermate dai miei nonni).
Così, ancora oggi io non so chi sia mio padre e ho smesso di chiederlo quando mia mamma mi ha detto espressamente che se avessi insistito me lo avrebbe detto ma dopo di che avrei dovuto cercarmi un'altra casa (considerate che avevo dieci anni...e come vi dicevo, carattere difficile la mamma...).
Sono quindi cresciuto con mia mamma e con i miei nonni, finché, finita la scuola, mia madre si è cercata un lavoro, ha preso casa e abbiamo cominciato la nostra vita da soli.
In verità, qua e là, degli uomini sono comparsi. Ma duravano il tempo di una notte, quella che io generalmente passavo a dormire dai nonni...
Uno solo resistette a lungo. Mamma si era proprio innamorata. E anche a me Andrea piaceva. Stava da noi dal lunedì al venerdì, il sabato mattina invece si metteva in macchina perché, diceva, aveva genitori anziani che non poteva abbandonare essendo figlio unico. Mamma gli aveva proposto di accompagnarlo, più di una volta, ma lui aveva sempre nicchiato. Poi successe che un sabato sera, dopo mesi che Andrea viveva con noi, io e mamma stavamo vedendo un programma televisivo, di quelli che fanno d'estate dalle località marine. Mamma si era allontanata un momento e io vidi Andrea in televisione la chiamai urlando: "guarda mamma Andrea in televisione"!
Per un momento infatti avevano inquadrato Andrea (ero certo che fosse lui!) ma quando mamma arrivò, l'inquadratura era cambiata.
"Ma dove?", mi chiese mamma.
"Era lì", insistetti puntando il dito verso lo schermo.
E in quel momento, di nuovo lo inquadrarono. Non era solo.Stava abbracciato a una donna e sulle spalle teneva un bambino piccolo.
"E' Andrea! - gridai di nuovo - Ma chi è quella signora?".
Mamma fu gelida: "Non è lui, ti stai sbagliando". E se ne andò di nuovo.
Lunedì sera Andrea arrivò, mamma mi chiese la cortesia di salutarlo e poi di andare in camera mia senza badare a ciò che avrei sentito. Naturalmente stetti tutto il tempo con l'orecchio alla porta ma gli unici rumori che riuscii a sentire furono quelli di piatti che si frantumavano. Poi sentii distintamente Andrea dire, basta, così mi ammazzi!, seguito da bicchieri che cadevano. Ultimo rumore fu la porta di casa che sbatteva poi più nulla.
Dopo mezz'ora, mamma venne a bussare alla porta e mi sorrise: "Vieni tesoro, la cena è pronta. Stasera mangiamo nei piatti di carta...".
Io la seguii, temevo di trovare un disastro ovunque e invece la cucina era in ordine. Solo sulla parete vidi un segno come se un oggetto l'avesse colpita con violenza.
In realtà, ma questo a mamma non l'ho mai detto, giorni dopo sotto un mobile trovai un pezzo di dente...
Comunque mi sedetti a tavola, mamma servì il cibo a entrambi. E io chiesi: "Ma mamma, Andrea? non mangia con noi, dov'è andato?".
Mamma mi sorrise, con una dolcezza che non potete immaginare: "Chi? Non conosco nessun Andrea, amore. Dai mangia che si fredda".
I suoi occhi mi convinsero che non era il caso di insistere...
Da allora nessun uomo è più entrato in casa nostra. Neppure per una notte.
Ecco vi ho fatto questa lunga premessa perché voi possiate capire com'è fatta mia mamma e quale rapporto simbiotico io abbia avuto con lei.
E veniamo a quello che è successo quando avevo appena compiuto 20 anni.
Io andavo all'università, di sera mi aiutavo con qualche lavoretto, mamma lavorava, i nonni ci aiutavano. Tutto procedeva bene. Mamma era bellissima e giovane. Ogni tanto la invitavo a uscire con il mio gruppo di amici. A volte accettava, altre volte no perché, diceva, mi sembra che siate un po' tutti miei figli e io la mamma che vi controllo.
Ma non era così, ve lo assicuro, mamma era divertente, spiritosa, brillante. E i miei amici la adoravano. Ma credo che la sua riluttanza fosse per le avances che riceveva dovunque andassimo e che la infastidivano.
In una di quelle situazioni avvenne qualcosa che poi dovetti considerare come una premonizione: mamma aveva accettato di venire con noi in un locale appena aperto. Ne aveva sentito parlare, la incuriosiva.
Si ballava, si scherzava, si rideva. Mentre era in pista un tizio le si mise alle costole, la seguì al bar volle offrirle da bere. Da lontano vedevo e pensavo, magari è la volta che si decide, che fa pace con gli uomini…E invece la vedo che comincia a guardarsi intorno mentre l’altro gli parla. Fanno quasi un balletto, lei si scosta, lui si avvicina, destra sinistra, sinistra destra, avanti indietro tutto in pochi centimetri. Finalmente mamma mi vede, punta gli occhi nei miei. Non è un’implorazione di aiuto, è un ordine: vieni qui!
Obbedisco e mi avvicino. Non appena sono a tiro di voce, sento mia madre dire: ecco il mio compagno.
Poi mi butta le braccia al collo, mi stampa un bacio sulle labbra e mi dice, facendosi sentire dall’altro: “amore, dov’eri finito! Mi fai ballare?”
La stringo ame mettendole una mano sulla spalla. Lei mi passa un braccio dietro la schiena e sento la sua mano che appoggia sul mio culo e lo stringe.
Conosco bene mamma, so che difficilmente fa qualcosa gratis e infatti con la coda dell’occhio vedo il tizio che ci fissa, che fissa soprattutto la mano di mamma che stringe ancor più.
In pista decisi di giocare con lei. Non so perché lo feci ma approfittando di un lento partito in quel momento, la spinsi con le spalle al bar, la strinsi forte e le sussurrai all’orecchio: “ci guarda ancora, non ti muovere”. E misi le mani a ventosa sul suo culo. Potevo sentire sotto il vestito leggero, un tubino nero che ricordo ancora, la forma del suo corpo. Il primo pensiero fu, cazzo ha il perizoma!
Ecco questo mi eccitò, d’altra parte il perizoma è sempre stato il mio punto debole. Immaginare la nudità delle natiche sotto l’abito, il filo sottile del perizoma che dalla schiena si infila nella fessura…
Lei la sentì, era inevitabile, provò a staccarsi un po’ ma resistetti finché fece lei una cosa che mi convinse immediatamente: mise una mano tra noi due, fino a trovare le mie palle e strinse forte!
Feci un salto indietro, e la fissai sconvolto ma mamma si era già allontanata verso il tavolo.
Mi diressi al bar deciso a bere qualcosa di forte.
Il tizio era rimasto lì, mi vide si avvicinò.
“Bella donna, la tua compagna. Ma tu mi sembri giovane per lei…Potresti essere suo figlio”.
Ero incazzato per la figura fatta e risposi di getto: ”Sarò anche suo figlio, magari, ma io stasera me la scopo e tu vai di sega”.
Il pugno mi colse all’improvviso, sentii distintamente il rumore delle ossa del naso e il dolore che arrivava e poi più nulla.
Quando mi svegliai ero all’aperto, intorno a me c’erano i miei amici, ero sdraiato per terra, con la testa sulle gambe di mamma, che quando mi vide aprire gli occhi cominciò a piangere.
“Ma che è successo?”, chiesi provando ad alzarmi.
I miei amici mi fecero subito un rapido resoconto. Avevano visto il tizio colpirmi ed erano partiti per difendermi ma mamma li aveva superati e arrivata al bancone aveva rotto una bottiglia in testa al tizio. A quel punto la rissa si era allargata e ci avevano portati fuori dove anche per l’intervento dei proprietari del locale, le cose si erano sistemate. Il tizio aveva rinunciato a presentare denuncia contro mamma, in cambio io non avrei denunciato lui.
“No, no, che denuncia, andiamo a dormire”, dissi. Il naso mi faceva male solo a toccarlo ma mi tranquillizzarono, non era rotto, solo un po’ ammaccato.
“Sì, amore” – disse mamma – “ anche perché i proprietari ci hanno detto che se ci rivedono qui la denuncia la fanno loro…Posto di merda…”.
Scoppiai a ridere, i miei amici pure e ce andammo.
Né quella sera a casa, né in seguito parlammo più di quella sera, mia mamma faceva come se niente fosse, io pure. Lei, poi, era sempre stata molto pudica, mai avevo avuto modo di vederla nuda. E io stesso dall’età di dieci anni avevo smesso di farmi aiutare da lei.
Per cui ogni cosa rientrò nella normalità.
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