Ti guardo

di
genere
sentimentali

Ti guardo. Non puoi non essertene accorta. Ti guardo da molti minuti, distogliendo l'attenzione dall'amico con cui ceno. Tu sei lì, due tavoli più avanti, insieme a un'amica, che intuisco ma non vedo.
Non so cosa mi abbia attirato in te, forse il colore particolare dei tuoi capelli, che sembrano castani ma poi quando ti sposti e la luce li colpisce diversamente mandano bagliori rossastri.
O il contrasto con la tua pelle, così diafana, tanto da rendere desiderabile baciare le tue spalle, che hai lasciato scoperte.
O forse ancora il tuo collo allungato, perfetto, malizioso.
Ti guardo, non posso smettere. Hai occhi vivaci, stai raccontando qualcosa di divertente. Non sento le tue parole e posso solo immaginarle. Forse stai dicendo alla tua amica di qualche ragazzo che ti ha avvicinata, dei primi approcci. O forse di come ti trovi con l'uomo di cui ti sei innamorata e a cui stasera hai preferito la tua amica.
A questo pensiero provo una fitta, ingiustificata, di gelosia.
Ora mi hai visto, ma hai fatto finta di niente, come se non ti fossi accorta che ti sto guardando. Ma no, mi hai visto. Infatti subito torni verso di me, piccoli sguardi. Brava, sei prudente, non insospettire la tua amica. Non fare come me, che tra poco verrò scoperto, irrimediabilmente perso a guardarti.
Che belle labbra che hai...mi piacciono. Chissà com'è baciarle.
Non posso resistere oltre.
Mi alzo, mi scuso con il mio amico, dichiaro un bisogno impellente e mi dirigo verso il bagno. Però scelgo di fare un giro ampio, che mi porta verso di te.
Cammino e ti fisso, mi noti. Ora ti sono quasi accanto, all'altezza dell'amica che ti sta seduta di fronte. Mi guardi apertamente, ti sorrido, faccio un piccolo movimento rapido con la testa, che nelle mie intenzioni significa: vieni, seguimi.
Mi pare di cogliere una rapida sorpresa nel tuo volto ma anche un sorriso che spero malizioso.
Proseguo, scendo le scale mi piazzo nel corridoio. Ho già deciso cosa farò non appena arriverai: ti prenderò per mano, ti porterò nel bagno destinato agli handicap. Qui ti bacerò subito, voglio sentire le tue labbra, respirarti.
Poi comincerò a baciare il tuo collo. Piano, senza fretta. Poi le spalle.
Intanto mi dedicherò al vestito. Lo farò scendere ai tuoi piedi perché tu possa svelarti, meravigliosamente bella nella tua nudità.
Come sarà il tuo seno? Lo immagino piccolo, perfetto, con capezzoli gonfi che chiamano le labbra.
E poi scenderò lungo il tuo corpo, fino al tuo sesso, ti darò piacere con la mia lingua, lo desidero.
Non voglio altro, solo darti piacere. Non intendo penetrarti, non qui, in questo squallido bagno. Qui voglio solo conquistarti. Poi avremo modo di amarci, di possederci a vicenda.
Qui voglio solo dirti che stasera i tuoi occhi mi hanno conquistato.
Ecco.
Il tempo passa, non arrivi.
Oramai è tardi, il mio amico si starà preoccupando ed è tempo di risalire. Faccio le scale lentamente, ho ancora la speranza di vederti comparire. Allora potrei limitarmi a baciarti, a dirti quanto mi piaci, a chiederti dove posso venire domani per raccontarti di me e della mia passione improvvisa.
Niente però, non ti vedo scendere e allora risalgo io definitivamente le scale, sono in sala.
Guardo il tavolo dove eri seduta e che adesso è vuoto. Malinconicamente vuoto.
"Tutto bene?", chiede il mio amico.
Devo essere pallido, faccio segno di sì, che va tutto bene. Sorrido amaro.
E' notte. Non solo fuori...
scritto il
2018-08-22
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