Il trascorrere dei giorni
di
Burton
genere
sentimentali
Come ogni fine settimana batte il tempo su di noi, su questa casa che non ha più nulla in riferimento a questo termine se non le mura ed un tetto. Questo luogo che ha perso ogni significato e forse speranza, non è più un posto sicuro, forse non lo è mai stato. Un rifugio dentro il quale si è persa ogni dignità, ogni possibilità di dialogo. È volato via il sentimento, spento l'amore, svanita chissà dove la passione. Fastidi e problemi accumulati nel tempo ci hanno portato al silenzio. O forse hanno portato me al silenzio, a chiudermi in me stesso e nutrire la rabbia non facente parte del mio essere. Sorrisi spenti, viso corrucciato è ciò che mi ritrovo ad avere dopo questo tempo passato. Voglia di fuggire ogni giorno dopo il lavoro lontano da questo posto che chiamo ancora casa per comodità. Cerco di evadere per quel poco di tempo tra le colline e i rumori della natura. Un'oretta e tutto torna come prima se non peggio, dove mi rinfacci il mio desiderio di star solo per pochi minuti, con lo stomaco chiuso e la mente annebbiata dalla mia follia. Sono io ad averti portato a questo punto? Il mio essere orso ti ha distrutto i sentimenti e la felicità? Domande che mi pongo ogni giorno e che trovano risposte nelle parole che ripeti costantemente nonostante ti chieda di smetterla e guardare oltre. Ma dentro di me c'è una voce che riesco a sentire, flebile, ma ruggente dice che in parte la tua conferma non è veritiera. Prova a darle vita dinnanzi a te ma sono folle e bugiardo, questa è la sentenza. Eppur provi amore per me, un bastardo indiavolato che trova serenità solo tra i monti che tanto sogno. Luoghi dove cerco di perder la follia... Ma non mi riesce.. Me li stai portando via. Forse ti sto incolpando di qualcosa che non è mai stato, o non ho avuto i coglioni di farlo andare in altro modo perché con te stavo bene anche noi due soli, con le passioni che ci hanno avvicinato, con i sogni che ci facevano sorridere. Forse gli eventi hanno portato al delirio più totale in queste sere d'estate passate. Tu là in alto ed io qui, in questa casa che ho dannato per proteggerti. Son state le mie parole a maledire la nostra vita insieme? Se qualcuno ha risposta, me la dia Cristo! perché ne da solo né chi sta vicino può trovarne una giusta. Ho sempre urlato a me stesso, a noi che in altro luogo saremmo stati bene, che tutto sarebbe andato in modo diverso. Speranza, illusione o verità? Ora non ne sono più convinto e forse neanche tu.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Amore dentroracconto sucessivo
Tra le foglie in campagna
Commenti dei lettori al racconto erotico