La rapina
di
il marchettaro
genere
tradimenti
Mi sono sempre goduto un mondo alla sera facendo sesso con la mia dolce metà, Anna splendida trentenne, a inventare e mormorarle nell'orecchio, mentre la scopavo, fantastici episodi erotici i cui personaggi variavano ogni sera di razza o di età ma che il più delle volte comprendevano nostri amici e amiche. Alcune sere fa invece nisba, con Anna non c'era verso di fare nulla, sembrava avere le palle di traverso per qualche suo motivo particolare e pertanto giratomi dall'altra parte mi addormentai, Il mio sonno fu improvvisamente interrotto da uno strano rumore, uno scatto metallico, seguito però da un silenzio assoluto, che attribuii ad un qualche strano sogno, ripresi a dormire quando nuovamente fui risvegliato di soprassalto, questa volta da una luce intensa che mi accecava tanto era forte, una torcia elettrica puntata sul mio viso, mezzo intontito dal sonno stentai a capire cosa stava succedendo ma lo compresi molto bene quando si accese la luce centrale della stanza e potei vedere che quattro loschi individui, con delle calze infilate in testa tali da renderli irriconoscibili, erano entrati nella nostra stanza da letto e mentre uno immobilizzava mia moglie tamponandole la bocca con un bavaglio un altro teneva a bada me puntandomi un coltello alla gola, un terzo prese a parlarci con uno strano accento in falsetto si da modificare la voce rendendola irriconoscibile. Ci raccomandò di stare buoni e tranquilli, che non ci sarebbe successo nulla di male a patto che sganciassimo tutto il denaro che avevamo in casa, come pure gioielli e cose di valore non interessavano azioni o titoli. Fatti due conti, sapendo che i gioielli di lei erano assicurati, stimai che me la sarei cavata perdendo quei cinquemila euro che tenevo nella piccola cassaforte a muro dove erano custodite pure le gioie di Anna. Ero piuttosto rassicurato pure dal fatto che la mia cassaforte è dotata di un congegno per cui all'apertura si accendeva una luce interna contemporaneamente ad una micro camera nascosta che avrebbe ripreso quanto succedeva, cosa importante per l'assicurazione. Chiesi perciò il permesso di scendere dal letto per accompagnare uno di loro alla cassaforte che avrei senz'altro aperto mettendo il contenuto a loro disposizione. Feci quanto richiesto, sempre con il coltello puntato alla gola, lasciando che prelevassero di persona quanto contenuto nel vano, nella speranza che se ne andassero in fretta, invece quello che parlava in falsetto, mentre gli altri stavano sempre zitti, ebbe un ripensamento e mi disse di consegnargli pure i bancomat mio e di mia moglie scrivendo poi i relativi codici su un foglietto, quindi, rivolgendosi ad uno degli altri due gli disse di scendere allo sportello sottostante e prelevare tutto il possibile, lo avrebbero atteso lì in casa mia. Mentre uno usciva quello che teneva a bada mia moglie fece cenno a quello che sembrava il capo di accostarsi e gli mormorò qualche cosa nell'orecchio, lui rispose che sì, si poteva fare appena fosse tornato quello dei bancomat, infatti di lì a poco questi era di ritorno con l'incasso: altri cinquecento euro, parlottarono sottovoce tra di loro, poi quello assegnato alla mia custodia mi sospinse verso una poltroncina in un angolo e mi fece sedere portandosi poi alle mie spalle sempre tenendomi il coltello alla gola, gli altri tre si avvicinarono ad Anna che, ancora imbavagliata stava da sempre seduta e tremante di paura sul lettone, temevo anzi che si fosse pisciata sotto dal terrore, il capo le disse che le avrebbero tolto il bavaglio ma che avrebbe dovuto rimanere in assoluto silenzio pena il mio sgozzamento e che ora se stava buonina l'avrebbero fatta divertire. Immaginai subito cosa stava per succedere e cercai di protestare e di alzarmi ma il coltello alla gola era determinante, non dovevo muovermi ed accettare quanto avrei visto fare ad Anna.
….continua...
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