La mia storia - parte 3

di
genere
gay

Dopo due anni di storia clandestina, al compimento dei miei effettivi 18 anni, decisi di dire ai miei del mio allontanamento. Dissi che mi ero trovato un lavoro fuori città, che quindi dovevo andare via. Nulla di più falso, infatti, mia sorella sapeva già tutto. Mi prese da parte e mi domando se fossi impazzito a stare con un uomo. Che era contro natura, che per giunta avesse l'età di mio padre. Non mi minacciò di nulla, era un mettere in guardia il suo. Gli dissi che doveva farsi gli affari suoi, che non sapeva cosa diceva, che farneticava. In cuor mio la ringraziavo per l'affetto che aveva dimostrato. Presi tutto e me ne andai. I primi gironi con lui furono bellissimi. Mi cucina piatti del suo paese. Mangiavo senza dire nulla. Mi ero abituato. Iniziai a seguirlo in chiesa (lui è cristiano), a bere vino e frequentare i suoi amici Eritrei. Disse che la donna non era per lui, che voleva che stessimo insieme per sempre. Ne rimasi contentissimo. Iniziammo a fare l'amore tutti i giorni, ma non l'anale. Quella una volta ogni tanto. Intendo amore vero, non sesso. Con sentimenti e passione. Parlo di coccole, baci e effusioni. Uno scambio, un dare e ricevere. Furono giorni bellissimi. Dormivano nudi stando abbracciati. La notte lui mi pastrugnava tra le gambe, ed io, ricambiavo. Eravamo felici. Nei momenti di desiderio ero solito prenderlo e sbatterlo sul letto, riempirlo di baci sul collo. Lui mi abbassava le mutande ed iniziava a palpare.. Gli prendevo in bocca il pene rovente cercando di portarlo sino all'estremità. Ma non riuscivo, tanto era grande.
scritto il
2018-10-08
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