Federica in discoteca: la star della serata (Cap. 3)

di
genere
orge

Mentre camminava verso il palco gli sguardi di tutti i ragazzi, e di alcune ragazze, si posava lussuriosi sul suo corpo nudo e grondande di sperma, sudore e saliva. La maggior parte dei ragazzi stava già avendo una visibile erezione, mentre le ragazze la guardavano schifate, scandalizzate, ma soprattutto invidiose. Invidiose di tutti gli sguardi pieni di desiderio dei loro uomini che avevano occhi solo per Federica in quel momento. Molte ragazze se ne andarono via, sapendo bene che ormai per loro la serata era finita; i ragazzi invece seguirono Federica come dei cagnolini obbedienti fino al palco delle cubiste, dove sapevano sarebbe iniziata la vera serata.
In tutto questo Marco osservava la scena dal bancone dal quale non si era mosso, ormai visibilmente ubriaco. Una volta salita sul Federica lo notò, fece un cenno al buttafuori più vicino e questi senza esitazione andò a prendere Marco di peso e lo porto fuori dal locale.
Ora lei poteva cominciare il suo spettacolo.
Cominciò a ballare a tempo di musica, un ritmo lento con battiti profondi che rimbombavano nelle orecchie. Sculettava da una parte all’altra del palco, mettendosi in pose oscene, mentre ogni tanto si accarezzava il corpo e si leccava le dita quando queste si riempivano della sborra ancora rimasta. Ballò per tutti, aprendo le gambe e leccandosi le dita prima di infilarsele nella sua figa già fradicia al pensiero di quello che sarebbe successo dopo. Si mise a quattro zampe, infilandosi dentro una mano intera come se nulla fosse, dando dimostrazione di quanto fosse elastica e resistente. Era vogliosa e sapeva che presto sarebbe stata soddisfatta. Rimase a quattro zampe e iniziò a sculettare a temo di musica di nuovo, guardandosi dietro ogni tanto per vedere chi si sarebbe fatto avanti per primo. I ragazzi erano già ormai tutti senza mutande e coi loro turgidi cazzi in piena erezione in mano, pronti a darsi da fare.
Dopo qualche minuto che i ragazzi si stavano segando tra di loro Federica, ormai al limite della sopportazione, si mise seduta con le gambe aperte, con l’indice e il medio della mano destra si aprì le grandi labbra, mostrando la sua figa fradicia e grondante, guardò giù dal palco e fece un’occhiolino ai ragazzi.
A quel punto persero il controllo e salirono sul palco. Erano almeno 300 ragazzi, e non tutti riuscirono a salire e dovettero restare a guardare, mentre i primi15 si mettevano intorno a Federica e cominciavano a smanettarsi sulla sua sudicia faccia. Lei era sorridente e a bocca aperta, mentre aspettava di essere riempita di caldo sperma. Poi notò gli sguardi delusi dei ragazzi che erano dovuti restare in disparte.
“Tranquilli, stasera ce ne sarà per tutti! E se vorrete farò anche il bis!”
Poi tornò ad ammirare i cazzoni che aveva a pochi centimetri dalla faccia, uno di loro cominciò a schizzare fiotti densi di sborra sulla sua faccia. Lei cominciò a mugolare “SSSSiiiii, ancoraaaa” mentre si sgrillettava. Altri 3 ragazzi vennero sul suo viso poco dopo, e lei si leccò le gocce che riusciva a recuperare dai lati della sua bocca. Ormai troppo vogliosa prese un cazzo in bocca e altri due con le mani e cominciò a succhiare e segare con una foga animalesca, voleva essere farcita di sperma fino ad esplodere! Notò che davanti e lei c’era un ragazzo che si stava segando ammirando la scena e allora cominciò ad accarezzargli il cazzo con un piedi, facendogli l’occhiolino. Il ragazzo la lasciò fare e lei cominciò a segarlo con i suoi piedi lisci e perfetti.
Mugolava di piacere a soddisfare così tanti cazzi in una volta sola. Non ci volle molto prima che il ragazzo a cui lo stava succhiando venisse, riversandole una copiosa quantità del suo sperma sulla faccia; gli altri due lo seguirono pesto e in men che non si dica sulle tette da adolescente di Federica stavano colando rivoli di sborra bianca e calda. Anche il ragazzo a cui stava facendo una sega coi piedi venne, schizzando così forte e lontano che la colpì in pieno viso, poi le schizzò sulla sua pancia liscia e piatta, formando una piccola pozzanghera nel suo ombelico.
Senza un attimo di pausa altri ragazzi avevano già sostituito i precedenti, che ricevettero lo stesso trattamento di quelli di prima. Federica era in mezzo a loro mugolando di piacere: “SSSiiii datemi tutta la vostra sborra! Voglio essere piena di sperma dentro e fuori cazzo!” Sembrava assatanata, succhiava e segava con foga e senza pietà, senza cercare di far godere i ragazzi ma col solo obiettivo di farsi sborrare addosso da tutti loro.
Ad un certo punto, quando ebbero chiuso la porta principale del locale, Anton e altri due buttafuori si avvicinarono al palco ed iniziarono a spogliarsi. Federica video con la coda dell’occhio, mentre succhiava il cazzo di un quarantenne, le loro mazze enormi spuntare dalle mutande. Nonostante fossero bianchi avrebbero benissimo potuto competere con i piselli dei neri, e lei adorava questo! I tre salirono sul palco facendosi largo a spintoni tra insulti e malcontento degli altri ragazzi. Federica smise di succhiare e sorrise: era arrivata la sua parte preferita della serata.
Anton la afferrò dalla gola, la costrinse a girarsi a pecorina e disse: “Ora vi faccio vedere io come funziona qui!” e senza nessuna esitazione impalò i suoi 26 centimetri di verga dentro Federica. Lei si lasciò sfuggire un gemito di piacere e dolore. Anton iniziò a scoparla senza pietà, dando spinte profonde e forti, ogni volta infilando ogni singolo centimetro del suo enorme arnese dentro di lei. Lei gemeva e urlava dal piacere, chiedendo di fare più forte, di trattarla come una cagna. Fu presto zittita dal buttafuori che le infilò il suo turgido cazzo in gola ed inizio a scoparsela in sincronia con le spinte di Anton. L’ultimo di loro semplicemente si piazzò vicino a Federica, si stese e lei cominciò in automatico a segarlo. Da lei ora provenivano solo gemiti sommessi e squittii ad ogni botta degli enormi cazzi dei buttafuori che la stavano impalando da parte a parte.
La scoparono in quel modo per almeno un’ora, mentre gli altri ragazzi salivano a gruppi ben nutriti sul palco per segarsi su di lei e riempirle la schiena e i capelli di denso sperma. Un ragazzo si infilò sotto di lei ed inizio a leccarle la figa, mentre veniva divisa in due dall’enorme asta del buttafuori.
I tre cominciarono a gemere nello stesso momento e vennero all’unisono: Federica sentì la sua bocca riempirsi tutta di calda sborra, che non riuscendo ad ingoiare in una volta sola le fini su per il naso e schizzò fuori dalla sua bocca quando cercò di respirare; dalla sua figa cominciò ad uscire un fiume caldo di denso sperma, sembrava una quantità da cavallo, che colò direttamente in faccia al ragazzo che le stava leccando la figa, il quale cercò di togliersi da lì ma venne brutalmente schiacciato dal fantastico e tonico culetto di Federica. Lei prese fiato per qualche attimo, ansimava e cercava di respirare a pieni polmoni, le sue tette che si gonfiavano ad ogni respiro.
I tre buttafuori, una volta finito, semplicemente scesero dal palco. Lei era già piena di sborra su tutta la schiena e sotto si lei si stava formando un piccolo lago denso e bianco, che le colava dal corpo. Federica lasciò andare il ragazzo che gliela stava leccando e si stese a pancia in su, aprendo le gambe e aspettando per i prossimi. Allora i ragazzi erano così infoiati che senza esitare cominciarono a scoparsela uno per uno, mentre altri stavano intorno a guardare e segarsi. Il primo che arrivò si stese sopra di lei aveva un preservativo addosso.
“Che cazzo è quello?!” chiese lei con tono incazzato.
“E’ un preservativo troia, non li conosci scommetto!” la derise lui. Federica lo afferò dal collo fulmineamente e se lo portò a pochi centimetri dal viso.
“Voglio che tu ti tolga quel cazzo di coso e che mi scopi! Voglio essere ingravidata da tutti voi! Voglio che mi riempiate ogni buco del corpo con la vostra sborra!” e poi mollò la presa. Il ragazzo era ruzzolato all’indietro, confuso dalla forza che lei era riuscita a tirare fuori. In quei pochi secondi venne sostituito da un gruppo nutrito di energumeni alti e muscolosi, che senza pensarci troppo su, presero Federica e cominciarono a montarla in piedi: uno la penetrò in figa, con un cazzo di dimensioni decisamente ridotte rispetto ai precedenti; uno le piantò il suo cazzo quasi equino nel culo, senza fare domande né prepararla a ciò; altri due si fecero segare mentre lei si faceva scopare in quella posizione, impalata da quei giganti muscolosi che la usarono e rivoltarono come volevano. Adorava essere utilizzata come una bambola da monta! La sensazione di tutti quei cazzi dentro di lei e quelle mani che la toccavano ovunque la faceva impazzire. Voleva essere usata in tutti i modi possibili ed immaginabili.
“SSSSiiii porca troia!!! Usatemi e ingravidatemi come una puledra in calore!” urlava dall’alto del palco mentre i due ragazzoni le devastavano figa e culo.
“Voglio essere ingravidata da tutti questa sera! Sborratemi dappertutto cazzo!” continuava ad urlare oscenità a volume così alto da guadagnarsi uno schiaffo da uno dei quattro energumeni.
“Parli tanto per essere una troietta vogliosa”
“Io dico il cazzo che mi pare!” un altro schiaffo
“Stai zitta e obbedisci troia! Potrei essere tuo padre!”
“Scommetto che ti piacerebbe scoparti tua figlia in questa maniera vero?” sussurrò lei, sfidandolo. La risposta fu uno scambio di sguardi tra lui e quello che la stava inculando. Il loro ritmo aumentò improvvisamente, lei faceva quasi fatica a reggere quel ritmo. Gli occhi di Federica si dilatarono all’estremo e lei fu costretta ad abbracciare il ragazzo a cui era appesa e a stringersi a lui. Lui la afferrò per la gola, soffocandola quasi.
“Mia figlia scopa bene, ma non riuscirebbe a reggere questi ritmi!” disse lui continuando a soffocarla. Lei era quasi senza aria, gli occhi le ruotarono all’indietro. Dopo pochi secondi tornò in sé e venne violentemente scaraventata a terra. La botta la lascio a terra, senza fiato, e con la bocca aperta. I quattro palestrati le vennero tutti insieme in faccia e in bocca, riempendola fino all’orlo, tanto che dei rivoli di sborra cominciarono a colare dalla bocca di Federica. Lei era a malapena cosciente, adorava quella sensazione e voleva chiedere loro di rifarlo, ma non ne aveva la forza.
Intanto, mentre giaceva così a terra quasi cadaverica, una marea di altri ragazzi approfittarono del suo splendido corpo. Se la scoparono più e più volte, venendole in figa e in culo, nella bocca e su tutto il suo corpo. Federica aveva uno sguardo assente ma dentro di sé godeva, godeva all’infinito. Il suo corpo ormai era letteralmente grondante di sperma, tanto che quando veniva tirata su per essere scopata in piedi grossi rivoli di sborra colavano per terra. Alcuni ragazzi persero persino la presa su di lei qualche volta da quanto era piena di sperma. Il palco era quasi diventato uno scivoloso laghetto di sborra.
Dopo diverse ore che veniva usata ed ingravidata da tutti quei ragazzi, venne lasciata a terra dall’ultimo di loro, che rilasciò il suo seme nella sua figa grondante di umori e sborra. Federica cadde in vanti a terra, gemendo. Era quasi esanime, al limite della coscienza. Ma ne voleva ancora. Cazzo se ne voleva ancora!
I ragazzi erano tutti esausti ormai, alcuni stesi a riprendere fiato sui divanetti, altri a bere al bancone del bar.
Federica bisbigliava: “Ancora…ne voglio…ancora.” Mentre cercava di alzarsi da terra. Barcollante ma decisa, di mise in piedi.
“Tutto qui?” chiese alla platea di uomini e ragazzi che ora la stava guardando. Grossi grumi di sperma colavano da ogni parte del suo corpo, il suo viso era a malapena riconoscibile.
“Ho detto che ne voglio ancora…voglio essere gravida di tutti voi porca troia!” cercò di urlare con le sue ultime forze. Gli sguardo sotto di lei erano allibiti, ma anche intrigati. Era davvero infoiata e vogliosa.
Visto che le sue parole non ebbero riscontro, lei si avviò verso il bagno, trascinandosi lentamente e lasciando dietro di sé una scia di sperma, umori e sudore.
Nessuno vide Federica per quasi un quarto d’ora, quindi Giovanni, il proprietario, andò in bagno per assicurarsi delle sue condizioni.
“Tutto bene la dentro?” ci fu qualche momento di silenzio.
“Ah Giovanni, sisi datemi solo un attimo!” la voce sembrava stanca ma era molto più forte rispetto a prima.
“Sicura di farcela?”
“Tranquilli, arrivo subito. Devo solo finire una cosa…”
“Ma cosa stai combinando lì dentro?” Nessuna risposta.
“Fede?” Silenzio.
“Fede?” chiese Giovanni con un po’ di panico. Non riuscì ad aspettare ancora e quindi entrò nel bagno.
Federica era seduta sulla tazza del cesso, chiusa, a gambe aperte e aveva il rossetto in mano. Federica lo chiuse e guardò Giovanni, sorridendo. Il cazzo di lui andò in tiro in pochi secondi: sul corpo di lei erano scritte ingiurie e volgarità di ogni sorta. Sul suo petto e le sue tettine campeggiava la scritta “Troia da sborra”; sulla sua pancia aveva scritto “Scopo qualsiasi cosa” e “Carne da macello”; sul suo monte di venere “Ingravidare qui” con una freccia che puntava all’entrata della sua fighetta ancora grondante; sulla coscia sinistra “Cagna da monta”; sulla gamba destra “Violentatemi”; sul suo viso campeggiavano invece le scritte “Svuotapalle” e “Punitemi”.
Giovani perse totalmente il controllo, in pochi secondi si era tirato giù pantaloni e mutande e stava scopando selvaggiamente Federica in culo, tenendola per i capelli contro il muro del bagno. Lei sorrideva e gemeva “Sì! Sì! SSSiiii cazzooooo!” mentre godeva. Da quella posizione, abbassando lo sguardo Giovanni notò altre scritte sulle chiappe marmoree di Federica: “Inculatemi”; “Aprire in due”; “Buco da sfondare”; “Sborrare qui” con frecce che andavano verso il suo buco del culo. Poco sopra il suo fondoschiena la scritta recitava “Proprietà pucclica”.
“Ma…come hai fatto a scriv-“
“Taci e scopami vecchio maiale! Sborrami dentro cazzo!” urlò lei violentemente. L’uomo non se lo fece dire due volte e passò dalla sua figa al suo culo, farcendolo dopo poche spinte di altra sborra. Separando le sue chiappette d’oro un rivolo di bianco sperma cominciò a scorrere dal suo buco e Giovanni procedette ad una pulizia approfondita, infilando la lingua bene in profondità, tra i gemiti di Federica che intanto si stava sgrillettando.
Senza dire altro Federica fece spostare Giovanni e se ne andò, lasciandolo a rivestirsi. Quando lui torno nella sala principale lo spettacolo che gli si presentò davanti era ancora meglio di quello precedente: Federica si stava facendo scopare da più o meno una decina di uomini contemporaneamente, era di nuovo carica e i ragazzi non avevano resistito alle scritte che ora campeggiavano su tutto il suo corpo. Ogni volta che qualcuno di loro le sborrava dentro o addosso poteva lasciare il proprio segno sulla pelle di Federica scrivendo altre cose. “Troia da monta”, “Cagna in calore”, “Macchina per pompini” e tante altre cose erano già state aggiunte, dimostrando che aveva già fatto venire diversi ragazzi, più volte.
Lei era in mezzo al gruppo passando da un cazzo all’altro, dando qualche succhiata all’uno e poi all’altro, chiedendo di essere schiaffeggiata, insultata ed umiliata. Alcuni ragazzi le sputavano addosso quando finivano e lei apriva la bocca per non sprecare nulla, né sperma né saliva.
“Datemi altra sborra cazzo!” ordinava ogni tanto, quando finiva di farsi farcire la figa da qualcuno. Il suo culo era ormai rosso accesso da tutti gli schiaffi che aveva preso, e il viso non era da meno. Ogni volta che ingoiava un cazzo o ne montava uno nuovo gemeva e fremeva dal piacere. Sembrava davvero una macchina del sesso, andava a avanti a farsi ingravidare da più cazzi possibile, segandone il più possibile in una volta, ingoiandone anche 2 alla volta e facendosi penetrare figa e culo da 2 o 3 cazzi alla volta!
Quell’orgia sfrenata continuò fino al mattino.
Dovevano essere quasi le 6 quando Marco ricevette la solita foto su Snapchat: “Accendi la macchina che arrivo subito!” La foto del viso irriconoscibile di Federica sorrideva e faceva la linguaccia, mentre grumi di sperma le coprivano quasi tutto il volto. Il suo rossetto invece era fresco, appena messo.
Dopo una decina di minuti lei salì in macchina, nuda e ancora grondante di sborra.
“Ehi! Così mi rovini i se-“
“Stai zitto e guida coglione, e vedi di non farti distrarre da questo ben di Dio che non avrai mai!”
Marco abbassò lo sguardo verso la strada e partì.
Il viaggio passò nel silenzio più totale quando dopo quasi mezz’ora Federica chiese: “Ma dove cazzo stai andando?! Casa mia è dall’altra parte!”
“Lo so” rispose lui semplicemente.
“Dove minchia mi stai portando?! Fai manovra e torna indietro va!”
Marco continuò a guidare finchè non accostò la macchina e si girò verso di lei, aveva uno sguardo strano.
“Che cazzo fai? Dai non fare il coglione e portami a casa!”
Marco rimase in silenzio, si girò verso i sedili posteriori e tirò fuori dalla sua giacca un sacchetto nero con laccio.
“Mettiti questo” ordinò.
“Dai vaffanculo non fare il coglione, che cazzo stai facendo?” chiese lei incredula.
“Ho detto mettitelo, puttana.”
“Come cazzo mi hai chiamata?!” questa volta era incazzata.
Marco, con un movimento quasi fulmineo le infilò il sacchetto in testa, strinse il laccio e le blocco le mani per legarle con una fascetta da elettricista larga. Federica ora urlava aiuto, preoccupata e supplicante tra gli insulti rivolti a lui. Marco scese dalla macchina, fece il giro e aprì la portiera di Federica, tirandola fuori a forza. La spinse a terra con violenza e poi se la caricò in spalla.
“CHE CAZZO FAI CORNUTO COGLIONE DI MERDA?! METTIMI GIU CAZZO! NON HAI LE PALLE, LASCIAMI ANDARE!!!”
Dopo cinque minuti così, Federica venne buttata a terra, e sentì uno scroscio metallico davanti a sé, come di una serranda che viene alzata. Poi Marco la riprese in braccio e fece una ventina di passi, dopodichè la buttò di nuovo a terra e Federica sentì che lui le legava le gambe e le braccia con delle corde, mentre sentiva che le fissava a qualcosa di freddo e metallico che ogni tanto la sfiorava.
Ad un certo punto Marco rimosse il sacchetto e Federica vide dov’era: sembrava un vecchio granaio abbandonato di una fattoria. Lei era legata alla pecorina, le sue gambe erano tenute aperte da dei tubi metallici legati alle corde; le sue mani erano tenute ferme da due paia di manette molto strette, che già stavano cominciando a lasciate dei segni rossi sui polsi. Le manette erano collegate ad una carrucola sopra di lei notò, tramite una corda molto spessa.
“Che cazzo stai facendo coglione?! Mio padre ti ammazzerà. Chiamerà i suoi amici e ti farà sgozzare cazzo! Tirami fuori di qui e non fare il coglione!” diceva lei, ora davvero spaventata.
Marco fece una risatina e disse: “Puoi urlare quanto vuoi, non ti sentirà nessuno. Per quanto riguarda cosa facciamo qui, beh ecco…” cercò le parole per un attimo “Voglio semplicemente darti quello che desideri, perché io ti amo e voglio che tu sia felice!” spiegò sorridendo. Federica era attonita, non sapeva cosa dire e poteva a malapena muoversi dalla posizione in cui era.
Poi, guardandosi in torno nella penombra del granaio li vide: un vecchio signore sulla sessantina col classico fisico da contadino, tozzo e non troppo alto; di fianco a lui, tenuto fermo dall’uomo, vi era un enorme stallone roano.
Marco li guardò, fece loro cenno di avvicinarsi, e poi guardò Federica, che nel frattempo aveva iniziato a singhiozzare, sorridendo. Si abbassò al suo livello e la costrinse a baciarlo.
“Ti amo Fede”.
scritto il
2018-10-24
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