Un racconto brutto: SocialSex App
di
Els
genere
gay
La chiamano "la nuova frontiera della soddisfazione". In un mondo che va avanti ad App e Social media, hanno inventato un app che di social ha solo il nome: SocialSex.
Funziona così: sei un metro, stanco della giornata, stressato dal capo o dai colleghi, chi non lo è? Vedi qualcuno che ti attizza, donna, uomo, trans o cane, non è importante. Te lo fa venire duro e tanto ti basta. Tiri fuori il cellulare dalla tasca, accedi all'app, punti la preda, premi un tasto. Nell'indifferenza generale la ventenne con le tette gonfie e i fianchi sensuali cade a terra addormentata e inizia il gioco. C'è pure la versione premium, per soli 9.90€ al mese ti dice l'età della preda, malattie venerie, eventuale partner. Ciliegina sulla torta? Per fare atmosfera durante l'amplesso mette su la tua playlist preferita.
La cosa peggiore? C'ho preso gusto, non ricordo il momento preciso in cui è successo, ma ricordo chi era.
Come ogni giorno salgo in metro, circondato da gente che va al lavoro, io ne stavo tornando. Teso, stanco, invidioso di tutta quella merda che lavora di giorno e che guarda schifata con quel cazzo di sguardo di sufficienza noi, i luridi del turno di notte. Sembrano dirci "io ho studiato, me lo merito di dormire la notte, tu che hai fatto pezzente?". Me li sento nel cervello, mi fanno schifo. Non li toccherei neanche con il cazzo di qualcun altro.
Ero lì, a crogiolarmi nel mio odio represso quanto vedo questo tipo. Nero,un fascio di muscoli dal collo taurino, polpacci larghi come una mia coscia. Sicuramente un buttafuori. Io a confronto sono un cazzo di nano.
Ma siamo nell'era delle app, no? Il fisico non conta un cazzo. Cellulare, App, lo punto, BAM, steso per terra con un tonfo sordo. E' caduto di faccia, probabile che s'è rotto il naso il torello.
Il bello e il brutto di un mondo che vive online è l'indifferenza per quello che gli succede intorno nella vita vera. E io è lì che sguazzo.
Mi sono avvicinato lentamente, sballottato dall'andamento del vagone, ho pure sbattuto contro un tipo, un colletto bianco con cellulare in mano, solito sguardo di sufficienza "Che cazzo fai nero? sei ubriaco?"
Grazie amico, fomenti il mio scazzo e me l'hai fatto venire ancora più duro. Barcollo fino alla mia preda, faccio pure fatica a sfilargli i pantaloni quel tanto che basta, pesa la bestia. Ha il culo scolpito di chi fa pesi come scopo della vita. "Sarà ancora più stretto con tutta questa carne" mi dico e gli sono già sopra. Quando sono svenuti è che non devi nemmeno aspettare che si rilassino. Poterlo mettere in culo a qualcuno che è più grosso di te mi fa salire il sangue al cervello, divento io una bestia, pompo senza sosta. Il brutto? ho finito prima ancora della fermata successiva. ll bello? Con l'App decidi tu quando svegliarli.
Ora immagina: sei un nero di 130 kili di muscoli, incazzato per l'ennesima testa di cazzo che ti insulta e che non puoi toccare sennò perdi il tuo cazzo di lavoro da buttafuori al night. Sei stanco, snervato, vuoi solo arrivare a casa e mettere il culo sul letto. Invece ti ritrovi faccia a terra sullo schifoso pavimento di un vagone della metro, lercio di ogni umano schifo. Il naso ti brucia, hai il sapore di sangue in bocca e uno schifoso ragazzino col cellulare in mano e il cazzo moscio sopra il tuo culo. Che fai? O lo sfondi di mazzate, o lo sfondi e basta o entrambe le cose.
Ed è lì che io mi eccito ancora di più. Chiamatemi malato, ma non c'è niente di meglio di farsi sfondare il culo per vendetta e odio. La bestia mi si scrolla di dosso con uno strattone violento, mi prende per il collo e mi sbatte contro il sedile ancora caldo del suo culo. Mi ritrovo piegato in due, il mio di culo alla sua mercè, immobilizzato da mani d'acciaio, una sul collo l'altra mi torce il braccio dietro la schiena. Potrebbe spezzarmelo, tanto è forte.
Ha il palo più grosso di quanto pensassi, brucia il bastardo, ma io di questo dolore ci campo.
Io non ci ho messo neanche una fermata, ma lui... Lui è di un'altra tempra, lui è una bestia, deve sfogare la rabbia il torello. Una fermata... un'altra... L'indifferenza generale intorno a noi... il cuore che mi esplode in petto... paura, dolore e eccitazione.
Mi lascia lì, mi ha sfondato per bene, si è sfogato e pure io per un pò sono a posto.
Una minaccia di morte sussurrata, si alza, mi spacca il cellulare con una pedata e esce.
Ora posso tornare a casa, anche questa volta non m'hanno ammazzato, succederà prima o poi, ma non ne posso fare a meno.
Funziona così: sei un metro, stanco della giornata, stressato dal capo o dai colleghi, chi non lo è? Vedi qualcuno che ti attizza, donna, uomo, trans o cane, non è importante. Te lo fa venire duro e tanto ti basta. Tiri fuori il cellulare dalla tasca, accedi all'app, punti la preda, premi un tasto. Nell'indifferenza generale la ventenne con le tette gonfie e i fianchi sensuali cade a terra addormentata e inizia il gioco. C'è pure la versione premium, per soli 9.90€ al mese ti dice l'età della preda, malattie venerie, eventuale partner. Ciliegina sulla torta? Per fare atmosfera durante l'amplesso mette su la tua playlist preferita.
La cosa peggiore? C'ho preso gusto, non ricordo il momento preciso in cui è successo, ma ricordo chi era.
Come ogni giorno salgo in metro, circondato da gente che va al lavoro, io ne stavo tornando. Teso, stanco, invidioso di tutta quella merda che lavora di giorno e che guarda schifata con quel cazzo di sguardo di sufficienza noi, i luridi del turno di notte. Sembrano dirci "io ho studiato, me lo merito di dormire la notte, tu che hai fatto pezzente?". Me li sento nel cervello, mi fanno schifo. Non li toccherei neanche con il cazzo di qualcun altro.
Ero lì, a crogiolarmi nel mio odio represso quanto vedo questo tipo. Nero,un fascio di muscoli dal collo taurino, polpacci larghi come una mia coscia. Sicuramente un buttafuori. Io a confronto sono un cazzo di nano.
Ma siamo nell'era delle app, no? Il fisico non conta un cazzo. Cellulare, App, lo punto, BAM, steso per terra con un tonfo sordo. E' caduto di faccia, probabile che s'è rotto il naso il torello.
Il bello e il brutto di un mondo che vive online è l'indifferenza per quello che gli succede intorno nella vita vera. E io è lì che sguazzo.
Mi sono avvicinato lentamente, sballottato dall'andamento del vagone, ho pure sbattuto contro un tipo, un colletto bianco con cellulare in mano, solito sguardo di sufficienza "Che cazzo fai nero? sei ubriaco?"
Grazie amico, fomenti il mio scazzo e me l'hai fatto venire ancora più duro. Barcollo fino alla mia preda, faccio pure fatica a sfilargli i pantaloni quel tanto che basta, pesa la bestia. Ha il culo scolpito di chi fa pesi come scopo della vita. "Sarà ancora più stretto con tutta questa carne" mi dico e gli sono già sopra. Quando sono svenuti è che non devi nemmeno aspettare che si rilassino. Poterlo mettere in culo a qualcuno che è più grosso di te mi fa salire il sangue al cervello, divento io una bestia, pompo senza sosta. Il brutto? ho finito prima ancora della fermata successiva. ll bello? Con l'App decidi tu quando svegliarli.
Ora immagina: sei un nero di 130 kili di muscoli, incazzato per l'ennesima testa di cazzo che ti insulta e che non puoi toccare sennò perdi il tuo cazzo di lavoro da buttafuori al night. Sei stanco, snervato, vuoi solo arrivare a casa e mettere il culo sul letto. Invece ti ritrovi faccia a terra sullo schifoso pavimento di un vagone della metro, lercio di ogni umano schifo. Il naso ti brucia, hai il sapore di sangue in bocca e uno schifoso ragazzino col cellulare in mano e il cazzo moscio sopra il tuo culo. Che fai? O lo sfondi di mazzate, o lo sfondi e basta o entrambe le cose.
Ed è lì che io mi eccito ancora di più. Chiamatemi malato, ma non c'è niente di meglio di farsi sfondare il culo per vendetta e odio. La bestia mi si scrolla di dosso con uno strattone violento, mi prende per il collo e mi sbatte contro il sedile ancora caldo del suo culo. Mi ritrovo piegato in due, il mio di culo alla sua mercè, immobilizzato da mani d'acciaio, una sul collo l'altra mi torce il braccio dietro la schiena. Potrebbe spezzarmelo, tanto è forte.
Ha il palo più grosso di quanto pensassi, brucia il bastardo, ma io di questo dolore ci campo.
Io non ci ho messo neanche una fermata, ma lui... Lui è di un'altra tempra, lui è una bestia, deve sfogare la rabbia il torello. Una fermata... un'altra... L'indifferenza generale intorno a noi... il cuore che mi esplode in petto... paura, dolore e eccitazione.
Mi lascia lì, mi ha sfondato per bene, si è sfogato e pure io per un pò sono a posto.
Una minaccia di morte sussurrata, si alza, mi spacca il cellulare con una pedata e esce.
Ora posso tornare a casa, anche questa volta non m'hanno ammazzato, succederà prima o poi, ma non ne posso fare a meno.
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