Il pugile - parte 1
di
Alice79
genere
tradimenti
A parte un solo travolgente episodio, un’estate di alcuni anni fa, sono sempre stata una moglie fedele a mio marito, nonostante ormai per lui non fossi molto più che un’amica, essendosi i nostri rapporti ridotti drasticamente. D’altronde un po’ per il lavoro, un po’ per i figli, il tempo rimasto per la nostra vita di coppia era diventato rapidamente quasi zero. Nonostante questo restava questa mia debolezza di sentirmi ancora attraente e di riuscire ancora a esercitare un po’ di attrazione sugli uomini. Fu per quello che mi iscrissi su un sito di incontri, Badoo, naturalmente barando sulla città, per evitare conoscenze. Lo facevo solo per flirtare un po’, sapendo che non sarei mai andata oltre due chiacchiere in chat.
Questo giochino, cui di solito dedicavo le prime ore dell’alba, quando a casa dormivano tutti, o la sera tarda, quando tutti erano già a letto, fu bruscamente interrotto quando a contattarmi fu una faccia ben nota. Si trattava di Kevin, un mio ex alunno, di quando avevo cominciato, allora appena ventenne, a insegnare. Io sono del ‘79, lui del ‘96, quindi ci separano 17 anni e l’ultima volta che lo vidi dal vivo era un bambino. Sapevo che nel frattempo aveva intrapreso la carriera del pugilato, con un discreto successo, il che gli aveva consentito di sopravvivere in un ambiente sociale non esattamente facile, in cui la violenza, spesso, era l’unico linguaggio accettato da tutti. Ora lo vedevo in una chat, con la sua foto che mostrava un enorme numero di tatuaggi e un fisico da statua greca. Se non fosse stato per gli occhi, sempre uguali, forse non lo avrei nemmeno riconosciuto. Lui invece mi riconobbe al volo: “maestra, sei tu, vero?”. Presa alla sprovvista, e anche abbastanza spaventata, decisi di non rispondere e chiusi il pc andando a dormire.
Per qualche giorno non aprii più Badoo non sapendo bene come reagire: certo che la situazione era veramente strana e imbarazzante. Ormai Kevin era un uomo, e assomigliava molto più al fratello più grande (che all’epoca faceva sbavare quasi tutte le insegnanti della scuola) che al bambino che ricordavo in mente. In quei giorni però la curiosità scavò dentro di me finché riaprii Badoo e risposi.
Un po’ speravo che non mi avesse più risposto e invece appena due minuti dopo la mia risposta comparve online. Conversammo per un po’ piacevolmente, raccontandoci le rispettive vite: lui i suoi progressi in campo sportivo, io gli raccontai che mi ero trasferita in un’altra città e che ero sposata e avevo dei figli. Mi disse anche che non mi trovava affatto cambiata. Io un po’ mi sentii arrossire, anche perché non era vero: il mio fisico era cambiato molto con le mie gravidanze. Prima ero molto magra, adesso, oltre alle rughe, avevo dei seni abbastanza prosperosi. Il suo complimento mi fece ricordare che fra le foto ne avevo messa una in costume, scattata l’estate precedente al mare e il pensiero di lui che l’aveva guardata mi turbò parecchio. Le sue parole piano piano si trasformavano in quelle di un uomo che fa le sue avances. Io ero al contempo lusingata e imbarazzata, ma lo lasciai fare, addirittura forse lo stuzzicai quando mi chiese di vedere altre mie foto e gli mandai quasi esclusivamente foto prese in estate al mare. All’improvviso mi disse “sarebbe bello se ci rivedessimo un giorno, non credi?”. Di nuovo, rimasi sbigottita e la mia risposta fu più evasiva di quanto in realtà non avrei voluto “sì, ma vengo raramente dalle tue parti”. E lui “beh, troveremo il modo, se ne hai voglia”. A quel punto decisi che era ora di andare a dormire, si era fatto veramente tardi e il tempo era volato via. Andai a letto con questo tarlo nella mente.
Continuammo spesso a sentirci su Badoo. Le sue avances non erano mai troppo esplicite e il nostro gioco continuava con allusioni e ammiccamenti. Ci scambiammo anche il contatto di Whatsapp.
Erano passate non più di un paio di settimane, quando mi dissero che mi sarei dovuta recare a O. per sbrigare alcune formalità all’ufficio postale. Quando dissi a mio marito che ne avrei anche approfittato per andare a trovare i miei genitori e che sarei stata via anche una notte lui si seccò moltissimo: il fatto di doversi prendere cura delle faccende di casa e dei bambini lo agitava molto. Ciò che invece agitava me, e in un modo totalmente differente, era che, se lo avessi voluto, avrei avuto l’opportunità di vedere Kevin.
Aspettai di essere in treno per scrivergli, immaginando che magari avrebbe avuto da fare, visto lo scarsissimo preavviso con cui gli comunicavo che stavo per recarmi dalle sue parti. Invece, come ormai suo solito, mi spiazzò rispondendomi con una domanda: “sei sola?”. Subito dopo la mia risposta affermativa, seguì un invito che sembrava quasi perentorio: “ci vediamo alle sette per un aperitivo, ti passo a prendere io”.
(Continua)
alice.dt79@gmail.com
Questo giochino, cui di solito dedicavo le prime ore dell’alba, quando a casa dormivano tutti, o la sera tarda, quando tutti erano già a letto, fu bruscamente interrotto quando a contattarmi fu una faccia ben nota. Si trattava di Kevin, un mio ex alunno, di quando avevo cominciato, allora appena ventenne, a insegnare. Io sono del ‘79, lui del ‘96, quindi ci separano 17 anni e l’ultima volta che lo vidi dal vivo era un bambino. Sapevo che nel frattempo aveva intrapreso la carriera del pugilato, con un discreto successo, il che gli aveva consentito di sopravvivere in un ambiente sociale non esattamente facile, in cui la violenza, spesso, era l’unico linguaggio accettato da tutti. Ora lo vedevo in una chat, con la sua foto che mostrava un enorme numero di tatuaggi e un fisico da statua greca. Se non fosse stato per gli occhi, sempre uguali, forse non lo avrei nemmeno riconosciuto. Lui invece mi riconobbe al volo: “maestra, sei tu, vero?”. Presa alla sprovvista, e anche abbastanza spaventata, decisi di non rispondere e chiusi il pc andando a dormire.
Per qualche giorno non aprii più Badoo non sapendo bene come reagire: certo che la situazione era veramente strana e imbarazzante. Ormai Kevin era un uomo, e assomigliava molto più al fratello più grande (che all’epoca faceva sbavare quasi tutte le insegnanti della scuola) che al bambino che ricordavo in mente. In quei giorni però la curiosità scavò dentro di me finché riaprii Badoo e risposi.
Un po’ speravo che non mi avesse più risposto e invece appena due minuti dopo la mia risposta comparve online. Conversammo per un po’ piacevolmente, raccontandoci le rispettive vite: lui i suoi progressi in campo sportivo, io gli raccontai che mi ero trasferita in un’altra città e che ero sposata e avevo dei figli. Mi disse anche che non mi trovava affatto cambiata. Io un po’ mi sentii arrossire, anche perché non era vero: il mio fisico era cambiato molto con le mie gravidanze. Prima ero molto magra, adesso, oltre alle rughe, avevo dei seni abbastanza prosperosi. Il suo complimento mi fece ricordare che fra le foto ne avevo messa una in costume, scattata l’estate precedente al mare e il pensiero di lui che l’aveva guardata mi turbò parecchio. Le sue parole piano piano si trasformavano in quelle di un uomo che fa le sue avances. Io ero al contempo lusingata e imbarazzata, ma lo lasciai fare, addirittura forse lo stuzzicai quando mi chiese di vedere altre mie foto e gli mandai quasi esclusivamente foto prese in estate al mare. All’improvviso mi disse “sarebbe bello se ci rivedessimo un giorno, non credi?”. Di nuovo, rimasi sbigottita e la mia risposta fu più evasiva di quanto in realtà non avrei voluto “sì, ma vengo raramente dalle tue parti”. E lui “beh, troveremo il modo, se ne hai voglia”. A quel punto decisi che era ora di andare a dormire, si era fatto veramente tardi e il tempo era volato via. Andai a letto con questo tarlo nella mente.
Continuammo spesso a sentirci su Badoo. Le sue avances non erano mai troppo esplicite e il nostro gioco continuava con allusioni e ammiccamenti. Ci scambiammo anche il contatto di Whatsapp.
Erano passate non più di un paio di settimane, quando mi dissero che mi sarei dovuta recare a O. per sbrigare alcune formalità all’ufficio postale. Quando dissi a mio marito che ne avrei anche approfittato per andare a trovare i miei genitori e che sarei stata via anche una notte lui si seccò moltissimo: il fatto di doversi prendere cura delle faccende di casa e dei bambini lo agitava molto. Ciò che invece agitava me, e in un modo totalmente differente, era che, se lo avessi voluto, avrei avuto l’opportunità di vedere Kevin.
Aspettai di essere in treno per scrivergli, immaginando che magari avrebbe avuto da fare, visto lo scarsissimo preavviso con cui gli comunicavo che stavo per recarmi dalle sue parti. Invece, come ormai suo solito, mi spiazzò rispondendomi con una domanda: “sei sola?”. Subito dopo la mia risposta affermativa, seguì un invito che sembrava quasi perentorio: “ci vediamo alle sette per un aperitivo, ti passo a prendere io”.
(Continua)
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