Aaa cercasi amante
di
Anonima
genere
tradimenti
"AAA cercasi Amante. Telefonare ore pasti."
Mi vergognai un pò non appena lessi il mio annuncio sul quotidiano locale, spinta dalla disperazione per un matrimonio falso, che però non potevo buttare via così, visto che non ero indipendente, avevo deciso di correre ai ripari.
Non sapevo se era la scelta giusta, chi mai rispondeva ad annunci simili?
Comunque ero stata breve e concisa, senza fronzoli: non cercavo sentimento, un nuovo rapporto, volevo solo sesso e dolcezza, la passione che mi era sempre stata negata.
Il giorno dopo al lavoro, in pausa pranzo, ricevetti le prime due telefonate, che mi fecero un pò deprimere.
Il primo, era uno che si stava masturbando... "Ciao porcona, dimmi quando e dove che ti chiavo come una cagna in calore."
Avevo messo giù subito.
Il secondo mi disse che aveva da poco compiuto 21 anni...
"Tesoro io ne ho 44, potrei essere tua madre..."
"Si ma io.. sono vergine e..."
"Ciao eh.. buona giornata!"
Poco prima di ricominciare, mi arrivò un'altra telefonata: era un simpatico gentiluomo di due anni più di me, che abitava nella stessa città e anche lui cercava un pò di evasione.
Subito fissammo un appuntamento conoscitivo dopo il lavoro, ci saremo visti in un bar dove non c'era possibilità di incontrare gente conosciuta.
"Speriamo che non è orribile..." pensai tra me e me.
Mi trovai di fronte un uomo non molto alto, vestito classico (completo nero con cravatta rossa e camicia bianca), con i capelli corti, sale e pepe, occhi scuri e labbra leggermente carnose.
"Ciao Stella!"
"Ciao... tu sei Tommaso, vero?" "Si, sei davvero bella! Che dici, ci sediamo?"
Arrossii violentemente, era tanto che un uomo non mi rivolgeva un complimento... un uomo vero poi, non come quel deficiente di mio marito, che erano anni che non si vestiva così.
Restammo per un'ora a parlare del più o del meno, delle nostre vite, dei nostri fallimenti, e delle nostre aspettative...
Io avevo sempre pensato che gli uomini tradissero per noia ma mi trovai di fronte alla mia stessa situazione, anche lui aveva una moglie che lo faceva sentire piccolo piccolo e a differenza mia, aveva già iniziato le pratiche per la separazione.
"Prima o poi ce la farai anche tu, potresti trovare un secondo lavoro oppure andare ad abitare fuori città. Non è comodo, ma con il tuo stipendio ce la faresti e saresti tu da sola, senza obblighi, sai che bello avere uno spazio solo tuo. E poi una bella donna come te, sai quanti uomini attorno potresti avere invece di uno che non ti merita e ti sta facendo perdere i tuoi anni."
Quelle parole mi rincuorarono parecchio, poi mi accorsi che era davvero tardi..
"Io.. senti è stato bello, ma ora vado..."
Lui lasciò una banconota sul tavolo e uscì con me, senza dire una parola.
Appena ci trovammo fuori, al buio, mi trasse a sé e mi baciò appassionatamente...
Non opposi alcuna resistenza, ricambiai il suo bacio con ardore, inebriata dal profumo della sua pelle e da quel contatto voluttuoso.
Le nostre lingue si accarezzavano, vorticavano una attorno all'altra, tra i nostri sospiri.
"Se cerchi un Amante, io sono tutto tuo, per tutto il tempo che vorrai... "
Lo baciai ancora, gli accarezzai i capelli.
"Se adesso non vuoi fare l'amore ti capisco, ma sappi che sto scoppiando..."
E lo sentivo... dalla stoffa dei suoi pantaloni, avvertivo la pressione del suo grosso membro contro la mia coscia.
I miei capezzoli si indurirono all'istante e lui se ne accorse perché mi prese i seni tra le mani e li pizzicò tra l'indice e il pollice.
Ero frastornata, eccitata, vogliosa.
Poi sentii i passi di alcuni avventori del bar accanto a noi e tornai alla brusca realtà.
Mi staccai da lui e corsi via, verso la mia macchina.
Che cosa avevo fatto? Me ne stavo lì a pomiciare in pubblico come una scolaretta con un tizio di cui non conoscevo nemmeno il cognome?
"Ti chiamo domani, alla solita ora..."
Non mi voltai, ma gli feci un cenno con la mano, ormai avevo superato il limite e sarei andata fino in fondo, se lui voleva...
Il giorno dopo il telefonino squillò proprio mentre ero in mensa aziendale con le colleghe.
“Ciao piccola…”
Mi alzai subito e uscii…
“Ciao Tommaso..”
“Ti sono mancato?”
“….”
“Ti ho pensata tutta la notte, hai da fare stasera?”
“Penso di si, vengono a trovarci degli amici e…”
“Come sei vestita?”
“Io.. ehm.. ho una gonna stretta, nera, mi arriva al ginocchio.. e poi una maglietta scollata senza maniche.”
“Ti passo a prendere alle sette fuori dall’ufficio, sono nel parcheggio laterale. A dopo.”
Prima che potessi dire qualcosa, lui riattaccò.
Passai il resto della giornata a far finta di lavorare.
Mille pensieri mi distraevano e per tre volte feci cascare la cornetta del telefono, facendo quasi arrabbiare il mio capo.
Gli ero piaciuta? Cosa sarebbe successo? Era uno sbaglio quello che facevamo?
Tremavo tutta e volevo correre, correre, dovevo muovermi.
Alle sette meno un quarto entrai in bagno e mi spruzzai del profumo, quello che usavo sempre, classico e con una nota olfattiva di muschio, tutti mi dicevano che era sensuale, tranne mio marito.
Ne spruzzai un po’ sul collo e sul decollete.
Quando uscii, notai subito la station wagon di Tommaso.
Lui aprì il finestrino e mi fissò a lungo.
Mi fiondai nella sua macchina.
Lui non disse una parola e mi strinse forte tra le sue braccia, baciandomi con passione, mi aprì le labbra con forza, mi succhiò la lingua, poi scese giù, leccandomi, fino al mio seno.
“Ehy, fermati…”
Non potevo, semplicemente non potevo.
Era bellissimo ma lui era quasi uno sconosciuto e volevo sapere di più di lui.
Il senso di colpa mi attanagliava, non era colpa verso mio marito, che disprezzavo per tutto quello che mi faceva mancare, mi sentivo in colpa per essere così fragile.
“Hai ragione, siamo nel parcheggio del tuo ufficio. Ora mi sposto.”
Durante il tragitto, mi tenne forte la mia mano nella sua, poi ci fermammo.
“Ma dove siamo?”
Eravamo sulla cima di una collina di periferia, completamente deserta.
Davanti a noi c’era la città intera, con le sue luci, le sue storie di vita.
C’erano mio marito e sua moglie che si sarebbero domandati come mai facevamo tardi.
“Ti avrei portata in albergo ma.. è troppo rischioso per adesso, Guarda che bel panorama.”
Mi trasse di nuovo a lui e mi baciò…
“Senti, non posso, io..”
“Lasciati andare tesoro, voglio regalarti una serata unica..”
Davanti a quegli occhi color nocciola non seppi resistere e lo baciai ancora, e ancora.
Lasciai che mi togliesse la maglietta e mi saggiasse la consistenza dei seni con le sue mani.
“Che bella che sei, voglio averti!”
Mi scostò il reggiseno e mi succhiò i capezzoli, già durissimi dopo le sue carezze, poi tornò a baciarmi.
“Toccami…”
Mi prese la mano e la portò sul suo cazzo, che nel frattempo si era tolto dai pantaloni.
Lo masturbavo dolcemente, scoprendo la cappella, e fremevo, perché non vedevo l’ora di averlo dentro di me.
Non ero mai stata così eccitata, spesso quando facevo sesso con mio marito, le poche volte che si decideva a lasciare il divano, avevo bisogno che mi toccasse per almeno dieci minuti per eccitarmi.
Adesso ero già bagnata, tanto che le mutandine erano incollate alla fica.
“Scopami… ti voglio.. mettimelo dentrooo!!”
“Aspetta.. voglio toccarti, voglio leccarti..”
“Noo.. non posso più aspettare, ti voglio!”
Allargai le cosce e mi scostai le mutandine, invitandolo…
Frastornato dall’odore della mia fica bagnata, salì sopra di me e mi penetrò subito.
Era bellissima la sensazione del suo cazzo nudo contro le pareti della mia vagina e cominciai a muovermi sotto le sue spinte, lasciandomi completamente andare, abbandonandomi.
Non mi importava che eravamo senza protezioni, lui aveva la carenza di intimità e anche io e volevamo rompere la solitudine e la frustrazione che ci aveva accompagnato per anni.
Si muoveva su e giù su di me, sempre più velocemente, diventando sempre più duro.
Lo sentivo in tutta la sua consistenza, quel grande cazzo che mi stava facendo godere.
Ci misi poco a raggiungere il culmine, fu un orgasmo stupendo, che mi fece gridare….
Lui si tolse appena in tempo e sborrò sulle mie mutandine.
Ci baciammo dolcemente e lui mi riaccompagnò nel parcheggio del mio ufficio, dove la mia macchina mi aspettava.
Tornai a casa soddisfatta, appagata….
Chissà se mio marito si sarebbe accorto dell’odore di maschio che ancora non mi aveva lasciata.
Un maschio vero, che mi aveva presa come nessun altro, in tutti i sensi.
Mi vergognai un pò non appena lessi il mio annuncio sul quotidiano locale, spinta dalla disperazione per un matrimonio falso, che però non potevo buttare via così, visto che non ero indipendente, avevo deciso di correre ai ripari.
Non sapevo se era la scelta giusta, chi mai rispondeva ad annunci simili?
Comunque ero stata breve e concisa, senza fronzoli: non cercavo sentimento, un nuovo rapporto, volevo solo sesso e dolcezza, la passione che mi era sempre stata negata.
Il giorno dopo al lavoro, in pausa pranzo, ricevetti le prime due telefonate, che mi fecero un pò deprimere.
Il primo, era uno che si stava masturbando... "Ciao porcona, dimmi quando e dove che ti chiavo come una cagna in calore."
Avevo messo giù subito.
Il secondo mi disse che aveva da poco compiuto 21 anni...
"Tesoro io ne ho 44, potrei essere tua madre..."
"Si ma io.. sono vergine e..."
"Ciao eh.. buona giornata!"
Poco prima di ricominciare, mi arrivò un'altra telefonata: era un simpatico gentiluomo di due anni più di me, che abitava nella stessa città e anche lui cercava un pò di evasione.
Subito fissammo un appuntamento conoscitivo dopo il lavoro, ci saremo visti in un bar dove non c'era possibilità di incontrare gente conosciuta.
"Speriamo che non è orribile..." pensai tra me e me.
Mi trovai di fronte un uomo non molto alto, vestito classico (completo nero con cravatta rossa e camicia bianca), con i capelli corti, sale e pepe, occhi scuri e labbra leggermente carnose.
"Ciao Stella!"
"Ciao... tu sei Tommaso, vero?" "Si, sei davvero bella! Che dici, ci sediamo?"
Arrossii violentemente, era tanto che un uomo non mi rivolgeva un complimento... un uomo vero poi, non come quel deficiente di mio marito, che erano anni che non si vestiva così.
Restammo per un'ora a parlare del più o del meno, delle nostre vite, dei nostri fallimenti, e delle nostre aspettative...
Io avevo sempre pensato che gli uomini tradissero per noia ma mi trovai di fronte alla mia stessa situazione, anche lui aveva una moglie che lo faceva sentire piccolo piccolo e a differenza mia, aveva già iniziato le pratiche per la separazione.
"Prima o poi ce la farai anche tu, potresti trovare un secondo lavoro oppure andare ad abitare fuori città. Non è comodo, ma con il tuo stipendio ce la faresti e saresti tu da sola, senza obblighi, sai che bello avere uno spazio solo tuo. E poi una bella donna come te, sai quanti uomini attorno potresti avere invece di uno che non ti merita e ti sta facendo perdere i tuoi anni."
Quelle parole mi rincuorarono parecchio, poi mi accorsi che era davvero tardi..
"Io.. senti è stato bello, ma ora vado..."
Lui lasciò una banconota sul tavolo e uscì con me, senza dire una parola.
Appena ci trovammo fuori, al buio, mi trasse a sé e mi baciò appassionatamente...
Non opposi alcuna resistenza, ricambiai il suo bacio con ardore, inebriata dal profumo della sua pelle e da quel contatto voluttuoso.
Le nostre lingue si accarezzavano, vorticavano una attorno all'altra, tra i nostri sospiri.
"Se cerchi un Amante, io sono tutto tuo, per tutto il tempo che vorrai... "
Lo baciai ancora, gli accarezzai i capelli.
"Se adesso non vuoi fare l'amore ti capisco, ma sappi che sto scoppiando..."
E lo sentivo... dalla stoffa dei suoi pantaloni, avvertivo la pressione del suo grosso membro contro la mia coscia.
I miei capezzoli si indurirono all'istante e lui se ne accorse perché mi prese i seni tra le mani e li pizzicò tra l'indice e il pollice.
Ero frastornata, eccitata, vogliosa.
Poi sentii i passi di alcuni avventori del bar accanto a noi e tornai alla brusca realtà.
Mi staccai da lui e corsi via, verso la mia macchina.
Che cosa avevo fatto? Me ne stavo lì a pomiciare in pubblico come una scolaretta con un tizio di cui non conoscevo nemmeno il cognome?
"Ti chiamo domani, alla solita ora..."
Non mi voltai, ma gli feci un cenno con la mano, ormai avevo superato il limite e sarei andata fino in fondo, se lui voleva...
Il giorno dopo il telefonino squillò proprio mentre ero in mensa aziendale con le colleghe.
“Ciao piccola…”
Mi alzai subito e uscii…
“Ciao Tommaso..”
“Ti sono mancato?”
“….”
“Ti ho pensata tutta la notte, hai da fare stasera?”
“Penso di si, vengono a trovarci degli amici e…”
“Come sei vestita?”
“Io.. ehm.. ho una gonna stretta, nera, mi arriva al ginocchio.. e poi una maglietta scollata senza maniche.”
“Ti passo a prendere alle sette fuori dall’ufficio, sono nel parcheggio laterale. A dopo.”
Prima che potessi dire qualcosa, lui riattaccò.
Passai il resto della giornata a far finta di lavorare.
Mille pensieri mi distraevano e per tre volte feci cascare la cornetta del telefono, facendo quasi arrabbiare il mio capo.
Gli ero piaciuta? Cosa sarebbe successo? Era uno sbaglio quello che facevamo?
Tremavo tutta e volevo correre, correre, dovevo muovermi.
Alle sette meno un quarto entrai in bagno e mi spruzzai del profumo, quello che usavo sempre, classico e con una nota olfattiva di muschio, tutti mi dicevano che era sensuale, tranne mio marito.
Ne spruzzai un po’ sul collo e sul decollete.
Quando uscii, notai subito la station wagon di Tommaso.
Lui aprì il finestrino e mi fissò a lungo.
Mi fiondai nella sua macchina.
Lui non disse una parola e mi strinse forte tra le sue braccia, baciandomi con passione, mi aprì le labbra con forza, mi succhiò la lingua, poi scese giù, leccandomi, fino al mio seno.
“Ehy, fermati…”
Non potevo, semplicemente non potevo.
Era bellissimo ma lui era quasi uno sconosciuto e volevo sapere di più di lui.
Il senso di colpa mi attanagliava, non era colpa verso mio marito, che disprezzavo per tutto quello che mi faceva mancare, mi sentivo in colpa per essere così fragile.
“Hai ragione, siamo nel parcheggio del tuo ufficio. Ora mi sposto.”
Durante il tragitto, mi tenne forte la mia mano nella sua, poi ci fermammo.
“Ma dove siamo?”
Eravamo sulla cima di una collina di periferia, completamente deserta.
Davanti a noi c’era la città intera, con le sue luci, le sue storie di vita.
C’erano mio marito e sua moglie che si sarebbero domandati come mai facevamo tardi.
“Ti avrei portata in albergo ma.. è troppo rischioso per adesso, Guarda che bel panorama.”
Mi trasse di nuovo a lui e mi baciò…
“Senti, non posso, io..”
“Lasciati andare tesoro, voglio regalarti una serata unica..”
Davanti a quegli occhi color nocciola non seppi resistere e lo baciai ancora, e ancora.
Lasciai che mi togliesse la maglietta e mi saggiasse la consistenza dei seni con le sue mani.
“Che bella che sei, voglio averti!”
Mi scostò il reggiseno e mi succhiò i capezzoli, già durissimi dopo le sue carezze, poi tornò a baciarmi.
“Toccami…”
Mi prese la mano e la portò sul suo cazzo, che nel frattempo si era tolto dai pantaloni.
Lo masturbavo dolcemente, scoprendo la cappella, e fremevo, perché non vedevo l’ora di averlo dentro di me.
Non ero mai stata così eccitata, spesso quando facevo sesso con mio marito, le poche volte che si decideva a lasciare il divano, avevo bisogno che mi toccasse per almeno dieci minuti per eccitarmi.
Adesso ero già bagnata, tanto che le mutandine erano incollate alla fica.
“Scopami… ti voglio.. mettimelo dentrooo!!”
“Aspetta.. voglio toccarti, voglio leccarti..”
“Noo.. non posso più aspettare, ti voglio!”
Allargai le cosce e mi scostai le mutandine, invitandolo…
Frastornato dall’odore della mia fica bagnata, salì sopra di me e mi penetrò subito.
Era bellissima la sensazione del suo cazzo nudo contro le pareti della mia vagina e cominciai a muovermi sotto le sue spinte, lasciandomi completamente andare, abbandonandomi.
Non mi importava che eravamo senza protezioni, lui aveva la carenza di intimità e anche io e volevamo rompere la solitudine e la frustrazione che ci aveva accompagnato per anni.
Si muoveva su e giù su di me, sempre più velocemente, diventando sempre più duro.
Lo sentivo in tutta la sua consistenza, quel grande cazzo che mi stava facendo godere.
Ci misi poco a raggiungere il culmine, fu un orgasmo stupendo, che mi fece gridare….
Lui si tolse appena in tempo e sborrò sulle mie mutandine.
Ci baciammo dolcemente e lui mi riaccompagnò nel parcheggio del mio ufficio, dove la mia macchina mi aspettava.
Tornai a casa soddisfatta, appagata….
Chissà se mio marito si sarebbe accorto dell’odore di maschio che ancora non mi aveva lasciata.
Un maschio vero, che mi aveva presa come nessun altro, in tutti i sensi.
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