La scimmia

di
genere
etero


Finalmente ho sborrato, era sette giorni che mi “conservavo” ma ne è valsa la pena.
Lei è non è bella anzi, un mezzo cesso, grassa, occhialuta e con i capelli ricci attaccati alla buona. Pero quei capezzoli che si vedevano dalla maglia aderente mi attiravano più degli abbaglianti di un tir nel cuore della notte. L’avevo vista sulla soglia dell’entrata delle poste, io entro prendo il mio numero e aspetto, le fa lo stesso e si siede, il posto accanto al suo e libero e non mi faccio pregare per sedermi accanto a lei e attaccare bottone. Con la banalità che le poste non funzionano iniziamo a chiacchierare, con un paio di battute la faccio ridere, io le guardo più il seno gigante che la faccia chiatta. Mamma che tettone, sarà una ottava non so, oppure è il reggiseno che le rende così grandi, e poi quei capezzoloni che spuntano, sto già fantasticando tanto che dalla mia tuta spunta un bozzo gigantesco, meno male che son seduto se no se ne sarebbero accorti tutti. Mi giro verso di lei per guardarla in faccia e vedo il suo sguardo basso che punta proprio lì, quando lo rialza vede che me ne sono accorto e si gira di là sorridendo imbarazzata.
Arriva il mio turno, poi il su, io faccio prima e esco, ma mi intrattengo sulla porta, lei mi raggiunge e usciamo insieme, dopo tremila scuse riesco a salire da lei, vive sola con la mamma anziana a cui fa da badante, a me non me ne frega e dopo aver salutato la vecchia seduta sul divano, mi faccio mostrare il bagno, con la scusa che devo pisciare, ma devo pisciare veramente, ma ce l’ho troppo duro, allora con la scusa che manca la carta igienica, la chiamo, lei entra e mi trova con la tuta abbassata e il mio cazzone libero, resta immobile, io con la mano me lo scappello, e glielo punto, lei forse non ne ha mai visto uno però non urla ne scappa anzi resta a guardare. Mi avvicino e lei non si muove pero gli abbaglianti hanno ripreso ad accendersi, non resisto, le alzo la maglia e quella intima, e finalmente libero quelle bombe dal reggiseno bianco da nonna, che gli tiro su fino al collo. La faccia le diventa tutta rossa. Io inizio ad accarezzare le tettone bianche con i capezzoli rossi che diventano subito durissimi, le prendo da sotto con tutte due le mani, le alzo, cazzo se pesano, avvicino la bocca al capezzolone destro e prima lo bacio poi lo succhio mentre con l’altra mano gli strizzo il sinistro, lei non si muove ancora ma mi lascia fare, ed io continuo per un poi, poi ho bisogno che mi tocchi e allora le prendo la mano e me lo avvicino al cazzo, la guido per farmi fare una sega, poi man mano la lascio e continua da sola, cosi posso concentrarmi sulle mammellone da vacca mai usate nel senso giusto, che cazzo di spreco.
La faccio inginocchiare, lei apre la bocca pensando che voglio metterglielo dentro, per un po' ci penso ma poi vedo i suoi denti gialli e storti e desisto, glielo sbatto invece in mezzo alle tettone calde e inizio a pompare mentre con le mani le stringo ai lati, dalla mia visuale sembra quasi un culo, lei mi asseconda, io sto per scoppiare, sette giorni che non sborro, sette giorni, ho la scimmia come i tossici. Poi finalmente la scossa, ed è una botta al cervello. Lo estraggo e con forza me lo pompo con le mani mentre sborro. BANG. Il primo getto denso esce come un proiettile e si conficca nella spaccata delle tette che lei si tiene, poi punto verso il volto e BANG BANG due schizzi diretti sugli occhiali, respiro e ritorno ad inondarle le tettone, ne esce un litro.
Finisco, prendo la carta igienica, che non mancava, e mi pulisco mentre lei prova ad alzarsi, mi ricompongo, lei abbozza un sorriso con quella faccia sborrata, io le passo il rotolo, e la scavalco, esco dal bagno saluto la vecchina e me ne vado. Chi sa se la rivedrò, forse se si ripresenta la scimmia!.

scritto il
2019-01-08
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