Sempre mia madre
di
Big66
genere
etero
Sempre mia madre
Racconto breve, se così si può dire; scritto d’impeto, senza pensarci molto sopra.
Causa lavoro di mio padre (turni lavorativi che lo costringevano fuori casa vuoi il mattino, che a volte il pomeriggio, che a volte la sera/notte), mia madre era molto spesso sola. Non che le mancasse il da fare, impegnata com’era a riassettare continuamente casa...
Voi non capite il lavoro che mi costringete a fare, oltre a quanto faccio fuori casa – diceva. Ed in parte era vero: figlio e marito, se “mal” abituati, non rientrano più entro i ranghi dell’autosufficienza. Ecco, io e mio padre, eravamo stati abituati così: sapevamo arrangiarci, ma psicologicamente, con madre/moglie presente, non alzavamo mano per far pressochè nulla.
Toccava a lei, arrangiarsi più o meno in tutto, nell’ambito casalingo.
Contattava gli artigiani per eventuali lavori, contestava eventualmente il lavoro non eseguito a regola d’arte, trattava sul prezzo... insomma, un vero terzo “uomo” in casa.
Una cosa, però, l’avevo notata: quei rubinetti in casa si guastavano un po troppo spesso...
E fu così che, senza dire nulla, ne sabotai uno io, facendo in modo che il problema insorgesse proprio durante una delle assenze di mio padre da casa.
L’artigiano fu così contattato telefonicamente e, origliai, l’appuntamento fu fissato per il giorno seguente, metà mattina.
In ufficio, quello stesso pomeriggio, feci presente che, il sottoscritto, la mattinata successiva non avrebbe potuto essere presente causa impegni famigliari. Tutto pronto, quindi, per la mia “verifica” sul campo; volevo proprio verificare se i miei dubbi fossero solamente tali, oppure la cara amata mamma giocasse sporco col papà.
E così, il mattino seguente, senza destrare sospetti, uscii di casa sempre alla medesima ora, salutando e comunicando il mio rientro sempre per il solito orario, prima di cena.
Prima delle 10, dopo aver trascorso il tempo in un bar, fremendo per quanto avrei potuto scoprire di lì a poco, tornai a casa parcheggiando l’auto un paio di vie prima, fuori portata e controllo (qualsiasi cosa avesse potuto accadere).
Entrai dal cancello carraio, senza farmi vedere, richiudendomelo alle spalle per bene.
Salii le scale esterne, lato giardino, ed entrai direttamente al piano superiore, in quella porzione di edificio che mi era stata concessa quale “regalo” per la maggiore età/indipendenza.
Mi tolsi le scarpe, rimasi con le calze più silenzioso di un ninja... e mi misi in attesa...
Alle ore 10, più preciso del Big Ben, l’artigiano era già sul cancello principale, suonando il campanello con la borsa da lavoro sulla spalla.
Mia madre, dall’interno, aprì e lui entrò; breve cenno al problema in atto, ed offerta del caffè da parte di mia madre all’uomo. Ascoltare solamente, però, non mi bastava; decisi quindi di aprire in assoluto silenzio la porta che comunicava col vano scale interno, unica via comune fra i due appartamenti. Potevo sentire più distintamente le loro voci, parlare tranquillamente del più e del meno, senza alcun accenno al reale problema.
Finalmente, mia sentii mia madre alzarsi dalla sedia e togliere le tazzine dal tavolo, deponendole nel lavello; nel far ciò, disse all’uomo di seguirla in bagno, perchè il problema era là. L’artigiano la seguì, sentii le voci affievolirsi; era tempo di scendere le scale ed introdursi nell’appartamento, per seguire più da vicino l’evolversi della faccenda.
Aprii quindi la porta d’ingresso, facendo in modo di lasciarmela appoggiata alle spalle, asicurandomi così una via di fuga senza alcun intoppo.
Via via che mi avvicinavo alla camera, potevo sentire le loro voci sempre più distinte, ma al contempo ad un vollume sempre più basso. Intimo, si sarebbe detto...
Le voci provenivano dal bagno, con la porta socchiusa. Potevo distintamente capire che l’argomento della conversazione era mio padre: lui, che si faceva un mazzo tanto...
Mia madre si lamentava che doveva sempre darsi da fare lei, ed anche in questo caso era stata lei a risolvere, che mio padre non muoveva un dito, che non ne faceva una!... hai capito la mammina, sta grandissima...
Lui, dal canto suo, non perdeva palla alzata per schiacciare. – eh, non posso darti torto, io in casa faccio tutto da me.
- Eh.. vedo che sei una persona che sa fare il lavoro manuale, si vede. Che fortunata tua moglie
- Beh dai, anche tuo marito non puoi biasimarlo. È fuori casa per lavoro, per te e tuo figlio, dai...
Insomma, una bella sviolinata all’energumeno alla faccia del mio babbo. Non mi piaceva proprio la cosa, no.
La cosa strana è che la borsa degli attrezzi era ancora chiusa, e mia madre stava seduta sul bordo vasca con le gambe accavallate proprio di fronte a lui.
Vedi, le disse, lui, non devi sempre esagerare... cerca di capire ed accontentarti di ciò che hai creato. Una bella famiglia, state bene insieme.
Lo dici tu, non mi tocca quasi più, e se lo fa, si addormenta in cinque monuti. Come faccio io... sono ancora desiderabile, dicono...
Questo lo confermo, rispose lui. Come sempre detto da quando ti frequento.
FREQUENTO. Questo termine mi fece sobbalzare, quasi uno schiaffone sul viso.
Le mani dell’uomo si spostarono sulle ginocchia di mia madre, e lui aggiunse: - vedi, personalmente non voglio complicazioni alla mia vita privata, ma sono veramente felice di quanto sta accadendo fra noi.
Mia madre, da par suo, le accarezzava la testa, sorridendo. – cosa vuoi che ti risponda... devo accettare per forza, no?
Lui si alzò, le prese la mano e l’aiutò ad uscire dal bagno, direzione camera matrimoniale...
Non potevo credere ai miei occhi. Standomene ben nascosto in fondo al corridoio, potevo vedere quella ... di mia madre mentre veniva condotta in camera. Nella camera regina della casa, la più intima, quella più protetta. E, per giunta, assieme ad un estraneo (per me).
Potevo distintamente sentire lei sorridere, sommessamente, mentre lui le diceva di quanto fosse ancora bella, di quanto fosse fortunato il suo uomo (mio padre... povero!).
Facendo attenzione a non muovere polvere, mi avvicinai sicuro dal dialogo che continuava, e mi posizionai al buio nella camera di fronte a loro (in realtà, la mia EX camera da letto).
Lo spettacolo era appena iniziato, ed avevo il biglietto in prima fila.
Lui, con le mani accarezzava le sue gambe, alzando la gonna sino all’inguine. Lei lasciava fare...
Sganciò il bottone della gonna, da dietro, e la fece scivolare ai piedi della donna. Le gambe erano effettivamente ancora belle, ben tornite, con un paio di slip, però, da lasciare il cazzo moscio anche al più bramoso fra gli amanti... roba da film anni ’20.
Il tizio non parve farci caso, alzandosi e togliendo anche la maglietta elasticizzata. Il reggiseno apparve, e devo ammettere che faceva degna copia con gli slip. Ma dico io, mamma... ma come cazzo si fa, a presentarsi in quel modo alla persona che ti vuole fottere (e lo sapevi!)... mah... strana donna.
In men che non si dica, anche slip e reggiseno vennero sfilati e slacciati, mettendo a nudo quella donna che evidentemente altro non aspettava. I capezzoli erano già turgidi, esattamente come li ricordavo io. Il seno sempre piacevole, legermente, forse, più abbassato; ma, probabilmente, mi sbagliavo io... non so...
Il pube folto del pelo copriva la fonte del piacere e della mia messa al mondo.
L’uomo, questa volta aiutato solamente in parte da mia madre, si spogliò in pochissimo tempo, rimanendo completamente nudo dandomi le spalle. Ben fatto, ancora ben sostenuto, muscoli a posto, da gente che lavora...
Mia madre si sedette sul bordo del lettoe lui si mise di profilo, cazzo di fronte a lei. Strabuzzai gli occhi... un’asta del genere non me la aspettavo. Ancora coperto, il glande, dall’evidentemente abbondante prepuzio.
Accarezzò i seni della donna, che mugugnò come una giovane manza da latte... Non potevo credere che stesse accadendo sotto ai miei occhi, tutto ciò.
Lui, da bravo machio alfa, accarezzò le sue spalle, salendo ai capelli, alle orecchie; facendola cioè scaldare e bagnare.
Avvicinò quell’asta alle sue labbra, che si schiusero e presero dentro il palo. Proseguì nell’affondo sino in fondo, facendo emettere alla donna un sordo verso strozzato in gola. Vedevo chiaramente le sue natiche che si contraevano, contemporaneamente ad ogni affondo. Lei non protestata, eseguiva e basta.
Quando lo estrasse, aveva cambiato forma, angolazione e volume. Il glande scoperto, grosso e splendidamnente turgido, il cazzo puntato verso l’alto e di centimetri più lungo. Un vero cannone.
Lei si stese sul letto. Copione già visto e vissuto, quindi...
Lui si abbassò in mezzo alle cosce della manza, aprendole e ficcando dentro il viso. Lei partì in sospiri sempre più violenti, spasmi del corpo che la facevano sobbalzare. Una vecchia troia da tempo non scopata, insomma.
Il collo si contorceva facendo muovere viso e capelli, occhi che parevano a volte sbarrati, altre chiusi... le mani tenevano ben salda quella testa fra le gambe, àncora del suo attuale piacere...
Quando a lui parve il momento, si stacco non senza fatica dalle mani e dall’inguine di mia madre, salendo sul letto ed avvicinando il cazzo alla vagina di lei.
I movimenti non erano quelli di un amante, ma piuttosto di un uomo che di li a poco avrebbe goduto, e poi ripreso il lavoro quotidiano. Povera vecchia donna illusa...
Appoggiò la cappella alle labbra, e senza dire nulla entrò sino in fondo. In un sol colpo.
La vacca emise un urlo che lui soffocò ponendole la mano sulla bocca; si dimenava, lei, la testa da una parte all’altra, sempre coperta dalla mano del suo amante.
Lui fermo, attendeva che quel momento tanto intenso calasse di intensità, per una donna non abituata a cotanto trattamento...
E così fù. La mano si sollevò dalla bocca, laciando sul viso della donna un’espressione fissa, bocca spalancata, occhi strabuzzati, testa reclinata. La conosceva ormai bene, pareva...
Iniziò quindi astantuffare lentamente, ridando vita a quel corpo sotto di lui.
Ansimava, respirava irregolarmente, stringeva le lenzuola fra le mani, quella bocca sempre aperta... gli occhi però seguivano lui, il suo dio, colui che le aveva donato nuovamente la sua femminilità.
I movimenti di lui non accennavano a diminuire di intensità, al contrario di quelli di lei, che aumentavano in ritmo ed escursione... il respiro molto breve, le mani a strappare ciò che avevano sotto.
La troia non era evidentemente abituata ad esternare il piacere, ma solamente a regalarlo... moglie all’antica.
Anche lui iniziò a rendere veloce il movimento, sempre più forte la stantuffata, sempre più sonoro il fondo corsa nella vagina della mamma. I suoi coglioni sbattevano come quelli di un toro, addosso alle cosce della mamma. Mai vista montata più verace, senza alcun regalo alle emozioni.
Il respiro dell’uomo si fece profondo, pesante, i suoni profondi che uscivano dalla sua bocca aperta parevano disumani, bestiali.
I due erano ormai fuori sincronia. Lui affondava senza più ritmo, lei aveva iniziato ad avere spasmi muscolari addominali, il collo contratto, il mento a spingere sullo sterno, i seni liberi a scuotere come sufflè sul punto di squagliarsi. Capezzoli completamente estroflessi, grossi e ritti come piccole falangi.
Lui fu il primo a godere, con un urlo liberatorio seguito da altri sempre più brevi. Il corpo quasi fermo, il cazzo completamente dentro a mia madre, le natiche che colte da contrazioni stavano ad indicare le eiaculazioni.
Lei, semplicemente bloccata in questa posizione contratta, espirando violentemente dalle narici, la bocca chiusa e contratta anch’essa...
Si rilassarono in poco tempo, entrambi. Lei, allargando le cosce liberandolo da quella morsa intima di sesso ed umori; lui, adagiando il il bacino di peso su di lei, mantenendosi sollevato con le braccia.
Estrsasse il membro ormai non più turgido dalla vagina di mamma, lasciando visibile una bava di sperma misto ad umori che resistette sino a spezzarsi, depositandosi sulle lenzuola.
Io mi feci piccolo piccolo, sotto alla scrivania, nel buio, zitto senza respirare. Lui proseguì verso il bagno, dove lo sentii aprire il rubinetto del bidet.
- Guarda che questo rubinetto era stato solamente mollato! Sicura di non essere stata tu, magari durante le pulizie?...
Nessuna risposta. Lei era esausta, a gambe aperte, la testa chissà dove. Sicuramente felice, sicuramente appagata, sicuramente femmina desiderata ed usata.
Dal suo sesso usciva copioso il seme dell’uomo che tornava a regalarle parvenza di normalità. Forse.
Lui uscì dal bagno, vestito. La salutò, passando davanti alla porta della camera.
- Ciao! Alla prossima, mia bella donna bisognosa di attenzioni! Ora devo proprio scappare... la moglie del titolare del supermercato ha sempre qualche elettrodomestico che non funziona.
Racconto breve, se così si può dire; scritto d’impeto, senza pensarci molto sopra.
Causa lavoro di mio padre (turni lavorativi che lo costringevano fuori casa vuoi il mattino, che a volte il pomeriggio, che a volte la sera/notte), mia madre era molto spesso sola. Non che le mancasse il da fare, impegnata com’era a riassettare continuamente casa...
Voi non capite il lavoro che mi costringete a fare, oltre a quanto faccio fuori casa – diceva. Ed in parte era vero: figlio e marito, se “mal” abituati, non rientrano più entro i ranghi dell’autosufficienza. Ecco, io e mio padre, eravamo stati abituati così: sapevamo arrangiarci, ma psicologicamente, con madre/moglie presente, non alzavamo mano per far pressochè nulla.
Toccava a lei, arrangiarsi più o meno in tutto, nell’ambito casalingo.
Contattava gli artigiani per eventuali lavori, contestava eventualmente il lavoro non eseguito a regola d’arte, trattava sul prezzo... insomma, un vero terzo “uomo” in casa.
Una cosa, però, l’avevo notata: quei rubinetti in casa si guastavano un po troppo spesso...
E fu così che, senza dire nulla, ne sabotai uno io, facendo in modo che il problema insorgesse proprio durante una delle assenze di mio padre da casa.
L’artigiano fu così contattato telefonicamente e, origliai, l’appuntamento fu fissato per il giorno seguente, metà mattina.
In ufficio, quello stesso pomeriggio, feci presente che, il sottoscritto, la mattinata successiva non avrebbe potuto essere presente causa impegni famigliari. Tutto pronto, quindi, per la mia “verifica” sul campo; volevo proprio verificare se i miei dubbi fossero solamente tali, oppure la cara amata mamma giocasse sporco col papà.
E così, il mattino seguente, senza destrare sospetti, uscii di casa sempre alla medesima ora, salutando e comunicando il mio rientro sempre per il solito orario, prima di cena.
Prima delle 10, dopo aver trascorso il tempo in un bar, fremendo per quanto avrei potuto scoprire di lì a poco, tornai a casa parcheggiando l’auto un paio di vie prima, fuori portata e controllo (qualsiasi cosa avesse potuto accadere).
Entrai dal cancello carraio, senza farmi vedere, richiudendomelo alle spalle per bene.
Salii le scale esterne, lato giardino, ed entrai direttamente al piano superiore, in quella porzione di edificio che mi era stata concessa quale “regalo” per la maggiore età/indipendenza.
Mi tolsi le scarpe, rimasi con le calze più silenzioso di un ninja... e mi misi in attesa...
Alle ore 10, più preciso del Big Ben, l’artigiano era già sul cancello principale, suonando il campanello con la borsa da lavoro sulla spalla.
Mia madre, dall’interno, aprì e lui entrò; breve cenno al problema in atto, ed offerta del caffè da parte di mia madre all’uomo. Ascoltare solamente, però, non mi bastava; decisi quindi di aprire in assoluto silenzio la porta che comunicava col vano scale interno, unica via comune fra i due appartamenti. Potevo sentire più distintamente le loro voci, parlare tranquillamente del più e del meno, senza alcun accenno al reale problema.
Finalmente, mia sentii mia madre alzarsi dalla sedia e togliere le tazzine dal tavolo, deponendole nel lavello; nel far ciò, disse all’uomo di seguirla in bagno, perchè il problema era là. L’artigiano la seguì, sentii le voci affievolirsi; era tempo di scendere le scale ed introdursi nell’appartamento, per seguire più da vicino l’evolversi della faccenda.
Aprii quindi la porta d’ingresso, facendo in modo di lasciarmela appoggiata alle spalle, asicurandomi così una via di fuga senza alcun intoppo.
Via via che mi avvicinavo alla camera, potevo sentire le loro voci sempre più distinte, ma al contempo ad un vollume sempre più basso. Intimo, si sarebbe detto...
Le voci provenivano dal bagno, con la porta socchiusa. Potevo distintamente capire che l’argomento della conversazione era mio padre: lui, che si faceva un mazzo tanto...
Mia madre si lamentava che doveva sempre darsi da fare lei, ed anche in questo caso era stata lei a risolvere, che mio padre non muoveva un dito, che non ne faceva una!... hai capito la mammina, sta grandissima...
Lui, dal canto suo, non perdeva palla alzata per schiacciare. – eh, non posso darti torto, io in casa faccio tutto da me.
- Eh.. vedo che sei una persona che sa fare il lavoro manuale, si vede. Che fortunata tua moglie
- Beh dai, anche tuo marito non puoi biasimarlo. È fuori casa per lavoro, per te e tuo figlio, dai...
Insomma, una bella sviolinata all’energumeno alla faccia del mio babbo. Non mi piaceva proprio la cosa, no.
La cosa strana è che la borsa degli attrezzi era ancora chiusa, e mia madre stava seduta sul bordo vasca con le gambe accavallate proprio di fronte a lui.
Vedi, le disse, lui, non devi sempre esagerare... cerca di capire ed accontentarti di ciò che hai creato. Una bella famiglia, state bene insieme.
Lo dici tu, non mi tocca quasi più, e se lo fa, si addormenta in cinque monuti. Come faccio io... sono ancora desiderabile, dicono...
Questo lo confermo, rispose lui. Come sempre detto da quando ti frequento.
FREQUENTO. Questo termine mi fece sobbalzare, quasi uno schiaffone sul viso.
Le mani dell’uomo si spostarono sulle ginocchia di mia madre, e lui aggiunse: - vedi, personalmente non voglio complicazioni alla mia vita privata, ma sono veramente felice di quanto sta accadendo fra noi.
Mia madre, da par suo, le accarezzava la testa, sorridendo. – cosa vuoi che ti risponda... devo accettare per forza, no?
Lui si alzò, le prese la mano e l’aiutò ad uscire dal bagno, direzione camera matrimoniale...
Non potevo credere ai miei occhi. Standomene ben nascosto in fondo al corridoio, potevo vedere quella ... di mia madre mentre veniva condotta in camera. Nella camera regina della casa, la più intima, quella più protetta. E, per giunta, assieme ad un estraneo (per me).
Potevo distintamente sentire lei sorridere, sommessamente, mentre lui le diceva di quanto fosse ancora bella, di quanto fosse fortunato il suo uomo (mio padre... povero!).
Facendo attenzione a non muovere polvere, mi avvicinai sicuro dal dialogo che continuava, e mi posizionai al buio nella camera di fronte a loro (in realtà, la mia EX camera da letto).
Lo spettacolo era appena iniziato, ed avevo il biglietto in prima fila.
Lui, con le mani accarezzava le sue gambe, alzando la gonna sino all’inguine. Lei lasciava fare...
Sganciò il bottone della gonna, da dietro, e la fece scivolare ai piedi della donna. Le gambe erano effettivamente ancora belle, ben tornite, con un paio di slip, però, da lasciare il cazzo moscio anche al più bramoso fra gli amanti... roba da film anni ’20.
Il tizio non parve farci caso, alzandosi e togliendo anche la maglietta elasticizzata. Il reggiseno apparve, e devo ammettere che faceva degna copia con gli slip. Ma dico io, mamma... ma come cazzo si fa, a presentarsi in quel modo alla persona che ti vuole fottere (e lo sapevi!)... mah... strana donna.
In men che non si dica, anche slip e reggiseno vennero sfilati e slacciati, mettendo a nudo quella donna che evidentemente altro non aspettava. I capezzoli erano già turgidi, esattamente come li ricordavo io. Il seno sempre piacevole, legermente, forse, più abbassato; ma, probabilmente, mi sbagliavo io... non so...
Il pube folto del pelo copriva la fonte del piacere e della mia messa al mondo.
L’uomo, questa volta aiutato solamente in parte da mia madre, si spogliò in pochissimo tempo, rimanendo completamente nudo dandomi le spalle. Ben fatto, ancora ben sostenuto, muscoli a posto, da gente che lavora...
Mia madre si sedette sul bordo del lettoe lui si mise di profilo, cazzo di fronte a lei. Strabuzzai gli occhi... un’asta del genere non me la aspettavo. Ancora coperto, il glande, dall’evidentemente abbondante prepuzio.
Accarezzò i seni della donna, che mugugnò come una giovane manza da latte... Non potevo credere che stesse accadendo sotto ai miei occhi, tutto ciò.
Lui, da bravo machio alfa, accarezzò le sue spalle, salendo ai capelli, alle orecchie; facendola cioè scaldare e bagnare.
Avvicinò quell’asta alle sue labbra, che si schiusero e presero dentro il palo. Proseguì nell’affondo sino in fondo, facendo emettere alla donna un sordo verso strozzato in gola. Vedevo chiaramente le sue natiche che si contraevano, contemporaneamente ad ogni affondo. Lei non protestata, eseguiva e basta.
Quando lo estrasse, aveva cambiato forma, angolazione e volume. Il glande scoperto, grosso e splendidamnente turgido, il cazzo puntato verso l’alto e di centimetri più lungo. Un vero cannone.
Lei si stese sul letto. Copione già visto e vissuto, quindi...
Lui si abbassò in mezzo alle cosce della manza, aprendole e ficcando dentro il viso. Lei partì in sospiri sempre più violenti, spasmi del corpo che la facevano sobbalzare. Una vecchia troia da tempo non scopata, insomma.
Il collo si contorceva facendo muovere viso e capelli, occhi che parevano a volte sbarrati, altre chiusi... le mani tenevano ben salda quella testa fra le gambe, àncora del suo attuale piacere...
Quando a lui parve il momento, si stacco non senza fatica dalle mani e dall’inguine di mia madre, salendo sul letto ed avvicinando il cazzo alla vagina di lei.
I movimenti non erano quelli di un amante, ma piuttosto di un uomo che di li a poco avrebbe goduto, e poi ripreso il lavoro quotidiano. Povera vecchia donna illusa...
Appoggiò la cappella alle labbra, e senza dire nulla entrò sino in fondo. In un sol colpo.
La vacca emise un urlo che lui soffocò ponendole la mano sulla bocca; si dimenava, lei, la testa da una parte all’altra, sempre coperta dalla mano del suo amante.
Lui fermo, attendeva che quel momento tanto intenso calasse di intensità, per una donna non abituata a cotanto trattamento...
E così fù. La mano si sollevò dalla bocca, laciando sul viso della donna un’espressione fissa, bocca spalancata, occhi strabuzzati, testa reclinata. La conosceva ormai bene, pareva...
Iniziò quindi astantuffare lentamente, ridando vita a quel corpo sotto di lui.
Ansimava, respirava irregolarmente, stringeva le lenzuola fra le mani, quella bocca sempre aperta... gli occhi però seguivano lui, il suo dio, colui che le aveva donato nuovamente la sua femminilità.
I movimenti di lui non accennavano a diminuire di intensità, al contrario di quelli di lei, che aumentavano in ritmo ed escursione... il respiro molto breve, le mani a strappare ciò che avevano sotto.
La troia non era evidentemente abituata ad esternare il piacere, ma solamente a regalarlo... moglie all’antica.
Anche lui iniziò a rendere veloce il movimento, sempre più forte la stantuffata, sempre più sonoro il fondo corsa nella vagina della mamma. I suoi coglioni sbattevano come quelli di un toro, addosso alle cosce della mamma. Mai vista montata più verace, senza alcun regalo alle emozioni.
Il respiro dell’uomo si fece profondo, pesante, i suoni profondi che uscivano dalla sua bocca aperta parevano disumani, bestiali.
I due erano ormai fuori sincronia. Lui affondava senza più ritmo, lei aveva iniziato ad avere spasmi muscolari addominali, il collo contratto, il mento a spingere sullo sterno, i seni liberi a scuotere come sufflè sul punto di squagliarsi. Capezzoli completamente estroflessi, grossi e ritti come piccole falangi.
Lui fu il primo a godere, con un urlo liberatorio seguito da altri sempre più brevi. Il corpo quasi fermo, il cazzo completamente dentro a mia madre, le natiche che colte da contrazioni stavano ad indicare le eiaculazioni.
Lei, semplicemente bloccata in questa posizione contratta, espirando violentemente dalle narici, la bocca chiusa e contratta anch’essa...
Si rilassarono in poco tempo, entrambi. Lei, allargando le cosce liberandolo da quella morsa intima di sesso ed umori; lui, adagiando il il bacino di peso su di lei, mantenendosi sollevato con le braccia.
Estrsasse il membro ormai non più turgido dalla vagina di mamma, lasciando visibile una bava di sperma misto ad umori che resistette sino a spezzarsi, depositandosi sulle lenzuola.
Io mi feci piccolo piccolo, sotto alla scrivania, nel buio, zitto senza respirare. Lui proseguì verso il bagno, dove lo sentii aprire il rubinetto del bidet.
- Guarda che questo rubinetto era stato solamente mollato! Sicura di non essere stata tu, magari durante le pulizie?...
Nessuna risposta. Lei era esausta, a gambe aperte, la testa chissà dove. Sicuramente felice, sicuramente appagata, sicuramente femmina desiderata ed usata.
Dal suo sesso usciva copioso il seme dell’uomo che tornava a regalarle parvenza di normalità. Forse.
Lui uscì dal bagno, vestito. La salutò, passando davanti alla porta della camera.
- Ciao! Alla prossima, mia bella donna bisognosa di attenzioni! Ora devo proprio scappare... la moglie del titolare del supermercato ha sempre qualche elettrodomestico che non funziona.
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