Salsedine

di
genere
poesie

Di quella splendida volta non ricordo che immagini conturbanti.
I tuoi capelli biondi fluire al vento come le onde del mare. I tuoi gemiti ritmici echeggiare nell'aria glaciale.
La notte era fredda, essendo pure d'agosto; la distanza dal sole non risparmia nessuno, neppure gli amanti più bollenti. Eppure il tuo seno era morbido e caldo. Caldo come il respiro di un'amante eccitata, sull'orlo dell'orgasmo. Così bollente era il tuo seno contro il mio petto asciutto.
E la tua voce. Era l'infrangersi delle onde sull'umida sabbia: un rumore costante, di respiri e sospiri, parole sussurrate senza un filo conduttore. Ancora, sì, continua, ancora, ahhh...
Ricordo la tua umidità superare quella dell'acqua del mare, le tue cosce bagnate degli umori colanti dal tuo frutto agognato.
Quanto era bello morire fra le tue gambe.
Un odore di terra; piacere muschiato, fra le cui sfumature mi sarei potuto annullare. E in effetti l'ho fatto: per qualche secondo.
La tua pelle era seta sotto le mie dita. E mentre saziavo la mia sete alla fonte del tuo piacere i tuoi fremiti erano il ritmo segreto dell'universo, tutta la musica con la quale avevo bisogno di entrare in sintonia. Nessun altro ritmo sarebbe valso quel tempo.
Avanti indietro, dentro fuori, ancora e ancora. Inspiro, respiro. Nel tuo orecchio il fiato che entra e che esce scandisce i momenti di vuoto e pienezza. Mi vuoi. Mi adori. Ti manco. Mi odi.
Quante volte si è ripetuta questa tragedia. Le tue grida di piacere che si perdono nelle mie. Ed ogni volta è sempre così che si ripete.
Veniamo insieme, vicini, ma separati.
Io godo della tua umidità, te del mio riempirti come non mai.
Eppure sono sempre io e sei sempre te. E mai insieme, noi due, a godere dell'altro.
Ci guardiamo negli occhi. Bastano le tue pupille a raccontare l'umidità dei tuoi iridi, il rossore delle tue gote, le contrazioni del tuo ventre, il piacere che risale la tua schiena dalle gambe. Ed io non sono dissimile, mentre dentro di te mi rilasso, e mi permetto di essere, per una volta, me stesso, con tutte le mie fragilità.
La sabbia si appiccica sulla nostra pelle, le stelle, che nel cielo marino vengono offuscate dall'umidità, vengono coperte da una nuvola passeggera.
Io non so quanto passeggero sia il nostro amore, ma questo non rende meno bello il nostro abbracciarci sulla riva del mare.
Anzi. Forse la poesia si nasconde proprio in questo, nel non sapere quanto durerà.
E mentre mi odio per questo effimero pensiero, ti bacio, uccidendo ogni dubbio in un istante di dolcezza.
di
scritto il
2019-02-16
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