L'estro amoroso - cap 1: Una proposta indecente
di
Roca
genere
etero
a1) Una proposta indecente
Etero >>> a1) Una proposta indecente by Anatole | |
Una proposta indecente.
Tutto ebbe inizio un pomeriggio di metà giugno, il caldo non accennava a diminuire malgrado l'estate fosse appena cominciata. Seduto nel dehors di un caffè guardavo i passanti deviare dal loro cammino per entrare nell'ombra dei tigli sotto i quali erano disposti i tavolini.
La brezza leggera faceva sperare in una serata più fresca, sorseggiando una bibita osservavo le ragazze per lo più studentesse che il calore di quel tardo pomeriggio faceva camminare con un languore che ispirava in me dei pensieri non del tutto morigerati. Era naturale che in cima ai miei pensieri vi fosse la donna, avevo ventidue anni e alla mia età il sangue bolle, e poi. . .
Ad un certo punto notai una coppia a dir poco singolare seduta ad un tavolino dall'altra parte del dehors; l'uomo era vicino alla sessantina, in quanto alla donna, beh, era una bellezza di tipo nordico, alta, dal corpo statuario, di quelle che fanno sognare cose proibite. Malgrado il caldo, era fasciata in un tailleur stretto dal taglio maschile come quelli che portano le lesbiche.
Anche il taglio dei capelli faceva pensare ad una lesbica, di un biondo platinato, lasciavano scoperte le orecchie, il viso era severo, non bello e malgrado fosse del tutto regolare l'espressione era quasi crudele, fredda e contrastava col resto della sua persona. Vedendo che i due mi stavano osservando provai un disagio che si accentuò quando la coppia alzandosi si diresse al mio tavolino.
- Aspetta qualcuno giovanotto? Chiese l'uomo.
- No. Risposi sorpreso.
- Allora permette? Chiese ancora indicando le sedie.
Si sedettero, mentre l'uomo si voltava a fare le ordinazioni la donna mi scrutava silenziosamente con occhi verdi bellissimi che mettevano a disagio. Parlò infine:
- Studente? Chiese con voce calda.
- No, sono impiegato. I due si guardarono poi:
- Penso che potrebbe andar bene! Disse infine la donna.
- E' impegnato da ora a. . . diciamo mezzanotte?
Era stato l'uomo a parlare mentre la bionda continuava a fissarmi quasi stesse valutandomi.
- Perché? Chiesi sorpreso. Fu la donna a rispondere con un'altra domanda:
- Le andrebbe di fare sesso?
Sussultai spostando lo sguardo da uno all'altro dei miei strani interlocutori, mio malgrado mi sorpresi a considerare la possibilità di un accoppiamento a tre come avevo visto in qualche pellicola hard, la donna era talmente eccitante che pur di averla avrei sopportato volentieri di dividerla con quel vecchio. La mia espressione doveva essere eloquente perchè la donna rise.
- Cos'ha capito? Con una ragazza della sua età! Precisò.
- Perché? Chiesi ancora.
- Perché ne ha bisogno. . . allora?
La proposta era giunta talmente inattesa che rimasi muto, incapace di dire una parola, la donna sbottò improvvisamente impaziente.
- Si decida, non abbiamo molto tempo!
- Si. . . La sillaba uscì da sola dalle mie labbra.
- Andiamo, Helga la riaccompagnerà, naturalmente sarà ricompensato.
L'uomo chiamò il cameriere pagando anche la mia consumazione, ci alzammo avviandoci verso il parcheggio, li seguii chiedendomi in quale avventura mi stavo cacciando.
La macchina era lussuosa, fu la donna a mettersi al volante, l'uomo le sedette accanto facendomi salire dietro ai due. Guardando dal finestrino vidi che avevamo imboccato la strada che costeggiava la spiaggia, dopo pochi chilometri voltammo in una stradina che si inoltrava nella pineta, riconobbi il cancello di un parco, l'uomo vi puntò un telecomando facendolo aprire.
Appena all'interno apparve fra gli alberi una villa, la vettura si fermò, l'uomo si voltò verso di me.
- Possiamo contare sulla sua discrezione? Chiese.
- Naturalmente! Dissi quasi offeso.
Scendemmo, la donna aprì la porta facendosi da parte. Entrammo in un lungo corridoio sul quale si affacciavano diverse porte, salimmo una rampa di scale e percorremmo ancora parte di un corridoio prima di entrare in quello che doveva essere uno studio, con un'ampia scrivania, un computer, lo attraversammo, l'uomo aprì la porta in fondo che dava in un'ampia sala.
Non so perché ma mi venne in mente di entrare in un bordello, forse per le persiane chiuse o per l'illuminazione artificiale malgrado fuori il sole fosse ancora alto. Questa sala fungeva anche da camera da letto perché era arredata con una biblioteca, un divano di cuoio, due poltrone, un tavolino basso. . .
In fondo l'illuminazione lasciava in penombra un grande letto a baldacchino protetto tutt'attorno da una zanzariera. Una ragazza bruna si alzò al nostro entrare, l'uomo l'abbracciò affettuosamente poi indicandomi disse:
- Ti ho portato questo giovanotto, si chiama. . . a proposito, non ha ancora detto il suo nome.
- Calogero, ma tutti mi chiamano Cal.
Strinsi la mano della ragazza che arrossì.
- Piacere, Solange. . .
Doveva avere circa vent'anni, i capelli bruni le arrivavano alle spalle incorniciando un viso ovale che colpiva per la sua dolcezza. Gli occhi neri sembravano bruciare, distolsi i miei.
Doveva essere lei mi dissi. Chissà perché mi avevano portato lì mentre a nemmeno duecento metri la spiaggia brulicava di giovani che sarebbero stati ben lieti di corteggiare questa bellezza mora.
Perché era bella Solange, di una bellezza fine, delicata. Le pantofole che calzava la facevano sembrare piccola ma non lo era, la sua figura era elegante malgrado in quel momento indossasse una semplice camicetta dalle maniche corte e una gonna che arrivava sopra le ginocchia mostrando le gambe diritte e nervose.
- Sembra un ragazzo a modo, allora, ti piace? Chiese affettuosamente l'uomo.
- Si. La giovane mi aveva rivolto una lunga occhiata prima di rispondere.
- Pensi che possa andare bene? Chiese ancora.
- Credo che vada bene. . .
- Venga Cal! Intervenne a questo punto Helga.
La donna si era voltata, la seguii ammirando la figura slanciata che mi precedeva. Nell'attraversare lo studio si tolse la giacca del tailleur appendendola ad un attaccapanni. La gonna dal taglio severo le arrivava quasi ai polpacci ma la sua strettezza rivelava ad ogni passo il profilo delle gambe lunghe e la forma compatta dei glutei. La camicetta estiva mostrava in trasparenza la schiena ampia, diritta, attraversata dalla striscia nera del reggiseno.
In fondo al corridoio una porta dava in un ambiente piastrellato di bianco.
- La villa ospitava prima un consolato, questa era la doccia del personale di servizio, lo abbiamo conservato perché vicino allo studio. Si spogli!
La guardai sorpreso, lei si piantò davanti a me.
- Lei é qui per fare sesso con Solange e siccome sia al senatore che a me la ragazza sta a cuore, devo assicurarmi che lei non sia affetto da qualche eruzione o altro, inoltre vogliamo la massima pulizia sopratutto dei genitali.
Soggiogato mio malgrado mi tolsi rapidamente i vestiti, la donna vedendomi in imbarazzo aveva distolto lo sguardo. Entrato nel vano doccia e regolata l'acqua mi lavai accuratamente, la donna mi tese un asciugamano. . .
Quando ebbi finito di asciugarmi me lo tolse e facendo un passo all'indietro prese a scrutarmi dalla testa ai piedi. Non ero mai stato nudo davanti ad una donna, neanche facendo all'amore mi ero mai spogliato completamente limitandomi ad abbassare i pantaloni quando in macchina la ragazza del momento si metteva cavalcioni su di me.
Non vi era nessun particolare interesse in Helga mentre mi squadrava, il suo sguardo era severo, professionale.
- Soddisfatta? Chiesi, la donna non rilevò l'ironia forzata della mia voce.
- Non sono io che deve soddisfare ma Solange! A proposito, cerchi di mantenere il controllo di se e se ci riesce si risparmi. Ancora una cosa: niente baci sulla bocca, neanche sul sesso e mi raccomando niente parolacce ne commenti osè . . . Abbiamo preso le dovute precauzioni, quindi quando accadrà potrà eiaculare dentro di lei.
Era come udire un arbitro che detta le regole di un'incontro tanto la voce della donna era impersonale. Feci per riprendere i vestiti ma lei mi fermò.
- No, li lasci qui, li riprenderà dopo. Adesso venga! Ordinò.
Facemmo a ritroso il cammino percorso. Mai mi ero sentito tanto a disagio ma cosa strana, l'essere nudo dietro a quella bellezza fredda che mi camminava davanti provocò nel mio pene un'erezione irresistibile. La donna se ne avvide quando aprendo la porta mi gettò un'ultima occhiata.
- Bene! Disse con un sorriso compiaciuto.
Le luci della sala erano state spente, il letto era illuminato dal lampadario che pendeva sopra di esso così che sembrava di essere al buio di un teatro e che oltre la lieve cortina della zanzariera vi fosse il palcoscenico.
Helga mi fece cenno di rimanere immobile. A fianco del letto la ragazza completamente nuda ascoltava quelle che sembravano essere le raccomandazioni del 'senatore' annuendo ogni tanto con la testa. Infine l'uomo depose un bacio affettuoso sulla sua fronte e scostando la tendina uscì. Passando accanto a noi evitò di guardarmi, la donna aspettò che richiudesse la porta per dire:
- Ora vada ma. . . mi raccomando!
Una strana ragazza.
Mi avviai col cuore in tumulto, appena scostata la lieve cortina mi accorsi del cambiamento avvenuto in Solange. Le guance imporporate, lo sguardo acceso si abbassò subito sul membro che inalberava l'eccitazione provocata dalla fredda bellezza della nordica.
Non feci neanche in tempo ad ammirare la nudità della giovane che questa si era avvicinata stringendosi a me, subito strofinò il ventre contro il mio facendomi sentire il suo calore contro la verga tesa, i seni duri contro il mio petto.
Evitai la sua bocca ma calai la mia sul suo collo colpito dal profumo della sua pelle, baciai il piccolo orecchio facendo scendere le mani lungo la schiena liscia, sfiorando appena il sedere per portarle sulle cosce che la ragazza subito divaricò consentendomi di passare le dita fra i peli della vulva umida. La ragazza fece sentire i suoi denti sul mio collo poi con un gemito si staccò.
- Ohhh siii. . . é duro. . . duro. . .
Vi aveva portato entrambe le mani e lo guardava stringendolo fortemente poi si voltò e tirandomi per il pene si allungò senza lasciarlo.
- Vieni! Disse.
Mi guardò salire, spostarmi in ginocchio fra le sue gambe. . . Aprì la bocca invitante quando mi chinai su di lei. Ancora una volta ricordandomi delle parole della bionda evitai le labbra rosse che mi attiravano fortemente ma calai la bocca sul giovane petto accolto da sospiri estasiati mentre lambivo le dure mammelline poi da gemiti lunghissimi appena presi a suggere i capezzoli facendoli tendere, ma già le mani tiravano la mia verga. . .
Percepii contro il glande i peli soffici, la morbidezza della vulva nella quale mi attirava poi le mani dietro le mie cosce mi premettero. Gridò Solange mentre aprivo le sue carni. Mi schiacciai sul corpo caldo, stendendosi su di lei.
- Oh fottimi amore. . . ahhh fottimi. . . fottimi subito! Gridò.
Avrei voluto fermarmi, apprezzare il calore che avvolgeva il mio pene ma la ragazza prese subito a muoversi, ad ondulare sollevandomi. Allora mi mossi anch'io e con ampi colpi di reni presi ad andare nella vagina scivolosa con degli 'schlasch, schlasch, schlasch' che mi stupirono mentre il profumo pregnante del sesso della ragazza colpiva le mie narici.
- E' come farlo con una puttana! Pensai ricordando quella volta che mi ero fatto convincere dagli amici a salire da una ragazza squillo. Non avevo provato piacere anche se la donna si contorceva emettendo dei gemiti di finto godimento.
Ma Solange era diversa perché godeva veramente! Me ne accorgevo dagli umori che bagnavano il mio pene, colavano sui testicoli producendo un rumore bagnato quando rimbalzavano contro le sue natiche, sode, elastiche. . .
Ma non provavo piacere, eppure era da tanto che non facevo all'amore! Forse perché mi rendevo conto che ero uno strumento, un pene preso in affitto per soddisfare una ragazza che neppure mi conosceva ma che urlava il suo godimento cercando la bocca che continuavo a rifiutare e quando venne, lo fece con la bocca che mi succhiava sul collo, le unghie che graffiavano la mia schiena.
Poi si abbandonò ansante gli occhi chiusi, le braccia si sciolsero dalla mia schiena permettendomi di sollevarmi e di uscire da lei. Mi sedetti sui talloni contemplando la ragazza riversa, sapevo che la rigidità che il pene continuava a inalberare non era dovuta al mio desiderio ma a motivi per me inspiegabili come quando a scuola si induriva a causa della tensione di un compito in classe particolarmente difficile che non riuscivo a risolvere e ora. . .
Sapevo che in qualche modo era Helga la causa della mia eccitazione, la sua freddezza, il suo distacco avevano fatto eccitare il mio pene e il saperla irraggiungibile mi eccitava molto più di quella ragazza ignuda.
Eppure Solange era bella! Allora perché non la desideravo malgrado il corpo adagiato mollemente interamente esposto al mio sguardo? Forse perché era nuda, forse per la sua posa decisamente lubrica pronta ad altri amplessi mentre la misteriosa bionda era fredda. . . Mi chiesi del perché di tutto questo, chi era Solange, Il senatore, Helga?
La ragazza aveva riaperto gli occhi e le braccia allungate dietro il capo mi contemplava come se mi vedesse per la prima volta, ma rimaneva nella sua posizione non curandosi di celare le sue grazie.
Le ascelle completamente depilate indicavano che aveva cura del suo corpo, anche le gambe erano completamente lisce, solo il pube mostrava una pelliccetta nera come i suoi capelli, depilata ai lati per non fuoriuscire dal costume che doveva portare al mare e di cui vedevo il segno chiaro del due pezzi neanche troppo ridotto, morigerato!
I peli sulle labbra spesse della vulva erano finissimi e non nascondevano nulla del sesso aperto, spaccato come un frutto dalla polpa rosata nel quale spiccavano le labbrette brune emergenti che declinavano bruscamente fino a bordare l'apertura della vagina dalla quale un liquido cristallino colava a gocce superando il breve tratto del pelvo per andare a bagnare i peletti che intravvedevo all'inizio delle natiche.
Quando riportai lo sguardo sul suo viso vidi che la fanciulla era arrossita, tentò di chiudere le gambe ma le mie ginocchia fra le sue le mantenevano aperte.
- Sei bella Solange! Non potei impedirmi di dire.
- Anche tu sei bello. . . Rispose con un sorriso timido.
Mi guardò lungamente poi gli occhi scuri si incupirono maggiormente, le braccia si tesero verso di me. . .
- Ancora! Disse.
E siccome esitavo, le mani scesero all'interno delle cosce, le dita premettero i lati delle labbra ad aprirsi la vulva.
- Ancora. . . Ripeté con voce lamentevole.
Mantenne la vulva allargata mentre aprendo le ginocchia ai lati del suo bacino protesi il ventre entrando in lei. Solange sospirò sentendomi scivolare nelle sue carni poi prese a gemere.
- Haaa. . . haaa. . . haaa. . . Si lamentava tendendomi le braccia.
Non accettai l'invito a coprirla col mio corpo e con ampi colpi di reni presi ad andare nel calore del suo grembo meravigliandomi del godimento che da subito vedevo salire nel suo viso.
- Haaa. . . haaa. . . haaa. . .
La vagina dilatata e singolarmente scivolosa non contribuiva certo al mio piacere ma il suo lieve sfregamento manteneva rigido il pene che facevo andare con colpi bruschi, quasi violenti che scuotevano il bel corpo. I seni oscillavano appena tanto erano sodi e spiccavano col loro chiarore sulla pelle abbronzata, la ragazza desistette dal suo tentativo di attirarmi sopra di lei e portandovi le mani li accarezzò brutalmente tirandosi i capezzoli, facendoli emergere tesi dai bei promontori.
- Haaa. . . haaa. . . haaaa. . .
La sentii venire, il capo bruno si mosse di qua e di là nel godimento poi si chetò lentamente. Goccioline di sudore imperlavano ora il bel corpo, anch'io cominciavo a sudare, anch'io respiravo con leggero affanno, uscii dal suo ventre trascinando gli umori dell'orgasmo della ragazza che a gocce scesero perdendosi fra i glutei socchiusi.
Provai compassione per la giovane, perché tutto questo? Cosa stava succedendo a questa bellezza? Gli occhi scuri fissavano i miei, vi lessi una grande tristezza, le belle labbra si atteggiarono in un sorriso di mesta gratitudine quando sentì le dita che passavo nel sesso esposto. Cielo com'é bagnata pensai ma non potei impedirmi di ammirare la vulva che percorrevo, le carni dal colore acceso, la loro morbidezza, la udii sospirare quando con le dita seguii il rilievo delle labbra sottili fino al clitoride, si inarcò alla lieve carezza che feci alla dura crestolina.
- Ahhh. . . ancora amore. . . lo voglio. . . lo vogliooo! ! ! Urlò.
Questa volta mi distesi al suo fianco passando un braccio sotto di lei, la mano su uno dei suoi seni. Con l'altra mano sollevai la sua gamba facendo volgere la ragazza leggermente di fianco; Solange mantenne la gamba alzata mentre puntavo il glande e protendendomi contro di lei scivolavo nel suo grembo.
- Ecco. . . ah si. . . si. . . si. . . haaa. . . haaa. . . haaa. . .
Picchiavo il ventre contro il sedere sodo e morbido ad ogni movimento che cacciava il membro nella vulva aperta; gli umori che colavano copiosi dalla vagina provocavano quel rumore osceno, quello 'schlasc, schlasc, schlasc' che ritmava lo scorrere del pene e che si mescolava con le esclamazioni di piacere della giovane.
Cominciai a soffiare il mio affanno contro la guancia della mia compagna, entrambe le mani ad accarezzare i seni duri, compatti, i capezzoli che facevo roteare fra le dita erano tesi e tanto sensibili che contribuirono ad accelerare il godimento della giovane. Venne con la mia bocca che baciava il suo collo, lambiva il suo orecchio.
Questa volta non estrassi il pene ma continuai ad andare lentamente nel grembo umido assaporando il calore che lo avvolgeva e la consistenza delle natiche che il mio ventre premeva. Ben presto il desiderio della fanciulla si ridestò nuovamente. Continuando ad andare nella vulva matida mi sollevai sulle ginocchia costringendo la giovane a girarsi completamente con la groppa sollevata, le ginocchia divaricate.
Continuai, le mani aggrappate alle sue anche menando grandi colpi di ventre contro il sedere esposto facendo andare senza posa il membro nella vagina grondante. Ora che non vedevo il suo viso il mio pensiero vagò evocando delle immagine che eccitavano la mia immaginazione.
Era la bionda che stavo amando, erano sue le grida che udivo, suo il corpo che sussultava ad ogni immergere del membro. Con mia sorpresa un piacere sottile salì nel pene, salì ancora mentre pensavo che era nella vagina di Helga che stavo scorrendo, suo il sedere che tremolava ad ogni mio sbattere.
La ragazza stava nuovamente venendo, gridò il suo orgasmo mentre cacciavo velocemente il membro nella vagina che si stringeva e si rilassava inseguendo un godimento che immaginavo di prendere insieme alla bionda.
Ma ormai la ragazza spossata era rotolata di fianco lasciandomi col pene pulsante. Mi allungai sulla schiena deluso e eccitato, chiusi gli occhi pensando ancora a quella che ora era l'oggetto dei miei desideri. I capelli che mi solleticarono me li fecero riaprire, Solange mi scrutava con un'espressione ansiosa sul bel viso.
- Sei stanco Cal? Chiese preoccupata, poi:
- No, non lo sei. . . Disse con voce gioiosa.
Stava stringendo il mio pene poi la sua mano si allentò muovendosi lentamente in una carezza singolarmente dolce, gli occhi fissi nei miei si incupirono, oramai sapevo quello che stava nuovamente per accadere!
- Oh perché sono così, perché. . . perché? Chiese la giovane.
Mi scavalcò con una gamba, i bei seni sfiorarono il mio viso, vedendo che aprivo la bocca mi diede una punta da suggere poi con un sospiro l'altra ma già si stava raddrizzando guidando il pene fra le sue cosce e sedendosi se l'introduceva in corpo.
Vidi la sua espressione estasiata mentre andava su e giù, lentamente dapprima, poi accelerò schiacciando il sedere sui miei testicoli gemendo ad ogni suo calare.
- Haaa. . . oh haaa. . . haaa. . .
Chiusi gli occhi immaginando ancora che era Helga a cavalcarmi, sua la vulva che saliva e scendeva lungo il mio membro, sua la vagina che lo accarezzava facendo salire il mio piacere. I ripetuti orgasmi della fanciulla fecero sì che quel coito durò più a lungo ma ora anch'io godevo!
Cielo com'era bagnata la giovane! Il liquido caldo del piacere che provava colava lungo il membro sui miei testicoli, percepii gli spasimi del suo orgasmo stringere il pene in morbide morse, la udii gridare. La mantenni sollevata e alzando e abbassando il bacino presi a scorrere nella vagina scivolosa con un membro il cui piacere saliva, saliva. . .
La ragazza si liberò lasciandosi andare di fianco, mi accorsi di essere in un mare di sudore, anche lei sudava abbondantemente, mi guardò prendere posto fra le sue gambe e quando mi distesi su di lei mi abbracciò forte. Gemette sentendosi ancora aprire, il suo desiderio si era nuovamente ridestato, accompagnò i miei colpi di reni con le mani dietro le mie cosce attirandomi in lei, facendosi leggere mentre mi ritiravo, ricacciandomi nel suo ventre con grida gioiose.
- Amore ahhh. . . si. . . si. . .
La mia pelle scivolava su quella della ragazza, i seni duri schiacciati sotto il mio petto facevano sentire il turgore dei capezzoli. Presi ad ansimare sul suo collo baciandolo lubricamente, sbavando su di esso inseguendo un piacere che saliva ad ogni mio immergere. . .
Fu con grida rauche che godetti eiaculando in getti copiosi continuando ad andare col membro sobbalzante nel ventre della giovane estasiandola ancora una volta.
- Haaa. . . si. . . si. . . siiii! ! !
La vagina si strinse, si rilassò stringendosi ancora e ancora attorno al membro rimasto rigido poi la ragazza si chetò ma continuò a lungo a respirare affannosamente. Rimasi sopra di lei, dentro di lei baciando teneramente gli occhi chiusi infine la liberai del mio peso.
Il pene ormai floscio uscendo trascinò il liquido del mio piacere e di quello della giovane. Scesi dal letto, Solange ad occhi chiusi ora respirava chetamente, rimasi a contemplarla ammirato da tanta bellezza, le labbra rosse erano atteggiate in un dolce sorriso, il viso angelico ispirava tenerezza.
I seni che il suo respiro sollevava e abbassava, erano dei monticelli graziosi e pallidi che emergevano dalla striscia chiara che tagliava il suo busto altrimenti bruno, chiaro era il triangolo che ricopriva parte del suo ventre, simile ad un costume che copriva pudicamente la sua nudità; i peli che si perdevano fra le belle cosce erano bagnati e incollati alla pelle del pube diviso al vertice dall'inizio di un sesso quasi infantile.
Vedendola ancora ad occhi chiusi, mi chinai sul suo viso.
- Solange! Chiamai.
Non ottenendo nessuna reazione la chiamai ancora:
- Solange! La ragazza si stirò pigramente ma non aprì gli occhi.
- La lasci, non vede che si è addormentata?
La bionda era apparsa accanto al letto, anch'essa si chinò sul viso ora calmo poi accertatasi del suo sonno, con un panno soffice asciugò il sudore che bagnava il bel corpo, alla fine lo passò con fare materno fra le cosce che aveva dischiuso con una delicatezza che mi stupì, detergendole il sesso, asciugandole i peli.
Dopo aver tirato il lenzuolo a coprirla, andò ad aprire le finestre. Fuori era buio, guardai l'orologio al polso della donna, erano quasi le undici. Non mi era accorto del trascorrere del tempo, solo il languore che sentivo nelle membra mi ricordava che le mie erano state fatiche amorose.
Seguii nuovamente la bionda. Sotto il getto tiepido, l'acqua portò via oltre al sudore anche buona parte della mia stanchezza. Rifeci vestito il cammino che neanche tanto tempo prima avevo fatto nudo e col cuore in tumulto. Nello studio, il senatore sollevò gli occhi dalle carte sparse sulla scrivania, notai la tristezza del suo sguardo.
- Allora, com'è andata? Chiese.
- Bene senatore, meglio di quanto speravamo.
- E. . . Solange? Chiese ancora.
- Ora dorme. . .
L'uomo emise un lungo sospiro come se la risposta avesse fugato tutte le sue preoccupazioni. Trasse da un cassetto una busta che porse alla bionda.
- Lo riaccompagna lei Helga?
- Certamente!
Porsi la mano all'uomo che ignorò il mio gesto di saluto.
- Vogliamo andare Cal? Disse la bionda.
Confuso la seguii. In macchina la donna di tanto in tanto mi gettava un'occhiata, infine chiese:
- Allora giovanotto, le è piaciuto? Decisi di essere sincero.
- No, non molto. . . La bionda mi guardò con sorpresa.
- Eppure l'ho vista godere o mi sbaglio?
- E' vero ma. . . ho goduto pensando ad un'altra!
Nel rispondere la guardai in un modo che doveva essere eloquente perché con mia sorpresa la vidi arrossire. Non disse più nulla finché la vettura si fermò davanti al dehors del caffè.
- Domani stessa ora, anzi un pò prima se non le dispiace; ah tenga!
Mi porse la busta che presi meccanicamente.
- Cos'é? Chiesi, la bionda sorrise ambiguamente.
- Il suo compenso, se l'é meritato!
La vettura ripartì con una sgommata lasciandomi interdetto. Aprii la busta e arrossii vedendo le banconote che conteneva, con un gesto di stizza me la misi in tasca.
- Mi ha pagato come se fossi una puttana! Pensai contrariato.
Quella notte ebbi difficoltà a prendere sonno, sempre mi tornavano in mente le stesse domande:
Che cosa affliggeva quella ragazza la quale sembrava avere tutto?
Chi era Solange?
Chi era il senatore?
Chi era Helga?
Sperai veramente che i giorni successivi avrei avuta una risposta.
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