BondageAgency
di
Carlo Rope
genere
bondage
Cap. 5_Agenzia X
Due ragazze ci hanno contattato per una sessione doppia richiedendoci di essere legate assieme nello stesso posto e torturate con la cera fusa sulla pianta dei piedi e sui seni.
Non so se siano lesbiche, magari vogliono stare in compagnia per sentirsi più al sicuro, comunque sono senz'altro amiche più che intime, raramente ci è successo di incontrare donne che hanno confidato la loro passione ad altre donne e il fatto che queste due chiedano di essere torturate insieme la dice lunga.
Per questa missione decidiamo di lavorare tutti e tre contemporaneamente e direttamente in ufficio.
Marco si è preso l'incarico di procurarsi le candele, al che gli ho detto di cercarle rosse, secondo me più coreografiche.
Io mi sono messo in tasca un mazzetto di fascette da elettricista per dare sfogo a una fantasia footfetish che mi è venuta mentre escogitavo il trattamento per le due clienti.
Lorenzo, ormai è diventato il nostro cameraman ufficiale e si occupa di riprendere la scena e dei particolari dell'intervista, in cui tra le varie e consuete retoriche emerge la doppia indole delle due ragazze, Laura e Simona.
Non hanno mai avuto rapporti bondage con altre persone all'infuori di se stesse e nei loro giochi privati si alternano nei ruoli di sub e dom per assaggiare entrambe le situazioni, non negano però di avere una particolare vocazione per il ruolo di slave.
Il loro sogno? Essere legate e torturate assieme cosa che seguendo il loro schema privato non sarebbe mai stata possibile.
Quindi oggi nessun rapimento organizzato, ma semplicemente appuntamento e azione, proprio come si farebbe per una visita dal dentista o dall'estetista.
Le due amiche sono more e Simona ha gli occhi verdi, Laura ha occhi normali ma lineamenti più sottili, durante l'intervista Lorenzo ha già provveduto a farle spogliare, ora Marco le lega con un bondage semplice ed efficace facendo loro prima di tutto un bel crotchrope e una legatura al seno in stile americano, poi lega loro i polsi e per ultime le caviglie.
Mentre sono ancora sedute mi inginocchio ai loro piedi e inizio a trafficare con le fascette da elettricista legando i loro alluci e le loro piante in ben due punti, in questo modo Laura e Simona hanno i piedi perfettamente uniti come fossero le code di due sirenette alla deriva.
Per la cronaca noi tre indossiamo una tuta blu da meccanico e ci muoviamo così bene da sembrare parte di una complessa coreografia. Come al solito non parliamo di nient'altro che dell'azione in corso.
Le due ragazze sono fisicamente simili, magre e molto carine, le faccio mettere in ginocchio una in fianco all'altra davanti a un grande specchio che le ritrae a figura intera, loro osservandosi si dicono qualcosa sottovoce.
“Falle stare zitte.” Dico a Marco, che con Lorenzo impegnato a fare primi piani dei volti delle due fanciulle, fa un balzo dietro di loro imbavagliandole con la ballgag.
“Ok adesso potete dirvi quello che volete!” esclamo ironico alle due slave.
“..mmmff...mmm” è la loro risposta.
Stando davanti a loro, prima a una poi all'altra,porto le loro mani legate sopra le loro teste, dove un moschettone, che pende attaccato a un cavo di acciaio dal soffitto, attende ansioso di tenersele appese.
Sinceramente non ricordo chi di loro due sia Simona e chi Laura, ma non fa niente ho preparato la stessa identica tortura e il bello per loro sarà vedersi allo specchio sapendo di provare la stessa identica sensazione contemporaneamente.
Mentre Lorenzo continua a filmare la scena delle due ragazze inginocchiate a braccia alzate, Marco sistema alcune candele fissandole alla corda che cinge i seni , in modo che una volta accese la cera goccioli nella zona dei capezzoli.
Io mi occupo dei piedi, ordino alle slave di tenerli in posizione estesa con le piante ben esposte e assicuro con del nastro adesivo due candele per ogni piedino posizionandole in orizzontale lungo le caviglie, in modo che escano con lo stoppino dal tallone proprio sopra la pianta dei piedi già legati e fascettati per bene in precedenza.
Appena tutto è pronto accendiamo tutte le candele e ci mettiamo comodi per goderci la scena e lasciare alle ragazze quella piccola intimità oggetto del loro desiderio.
Ci vogliono circa cinque minuti prima che la cera fusa inizi a cadere gocciolante e fumante dagli stoppini. Trascorso questo tempo, la velocità delle calde gocce è di circa una ogni due o tre secondi da ognuna delle quattro candele che lambiscono i piedi e altrettante dalle tre che lambiscono ogni seno.
Laura e Simona stanno assaporando lo stesso dolore di piacere e la combinazione seni-piedi dovrebbe essere sufficiente a far raggiungere loro anche più di un orgasmo, Lorenzo gira intorno a loro con la telecamera come un vero professionista regalando a tutti quanti, noi compresi, splendidi primi piani dei piedini torturati delle due donne, che vedendosi sul mega schermo sembrano ancora più esaltate. Il ritmo con cui la cera copre le loro estremità e i loro capezzoli è incalzante da togliere il respiro e dura una buona mezzora abbondante in cui le ragazze ci e si dilettano mugolando e con tutta probabilità godendo.
E' quasi un peccato dover spegnere le candele ma ormai sono consumate e tra pochi centimetri la fiamma andrebbe direttamente a contatto con la pelle, le spegniamo soffocandole con due dita e poi attendiamo che tutta la cera colata si rapprenda per bene raffreddandosi.
Passiamo dunque al frustino, in contemporanea io e Marco, prima sui seni e poi sui piedi, una serie di fustigate precise che pian piano rompono la cera facendola saltare via a pezzi ci, soffermiamo di più sulle piante dei piedi che continuiamo a frustare anche quando restano di nuovo nude. Le ragazze godono appagate e divertite e per tutta la durata di questa sessione nessuna delle due interrompe il lavoro con il segnale di “stop basta così” che avevamo stabilito.
+++
Oggi continua a piovere, sono a casa da solo e sto sentendo alcuni vecchi dischi con il nuovo impianto assemblato pochi giorni fa.
Il pc è spento e ricevo direttamente sullo smartphone la mail di una donna che dice di avere trentotto anni, fisico carino e capelli biondi, dice che vorrebbe essere “rapita” a casa sua e li tenuta prigioniera una notte intera e costretta a godere ripetutamente fino all'alba.
Dovrò trovare un buon pretesto per stare fuori tutta una nottata e la cifra che le chiederò di sborsare sarà per forza di cose abbastanza elevata.
Alla fine della richiesta c'è un numero di cellulare, così la chiamo subito e organizziamo l'incontro per martedì notte nel suo chalet sulle Alpi Svizzere.
La sua voce é calda e decisa, niente esitazioni, sa bene ciò che vuole e non ci mette molto prendere decisioni.
Pochi istanti dopo ricevo la notifica di un bonifico di settecento Euro con causale “consulenza tecnica”.
Mancano due giorni e ho tutto il tempo di escogitare qualcosa di originale.
La musica riprodotta da questo nuovo impianto è veramente bella, mai affaticante e con un senso di calore e di presenza molto maggiori rispetto ad altri impianti che ho avuto occasione di provare.
Nel corso dell'ultimo anno ho riscontrato un dato piuttosto curioso, dapprima lo avevo solo ipotizzato, ma ora frequentando diversa gente appassionata di bondage lo ho potuto verificare di persona: sembrerebbe che due hobby quali il bondage e l'HiFi siano in qualche modo collegati ed è quindi probabile che chi pone particolare attenzione nell'ascolto della musica riprodotta sia anche coinvolto in esperienze o perlomeno pensieri e fantasie di bondage.
Inizialmente ho notato questo aspetto grazie a internet, in moltissime foto scaricate da ogni parte del mondo, sullo sfondo non è difficile vedere impianti audio-video di una certa levatura, addirittura ho alcune foto di ragazze legate davanti e vicino a casse del calibro di Celestion, JMLab e AR, le stesse famose AR-3a che ha anche mio padre.
La mia passione per l'HiFi deriva infatti da un hobby di famiglia, sono cresciuto con mio papà che ascoltava dischi con la stessa voracità con cui gli gnomi delle Dolomiti divorano i Loacker.
Mi chiedo anche se i miei stessi genitori abbiano fatto mai giochi simili e se così fosse capirei anche qualcosa in più di me stesso...
Infatti uno dei destini di noi Bondager è anche quello di struggersi a pensare e a chiederci da dove viene tutta questa mania per i legamenti, le costrizioni, i piedi e le torture. Abbiamo trascorso la nostra adolescenza a tormentarci con le domande e con le paure di essere diversi, di non essere normali, e in più con quella mancata capacità di mentire così che quando tra amici saltavano fuori i discorsi su cosa osservi per prima cosa in una ragazza, per la vergogna e il senso di disagio che si insediava nel dire i piedi, si rispondeva con malcelata indifferenza, mah io guardo tutto, il che voleva dire anche niente, mentre gli altri inneggiavano alle tette e ai culi.
Io non ho mai chiesto di uscire a una ragazza se prima non avevo avuto occasione di vederle i piedi, che se la cosa capita d'estate é senza dubbio più semplice, ma se capitava di inverno, allora rischiavo pure di passare per l'imbranato di turno che non era nemmeno capace di chiedere a una tipa di uscire. Se nel mio personale questa cosa non mi infastidiva, diversa era l'idea che si facevano gli altri vedendoti dall'esterno, ma per me la cosa era ed è dannatamente importante, mi è anche capitato di troncare delle storie perché la ragazza con cui stavo non curava i piedi come avrei voluto, oppure semplicemente perché non li muoveva secondo i mie gusti.
Non c'è cosa peggiore che arrivare nel momento intimo di sfilarle scarpe e calze e trovare due piedi indifferenti e non curati.
La passione per i piedi ha origini antiche e romantiche e senza ombra di dubbio va chiamata passione e non feticismo, se a volte parlo di feticismo intendo comunque rappresentare una fissazione, una preferenza prediletta o un estremo piacere, e uso la parola soltanto per non ripetere sempre lo stesso termine passione, passione, passione...
Dai tempi della prima psicologia Freudiana passione per i piedini fu associato a feticismo per i piedini, cioè una specie di venerazione di una parte del corpo senza la quale sarebbe impossibile raggiungere la soddisfazione, una specie di malattia che sconfina nell'omosessualità latente ove il piede è associato al membro maschile, per ciò se un uomo adora i piedi è come se adorasse un pene e quindi è omosessuale, e poi secondo queste assurde teorie tutte le donne dovrebbero essere ossessionate dai piedi, siano essi i loro stessi piedi o quelli di altre donne? Oppure Freud considerava solo la psicologia maschile?...
No, la questione si complica e non ci porta da nessuna parte tentando di spaventarci e basta.
La vera origine dell'adorazione del piede va cercata nell'antichità più remota, forse ai tempi degli antichi egizi, ma mi risulta più facile collocarla in un epoca settecentesca e rinascimentale per quel che concerne l'adorazione “con fini erotici” delle estremità femminili. Un momento della storia caratterizzato da grandi e sontuosi abiti, elaborati merletti, gonne immense a più strati, corpetti e strutture generalmente in legno leggero che reggevano gli sbuffi degli abiti.
Se oggi è facile consumare quella che chiamiamo sveltina, immaginiamo come doveva essere anche solo prepararsi per un rapporto di amore con tali enormi abiti addosso. Nell'infinita attesa dello spogliarsi, i piedi erano l'ultima cosa a essere scoperta, quando una donna arrivava al momento di sfilarsi le calze significava che finalmente era pronta, finalmente nuda e dopo un lungo lavoro che a volte richiedeva anche la presenza della servitù, il piedino nudo indicava il momento tanto atteso di lanciarsi nell'atto amoroso.
Perché non rendergli omaggio dunque? Prima di andare al sodo, un preliminare di baci e carezze a piedi e caviglie di certo non guastava.
E' così che nasce l'adorazione del piede e in seguito diventa anche espressione di buon senso e cultura, non che di rispetto, la cura dei piedi diviene sinonimo di sintonia con il mondo, con la terra su cui camminiamo che ci trasmette continue sensazioni, dalla classica camminata al parco alla sottile brezza marina che accarezza i piedini delle donne al sole, dalle fresche acque di un ruscello ai teneri baci di un focoso amante che altri non è che uno dei tanti figli della terra.
Come potrebbero dei piedi non curati e indifferenti, assaporare tutte queste fini sensazioni, che da tattili diventano, grazie alla infinita serie di terminazioni nervose, brividi, piacere, emozione, relax ed eccitamento?
Altro che omosessuali! Beati gli adoratori dei piedi, di tutti i sessi e di tutte le culture, perché di essi è il regno del piacere e delle cose belle, dei particolari e degli aspetti sottili della magnifica esistenza sul nostro pianeta.
Potremmo parlare di cosmicità del piede e pensare che chi ha inventato le scarpe sia confraterno di qualche cospirazione con l'obbiettivo di allontanarci dalle sensazioni più ancestrali e più vere che questo mondo potrebbe darci, ma per fortuna, il mondo è vario e per certi versi astuto e per alcuni è facile aggirare gli inganni del sistema, così si inventano i sandali, le scarpe con i tacchi, calzature con il preciso scopo di esaltare la bellezza e la forma del piede non che di agevolare la trasmissione di tutte quelle sensazioni proprie del pianeta su cui viviamo...
Il tacco a spillo, come una sorta di antenna concentra in un solo punto tutte le forze, è da considerare come una sorta di obelisco al rovescio, catalizzatore di energie sottili che si scambiano tra chi li indossa e il mondo su cui si cammina. In questa nostra società sembrerebbe essere un privilegio destinato alle sole donne, vere portatrici di bellezza e amore. Ma provate una volta, anche se siete uomini, a indossare un paio di scarpe da donna slanciate su tacchi vertiginosi, con cinturini che vi cingono le caviglie e sapienti lacci che lasciando in mostra il piede vi si appigliano per tenere salda la scarpa, provate a camminarci e se avete l'occasione a farvi legare come una bondagette indifesa e dopo alcuni attimi, quando avrete superato l'imbarazzo, e inizierete a sentire la costrizione sia del legamento, sia della posizione in cui il piede è costretto per via della forma stessa dei sandali con il tacco, e tutta una nuova finestra di sensazioni inizierà a manifestarsi a voi attraverso un'inedita tavolozza di colori nuovi e fino ad allora sconosciuti che andranno a tinteggiare piacevolmente il vostro universo.
E pensare che a certe donne non piace nemmeno portare i tacchi! ... Poverine.
Ma torniamo all'hi-fi ….
-continua-
Due ragazze ci hanno contattato per una sessione doppia richiedendoci di essere legate assieme nello stesso posto e torturate con la cera fusa sulla pianta dei piedi e sui seni.
Non so se siano lesbiche, magari vogliono stare in compagnia per sentirsi più al sicuro, comunque sono senz'altro amiche più che intime, raramente ci è successo di incontrare donne che hanno confidato la loro passione ad altre donne e il fatto che queste due chiedano di essere torturate insieme la dice lunga.
Per questa missione decidiamo di lavorare tutti e tre contemporaneamente e direttamente in ufficio.
Marco si è preso l'incarico di procurarsi le candele, al che gli ho detto di cercarle rosse, secondo me più coreografiche.
Io mi sono messo in tasca un mazzetto di fascette da elettricista per dare sfogo a una fantasia footfetish che mi è venuta mentre escogitavo il trattamento per le due clienti.
Lorenzo, ormai è diventato il nostro cameraman ufficiale e si occupa di riprendere la scena e dei particolari dell'intervista, in cui tra le varie e consuete retoriche emerge la doppia indole delle due ragazze, Laura e Simona.
Non hanno mai avuto rapporti bondage con altre persone all'infuori di se stesse e nei loro giochi privati si alternano nei ruoli di sub e dom per assaggiare entrambe le situazioni, non negano però di avere una particolare vocazione per il ruolo di slave.
Il loro sogno? Essere legate e torturate assieme cosa che seguendo il loro schema privato non sarebbe mai stata possibile.
Quindi oggi nessun rapimento organizzato, ma semplicemente appuntamento e azione, proprio come si farebbe per una visita dal dentista o dall'estetista.
Le due amiche sono more e Simona ha gli occhi verdi, Laura ha occhi normali ma lineamenti più sottili, durante l'intervista Lorenzo ha già provveduto a farle spogliare, ora Marco le lega con un bondage semplice ed efficace facendo loro prima di tutto un bel crotchrope e una legatura al seno in stile americano, poi lega loro i polsi e per ultime le caviglie.
Mentre sono ancora sedute mi inginocchio ai loro piedi e inizio a trafficare con le fascette da elettricista legando i loro alluci e le loro piante in ben due punti, in questo modo Laura e Simona hanno i piedi perfettamente uniti come fossero le code di due sirenette alla deriva.
Per la cronaca noi tre indossiamo una tuta blu da meccanico e ci muoviamo così bene da sembrare parte di una complessa coreografia. Come al solito non parliamo di nient'altro che dell'azione in corso.
Le due ragazze sono fisicamente simili, magre e molto carine, le faccio mettere in ginocchio una in fianco all'altra davanti a un grande specchio che le ritrae a figura intera, loro osservandosi si dicono qualcosa sottovoce.
“Falle stare zitte.” Dico a Marco, che con Lorenzo impegnato a fare primi piani dei volti delle due fanciulle, fa un balzo dietro di loro imbavagliandole con la ballgag.
“Ok adesso potete dirvi quello che volete!” esclamo ironico alle due slave.
“..mmmff...mmm” è la loro risposta.
Stando davanti a loro, prima a una poi all'altra,porto le loro mani legate sopra le loro teste, dove un moschettone, che pende attaccato a un cavo di acciaio dal soffitto, attende ansioso di tenersele appese.
Sinceramente non ricordo chi di loro due sia Simona e chi Laura, ma non fa niente ho preparato la stessa identica tortura e il bello per loro sarà vedersi allo specchio sapendo di provare la stessa identica sensazione contemporaneamente.
Mentre Lorenzo continua a filmare la scena delle due ragazze inginocchiate a braccia alzate, Marco sistema alcune candele fissandole alla corda che cinge i seni , in modo che una volta accese la cera goccioli nella zona dei capezzoli.
Io mi occupo dei piedi, ordino alle slave di tenerli in posizione estesa con le piante ben esposte e assicuro con del nastro adesivo due candele per ogni piedino posizionandole in orizzontale lungo le caviglie, in modo che escano con lo stoppino dal tallone proprio sopra la pianta dei piedi già legati e fascettati per bene in precedenza.
Appena tutto è pronto accendiamo tutte le candele e ci mettiamo comodi per goderci la scena e lasciare alle ragazze quella piccola intimità oggetto del loro desiderio.
Ci vogliono circa cinque minuti prima che la cera fusa inizi a cadere gocciolante e fumante dagli stoppini. Trascorso questo tempo, la velocità delle calde gocce è di circa una ogni due o tre secondi da ognuna delle quattro candele che lambiscono i piedi e altrettante dalle tre che lambiscono ogni seno.
Laura e Simona stanno assaporando lo stesso dolore di piacere e la combinazione seni-piedi dovrebbe essere sufficiente a far raggiungere loro anche più di un orgasmo, Lorenzo gira intorno a loro con la telecamera come un vero professionista regalando a tutti quanti, noi compresi, splendidi primi piani dei piedini torturati delle due donne, che vedendosi sul mega schermo sembrano ancora più esaltate. Il ritmo con cui la cera copre le loro estremità e i loro capezzoli è incalzante da togliere il respiro e dura una buona mezzora abbondante in cui le ragazze ci e si dilettano mugolando e con tutta probabilità godendo.
E' quasi un peccato dover spegnere le candele ma ormai sono consumate e tra pochi centimetri la fiamma andrebbe direttamente a contatto con la pelle, le spegniamo soffocandole con due dita e poi attendiamo che tutta la cera colata si rapprenda per bene raffreddandosi.
Passiamo dunque al frustino, in contemporanea io e Marco, prima sui seni e poi sui piedi, una serie di fustigate precise che pian piano rompono la cera facendola saltare via a pezzi ci, soffermiamo di più sulle piante dei piedi che continuiamo a frustare anche quando restano di nuovo nude. Le ragazze godono appagate e divertite e per tutta la durata di questa sessione nessuna delle due interrompe il lavoro con il segnale di “stop basta così” che avevamo stabilito.
+++
Oggi continua a piovere, sono a casa da solo e sto sentendo alcuni vecchi dischi con il nuovo impianto assemblato pochi giorni fa.
Il pc è spento e ricevo direttamente sullo smartphone la mail di una donna che dice di avere trentotto anni, fisico carino e capelli biondi, dice che vorrebbe essere “rapita” a casa sua e li tenuta prigioniera una notte intera e costretta a godere ripetutamente fino all'alba.
Dovrò trovare un buon pretesto per stare fuori tutta una nottata e la cifra che le chiederò di sborsare sarà per forza di cose abbastanza elevata.
Alla fine della richiesta c'è un numero di cellulare, così la chiamo subito e organizziamo l'incontro per martedì notte nel suo chalet sulle Alpi Svizzere.
La sua voce é calda e decisa, niente esitazioni, sa bene ciò che vuole e non ci mette molto prendere decisioni.
Pochi istanti dopo ricevo la notifica di un bonifico di settecento Euro con causale “consulenza tecnica”.
Mancano due giorni e ho tutto il tempo di escogitare qualcosa di originale.
La musica riprodotta da questo nuovo impianto è veramente bella, mai affaticante e con un senso di calore e di presenza molto maggiori rispetto ad altri impianti che ho avuto occasione di provare.
Nel corso dell'ultimo anno ho riscontrato un dato piuttosto curioso, dapprima lo avevo solo ipotizzato, ma ora frequentando diversa gente appassionata di bondage lo ho potuto verificare di persona: sembrerebbe che due hobby quali il bondage e l'HiFi siano in qualche modo collegati ed è quindi probabile che chi pone particolare attenzione nell'ascolto della musica riprodotta sia anche coinvolto in esperienze o perlomeno pensieri e fantasie di bondage.
Inizialmente ho notato questo aspetto grazie a internet, in moltissime foto scaricate da ogni parte del mondo, sullo sfondo non è difficile vedere impianti audio-video di una certa levatura, addirittura ho alcune foto di ragazze legate davanti e vicino a casse del calibro di Celestion, JMLab e AR, le stesse famose AR-3a che ha anche mio padre.
La mia passione per l'HiFi deriva infatti da un hobby di famiglia, sono cresciuto con mio papà che ascoltava dischi con la stessa voracità con cui gli gnomi delle Dolomiti divorano i Loacker.
Mi chiedo anche se i miei stessi genitori abbiano fatto mai giochi simili e se così fosse capirei anche qualcosa in più di me stesso...
Infatti uno dei destini di noi Bondager è anche quello di struggersi a pensare e a chiederci da dove viene tutta questa mania per i legamenti, le costrizioni, i piedi e le torture. Abbiamo trascorso la nostra adolescenza a tormentarci con le domande e con le paure di essere diversi, di non essere normali, e in più con quella mancata capacità di mentire così che quando tra amici saltavano fuori i discorsi su cosa osservi per prima cosa in una ragazza, per la vergogna e il senso di disagio che si insediava nel dire i piedi, si rispondeva con malcelata indifferenza, mah io guardo tutto, il che voleva dire anche niente, mentre gli altri inneggiavano alle tette e ai culi.
Io non ho mai chiesto di uscire a una ragazza se prima non avevo avuto occasione di vederle i piedi, che se la cosa capita d'estate é senza dubbio più semplice, ma se capitava di inverno, allora rischiavo pure di passare per l'imbranato di turno che non era nemmeno capace di chiedere a una tipa di uscire. Se nel mio personale questa cosa non mi infastidiva, diversa era l'idea che si facevano gli altri vedendoti dall'esterno, ma per me la cosa era ed è dannatamente importante, mi è anche capitato di troncare delle storie perché la ragazza con cui stavo non curava i piedi come avrei voluto, oppure semplicemente perché non li muoveva secondo i mie gusti.
Non c'è cosa peggiore che arrivare nel momento intimo di sfilarle scarpe e calze e trovare due piedi indifferenti e non curati.
La passione per i piedi ha origini antiche e romantiche e senza ombra di dubbio va chiamata passione e non feticismo, se a volte parlo di feticismo intendo comunque rappresentare una fissazione, una preferenza prediletta o un estremo piacere, e uso la parola soltanto per non ripetere sempre lo stesso termine passione, passione, passione...
Dai tempi della prima psicologia Freudiana passione per i piedini fu associato a feticismo per i piedini, cioè una specie di venerazione di una parte del corpo senza la quale sarebbe impossibile raggiungere la soddisfazione, una specie di malattia che sconfina nell'omosessualità latente ove il piede è associato al membro maschile, per ciò se un uomo adora i piedi è come se adorasse un pene e quindi è omosessuale, e poi secondo queste assurde teorie tutte le donne dovrebbero essere ossessionate dai piedi, siano essi i loro stessi piedi o quelli di altre donne? Oppure Freud considerava solo la psicologia maschile?...
No, la questione si complica e non ci porta da nessuna parte tentando di spaventarci e basta.
La vera origine dell'adorazione del piede va cercata nell'antichità più remota, forse ai tempi degli antichi egizi, ma mi risulta più facile collocarla in un epoca settecentesca e rinascimentale per quel che concerne l'adorazione “con fini erotici” delle estremità femminili. Un momento della storia caratterizzato da grandi e sontuosi abiti, elaborati merletti, gonne immense a più strati, corpetti e strutture generalmente in legno leggero che reggevano gli sbuffi degli abiti.
Se oggi è facile consumare quella che chiamiamo sveltina, immaginiamo come doveva essere anche solo prepararsi per un rapporto di amore con tali enormi abiti addosso. Nell'infinita attesa dello spogliarsi, i piedi erano l'ultima cosa a essere scoperta, quando una donna arrivava al momento di sfilarsi le calze significava che finalmente era pronta, finalmente nuda e dopo un lungo lavoro che a volte richiedeva anche la presenza della servitù, il piedino nudo indicava il momento tanto atteso di lanciarsi nell'atto amoroso.
Perché non rendergli omaggio dunque? Prima di andare al sodo, un preliminare di baci e carezze a piedi e caviglie di certo non guastava.
E' così che nasce l'adorazione del piede e in seguito diventa anche espressione di buon senso e cultura, non che di rispetto, la cura dei piedi diviene sinonimo di sintonia con il mondo, con la terra su cui camminiamo che ci trasmette continue sensazioni, dalla classica camminata al parco alla sottile brezza marina che accarezza i piedini delle donne al sole, dalle fresche acque di un ruscello ai teneri baci di un focoso amante che altri non è che uno dei tanti figli della terra.
Come potrebbero dei piedi non curati e indifferenti, assaporare tutte queste fini sensazioni, che da tattili diventano, grazie alla infinita serie di terminazioni nervose, brividi, piacere, emozione, relax ed eccitamento?
Altro che omosessuali! Beati gli adoratori dei piedi, di tutti i sessi e di tutte le culture, perché di essi è il regno del piacere e delle cose belle, dei particolari e degli aspetti sottili della magnifica esistenza sul nostro pianeta.
Potremmo parlare di cosmicità del piede e pensare che chi ha inventato le scarpe sia confraterno di qualche cospirazione con l'obbiettivo di allontanarci dalle sensazioni più ancestrali e più vere che questo mondo potrebbe darci, ma per fortuna, il mondo è vario e per certi versi astuto e per alcuni è facile aggirare gli inganni del sistema, così si inventano i sandali, le scarpe con i tacchi, calzature con il preciso scopo di esaltare la bellezza e la forma del piede non che di agevolare la trasmissione di tutte quelle sensazioni proprie del pianeta su cui viviamo...
Il tacco a spillo, come una sorta di antenna concentra in un solo punto tutte le forze, è da considerare come una sorta di obelisco al rovescio, catalizzatore di energie sottili che si scambiano tra chi li indossa e il mondo su cui si cammina. In questa nostra società sembrerebbe essere un privilegio destinato alle sole donne, vere portatrici di bellezza e amore. Ma provate una volta, anche se siete uomini, a indossare un paio di scarpe da donna slanciate su tacchi vertiginosi, con cinturini che vi cingono le caviglie e sapienti lacci che lasciando in mostra il piede vi si appigliano per tenere salda la scarpa, provate a camminarci e se avete l'occasione a farvi legare come una bondagette indifesa e dopo alcuni attimi, quando avrete superato l'imbarazzo, e inizierete a sentire la costrizione sia del legamento, sia della posizione in cui il piede è costretto per via della forma stessa dei sandali con il tacco, e tutta una nuova finestra di sensazioni inizierà a manifestarsi a voi attraverso un'inedita tavolozza di colori nuovi e fino ad allora sconosciuti che andranno a tinteggiare piacevolmente il vostro universo.
E pensare che a certe donne non piace nemmeno portare i tacchi! ... Poverine.
Ma torniamo all'hi-fi ….
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