Marcella e questo giovedì di follia

di
genere
etero

Storia Vera
Già mercoledì avevo iniziato a sentirmi un pochino imbarazzato. Avevo avuto un fugace rapporto orale con Rita...troppo rapido e insoddisfacente...lei aveva fretta io ….non ho potuto soddisfarmi…..sono arrivato in ritardo a lavoro….desideroso e voglioso...ho cercato Anna e non ho potuto combinare nulla… Anna non ha potuto acquietarmi quella passione che avevo dentro….sono ritornato a casa furente...una giornata veramente pessima...Per cercare di non pensarci ho cercato di raggiungere un bar abbastanza intimo e carino dove generalmente mi fermo per prendere qualcosina, generalmente mi accade pochissime volte di trovare la compagna del padrone del locale, una rossa tutta forme che mi attizza da morire, e così eccitato come ero ho preferito andare via….lei è straniera e tutte le volte che ci incontriamo sembra infatuata da me….parla con me per lungo tempo…. Si siede, sorride...mi ha intravisto e mi sono reso conto che è rimasta delusa nel vedere che mi allontanavo. Apro il portone e salgo i gradini che mi accompagnano all’ascensore e c’è in attesa la zoccolona di Marcella, tutta agghindata che ritornava anche lei dal lavoro e che soprattutto accortasi di me era rimasta paralizzata sugli ultimi tre gradini. Non so cosa mi sia preso ma so che l’ho bloccata e strattonandola per un braccio l’ho spinta verso le cantine, spinta e strattonata ancora mentre lei recalcitrava ma io furente ho iniziato a abbrancarla con lei che cercava di resistere aggrappandosi ad un muretto… l’ho presa di peso e l’ho accompagnata nel corridoietto sino alla porta della mia cantina dove lei sta mettendo i mobili. Mentre la tenevo abbracciata con una mano...con l’altra aprivo la cantina….due giri di chiave e la porta si era aperta. Le ho strappato la gonna e divelto il tanga, come un pazzo, ho iniziato a frugarla con le mie mani ovunque in modo ossessivo. Non sapevo di preciso cosa avrei voluto farle ma la mia rabbia era incontenibile e lei lo ha sentito. Quel suo volto con il sorrisetto provocante non esisteva più e io la ho schiaffeggiata sulle natiche. l’ho spinta verso un divanetto suo, costringendola ad alzare il suo fantastico deretano, in una posizione quasi innaturale, mentre l’avevo costretta con il viso in basso. Ho sentito l’aroma del suo culo. Profumava tutta il puttanone. Le mie dita fecero molto presto ad impadronirsi del suo buco del culo e più passava il tempo più entravo imperiosamente in lei, mentre lei che non aveva fiatato iniziò a guaire laida e cercava di strofinarsi a me come una cagna. Non le ho permesso nulla la titillavo, la leccavo la succhiavo infiga e culo con frustrazione, cercavo il sesso. Avevo bisogno di scopare. La soddisfazione però me le presi tutte io su di lei e più la infilavo più Marcella cercava di posizionarsi in modo da farsi masturbare la vagina. La cagna cercava di masturbarsi il clitoride e io spietato ero li. Non resistette nulla; si accartocciò sussultando gemendo e frignando che voleva il cazzo. La lasciai seminuda per un attimo mentre lei era infoiata e piena di succhi che sbrodavano per terra. Voleva il cazzo e gli e lo diedi. Gli e lo infilai con tutta la forza che avevo, mentre lei non se lo aspettava, fra le sue naticone, schiaffeggiandola con forza brutale. Me lo chiese a gran voce, mentre io mi divertivo a tormentarla facendoglielo entrare e uscire e soprattutto mentre la sditalinavo in vagina. Lei era freneticamente presa dagli orgasmi continui, insistenti, che la squarciavano. La incitavo ma lei sapeva soltanto guaire, gemere e ansimare. Continuavo a maneggiarmela con fredda lucidità chiedendomi se la mitica Marcella era tutta li. La fantastica Marcella si risolveva in un culone e in una fica sbrodolanti che se violate con spietatezza non era in grado di opporre la benché minima resistenza? Tutto li era?
Si tutto li era l’altezzosa Marcella messa a pecora con un cazzo in culo e quattro dita in vagina. Più io la caricavo più lei sbrodava. Ormai avevo trovato una posizione così sicura che il mio cazzo stava magnificamente come un wurstel in un hot dog. Mi aspettavo una cavalla selvatica da domare e invece leccava tutto quello che poteva come una cagna sottomessa. Era arrapata ed era implorante: mi dava quasi fastidio. La presi dalle gambe e le feci fare la carriola facendola camminare con la forza delle sue braccia sul pavimento. Ho sollevato le sue cosce sulle mie spalle e ho iniziato dal clitoride il percorso per farla impazzire e lei è impazzita, come mi aspettavo che facesse, ancora una volta, sussultando, ansimando attorcigliandosi su se stessa ma esplodendo ad ogni orgasmo. La lingua era padrona della vagina e si insinuava in ogni punto vibrante del suo corpo. Non aveva grandi possibilità la maialona era totalmente in mia balia. La lappavo a mio piacimento, sembrava inanimata e se non fosse stato per i gemiti e per i movimenti disarticolati che il suo corpo faceva, per l’intensità degli orgasmi continui, sembrava priva di vita. La vagina totalmente marinata la pastrugnavo senza limite con le mani e la lingua e più premevo più sentivo la sua soddisfazione. Le avrei voluto squartare tutto e più la vedevo boccheggiare più il mio istinto mi portava a oltraggiarla. Continuai senza cedimenti la mia opera di demolizione. La presi per i capelli e mi alzai era tutta rossa in volto, con le lacrime agli occhi le spinsi la testa di nuovo giù e quando sentì la sua bocca calda che accoglieva tutto il mio cazzo leccando con la punta della lingua i miei testicoli non riuscii più a trattenere e la inondai fino nella gola con lo sperma, stando attento a costringerla ad ingoiare ogni singola goccia, mentre mi liberavo di quel seme e di tutte le voglie represse la manipolavo a mio piacimento. La bocca di Marcella era piena di me. Ormai aveva prevalso. Mi sedetti sul divanetto e la infilai sul mio pennone così lei iniziò la cavalcata. Non avevo dubbi che sapesse muoversi con un cazzo in figa e non mi deluse. Si dimenava e su quei fianconi enormi io ho potuto schiaffeggiarla senza fine. Lei cavalcava in maniera sfrenata e io la gestita senza darle scampo anche se mentre sentivo il suo umore colare a cascata sul mio pene, la ho sollevata con tutta la forza che avevo e nonostante le sue proteste la ho impalata da dietro. Mi ha pregato di scoparla e più chiedeva di essere posseduta più io godevo di questa sua sottomissione infilandole il mio cazzo ormai possente e sfrenato nel culo livido e dolorante. Marcella urlava prendendo tutto me stesso nel suo buco, mentre ero preso dal fantastico entra ed esci nel suo ano. Era proprio una vacca. Con le dita la masturbavo e lei ansimava senza pace, mugolava e infine iniziò a gemere fino ad urlare. Volevo sentire la sua voce. Era fantastico sentire il buco del suo culo aprirsi sempre più ma lei ora mi incitava ad incularla più forte, e io andavo duro sempre più duro con il mio cazzone. In vagina Marcella veniva come una fontana. Aveva allagato tutto e allora decisi di dedicarmi solo alla fica e al clitoride uscii dal suo ano e andai a giostrare il clitoride sollecitando tutta la vagina in maniera parossistica continua e senza tregua. Volevo gli schizzi gli zampilli e la fontana. Ero pazzo. Ho messo il mio volto e succhiato abbondantemente e avidamente mentre Marcella era pazza. Continuai a farle tutto quello che ero in grado di farle per farla esplodere e lei tratteneva sempre con maggiore difficoltà, era vittima delle mie continue sollecitazioni finché riuscii a farla esplodere ancora e fu la gioia delle gioie, come in una doccia fantastica di quella delizia. Tutto in faccia mi colpì il suo fantastico getto e più mi inondava più io la ho sollecitata finché stremata si è abbandonata ai suoi ultimi urli sguaiati. C’era molto da leccare e moltissimo da succhiare mentre lei a cosce aperte spingeva con forza il mio viso dentro di lei anche dopo l’esplosione. Sentivo l’odore degli umori di Marcella su di me, sul mio viso, la mia barba, tutto il mio corpo ne era impastato. Ci siamo baciati...Marcella mi aveva detto che puzzavo di lei. Ho deciso di portarla a casa mia. Fare una doccia era il minimo. Chiusa la cantina alla bella e meglio….abbiamo preso l’ascensore e in men che non si dica eravamo ancora uno dentro l’altra. Aprì le natiche sotto l’acqua tiepida ed entrai subito, lei si era rivolta nuovamente a me dicendomi sorridendo: “che dici mettiamo anche le tue dita fatate nella mia miciotta”, magari così riesplodo? E sentii entrambe le mie mani che furono accompagnate da lei nel paradiso”. Le collocò a suo piacimento e quando la sentii ansimare ebbi il segnale che potevo iniziare la mia opera. Ero pieno di foga e la sbattei con forza. Le mie dita facevano bene il proprio mestiere in quella fica calda e fu piena di umori, un lago. Sentivo l’esigenza di stare più comodo e fra le proteste di Marcella mi staccai da lei, grondante d’acqua le misi il mio accappatoio addosso mentre lei protestava ancora: fottimi inculami, forza maiale che aspetti, inculami ti ho detto? E posizionatala a 90 gradi di fronte allo specchio la infilai nuovamente. La volevo con tutte le mie forze in quel momento, non pensavo ad altro e così andai duro per l’ennesima volta mentre lei si gonfiava e mi diceva dai, dai dai, dai, da, dai, da e continuava con quel dai mentre la masturbavo e la inculavo e io le davo tutto quello che avevo. La sua miciotta si bagnò sempre di più e ora sentivo anche io che i suoi dai erano dovuti al desiderio di orgasmare e io centuplicai i miei sforzi in tutti i modo finchè lei non ebbe dei frenetici movimentie dopo aver per un attimo tirato indietro il suo deretano sculettando urlò che godeva. Ancora e poi ancora e ancora la mia mano oramai faceva vibrare in continuazione il clitoride a ritmo frenetico. Abbiamo riposato e cenato insieme….un giovedì di follia...un folle folle giovedì….
di
scritto il
2019-03-30
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