Storia di corna e gabbietta
di
Cage
genere
tradimenti
Eleonora mi stava guardano dritto negli occhi. Il suo sguardo malizioso, stanco ma appagato era pieno di gratitudine. Le avevo regalato quello che nel suo inconscio era il massimo e inconfessabile desiderio, godere la trasgressione del tradimento senza sensi di colpa, con la consapevolezza che io l’avrei accompagnata in questo viaggio. Si avvicina al mio viso e una nota di compassione attraversa i suoi occhi, li abbassa scrutando la gabbietta che mi rinchiude il pene con un sorriso malizioso, poi, dolcemente preme sul mio capo spingendolo verso quell’asta ancora maestosa e lucida, di umori del suo sesso e di sperma, dalla quale ha appena finito di avere tanti orgasmi, e, con una fermezza che non accetta repliche mi intima di ripulirlo con la bocca. Titubante, mi avvicino a quel grosso palo che le ha appena dato tanto piacere, lo vedo ancora enorme, nonostante abbia svuotato la potenza dei suo testicoli nel sesso provato della mia amata. Seppur barzotto, ha ancora un volume consistente ed è ancora più grosso del mio in piena erezione, e questo mi fa sentire una fitta al cuore. Mi sento umiliato, da questo confronto esco decisamente sconfitto. Mi sento frastornato, dalla contraddittoria sensazione di paura che questo possa essere una ragione per perderla, ma anche tremendamente eccitato dal piacere che ha avuto grazie al mio amore, per come l’ho vista contorcersi, ansimare e godere dello splendore di quella gigantesca nerchia. Allungo la lingua e dischiudo le labbra. Il contatto con quel glande e il suo sapore forte di sesso e umori mi dà un brivido. Non ho mai succhiato un membro maschile, non ci avrei mai pensato fino ad ora, ma adesso, eccomi qui ad umiliarmi ancora di più. Mi faccio coraggio e comincio a far scorrere la lingua molle sul perimetro della cappella, sento un sapore forte in bocca, l’odore forte di sesso giungermi dritto al cervello. La mano di Eleonora preme con più decisione costringendomi ad avvicinarmi ulteriormente e ad allargare ancor di più la bocca per accoglierlo. E’ enorme, mi domando come abbia potuto prenderselo tutto senza restarne squartata, e pensare che ora non è al massimo della sua potenza… La mascella mi fa male, devo forzare per aprirla al massimo e mi entra solo la cappella. Lo impugno alla base e sento che sta tornando a prendere consistenza. Il mio pene preme disperatamente contro la gabbietta e un dolore fastidioso ne impedisce l’erezione. La costrizione della gabbia coercitiva mi protegge da un’imbarazzante erezione che smaschererebbe il piacere che nonostante tutto si sta impadronendo di me. Vorrei masturbarmi e dare sfogo alla mia eccitazione, ma la gabbia mi impedisce dolorosamente l’erezione.
“Succhia cornuto che lo voglio di nuovo duro, voglio che mi spacchi il culo questa volta… Vedi cos’è un vero cazzo, non quel vermicello che hai tra le gambe e con cui ti sei sempre sentito un grande amatore!”. Le parole di Eleonora sono come frustate, non l’avevo mai sentita così esplicita nel linguaggio, e poi, come può pensare di prendersi quell’arnese enorme nel suo piccolo forellino, glielo sfonderebbe….!
Con la mano accompagna la mia testa aumentando il ritmo della mia pompa. Me lo sento in gola che spinge contro le tonsille, mi soffoca… Ho bisogno di respirare, mi stacco da quel cazzo così invadente alla ricerca di aria, ma le mani di Giorgio si sostituiscono a quelle della mia amata, mi bloccano e me lo spingono nuovamente in gola. Annaspo e sprofondo, mi coglie un conato di vomito ma le mani potenti di Giorgio mi trattengono, sputo, tossisco ma continuo ad ingoiare. Il cazzo mi fa male da quanto preme contro le pareti della gabbietta, sono 13 giorni che non me la toglie e che ho l’eccitazione alle stelle. Mi vuole punire ed umiliare, e quello che mi stupisce è che questa condizione di sottomissione mi eccita ancor di più. Mi ha umiliato con Giorgio, facendomi assistere al loro amplesso in condizione di inferiorità, facendomelo accogliere alla porta nudo con la gabbietta e indossando un suo perizoma trasparente. Ho dovuto servirli in queste condizioni mentre cenavano e servire loro i drink con cui hanno cominciato la serata. Ho dovuto assistere impotente ai loro preliminari, vedere con quanta foga si sono frugati e con quanto desiderio si infilavano le mani ovunque. Vedere la mia Eleonora frugata e palpata da altre mani, vedere con quale trasporto le loro lingue si intrecciavano e si esploravano in ogni parte, mentre soffrivo per il cazzo che spingeva ma, imprigionato qual’era, non potevo neppure dargli sfogo con una salutare sega. Il dolore maggiore è stato vedere Giorgio sfoderare il suo arnese, enorme, imponente, come non pensavo neppure esistessero davvero, e vedere gli occhi di Eleonora incantati, sorpresi e rapiti da tanta imponenza. Prendendolo in mano non smetteva di ridere imbarazzata ed incredula, le sue dita non riuscivano a cingerlo per intero, cercando di avvolgerlo alla base lo faceva oscillare come un enorme serpentone. Con quel torrione prese a schiaffeggiarsi i seno sodo e pesante, dalle grandi aureole appuntite, segno evidente dell’eccitazione che stava provando. Concitata oltre ogni limite ha voluto misurarlo e mi ha chiesto di portare il metro da sarto. 20 cm di circonferenza per 24 di lunghezza, era incredula: “ Luigi, …ma…. è quattro volte il tuo…!! Me lo ricordo bene perché quando abbiamo preso la gabbietta te lo ho misurato anche in tiro, il tuo è 10 cm di circonferenza e 13 scarsi di lunghezza. Sapevo che lo avevi piccolo, ma non immaginavo così piccolo! Oltre a essere un cornuto hai anche un pisellino minuscolo, il suo è 4 volte più grosso, ma ti rendi conto?! Ti rendi conto di essere un quarto di un uomo?!”.
Mentre ero preso da tutti questi pensieri continuavo a pompare il cazzo di Giorgio, ormai avevo preso un buon ritmo e il suo cazzo stava crescendomi in bocca. Intanto sentivo che Eleonora aveva cominciato a tormentarmi i testicoli, li stringeva e ci passava le unghie per solleticarli. Con i polpastrelli aveva cominciato a sollecitarmi il glande attraverso la gabbietta e a sfregare il filetto e il buchino. Mi sentivo impazzire, il cazzo mi faceva male e, senza abbandonare il mio lavoro di bocca, mugolavo come una cagna per l’eccitazione che la mia amata mi stava procurando. Avvicinò la sua bocca e cominciò a succhiarmi le palle , poi a far scorrere la sua lingua lungo tutta la mia asta, infilandola nel buchino del prepuzio. Mi faceva impazzire, poi lo ingoiò completamente, succhiandolo attraverso la gabbietta. Nel frattempo mi aveva inserito un dito nel culo sollecitandomi la prostata. Pensavo di scoppiare, il dolore era veramente forte, mugolavo cercando di implorare un orgasmo, ma le mani di Giorgio mi bloccavano sul suo cazzo impedendomi di parlare. Le dita di Eleonora ora erano diventate 2, poi 3 e si muovevano sempre più in profondità ruotando e sollecitandomi la prostata. Io muovevo i fianchi cercando di andare incontro alle spinte della sua mano, in cerca di un sollievo impossibile, ma così facendo mi facevo penetrare sempre più in profondità. Il suo lavorio continuò per diversi minuti, poi si sfilò e la sentii andare nell’altra stanza. Pensavo fosse andata a rinfrescarsi per prepararsi a farsi inculare da Giorgio, ma di lì a poco la sentii tornare. Non potevo vederla perché Giorgio mi teneva sempre con la testa incollata al suo arnese (erano già circa 10 minuti che lo pompavo e ormai aveva raggiunto l’erezione completa), e io continuavo a succhiare. Sentii nuovamente le dita di Eleonora frugarmi il buchino, doveva averle lubrificate perché le sentivo fresche e scivolose e riprese a farle scorrere dentro di me. Adesso ne aveva infilate 4 e le stava sfregando di gran carriera, mentre con l’altra mano mi sollecitava il cazzo imprigionato. Mi sentivo il cazzo esplodere contro le pareti della gabbietta, le palle schiacciate dall’anello alla base e il tronco del pene smisuratamente allungato, ma non c’era verso di dargli sfogo, poi, improvvisamente, tolse le dita e sentii appoggiarsi qualche cosa di duro e freddo, un colpo secco e sentii un violento bruciore e una fitta insopportabile. Mi stava facendo il culo!!! In un attimo realizzai quanto stava succedendo, doveva avere indossato lo strapon che aveva acquistato il mese scorso e con il quale si era fatta scopare mentre cominciava a farmi indossare la gabbietta. Ma era grosso ed io ero vergine!!!!
Aveva inserito la punta e si era fermata per farmi abituare. Giorgio rideva divertito, intimandomi di non mordere se tenevo alla mia vita, dandomi del cornuto e del finocchio. Eleonora intanto con una mano teneva il grosso fallo piantato nel mio buchino, con l’altra tormentava e tirava il mio povero cazzo. Lo aveva ritratto un poco per spingerlo nuovamente, subito dentro, guadagnando terreno. Poco a poco il bruciore svaniva e la sentivo spingermi il cazzone sempre più in profondità. Ben presto sentii il suo pube premere contro le mie chiappe, mi era entrata tutta. Cominciò a muoversi, all’inizio lentamente, poi con sempre maggiore foga, arretrando al massimo il bacino per poi sprofondare tutta dentro con un colpo secco. Mi trovavo allo spiedo, con il grosso cazzo di Giorgio in bocca e il fallo di gomma nel culo. Doveva aver indossato anche il fallo interno, perché quando mi pompava gemeva e si muoveva in modo disordinato, cercando di procurarsi il massimo del piacere. Da parte mia mi sentivo sempre più aperto, ormai ero travolto anch’io dal piacere che arrivava misto a ondate di calore. Sudavo per la tensione e la concentrazione, ma cominciavo a sentire sempre più piacere, e muovevo le chiappe all’indietro alla ricerca di un sempre maggior contatto. Ormai il piacere aveva preso il sopravvento, me ne fregavo dell’umiliazione di essere inculato da mia moglie davanti al suo cazzutissimo amante, ero solo alla ricerca disperata di quel piacere che avrebbe dato sollievo al mio desiderio di un orgasmo.
La cosa non era sfuggita al suo amante. “Guarda il cornuto, ci gode anche a farsi inculare, è proprio un cornuto frocio, guarda come sculetta” sentenziava Giorgio con disprezzo. “Vedrai quando sarò io a spaccarti il culo come ti piacerà” Le sue parole mi avevano terrorizzato ma avevano anche accresciuto la mia eccitazione, sentivo le palle doloranti e gonfie e il cazzo impazzire contro le pareti della gabbietta, Eleonora mi stantuffava come un’ossessa alla ricerca del suo piacere, la sentivo rantolare e gemere in un crescendo di urletti e gridolini. Eleonora continuava imperterrita con il suo movimento ferocemente ritmato. Ora il piacere si stava trasformando in fastidio e poi in dolore. La sensibilità straziata delle mie pareti interne contratte si era accresciuta e raggiungeva il puro dolore. Ma ancora una volta, man mano che mi rilassavo e mi aprivo alla penetrazione, il piacere tornava a farsi largo. Eleonora, infoiata, pompava brutalmente strizzandomi le palle e i capezzoli, sculacciandomi sulle chiappe e urlandomi ingiurie di ogni tipo. Finalmente anche lei stava raggiungendo il culmine, la sentii irrigidirsi piantandomi con 4 colpi secchi il fallo in profondità e le sentii accasciarsi sulla mia schiena tremando per l’orgasmo appena avuto. Nel frattempo successe quello che non avrei mai immaginato potesse accadere, con 4 schizzetti eiaculai senza raggiungere l’orgasmo e senza erezione. La feroce stimolazione mi aveva condotto a una frustrante eiaculazione senza appagamento, la mia voglia di godere era rimasta immutata.
Giorgio si mise a ridere divertito, sottolineando che ero venuto come una fighetta, sbrodolando il mio piacere come una donna anziché schizzare potentemente come un vero maschio. Sfilò il suo cazzo dalla mia bocca dandomi così la possibilità di prendere fiato. Il suo dardo minaccioso oscillava davanti ai miei occhi. Eleonora era ancora stesa su di me, con il dildo piantato in profondità nel mio ano, assaporando l’orgasmo appena avuto e riprendendosi dallo sforzo per la furiosa cavalcata. In me ritornava a prevalere la sensazione di fastidio per quell’ingombrante presenza nel mio culo. Giorgio si era portato alle spalle di Eleonora e aveva cominciato a baciarla. Con le labbra correva lungo il suo collo, per poi scendere lungo la schiena seguendo la colonna vertebrale fino a raggiungere il solco delle sue chiappe. Le aprì dolcemente inserendovi la lingua e andando a sollecitare il buchino. Eleonora aveva cominciato ad ansimare, sapevo quanto fosse sensibile a carezze e bacetti nelle parti intime. I brividi che le stava trasmettendo si riflettevano in movimenti del suo corpo e di conseguenza del suo dildo che non aveva mai sfilato dal mio culo. Giorgio in questo modo, stava dando piacere ad entrambi, seppure il mio era in forma indiretta. Con la lingua aveva cominciato ad affondare sempre più nel suo buchino, mentre con la mano muoveva il dildo inserito nella vagina di Eleonora conseguentemente anche quello in me. Il piacere ritornava a crescere sempre più rapidamente. Alla lingua presto sostituì un dito che aveva fatto ben lubrificare dalla bocca di Eleonora. Il problema era che un suo dito equivaleva quasi al mio cazzo in dimensioni. Cominciò a penetrarla con dolcezza, facendo attenzione a non farle male, rigirandolo lentamente in modo da bagnare tutto il suo buchino, la mia donna ansimava sempre più rumorosamente, poi al primo aggiunse un secondo dito accrescendo il desiderio della mia donna (ma lo era ancora?). La doppia penetrazione a cui era sottoposta, l’eccitazione derivante dall’idea di realizzarla mentre ancora mi stava possedendo, l’attesa l’ansia e il desiderio per quel mostruoso cazzo da cui si apprestava a ad essere posseduta nel culo la stavano portando rapidamente al limite. Quando anche il terzo dito le entrò dentro e cominciò a ruotare ed a allargarle il buco cominciò a tremare di piacere. Nel frattempo Giorgio stava facendo colare abbondante lubrificante nel suo forellino per agevolare il movimento. Anch’io ansimavo, di nuovo eccitato per il cazzone in culo e per la situazione intrigante.
Giorgio però aveva altre idee, voleva che fossi io a guidare il suo pistone nel culo di Eleonora, per questo mi ha fatto alzare e a lei ha fatto togliere lo strapon. Mentre completava la preparazione dell’ano me l’ha sbattuto in gola per tenerlo in tiro. Stava allargando il foro anale in modo molto lento, per dare tempo alla carne di abituarsi all’inusuale apertura. Nel frattempo vedevo anche la passera di Eleonora come non l’avevo mai vista, dilatata, arrossata gonfia, sembrava distrutta dopo il feroce assalto che aveva dovuto subire da parte di quel cazzo mostruoso che l’aveva dilaniata per quasi un’ora prima di scaricarci dentro un fiume di sborra densa. Avevo dovuto bermela tutta, ripulendo completamente la vagina di Eleonora leccando ogni cosa. Le avevo donato anche un orgasmo durante la mia operazione di pulizia, e di questo ero particolarmente orgoglioso. Ma ora tutto era pronto. Eleonora volle umiliarmi ulteriormente dicendomi: ”Chiedi gentilmente al Sig. Giorgio di spaccarmi il culo, e di farmi godere come una pazza, perché tu, cornutone, con il vermicello che ti ritrovi non sei capace nemmeno di questo”. “ Sig. Giorgio, la supplico di spaccare il culo a mia moglie, e di farla godere come una pazza, perché io, con il vermicello che ho tra le gambe non sono in grado di soddisfarla come merita” “Va bene frocetto cornuto, però devi essere tu a infilaglielo dentro”. Così ho impugnato il cazzo di Giorgio e l’ho puntato verso il suo buchino già abbastanza allargato. Devo ammettere che tenere tra le mani quel mostro mi dava qualche turbamento, meno male che non si poteva vedere l’erezione. Eleonora era a pecora, tesa, con le mani sulle chiappe per cercare di allargare il più possibile il suo buchino. Ho visto Giorgio spingere leggermente, e la smorfia di dolore di Eleonora: “esci, esci, è troppo grosso, mi fai male”. Giorgio si è prontamente ritratto e ha puntato deciso alla sua figa, ormai lì entrava agevolmente, anche se la penetrazione improvvisa è stata accompagnata da un piccolo urlo della mia donna. Quattro pompate mentre versava dell’altro lubrificante spargendolo con le dita, il cazzo era lucido di umori che allagavano le passera di Eleonora. Nuovo tentativo, con la mia mano sempre impegnata a guidarlo mentre con l’altra gli accarezzavo gli enormi coglioni. Questa volta l’operazione è stata più fortunata. La punta è riuscita a penetrare, e nonostante la maschera di dolore sul viso della ragazza, questa volta la cosa era più sopportabile. Giorgio mi ordinò di stendermi sotto di lei a leccarle la clitoride per darle un po’ di sollievo, nel frattempo lui cominciava a muoversi leggermente avanti ed indietro per cercare di guadagnare terreno.
Eleonora soffriva e si lamentava, con le mani tentava di allargare il più possibile le chiappe, mentre Giorgio la sculacciava facendola trasalire e facendole così dimenticare il dolore della penetrazione. Io avevo cominciato a leccare la povera clito martoriata e fradicia. Finalmente la cappella aveva superato l’anello anale, e a questo punto Giorgio ha cominciato a muoversi un po’ di più. Anche Eleonora cominciava ad abituarsi un po’ di più, anche se il dolore era ancora forte, il piacere cominciava ad affacciarsi. Lentamente, ma con continuità Giorgio avanzava. Ora anche Eleonora cominciava a muovere il bacino andando incontro al cazzo del toro che la montava. Ora la corsa del cazzo nel culo cominciava ad essere lunga, vedevo il cazzo uscire e rientrare a ritmo sempre più sostenuto ed arrivare sempre più a fondo. Quando le fu tutto dentro, Eleonora ebbe il primo orgasmo, io sfregandole il clitoride con più foga l’ho portata a pisciare sul mio viso tutto il suo piacere. Giorgio era inarrestabile, ora la stava stantuffando come un treno, dandole colpi secchi ogni volta che arrivava in fondo al suo culo, uno, due , tre colpi ed ecco un altro orgasmo sopraggiungeva, Eleonora sembrava indemoniata, si dimenava, urlava, piangeva, lo incitava a non fermarsi e continuava a riversarmi sul viso liquido vaginale. Avevo il viso e i capelli fradici dei suoi schizzi, cercavo di incollarmi con le labbra al suo clito e di succhiarla a più non posso. Lei lo incitava a pompare sempre di più a sfondarla, a romperle il culo, poi rivolta a me mi invitava a guardare come fosse grosso il cazzo di Giorgio, come la scopasse bene. “Cornuto, guarda come fa un maschio a far godere una donna… guarda che cosa è un cazzo, non quel vermicello che hai tu, guarda come si scopa una donna e come le si spacca il culo, dai sfondami tutta, fammelo sentire fino in gola..”. Mentre diceva questo aveva raggiunto un nuovo orgasmo, schizzandomi il suo piacere in bocca, era il quinto in cinque minuti da quando Girogio aveva cominciato a incularla. Si era aggrappata alle mie palle stringendole, mentre aveva cominciato a tremare tutta scossa dal piacere mugolando senza pausa e respirando a fatica.
Non l’avevo mai vista godere in quel modo, il cazzo mi faceva male, le palle gonfie stritolate dalle sue mani sembrava stessero per scoppiare. Ero super eccitato per il piacere che stava provando. Giorgio rallentò il ritmo e cominciò l’opera di demolizione del suo culo. Usciva completamente per poi entrare di colpo nella caverna che era orma il suo buchino. Vedendolo ho temuto che fosse un danno irrimediabile, ci sarebbe potuto passare un braccio ( ma quel cazzo non era forse come il mio braccio?) tanto era aperto. Eleonora era completamente scossa dall’operazione, ogni colpo era un intenso piacere.
Cominciò a dare colpi passando da un buco all’altro, uno in figa e uno in culo, secchi, fino in fondo, sculacciando le chiappe che ormai erano di un rosso violaceo. Eleonora tentava di tenere aperti il più possibile i suoi fori allargandoli con le mani per facilitargli l’operazione.
Giorgio la fece girare mettendomi da parte. Si mise le gambe sulle spalle e riprese ad incularla furiosamente, mentre con due dita la pompava rapidamente in figa sollecitandole il clitoride. La stava stimolando per farla schizzare, e i risultati furono immediati, Eleonora cominciò a venire quasi subito con una serie di schizzi lunghi e violenti che le sconquassavano il ventre, bagnando ovunque. Con le mani tentava di fermare l’azione del suo toro, implorandolo tra gemiti e singhiozzi di smettere, di fermarsi, di venire perché non ne poteva più, prese a tremare ed a scuotere la testa a destra e sinistra inarcando il busto per cercare di sfuggire a quel piacere assoluto che la stava facendo letteralmente andare fuori di testa. Giorgio mi chiese di sdraiarmi ai piedi di Eleonora pronto a bermi tutta la sborra che era prossima a esplodere. Smise di sollecitarle le vagina, la fece girare di nuovo sulle ginocchia e lo inserì di colpo fino in fondo cominciando subito a spingere con un ritmo indiavolato. Eleonora aveva le gambe che le cedevano, spossata dai numerosi orgasmi, ed era sostenuta dalle grosse mani del suo montone che le tenevano i fianchi. Io avevo riconquistato la posizione sotto di lei leccandole la clito, dietro sollecitazione del toro, davo ampie leccate anche al pene e alle palle di Giorgio. “Dai cornuto, leccami le palle che le voglio grosse per svuotargli dentro un fiume di sborra”. Eleonora ormai rantolava un gemito ininterrotto, continuando a implorarlo di riempirla di sborra. La cavalcata durò altri 5 minuti, poi, come con uno schianto Giorgio si piantò fino alla radice dando 5 o sei colpi con i quali spingeva abbondanti fiotti di sborra nel culo della mia donna urlando il proprio piacere. Le pulsazioni del grosso arnese procurarono un altro intenso orgasmo ad Eleonora che mi lavò completamente il viso. Quando Giorgio estrasse il suo cazzo dall’ano una cascata di sperma mista a striature di sangue mi finirono dritti in bocca. Eleonora con la mano mi schiacciava il viso contro il suo culo: “Pulisci tutto cornuto, guarda come mi ha sfondata, mi ha svuotato dentro un litro di sborra e non te ne devi fare scappare neppure a una goccia”, nel frattempo mi mungeva le palle gonfie ricordandomi la mia condizione di subalternità. “Quando hai finito con il culo pulisci anche il cazzo di Girogio e ringrazialo per avermi inculato così bene”. “Grazie sig. Giorgio per aver spaccato così bene il culo a mia moglie e per averla fatta godere tanto”. “Non ti preoccupare frocetto cornuto che non ho ancora finito, e vedrai che domani avrai modi di capire direttamente cosa vuol dire farsi scopare da un vero maschio, perché il culo lo sfonderò a te, e vedrai che non sarò così delicato come con tua moglie. Intanto succhia tutto e pulisci per bene! Ti piace bere la sborra di un vero maschio vero?”. La sua minaccia mi diede un brivido nella schiena (piacere o preoccupazione? Cominciavo a non capire più bene le mie sensazioni!), mi impegnai a fondo a ripulire con la lingua tutto il culo anche all’interno, poi passai a leccare il cazzo del toro. Ormai ero meno diffidente, e mi sono dedicato all’opera con passione. “Succhia e pulisci per bene cornuto, lecchi proprio come una checca, se non avessi quella gabbietta scommetto che avresti l’uccello in tiro a succhiare un cazzone come questo che ha appena fatto sbrodolare tua moglie”. “Grazie signor Giorgio di averla fatta godere, lei ha bisogno del cazzo di un vero maschio che la scopi e la sfondi per bene riempiendola di sborra, perché ha bisogno di cazzi veri, non come quello di un cornuto come me.” Eleonora mi guardava ridendo e nel frattempo mi faceva il segno delle corna con le mani. “Sei proprio un frocione cornuto, se non te l’avessi ingabbiato saresti li ad ammazzarti di seghe mentre un vero maschio mi scopa, ma come ho fatto a perdere così tanto tempo con un pisellino come il tuo, se lo avessi saputo prima che cazzi c’erano sulla piazza non avrei perso così tanto tempo, mi sarei fatta farcire di sborra da tempo. Comunque non ti preoccupare, su quella testa ti farò crescere una foresta di corna!” Io continuavo a succhiare il cazzo di Giorgio riportandolo presto in tiro. “Ma questo è inesauribile, dove trova tutta questa energia” pensavo tra me. Quando fu di nuovo svettante Eleonora lo chiamò di nuovo a se e mi intimò di andarmene a dormire nell’altra stanza, perché voleva godersi tranquilla il suo toro, che per questa sera mi ero eccitato già abbastanza, e lì tanto non servivo a niente. Così, a capo chino mi diressi verso la cameretta accanto, mentre Eleonora mi faceva nuovamente il segno delle corna: “buona notte cornutone, non farti troppe seghe quando ci senti fare rumore!” E domani quando ci porti la colazione, preparati a prendere un vero maschio che al mattino ce l’ho sempre duro”.
“Non dimenticarti di mettere calze autoreggenti e grembiulino da cameriera, per sembrare quella puttanella che hai sempre desiderato essere, mio bel cornutone” e mi mostrò le corna con la mano in segno di saluto.
L’INIZIO
Nel buio della cameretta, dalla quale si udivano distintamente i rumori provenienti dalla camera accanto, le urla, i commenti, i gemiti, il cigolio del letto e gli orgasmi raggiunti dai due amanti scatenati. La mia frustrazione era sempre più palese. L’insoddisfazione sessuale, nonostante l’eccezionale eccitazione, il mio sesso imprigionato segno evidente di sottomissione nella gestione del piacere, la sudditanza psicologica derivante da aspetti fisici, quali le dimensioni del sesso dell’amante di mia moglie e cerebrale derivante dall’assoggettamento all’autorità che riconoscevo a mia moglie e al suo toro. Godevo dall’esser umiliato e svilito dagli epiteti con cui mi appellavano e da quanto mi avevano chiesto di fare e che mi sarebbe stato chiesto di fare in futuro. Col pensiero tornai a come mi ero trovato in questa situazione, che avevo cercato e provocato, e che ora vivevo con il tormento, il desiderio e i dubbi che mi attanagliavano lo stomaco.
Attraverso internet avevo cominciato ad essere affascinato dal mondo del Cuckolding e della sottomissione, leggendo i blog e i post di quanti praticavano queste discipline mi accorgevo di esserne sempre più coinvolto. Avevo cominciato a leggere racconti sull’argomento e a documentarmi anche sugli accessori. Quando facevo l’amore con Eleonora, finivo sempre più a fantasticare su mia moglie presa da maschi superdotati, in gruppo, con me costretto a guardare o a subire le loro angherie e le costrizioni imposte da mia moglie. Cercavo di coinvolgerla nel gioco alludendo al fatto che era una puttana che si faceva scopare da tutti, che aveva sempre la figa piena di sborra di tutti gli amanti che se l’erano fatta e che me toccasse sbatterla per ultimo quando ormai era sfondata. Ormai la portavo ad eccitarsi facendole immaginare di essere sfondata da cazzi enormi e insaziabili, che la pompavano ovunque con foga e senza tregua. Lei aveva cominciato a darmi del cornuto, a farsi coinvolgere dalle fantasie inserendo nel gioco immaginario altri uomini, e i nostri orgasmi erano sempre più amplificati da queste fantasie. Ma quando cercavo di riprendere il discorso dopo l’amplesso c’era sempre una certa resistenza. Siamo sposata da quasi 20 anni, e nonostante abbiamo sempre fatto del buon sesso, sentivamo di aver bisogno di un pizzico di trasgressione. Eleonora a 42 anni è una donna stupenda, il fisico non provato da maternità (i miei spermatozoi sono poco attivi e in numero ridotto) è tonico e perfetto. Capelli scuri lunghi, 1,75 di altezza, 4° di seno, sguardo intrigante capace di farti venire con un occhiata, gestualità molto elegante e sensuale, estremamente seducente è la donna dei sogni di chiunque “Super sexy bonbon”. Mi sono sempre chiesto cosa avesse trovato di bello in me, 45 anni, alto 1,72, poco meno di lei (ma quando portava i tacchi alti mi sovrastava di almeno una spanna), capelli neri, bel viso, pochi peli, corpo leggermente sovrappeso ma non muscoloso, non sicuramente un adone, ma la cosa stava funzionando da 20 anni.
Per convincerla che quella di diventare un Cuckold, che l’idea di vederla godere tra le braccia di altri uomini fosse il mio desiderio più intimo, cominciai a scrivere racconti, tutti con lui sottomesso che guarda più o meno inerte la propria moglie godere di maschioni superdotati. Quando un giorno le ho confessato questo mio hobby e gliene ho fatti leggere una decina, lei inizialmente ha provato eccitazione e ci siamo goduti una scopata fantastica, ma quando poi ha visto che tutti giravano intorno a questo argomento è diventata più seria. “Allora non è solo una fantasia, sei proprio ossessionato dal desiderio di vedermi tra le braccia di un altri uomini, sei sicuro di quello che vuoi, non temi che questo possa mettere a rischio il nostro amore?”
“Ho tante paure, ma mi sono sempre fidato di te, e questo per me è un estremo atto di amore nei tuoi confronti. Sai, lo so che hai un sacco di corteggiatori e avresti potuto farmi cornuto migliaia di volte, e di questo te ne sono grato, ma guardami, non sono un dio greco, a te ronzano intorno uomini giovani e non di altra prestanza fisica, e prima o poi troverai qualcuno che saprà farti cedere, e allora preferisco che questo non sia qualcosa che possa minare le basi del nostro rapporto, ma un nostro gioco in cui la nostra complicità ci salvaguarderà da rischi peggiori”.
“Non so, devo pensarci, lasciami un po’ di tempo per rifletterci, tu non forzarmi e io ti prometto che ti farò sapere la mia decisione.”
Passarono 3 settimane senza che tornassimo sull’argomento e io ero sempre più in ansia. Intanto avevo visto che aveva cominciato a visitare siti internet e blog sull’argomento, a chattare per chiedere informazioni a chi già aveva fatto questo tipo di scelta, si stava informando. Poi un giovedì sera al ritorno dal lavoro la svolta. Appena entrato in casa mi accolse seria e mi disse che mi doveva parlare. Mi fece sedere al tavolo, lei in piedi con una cartelletta con dei fogli e una scatola di cartone appoggiata al tavolo.
“Ho riflettuto su quello che mi hai detto, come avrai visto mi sono anche informata, ne ho parlato via chat con altre persone che stanno vivendo questa esperienza e ho deciso di esaudire il tuo desiderio ad alcune condizioni. Ti do tempo fino a domani sera a quest’ora per decidere, se accetterai dovrai sottoscrivere una specie di contratto con le condizioni che ti pongo, in caso contrario, continueremo la nostra vita come abbiamo fatto fino ad ora. A te la scelta”. Così dicendo aprì la cartellina e mi diede alcuni fogli con i termini del contratto che dovevo sottoscrivere con lei.
In pratica io avrei dovuto dichiarare di rinunciare ad avere il controllo del mio piacere affidandolo a lei, a restarle fedele tranne che dietro a sua specifica volontà, in tal caso avrei dovuto eseguire quanto richiestomi senza possibilità di oppormi, accettando le pratiche sessuali e/o di astinenza che avesse deciso per me. Unica esclusione forme di violenza fisica e di tortura con possibili danni permanenti, mentre avrei dovuto accettare punizioni psicofisiche anche dure, che lei avesse deciso di somministrarmi. Per contro lei sarebbe stata libera di avere rapporti sessuali nelle forme, quantità e tipologia che le avessero fatto piacere, in mia presenza o no, senza limitazione alcuna che non fosse da lei decisa. Nell’ultimo foglio c’era un indirizzo e mail con un numero di telefono, era l’appuntamento con una coppia a cui avremmo dovuto dare conferma entro la serata del giorno dopo. Chiesi quale fosse il contenuto della scatola, me la mostrò, era una gabbietta costrittiva. Mi disse che avrei dovuto indossarla ogni qualvolta lei e per tutto il tempo che lei avesse voluto, senza facoltà di toglierla, manometterla o danneggiarla. Quello sarebbe stato il mezzo attraverso cui avrebbe controllato il mio piacere. Ovviamente la chiave sarebbe rimasta nelle sue mani e quindi solo lei avrebbe potuto aprire il lucchetto per liberare il mio piacere.
Dal momento della mia accettazione avrei dovuto rivolgermi a lei con riverenza e rispetto, obbedendo a ogni suo ordine (o a colui/colei a cui Lei avesse delegato farlo) senza discutere.
Sarei diventato un giocattolo nelle sue mani, il suo schiavo.
Il cuore mi batteva forte e un’erezione improvvisa mi montò nelle mutande. Avevo il fiato corto e la gola secca, ero attraversato da un leggero tremore di emozione ed ero tremendamente eccitato ma anche preoccupato. Il contratto che avrei dovuto sottoscrivere e le regole a cui avrei dovuto sottostare erano molto dure. Io ero sicuro che Eleonora non ne avrebbe approfittato oltre i limiti, ma sarei stato comunque nelle sue mani.
L’indomani mattina le consegnai il contratto firmato e da lì prese il via la mia nuova vita.
IL RISVEGIO
Mi alzo alle 9 del mattino. Li ho sentiti darsi da fare fino ad oltre le 4, non so come abbia potuto ma Giorgio deve essere un vero toro. Eleonora non so quanti orgasmi abbia avuto, sicuramente tanti, a giudicare dalle urla e dai gemiti con cui ha accompagnato gli atti sessuali. Me la immagino con i buchi devastati da tanta irruenza e potenza. Non vedo l’ora di vedere come è conciata. Ho dormito poco nulla, il cazzo mi faceva male premendo nella gabbietta, i rumori della camera accanto non mi davano tregua, e l’eccitazione premeva senza possibilità di sfogo.
Mi alzo, mi lavo, faccio anche i lavaggi interni, per non correre rischi, il sig. Giorgio (anche nei miei pensieri non riesco a fare a meno di dargli del signore) mi ha detto che mi farà il culo, e, deve essere pulito fino in fondo, per non aver sorprese con tanto arnese. Me lo ungo ben bene con del lubrificante per cominciare ad ammorbidirne le mucose. Una volta completato mi infilo calze autoreggenti nere di mia moglie ed il grembiulino, mi infilo un paio di ciabattine col tacco 12 che Eleonora mi ha comperato e vado in cucina a preparare la colazione. Mi soffermo a guardarmi allo specchio. Mi sento ridicolo e trovo la cosa umiliante, ma forse è proprio quello che stavo cercando, a giudicare almeno dall’eccitazione che sento premere contro le pareti contenitive della gabbia. Mi liscio il grembiule, sistemo le calze e la gabbietta con il mio cazzo penzolante. Mi guardo il culo, così depilato e contornato da calze e grembiulino sembra proprio quello di una donna. Provo a sporgerlo un po’ per vedere l’effetto. Chissà se gli piacerò! Il solo pensiero mi fa arrossire e vergognare. Ma cosa sto pensando? Cosa sto diventando? Forse è tutta colpa dei 14 giorni di castità senza rilascio di sperma. Forse, sono i miei spermatozoi, che mi stanno nuotando nel cervello in cerca di una via di uscita! Mi scuoto, raccolgo il vassoio e mi dirigo sculettando verso la camera. Mi sento goffo e ridicolo, non so camminare sui tacchi alti. Quando busso alla porta della camera dei 2 amanti, sono quasi le 10.
Mi risponde la voce assonnata di Eleonora che mi dice: “Vieni avanti cornuto”. Io entro reggendo il vassoio e la vedo sorridermi. Stirandosi mi mostra le corna. Con l’altra mano stringe il grosso cazzo di Giorgio, come se avesse paura che, lasciandolo per un momento, rischierebbe di perderlo. Mi avvicino al letto e poso il vassoio sul comodino. I 2 amanti mezzi addormentati sono nudi, ed abbracciati, Eleonora è avvinghiata al corpo imponente del suo toro. Le lenzuola, sono imbrattate di umori e di sperma, tracce inequivocabili delle battaglie notturne.
La guardo in mezzo alle gambe, le mucose dei suoi buchi sono arrossate e gonfie, segno inequivocabile del grande uso che ne ha fatto nel corso della nottata. Eleonora coglie il mio sguardo e si gira verso di me paventandoli e spalancando le gambe per mostrarmi quanto sono dilatati.
“Questa notte ho capito quanto mi sono persa fino ad ora, Giorgio si è un vero maschio e non un patetico pisellino succhia sborra e rotto in culo. Guarda come sculetti, sembri proprio una troietta in cerca di uccelli. Mi sa che dopo questa mattina smetterai di essere anche solo quel quarto di maschio che sei!”
Le sue parole mi toccano, provocandomi un rossore e un fremito alle parti basse.
Giorgio mi chiama a se con l’appellativo di troietta e mi dice di cominciare a succhiargli il cazzo mentre fa colazione con mia moglie. Eseguo immediatamente, non voglio che si arrabbi. Il suo cazzo è maleodorante, il culo e la vagina di mia moglie, che ha trapanato tutta notte, lo hanno ricoperto di umori che, misti al suo sperma, nel corso della notte si sono fissati sulla sua pelle. Evidentemente, al termine del festino, non si è preoccupato di lavarselo. Vinco la repulsione che provo e comincio a bagnarlo abbondantemente con la mia saliva, prima di imboccarlo per intero. Mentre io faccio il bidet al sig. Giorgio con la mia bocca, loro 2 stanno facendo colazione. Ogni tanto il signor Giorgio mi rifila una sculacciata, tanto per prepararmi a quello che mi aspetta. Parlando con mia moglie, commenta come mi sto applicando bene nel succhiargli il cazzo, che dovrebbe stare attenta, perché potrei diventare un concorrente temibile in questo atto. Lei sa che scherza e che lo dice solo per umiliarmi, ma sta al gioco. Il signor Giorgio adesso è pronto, il suo cazzo è in piena erezione. Mi fa mettere in posizione. Tremo al pensiero dei danni che un cazzone simile può provocarmi. Prende il lubrificante e comincia a spalmarmelo dentro. Il mio ano è un po’ ammorbidito perché già io avevo cominciato a prepararlo, ma quando comincia ad infilarci il primo dito per ungerlo bene, mi rendo conto che avrebbe bisogno di essere molto più largo. Rigira un po’ il dito poi vi affianca un secondo, mia moglie, che nel frattempo ha indossato lo strapon, mi rifila una sculacciata secca. Sussulto consentendo al signor Giorgio di entrare anche con il terzo dito, e di cominciare la vera e propria opera di allargamento. Le sue dita sono molto invasive e grosse. Mi sento allargare in modo considerevole. Dopotutto il suo cazzo è tutto fuorché di dimensioni normali. Ma mi dico che, se lo ha preso Eleonora, posso prenderlo anch’io, no? Entra anche il quarto dito, dapprima a cuneo, poi sempre più con la mano piatta. Mi sento dilatare al massimo. Sento le pareti dello sfintere tese allo spasimo. Gira e rigira le dita, entra ed esce, quando le toglie sento un improvviso vuoto e l’aria filtrare. Mia moglie mi pianta il suo fallo in bocca per farmelo lavorare. Sento che il sig. Giorgio si sta preparando, unge con il lubrificante il suo enorme uccello e lo massaggia. Me lo appoggia, scorre lungo il solco delle mie chiappe per ungere tutto per bene. Sono teso, eccitato e teso. Sento che lo punta al mio buchetto. Dovrei spingere per facilitare la penetrazione ma d’istinto stringo le chiappe. Accompagna la sua entrata con un dito che gli fa strada. Come la cappella sta per entrare sento un dolore terribile, come di carne strappata. Mi ritraggo sfilandomelo. Il sig. Giorgio non apprezza. Mi rifila 4 sculacciate secche che mi fanno sussultare, intimandomi di stare fermo. Nuovo tentativo, ma anche questa volta il dolore è troppo forte. Ora è proprio incazzato. Prende la cintura della vestaglia di mia moglie e me la lega intorno alle palle con un nodo scorsoio. Fissa l’altro capo alla struttura del letto, mettendola in tensione. “Troietta, ora se tenti di nuovo di scappare ti strappi i coglioni”. Mi rifila altri due sculaccioni. Il movimento che faccio per ammortizzare il colpo mi stritola le palle. Sono in trappola senza possibilità di scappare. Eleonora mi tiene allargate le chiappe. Il sig. Giorgio si avvicina nuovamente, altro lubrificante, altra spalmatina sul cazzo e di nuovo lo sento entrare. D’istinto cerco di ritrarmi ma le palle ne subiscono le conseguenze. Il male è insopportabile. Tento di urlare, fortunatamente il fallo di Eleonora ne attutisce l’effetto. Il sig. Giorgio non si sta facendo molti scrupoli. Esce un istante e prima che il mio forellino si sia di nuovo chiuso lo spinge di nuovo dentro. La sua cappella non ha ancora superato il mio perineo e il dolore è veramente insopportabile. Eleonora continua a tenermi le chiappe allargate e ogni tanto mi rifila qualche scapaccione. Con un colpo di pube mi pianta il suo fallo più in profondità nella bocca, facendomi arretrare. In questo modo mi impalo meglio sul cazzo del sig. Giorgio facendomi entrare tutta la cappella. Piango dal dolore. Ma adesso il bruciore è un po’ più sopportabile. Mi sento sempre squartare, ma almeno comincio a respirare. Il sig. Giorgio arretra per rispingere di nuovo dentro il suo enorme cazzo. Ora deve essere entrato almeno per metà. Altre due o tre spinte e finalmente è tutto dentro di me. Sento le sue palle sbattermi contro le chiappe. Ora comincia a muoversi con più agio e, per quanto continui ad essere doloroso, comincio a provare anche piacere. Mi sento pieno, incastrato su questo perno. Arretro un po’ impalandomi maggiormente, ma in questo modo do un po’ di sollievo alle mie palle. Il sig. Giorgio alterna sculaccioni a cavalcate a ritmo sostenuto. Il culo mi brucia, le chiappe sono un fuoco, le palle sono doloranti eppure incredibilmente comincio a godere di quella intrusione. Eleonora ha lasciato le mie chiappe, ora preme sulla mia testa per farmi ingoiare più in profondità il suo fallo, vuole godere del mio pompino. Il sig. Giorgio continua a trapanarmi come un treno, sembra impossibile da fermare. La corsa del suo cazzo è lunga e profonda, a volte rapida altre si sofferma alla massima profondità. Ho come la sensazione che possa toccarsi con quello di mia moglie, tanto me lo sento dentro lo stomaco. Adesso sta spaccandomi letteralmente il culo. Esce completamente per spingerlo con un colpo solo tutto dentro fino in fondo. Mi sento veramente aprire come una scatoletta di tonno. Ormai la sua azione è agile, il mio ano non sta offrendo più alcuna resistenza. Dovrei sentirmi umiliato ad essere scopato così, dal suo amante, davanti a mia moglie. So che dopo oggi mi vedrà in un modo diverso, non mi vedrà più come un maschio, ma sto godendo e questa è l’unica cosa che mi interessa in questo momento. Il mio cazzo è minuscolo, perché la mazza che mi sta spaccando il culo non mi consente contrazioni tali da farmelo indurire, ma ora il piacere sta aumentando. Comincio a muovere il culo cercando di incontrare la spinta del cazzo del Sig. Giorgio, si può dire che ormai sono io a impalarmi su di lui, e lo faccio senza nessuna vergogna, spudoratamente. La gabbietta sbatte ad ogni colpo. Mi libera le palle e cambiamo posizione. Ora mi trapana di fronte, io a gambe spalancate, con i piedi sulle sue spalle e il fallo di mia moglie sempre piantato in gola. E’ la posizione in cui sento meno il dolore e mi godo di più la scopata. Mi sbatte forte e io ormai senza più freni, apprezzo e assecondo i movimenti. Mi mette di fianco, poi di nuovo a pecora. Mi solleva una gamba mettendomi lateralmente per affondare meglio, poi mi fa sedere su di lui per impalarmi. Vuole che mostri a mia moglie come mi impalo e come ne godo. Accompagno la corsa sul suo cazzo con palpeggi alla gabbietta. Mi fa mettere a cuneo, testa bassa e culo alto, e mi pompa con foga. E’ in questa posizione che succede quello che non avrei mai immaginato. Godo schizzando il mio sperma, pur essendo ancora nella gabbietta e senza nemmeno toccarmi. Più che schizzi sono colate a vampate, ma la fuoriuscita di sperma è abbondante. Dopotutto 14 giorni di astinenza mi hanno riempito a dovere le palle! Godo e cerco di impalarmi maggiormente in profondità. Il sig. Giorgio invece continua a pompare ancora per un po’, poi finalmente anche lui viene riempiendomi l’intestino di sperma. Sento dentro di me ogni singolo schizzo, ogni singola contrazione e me la godo con soddisfazione. Si accascia su di me con il cazzo piantato in profondità e io lo sento tutto, cm dopo cm. Finalmente lo sento perdere in consistenza e sfilarsi fuori. Una sensazione di vuoto mi prende il ventre. Mi sento ancora spalancato. Mia moglie stava filmando con il telefonino e io non me ne ero neppure accorto. Mi inquadra il culo. Mi dice di tenere le chiappe allargate perché vuole inquadrare bene la caverna che il Sig. Giorgio mi ha lasciato. “Ora non sei più nemmeno quel quarto di uomo che eri ieri, ora sei solo una troietta col culo rotto!” Mi lascio andare sfinito proprio mentre il Sig. Giorgio mi pianta il suo uccello in bocca per la pulizia. Eseguo senza grande energia, ma senza disgusto. Quando ho finito, mi ordina di mettermi in piedi ai fianchi del letto, leggermente inclinato, con le chiappe e le gambe divaricate. Vuole vedere il suo sperma colare fuori dal mio ano e scendere lungo le gambe imbrattandomi cosce e calze. Non ci vuole molto. Sento un filo umido defluire fuori e colare tra le natiche e le cosce. Mi guardo e vedo una riga bianca di sperma scendere lentamente. Mia moglie sta riprendendo tutto. Quando finalmente sembra che tutto sia fuoriuscito, ho le cosce umide e appiccicaticce, mentre una riga bianca a macchie segna le calze. “Guai a te se ti pulisci, resterai così tutto il giorno” mi intima il sig. Giorgio. Poi lui e mia moglie se ne vanno a farsi una doccia insieme. Io resto li solo con i miei pensieri a meditare su cosa sono diventato e come mi sono trasformato in poco tempo. Mia moglie passandomi vicino mi accarezza il viso e mi sussurra:” Contento? Ora hai realizzato i tuoi sogni proibiti, ma da qui non si torna più indietro!” Mi schiocca un bacio e se ne va, in doccia, ridendo con il sig. Giorgio.
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