Un indimenticabile week end
di
beast
genere
zoofilia
Era Venerdì finalmente.
Arrivai a casa un po’ stanca dopo una intensa settimana di lavoro, ma i miei occhi tradivano la felicità per quello che mi aspettava, un intero fine settimana di coccole e sesso con il mio amore.
Arrivata a casa, mi levai le scarpe tacco 7 in ingresso, scalciandole lontano, mollai la giacca del tailleur Armani e la borsa di lavoro sul divano, in corridoio fu la volta della gonna ad essere sfilata e finire sul lungo tappeto Kilim che copriva il pavimento del corridoio, entrai in camera.
Rimasi qualche minuto seduta sul letto con lo sguardo nel vuoto per raccogliere i pensieri ma, bastò gettare una rapida occhiata alle cornici sulla cassettiera, quelle che contenevano le foto dove ti mostravi in tutta la tua spavalda bellezza che già mi stavo mordicchiando il labbro inferiore pensando a tutto quello che presto avrei fatto con te.
Ma volevo fare con calma, questo un intero week-end insieme, nessun impegno sociale, solo noi due, volevo proprio godermelo come si deve, me lo meritavo, ce lo meritavamo entrambi.
Mi sganciai il filo di perle e lo posai sul comodino, slacciai i bottoni della camicetta di seta grigio perla, la sfilai dalle spalle e la appesi alla maniglia dell’armadio, ora era la volta delle calze, slacciai i ganci della guêpière e sfilai le calze di seta, lentamente, una ad una, come se fossi di fronte ad un pubblico di maschi arrapati, le tirai come se giocassi con una fionda, immaginando di colpire il volto di uno degli uomini del pubblico, sentendolo ululare per l’eccitazione.
Mi fermai un attimo prima di passare al reggiseno di pizzo grigio, infilai una mano dentro la coppa per accarezzarmi il seno, il capezzolo sensibile e ricettivo reagì all’istante indurendosi.
Mi slacciai il gancetto, feci scendere le spalline lentamente, il mio pubblico immaginario era sempre più eccitato.
Me lo tolsi e facendolo roteare sopra la testa feci volare anche lui in mezzo alla stanza.
Mi adagiai con la schiena sul letto e sollevai le ginocchia in modo da potermi sfilare anche la guêpière e le mutandine, lo feci lentamente, accarezzandomi con le mani mentre le facevo scorrere verso i piedi.
Questo spogliarello solitario mi aveva già un po’ eccitata, mi toccai appena con l’indice e il medio, non stavo ancora bagnandomi ma non mancava molto, cercai di non pensare a te, non volevo eccitarmi troppo, prima dovevo prepararmi, volevo essere al meglio, volevo lasciarti senza fiato.
Andai in bagno e aprii l’acqua della vasca, ci gettai dentro una manciata di sali profumati e una bella dose di bagno schiuma al latte di mandorla.
Raccolsi i capelli, li fermai con una pinza e mi spalmai sul viso una crema depurante e antiossidante al fango di Ischia e alle alghe.
Aspettando che la vasca si riempisse, preparai gli altri prodotti che avrei usato durante il bagno, accesi delle candele profumate e spensi la luce.
Dalla camera arrivava la musica rilassante di un disco jazz di Rossana Casale.
Mi infilai lentamente nell’acqua bollente, mmmmmm che delizia.
Sdraiata nell’acqua calda e saponata aspettai rilassandomi che la maschera di bellezza facesse effetto e che la mia pelle si ammorbidisse.
Cercavo di non pensare a nulla, ma ogni tanto qualche scena di quello che avrei fatto poco più tardi col mio amore veniva a galla, facendomi sfregare le cosce una contro l’altra per la voglia.
Ok, era il momento di mettersi al lavoro, presi il rasoio e cominciai a passarlo sulle gambe, non che i peli fossero cresciuti così tanto, giusto qualcosa sulle caviglie, ma volevo essere perfetta per il mio amore.
Mi tolsi la pinza sciogliendomi i capelli, li lavai due volte, mi spalmai una bella dose di balsamo, poi in attesa che questo facesse effetto, mi alzai in piedi nella vasca e con l’aiuto di uno specchio controllai lo stato del piccolo triangolo di pelo che “decorava” il mio monte di Venere, constatai soddisfatta che il lavoro dell’estetista della settimana prima sembrava ancora perfetto, per cui non ci fu bisogno di intervenire.
Sapevo bene che a te la mia patata piaceva anche al naturale, pelosa o rasata a te non importava, la leccavi comunque con grande piacere di entrambi.
Ma a me piaceva l’idea di allargare le gambe ed esporla più nuda possibile alla tua lingua famelica.
Feci svuotare la vasca mentre mi sciacquavo capelli e corpo col getto quasi bollente della doccia.
Uscii e mi avvolsi in un caldo accappatoio di spugna bianco che mi aspettava appeso allo scalda salviette avvolsi anche i capelli usando un telo di lino bianco a mo’ di turbante.
Mi asciugai per bene poi feci scivolare l’accappatoio sul tappeto ai miei piedi e mi spalmai tutto il corpo con una crema idratante e nutriente di Lush, mi piace molto Lush, costa caro ma la qualità è ottima e soprattutto non testano i loro prodotti sugli animali.
Era una crema quasi per nulla profumata, la usavo sempre quando avevo in programma di vederti, sapendo bene quanto tu preferisca l’odore della mia pelle al naturale piuttosto che quello di qualsiasi profumo industriale.
La mia pelle ora era meravigliosamente liscia e vellutata, i pori ben aperti e sensibili.
Mi sedetti sulla poltroncina di lino e dopo essermi distanziata le dita dei piedi con dei rotolini di cotone, cominciai a darmi lo smalto.
Avevo scelto un fantastico rosso sangue di Dior, lasciava uno strato perfetto, lucido e splendente come fosse vetro.
Rimirai soddisfatta l’effetto del mio lavoro, “Niente male” pensai, costa un occhio della testa ma sono soldi ben spesi, passai quindi alle unghie delle mani, stendendo anche su quelle quel meraviglioso strato di lacca rossa, l’odore era buonissimo, avrei posto drogarmi solo sniffando i miei smalti, ne avevo decine e decine, ma i miei preferiti erano quelli rosso fuoco.
Mi dedicai poi ai capelli, asciugandoli col fon e contemporaneamente spazzolandoli, il balsamo li aveva resi meravigliosamente morbidi, lucidi e setosi, le grandi ciocche mi ricadevano sulle spalle in morbide volute.
Il momento del trucco fu forse la parte più rapida, anche in questo caso sapevo che non apprezzavi particolarmente il make-up troppo pronunciato, un leggero strato di fard sfumato, una filo di rimmel sulle mie lunghe ciglia e una passata o due di rossetto color rosa naturale, praticamente invisibile.
Mi guardai allo specchio, “Niente male” pensai di nuovo, soddisfatta di quello che vidi.
Da uno dei cassetti in camera tirai fuori un nuovo completo di lingerie, rosso, praticamente uguale al colore dello smalto delle unghie, mi infilai il leggerissimo reggiseno, le coppe erano di garza, praticamente trasparenti, bordate da un nastro di pizzo molto elaborato, lasciavano trasparire il disegno dei capezzoli, creando un effetto veramente sexy.
Anche le microscopiche mutandine avevano il triangolo anteriore in garza, con tre piccoli fiocchi di raso rosso che potevano essere slacciati aprendo un varco diretto verso il mio sesso.
Non avevo intenzione di indossare altro, ti avrei ricevuto così, mancavano solo le scarpe, uscii dal guardaroba indossando un fantastico paio di Louboutin rosso Ferrari.
Ora ero pronta a riceverti, e così, praticamente nuda, mi incamminai sulle mie tacco 12, ancheggiando un poco verso la porta che dava sul giardino, la aprii e tu eri lì ad aspettarmi, i tuoi occhi nocciola mandarono un bagliore dorato mentre mi superavi scodinzolando per entrare in casa.
Sarebbe stato un weekend indimenticabile...
Arrivai a casa un po’ stanca dopo una intensa settimana di lavoro, ma i miei occhi tradivano la felicità per quello che mi aspettava, un intero fine settimana di coccole e sesso con il mio amore.
Arrivata a casa, mi levai le scarpe tacco 7 in ingresso, scalciandole lontano, mollai la giacca del tailleur Armani e la borsa di lavoro sul divano, in corridoio fu la volta della gonna ad essere sfilata e finire sul lungo tappeto Kilim che copriva il pavimento del corridoio, entrai in camera.
Rimasi qualche minuto seduta sul letto con lo sguardo nel vuoto per raccogliere i pensieri ma, bastò gettare una rapida occhiata alle cornici sulla cassettiera, quelle che contenevano le foto dove ti mostravi in tutta la tua spavalda bellezza che già mi stavo mordicchiando il labbro inferiore pensando a tutto quello che presto avrei fatto con te.
Ma volevo fare con calma, questo un intero week-end insieme, nessun impegno sociale, solo noi due, volevo proprio godermelo come si deve, me lo meritavo, ce lo meritavamo entrambi.
Mi sganciai il filo di perle e lo posai sul comodino, slacciai i bottoni della camicetta di seta grigio perla, la sfilai dalle spalle e la appesi alla maniglia dell’armadio, ora era la volta delle calze, slacciai i ganci della guêpière e sfilai le calze di seta, lentamente, una ad una, come se fossi di fronte ad un pubblico di maschi arrapati, le tirai come se giocassi con una fionda, immaginando di colpire il volto di uno degli uomini del pubblico, sentendolo ululare per l’eccitazione.
Mi fermai un attimo prima di passare al reggiseno di pizzo grigio, infilai una mano dentro la coppa per accarezzarmi il seno, il capezzolo sensibile e ricettivo reagì all’istante indurendosi.
Mi slacciai il gancetto, feci scendere le spalline lentamente, il mio pubblico immaginario era sempre più eccitato.
Me lo tolsi e facendolo roteare sopra la testa feci volare anche lui in mezzo alla stanza.
Mi adagiai con la schiena sul letto e sollevai le ginocchia in modo da potermi sfilare anche la guêpière e le mutandine, lo feci lentamente, accarezzandomi con le mani mentre le facevo scorrere verso i piedi.
Questo spogliarello solitario mi aveva già un po’ eccitata, mi toccai appena con l’indice e il medio, non stavo ancora bagnandomi ma non mancava molto, cercai di non pensare a te, non volevo eccitarmi troppo, prima dovevo prepararmi, volevo essere al meglio, volevo lasciarti senza fiato.
Andai in bagno e aprii l’acqua della vasca, ci gettai dentro una manciata di sali profumati e una bella dose di bagno schiuma al latte di mandorla.
Raccolsi i capelli, li fermai con una pinza e mi spalmai sul viso una crema depurante e antiossidante al fango di Ischia e alle alghe.
Aspettando che la vasca si riempisse, preparai gli altri prodotti che avrei usato durante il bagno, accesi delle candele profumate e spensi la luce.
Dalla camera arrivava la musica rilassante di un disco jazz di Rossana Casale.
Mi infilai lentamente nell’acqua bollente, mmmmmm che delizia.
Sdraiata nell’acqua calda e saponata aspettai rilassandomi che la maschera di bellezza facesse effetto e che la mia pelle si ammorbidisse.
Cercavo di non pensare a nulla, ma ogni tanto qualche scena di quello che avrei fatto poco più tardi col mio amore veniva a galla, facendomi sfregare le cosce una contro l’altra per la voglia.
Ok, era il momento di mettersi al lavoro, presi il rasoio e cominciai a passarlo sulle gambe, non che i peli fossero cresciuti così tanto, giusto qualcosa sulle caviglie, ma volevo essere perfetta per il mio amore.
Mi tolsi la pinza sciogliendomi i capelli, li lavai due volte, mi spalmai una bella dose di balsamo, poi in attesa che questo facesse effetto, mi alzai in piedi nella vasca e con l’aiuto di uno specchio controllai lo stato del piccolo triangolo di pelo che “decorava” il mio monte di Venere, constatai soddisfatta che il lavoro dell’estetista della settimana prima sembrava ancora perfetto, per cui non ci fu bisogno di intervenire.
Sapevo bene che a te la mia patata piaceva anche al naturale, pelosa o rasata a te non importava, la leccavi comunque con grande piacere di entrambi.
Ma a me piaceva l’idea di allargare le gambe ed esporla più nuda possibile alla tua lingua famelica.
Feci svuotare la vasca mentre mi sciacquavo capelli e corpo col getto quasi bollente della doccia.
Uscii e mi avvolsi in un caldo accappatoio di spugna bianco che mi aspettava appeso allo scalda salviette avvolsi anche i capelli usando un telo di lino bianco a mo’ di turbante.
Mi asciugai per bene poi feci scivolare l’accappatoio sul tappeto ai miei piedi e mi spalmai tutto il corpo con una crema idratante e nutriente di Lush, mi piace molto Lush, costa caro ma la qualità è ottima e soprattutto non testano i loro prodotti sugli animali.
Era una crema quasi per nulla profumata, la usavo sempre quando avevo in programma di vederti, sapendo bene quanto tu preferisca l’odore della mia pelle al naturale piuttosto che quello di qualsiasi profumo industriale.
La mia pelle ora era meravigliosamente liscia e vellutata, i pori ben aperti e sensibili.
Mi sedetti sulla poltroncina di lino e dopo essermi distanziata le dita dei piedi con dei rotolini di cotone, cominciai a darmi lo smalto.
Avevo scelto un fantastico rosso sangue di Dior, lasciava uno strato perfetto, lucido e splendente come fosse vetro.
Rimirai soddisfatta l’effetto del mio lavoro, “Niente male” pensai, costa un occhio della testa ma sono soldi ben spesi, passai quindi alle unghie delle mani, stendendo anche su quelle quel meraviglioso strato di lacca rossa, l’odore era buonissimo, avrei posto drogarmi solo sniffando i miei smalti, ne avevo decine e decine, ma i miei preferiti erano quelli rosso fuoco.
Mi dedicai poi ai capelli, asciugandoli col fon e contemporaneamente spazzolandoli, il balsamo li aveva resi meravigliosamente morbidi, lucidi e setosi, le grandi ciocche mi ricadevano sulle spalle in morbide volute.
Il momento del trucco fu forse la parte più rapida, anche in questo caso sapevo che non apprezzavi particolarmente il make-up troppo pronunciato, un leggero strato di fard sfumato, una filo di rimmel sulle mie lunghe ciglia e una passata o due di rossetto color rosa naturale, praticamente invisibile.
Mi guardai allo specchio, “Niente male” pensai di nuovo, soddisfatta di quello che vidi.
Da uno dei cassetti in camera tirai fuori un nuovo completo di lingerie, rosso, praticamente uguale al colore dello smalto delle unghie, mi infilai il leggerissimo reggiseno, le coppe erano di garza, praticamente trasparenti, bordate da un nastro di pizzo molto elaborato, lasciavano trasparire il disegno dei capezzoli, creando un effetto veramente sexy.
Anche le microscopiche mutandine avevano il triangolo anteriore in garza, con tre piccoli fiocchi di raso rosso che potevano essere slacciati aprendo un varco diretto verso il mio sesso.
Non avevo intenzione di indossare altro, ti avrei ricevuto così, mancavano solo le scarpe, uscii dal guardaroba indossando un fantastico paio di Louboutin rosso Ferrari.
Ora ero pronta a riceverti, e così, praticamente nuda, mi incamminai sulle mie tacco 12, ancheggiando un poco verso la porta che dava sul giardino, la aprii e tu eri lì ad aspettarmi, i tuoi occhi nocciola mandarono un bagliore dorato mentre mi superavi scodinzolando per entrare in casa.
Sarebbe stato un weekend indimenticabile...
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