Al mare con papà

di
genere
incesti

Finalmente arriva l'ultimo weekend di giugno, quello a cui tocca a papà tenermi con lui.
Da anni ormai va avanti questo tira e molla.
In settimana sto da mamma e due weekend al mese li passo da papà.
Questo però è il primo sabato e domenica in cui la scuola è finita e papà mi ha promesso che saremmo andati al mare.
Ovviamente sfruttiamo la casa dei Nonni a Laigueglia, loro in estate non ci vanno perché c’è troppa gente e la lasciano volentieri a noi.
Così eccoci finalmente in casa, ci cambiamo velocemente e andiamo in spiaggia.
C’è poca gente perché ormai sono le sei di pomeriggio, ma l’aria è calda e anche l’acqua non è male, e poi l’ora del tramonto è da sempre quella che preferisco, c’è una bella luce calda e anche i nostri corpi di torinesi sembrano un po’ meno pallidi di come sono in realtà.
Facciamo un bel bagno giocando e schizzandoci, i nostri corpi si sfiorano continuamente e per la prima volta nella mia vita mi rendo conto che anche mio padre è dotato di un pene e sentirlo sfiorarmi mentre si gioca nell’acqua mi fa un certo effetto.
Al contrario lui non sembra farci caso per nulla.
Usciamo e ci sdraiamo per asciugarci agli ultimi raggi di sole, lo guardo di soppiatto, é sdraiato a pancia in su, ha ancora un gran bel fisico, tutto lo sport che fa sempre gli conferisce dei muscoli ben proporzionati e il suo piccolo costume di lycra aderente ne mette in risalto il pacco, che non sembra affatto male.
Mi viene un brivido lungo la schiena, sarà perché comincia a rinfrescare oppure no, forse il motivo è un altro, meglio non pensarci troppo.
Mi tiro su e dico a papà che ho un po’ freddo e vorrei tornare a casa, così raccogliamo le nostre cose e rientriamo.
A casa mi faccio una bella doccia calda, lascio la porta socchiusa ma non mi sembra che lui sia interessato, e ci rimango quasi male.
Poi viene il suo turno, ma al contrario di lui io non mi faccio scrupoli, spalanco la porta ed entro mentre lui è sotto la doccia.
C’è tanto di quel vapore che non si vede quasi nulla, ma poi lentamente, grazie alla porta aperta il vapore si riduce e il suo corpo completamente nudo emerge dalla nebbia.
Dio mio, non mi ricordavo che avesse un pene così notevole, o forse non ci avevo mai fatto caso, comunque cerco di non guardare in giù e gli porgo un accappatoio pulito.
Lui lo prende e ringraziandomi, se lo infila senza fare una piega, in effetti fino a poco tempo fa, era normale che si entrasse senza bussare mentre uno era in bagno, ma da quando sono cresciuta, o forse da quando papà e mamma si sono separati, questo modo di fare si è andato perdendo e ciascuno ha giustamente recuperato la propria intimità.
Un po’ a malincuore esco dal bagno e vado in cucina per preparare qualcosa per cena, dopo qualche minuto papà arriva dietro di me, mi cinge per la vita e mi da un bacino sul collo dicendo che sono proprio una figlia adorabile.
Sicuramente intendeva essere una cosa innocente ma a me si sono piegate le gambe dall’emozione, anche perché mentre mi cingeva nell’abbraccio, ho sentito chiaramente il suo pene premere seppur delicatamente contro il mio fondoschiena.
Mangiamo più o meno in silenzio, papà come al solito segue il tiggi, io invece sono un po’ turbata dalle strane sensazioni e dai pensieri vagamente inconfessabili che mi passano per la testa.
Cerco di scacciarli e pensare a qualcosa di diverso, ma non ce n’è, sembra che il mio cervello giri in un’unica direzione, che abbia un solo pensiero.
Dopocena ci facciamo una passeggiata in via Roma lo prendo per mano e camminiamo insieme come quando ero piccola, ci prendiamo un bel gelato, ma siamo stanchi e rientriamo abbastanza presto.
Papà, come al solito, dorme nella camera dei nonni mentre per me apriamo il divano letto.
Ma non riesco proprio ad addormentarmi, nonostante ci abbia dormito decine e decine di volte il divano letto mi sembra scomodissimo, mi giro e mi rigiro continuamente, alla fine mi arrendo, mi alzo e vado in camera dei nonni, papà dorme sereno su un fianco, il suo corpo è coperto solo da un leggero lenzuolo, lo sollevo e mi sdraio di fianco a lui cercando di non svegliarlo, il calore del suo corpo e il suo respiro regolare bastano a calmarmi e farmi prendere sonno.
Nel mezzo della notte però la temperatura scende e mi sveglio infreddolita, non sono più vicina a papà, così ancora un po’ intontita mi accoccolo con la schiena contro il suo corpo caldo, prendo delicatamente le sue braccia e faccio in modo che mi avvolgano, lui sempre dormendo mi attira e mi stringe a se.
Dovrei riaddormentarmi serena ma il calore del suo ventre contro la mia schiena e del suo pube contro il sedere mi stanno facendo eccitare.
Sperando che non si svegli scendo con una mano e la infilo oltre l’elastico delle mie mutandine, infilo le dita tra i soffici peli del pube e scendo ancora, i polpastrelli incontrano le grandi labbra, sono già bagnate, le sfioro delicatamente usando i miei umori come lubrificante, le divarico appena un poco per raggiungere quel bottoncino di carne che è la fonte del piacere, lo tocco, un brivido, gli giro intorno dolcemente con due dita, il piacere aumenta, sempre di più, ancora, ancora, manca poco ormai, sto per venire ma sento che papà si sta muovendo, mi fermo terrorizzata che possa capire.
Per fortuna è ancora mezzo addormentato e non capisce, si tira parzialmente su, appoggiandosi su un gomito, mi guarda dolcemente, con gli occhi ancora annebbiati dal sonno.
“Avevo freddo papi” gli dico, mentre gli do un bacio sulla guancia.
“Hai fatto bene cucciola” mi risponde, mentre mi attira a se e mi stringe tra le sue braccia forti.
Mi riempie di bacini, sulla testa e sul collo, sulle spalle, ma sono baci teneri e innocenti, mi giro nel suo abbraccio, accarezzo la sua guancia ruvida per la barba che sta spuntando e lo bacio.
Prima sul mento, poi sulla guancia, con ogni bacio mi avvicino centimetro per centimetro alle sue labbra, finché le trovo, ne bacio un angolo e poi le bacio veramente.
Lui si stacca, mi guarda attonito, sembra non capire, ma non gli do il tempo di reagire, prima che mi possa allontanare da se, gli salto sopra, lo stringo e lo bacio sulla bocca, la mia lingua si fa largo tra le sue morbide labbra e si infila tra i denti alla ricerca della sua, dopo un attimo di smarrimento papà cede e dischiude le labbra in modo che le nostre lingue si possano toccare liberamente.
E loro infatti si sfiorano, dapprima timidamente, poi man mano si fanno più disinvolte, si esibiscono in una danza sensuale tra i denti, intrecciandosi in mille languidi giri, sempre più affamate, e le mani si muovono sui nostri corpi, esplorando per la prima volta quello che fino ad allora era stato toccato e accarezzato senza nessuno scopo se non quello della ricerca della dolcezza tra genitore e figlia.
Passo le dita tra i riccioli della folta peluria che ha sui pettorali, sento i suoi capezzoli diventare duri al tocco delicato delle mie dita.
Lui infila le sue mani forti sotto la maglietta oversize che uso come pigiama e mi stringe dolcemente i seni, come se avesse paura di farmi male, mi piace da pazzi e lascio andare un lungo sospiro, “sei pazza” mi sussurra, “si sono pazza e ti voglio” rispondo in un fiato.
Mi sfilo velocemente le mutandine, e tiro giù i pantaloni del pigiama anche a lui per liberare il suo pene, già affamato e turgido, lo afferro con le mani e me lo struscio sulle grandi labbra già abbondantemente fradice per l’eccitazione e per il ditalino che mi stavo facendo poco prima.
“Ma sei sicura tesoro?” Mi dice.
Gli tappo la bocca con la sinistra mentre con la destra armeggio col suo coso facendomelo strisciare avanti e indietro sulla patata fradicia in modo da lubrificarlo per bene e poi prima che lui abbia il tempo di protestare mi calo lentamente sopra di lui facendolo entrare lentamente fino in fondo.
Madonna se è grosso, grosso e lungo, sento che mi batte in fondo alla vagina.
Comincio a muovermi lentamente su e giù lungo il suo bastone di carne, lui mi guarda dal basso ma non si muove, la bella bocca socchiusa, come se fosse pietrificato dalla morbosità della situazione proibita.
Ma il piacere comincia a prendere il sopravvento, lentamente si lascia andare e comincia a reagire ai miei movimenti, mi accarezza le cosce, risale fino ai glutei, li stringe, troppo delicatamente per i miei gusti, io appoggio le mani sul suo petto usandole come leve per potermi muovere meglio e più velocemente, le sue mani lasciano la presa, risalgono lungo i miei fianchi arrivano ai seni e li stringono ancora , ma sempre troppo delicatamente, allora glielo dico: “Stringi più forte, fammi sentire quanto mi vuoi” e lui allora stringe, si aggrappa, usa i miei seni come fossero delle specie di maniglie per poter assecondare il mio salire e scendere lungo il suo cazzo.
L’idea di scopare con mio padre è eccitante da morire, ma non è solo quello, il suo cazzo è così grosso e largo che è anche vero piacere fisico, aumento ancora il ritmo, il suo cazzo mi riempie tutta, fino in fondo, le pareti della mia vagina gli si stringono attorno, lo sento tutto, sospiro, lui sospira con me, “mmmmm papà, non sai quanto sia bello.” “È bellissimo tesoro, mi piace da morire” Risponde, “Ma non penso di resistere ancora per molto."
“Allora vieni papà, vieni, riempimi col tuo amore”
“Ma sei sicura tesoro?”
“Sì papà, non ti preoccupare, non sono più una bambina, prendo la pillola già da un po’ “
Allora lui mi prende per la vita e senza uscire da me, mi gira a pancia in su, senza fare il minimo sforzo, come fossi un fuscello e riprende a scoparmi, va avanti ancora per uno o due minuti e poi solleva le mie cosce e si porta i miei polpacci sopra le spalle, e continua a fottermi sempre più forte, lo sento arrivare ancora più in fondo, mi fa quasi male, ma vederlo così, sopra di me, con un’espressione di puro piacere è troppo bello e non riesco a resistere nemmeno io, comincio a gemere, mi aggrappo alle sue spalle, è troppo per cercare di resistere ancora, è troppo per entrambi.
“Vengo, tesoro” mi dice in un grugnito.
Aumenta ancora il ritmo e la profondità dei suoi colpi ed esplode, sento il caldo del suo sperma riempirmi.
Lo stringo ancora di più, mi aggrappo alla sua vita con le gambe, le dita dei piedi accartocciate per l’orgasmo che sta arrivando, gli ficco le unghie nelle spalle e mi metto letteralmente a urlare per il piacere, “eccomi papà, vengo anche io”
Veniamo insieme, godendo da morire, poi lui si accascia esanime su di me esausto e rimaniamo abbracciati a lungo, poi lui rotola giù da me e rimane su un fianco a guardarmi con tenerezza, mi giro anche io verso di lui, “è stato bellissimo papà” gli dico, vorrei dirgli tante altre cose ma non riesco a tenere gli occhi aperti e lentamente cedo al sonno e alla stanchezza e mi addormento. … segue.
di
scritto il
2024-04-10
1 3 . 2 K
visite
5 9
voti
valutazione
4.4
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto sucessivo

Notte fonda
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.